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Ho visto il diavolo: Trama e analisi di un revenge movie spietato

Ho visto il diavolo è un revenge movie oscuro, spietato e nichilista. Questa pellicola di Kim Ji-woon è talmente non convenzionale, disturbante e totalmente anarchica nella decostruzione del genere serial-killer che gli si può solo fare un grosso plauso per l'incredibile originalità.

Un'opera maestra di rara bellezza

Tra i migliori in assoluto del suo genere, il film si distingue per la sua capacità di rappresentare una crudeltà indicibile attraverso scene raccapriccianti. Si prova un senso di orrore, sgomento e tristezza.

Trama: La spirale di vendetta

Tutto quello che sa Kyung-chul, autista di scuolabus part-time, è che gli piace stuprare, torturare e uccidere giovani donne. La ricerca della vendetta del protagonista, per quanto già vista, pure anche nel tormento della propria vittima, si dipana per più di due ore, in una lenta e inesorabile discesa all'inferno che trascinerà lui e quello che di più caro gli era rimasto nel mondo del serial-killer da lui tormentato.

Un uomo accecato dalla vendetta gioca al gatto col topo per consumare il più possibile la sua volontà, ma così facendo i danni sono agli altri (avendo sulla coscienza altre persone) e a se stesso, quasi a diventare come colui che vuole punire.

Personaggi: Vittima e carnefice

Merito in particolare degli interpreti: un Lee Byung-hun (lo Storm Shadow di G.I. Joe) nelle vesti di vittima/carnefice davvero interessante e un Choi Min-sik dannatamente fuori scala con il suo demonio fatto serial-killer, che mischia la pazzia del Joker di Ledger con la fatalità nichilista del mefistofelico Anton Chigurh di "Non è un paese per vecchi" dei Coen.

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Due tra i più talentuosi attori del panorama coreano danno profondità ad un lungo revenge movie i cui colpi di scena non fanno onestamente saltare sulla sedia; in palla ed in parte i due protagonisti, Byung-hun Lee nelle vesti del castigatore e Min-sik Choi in quelle abituali del pazzo sadico maniaco giocheranno come il gatto con il topo fino al citofonato epilogo finale.

Analisi stilistica e tematica

Fotografia plumbea, regia posata ma pronta ad improvvisi virtuosismi (la scena dell'accoltellamento nell'auto), personaggi rabbiosi, malevoli, pregni di una violenza quasi dis-umana. Una vendetta terrificante e infinita quella di I Saw the Devil, con Jee-Woon che utilizza molto i primi piani quasi a voler indagare moralmente gli esseri che mette in scena, tentando di farci empatizzare con il vendicatore ma tratteggiandolo come un "mostro" non troppo diverso dal killer vero e proprio.

Se questa rappresentazione della violenza così esibita sembra quasi raccontare il male, inteso come qualcosa che si fatica anche a considerare umano, allo stesso tempo però l'opera sembra quasi aver necessità ogni 5/10 minuti di riesplodere a livello di violenza, reiterandola per sostenere un impianto narrativo che forse, nella decisione di non portare lo scontro definitivo al finale ma di anticiparlo, perde la sua capacità di mantenere una tensione più classica e meno esibita.

Il film viaggia su un binario strano, colui per cui lo spettatore deve tifare (per vendicare la sua ragazza uccisa) agisce in maniera del tutto scriteriata mettendo e facendo uccidere qualunque innocente pur di prolungare la tortura, diventando egli stesso un mostro, per il quale però ancora lo spettatore dovrà sempre fare il tifo, perché comunque è lui il buono con cui identificarsi.

Il male porta altro male, la vendetta chiama altra vendetta - la malvagità è contagiosa; chi è il vero mostro tra Kyung-chul e Soo-hyun? Forse entrambi? Il diavolo che alberga all'interno dell'essere umano non tarderà ad acquisire forza e potere, a prendere forma, innescando così una distruttiva e lacerante reazione a catena che coinvolgerà tante persone - innocenti e colpevoli. La vendetta, nell'istante preciso in cui raggiunge il suo acme, è un'immensa e inarrivabile soddisfazione - quasi un'esigenza esistenziale; ma cosa rimane dopo? Una volta che la giustizia personale non ha più un obiettivo, cosa resta? Il nulla, le lacrime e la disperazione. Un ineluttabile e istintivo annichilimento della propria persona e del proprio spirito; ora il percorso vitale del protagonista è compromesso. Si chiude una porta e si apre un abisso - il vuoto.

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Giudizio complessivo

Non è semplicemente un thriller, è IL THRILLER. Dura tanto ma vorresti non finisse mai... Ottimo film, cruento, a tratti macabro folle e libidinoso, non adatto ai più impressionabili. Tema, la "solita" vedetta. Grande prova degli attori protagonisti, soprattutto del cattivo che impersona il serial killer. Fotografia e regia sugli scudi.

I Saw The Devil è un revenge movie teso e straordinario, ma soprattutto completo: passa dall'azione all'horror, dal thriller al drammatico, rimanendo fedele ad una pungente componente ironica, tipica del cinema sudcoreano. Un film potente, crudele e coinvolgente, con una sceneggiatura brillante, stratificata e vertiginosa, che si dimostra un ottimo esempio di scrittura cinematografica.

Un gioiellino da non perdere! Tanto di cappello al cast e alla Corea in generale... Thriller cupo, cattivo e impietoso come pochi. Girato e fotografatto benissimo, ha quel "non so che", tipico del cinema Asiatico, che rende la visione più intrigante proprio perchè il film esce dagli schemi a cui siamo abituati.

Accattivante nella forma, molto meno nel contenuto. Poco da dire sulla fattura del film, di qualità eccellente nella regia e nella performance degli attori, dove i due protagonisti costituiscono uno dei principali punti forza del film. Occorre dire che quasi due ore e mezza di film per parlare, guarda caso, del tema della vendetta, del discendere gli inferi diventando un mostro per punirne un altro, mi sono sembrati eccessivi. Nella parte centrale infatti il gioco fra i due personaggi diventa ripetitivo, provocando uno stallo evolutivo dal punto di vista psicologico. Come detto sopra a livello formale mi è sembrato un film senza pecche, però tale perfezione mi sembra che serva per coprire le lacune di una storia che sconta la scarnezza del soggetto.

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