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"Ho Visto Nina Volare": Un'Analisi Approfondita della Canzone di Fabrizio De André

Sono passati più di vent’anni da quel giorno di gennaio che portò con sé la notizia della scomparsa di Fabrizio De Andrè. E ci sono tante ragione per le quali il suo “mito” è cresciuto da allora di anno in anno. La sua poesia acquista bellezza con il tempo, le sue canzoni, le sue visioni, i suoi ragionamenti sono attualissimi.

Fra i cantautori Fabrizio De André è sicuramente oggi il più studiato, frequente oggetto di riflessioni, soggetto di libri, di testimonianze e documentari.

Un aspetto che rende De André uno dei più interessanti cantautori a livello internazionale è il suo percorso artistico. Pochi come lui hanno saputo mettersi in gioco, accrescere il proprio bagaglio tecnico, far frutto delle molteplici esperienze e non ultimo capire i propri limiti e cercare in altre persone il mezzo per superarli.

Anime Salve (1996-BMG RICORDI) è il vertice di questa evoluzione ed è toccante il fatto che coincida involontariamente anche con il testamento dell'autore. Se lo si ascolta da più prospettive (letteraria, musicale, dei contenuti) e si ha un po' di cognizione dei lavori precedenti si troveranno qui, in nove canzoni, tutti gli ingredienti che costituivano i singoli periodi della produzione di De André.

In ambito letterario l'uso di più lingue (brasiliano, rom, genovese), l'utilizzo di una metrica libera, l'incredibile capacità di condensare in poche parole contenuti complessi; in ambito musicale l'utilizzo di strumenti della tradizione popolare mediterranea, la perfezione nella costruzione e nell'orchestrazione (De André era diventato sempre più esigente in proposito) e non ultimo un utilizzo raffinato delle sue qualità vocali, anch'esse affinatesi con gli anni.

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La Genesi e l'Ispirazione della Canzone

Fabrizio De André, per scrivere le sue canzoni, si ispirava spesso a personaggi esistiti veramente, che incrociarono magari la sua strada anche solo per poco tempo, ma che gli rimasero particolarmente impressi.

Vicino ad Asti, a Revignano, c’è ancora la “Cascina dell’Orto” dove il piccolo Fabrizio stava con i nonni in tempo di guerra. Di lì nasce una fortissima attrazione per la campagna e il mondo contadino che lo porterà, ormai adulto, in Sardegna a realizzare il sogno dell’agriturismo.

Ma chi è la vera Nina? A Revignano Faber conobbe Nina, bambina del posto: i due fecero amicizia, e lui si divertiva a guardarla andare in altalena, nel cortile della casa del mezzadro, sotto un porticato.

Come ha rivelato Nina in seguito, in un'intervista su Famiglia Cristiana, anche il riferimento iniziale al miele della canzone (il «mastica e sputa» con cui si separava il miele dalla cera) è reale: sempre nel cortile della casa c'erano le api, e i due bambini erano molto incuriositi. E il riferimento al padre?

Tornò mai, Faber, a Revignano? Due volte soltanto: una a 14 anni, per un solo giorno, e poi pochi mesi prima di morire. In quel frangente incontrò nuovamente Nina, e volle rivisitare i luoghi della sua infanzia.

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Io e Fabrizio siamo nati nello stesso anno, il 1940, siamo cresciuti insieme a Revignano d’Asti. Avevamo due anni quando la famiglia De André acquistò la cascina accanto a quella dove viveva la mia famiglia. Erano sfollati in Piemonte perché il padre era ricercato dai fascisti per aver dato rifugio ad alcuni ebrei nella sua scuola.

Il professor De André arrivò con la moglie Luisa, i figli - con Fabrizio c’era il fratello maggiore, Mauro - la madre e la suocera. Io, Mauro e Fabrizio eravamo gli unici bambini, quindi fu naturale diventare compagni di giochi. Ben presto rimanemmo solo io e Bicio - così lo chiamavamo tutti.

La nostra è stata un’infanzia felice e Fabrizio è qui che ha scoperto il suo grande amore per la natura, gli animali e la vita di campagna. Ricordo che spesso, quando litigavamo, lui mi diceva in un perfetto dialetto piemontese: «Ricordati Nina, s’am fai anrabié at spus pi nen!» (Ricordati che se mi fai arrabbiare non ti sposo più).

Analisi del Testo e dei Temi

"Ho visto Nina volare" è uno dei brani più intensi di Fabrizio De André. Per questo è stato scelto come brano iniziale della raccolta “Tu che m’ascolti insegnami” di Sony Music, uscita il 24 Novembre 2017. Curata dalla moglie Dori Ghezzi, l’album è diviso per tematiche, dall’amore, alla guerra, all’infanzia dell’autore.

Un ritmo cadenzato, come il movimento di un'altalena, come i battiti di un cuore. Così si apre questa canzone, che costruisce già dai primi suoni la sua immagine di dinamicità e tranquillità insieme.

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“Mastica e sputa” sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

“Mastica e sputa” sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

“Mastica e sputa” sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

"Mastica e sputa" sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

“Mastica e sputa” sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

"Mastica e sputa" sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

"Mastica e sputa" sta per pensare e valutare… e scindere il bene e il male, come si fa con il miele e con la cera. Il miele è il dolce, il bene, che non ha sottoprodotti; E’ unico e univoco il suo effetto.

Nella seconda parte l’ermetica dei versi è per me ancora più complessa, quasi omertosa, impenetrabile. Il ragazzo gira la medaglia e sputa la cera prima del miele. Vuole vedere se così facendo qualcosa cambia.

“Stanotte è venuta l’ombra, l’ombra che mi fa il verso”: Il tarlo, l’ossessione, la parte oscura che spegne il lucignolo, il maledetto che si fa beffe del benedetto buon senso che la coscienza gli suggerisce.

“Stanotte è venuta l’ombra, l’ombra che mi fa il verso”: Il tarlo, l’ossessione, la parte oscura che spegne il lucignolo, il maledetto che si fa beffe del benedetto buon senso che la coscienza gli suggerisce.

“Stanotte è venuta l’ombra, l’ombra che mi fa il verso”: Il tarlo, l’ossessione, la parte oscura che spegne il lucignolo, il maledetto che si fa beffe del benedetto buon senso che la coscienza gli suggerisce.

“Stanotte è venuta l’ombra, l’ombra che mi fa il verso”: Il tarlo, l’ossessione, la parte oscura che spegne il lucignolo, il maledetto che si fa beffe del benedetto buon senso che la coscienza gli suggerisce.

“Stanotte è venuta l’ombra, l’ombra che mi fa il verso”: Il tarlo, l’ossessione, la parte oscura che spegne il lucignolo, il maledetto che si fa beffe del benedetto buon senso che la coscienza gli suggerisce.

Nina: Un’adolescente (o forse una bambina). Ieri come oggi, il “violentatore” c’è sempre stato.

Si potrebbe presumere che costui non è un uomo fatto, bensì un ragazzo, un giovanotto, poiché in fondo sa che ciò che vorrebbe fare non è né giusto, né buono.

Non una parola pronunciata dal padre. Ossessiva la chiusa.

"Ho visto Nina volare" è uno dei brani più intensi di Fabrizio De André. Per questo è stato scelto come brano iniziale della raccolta “Tu che m’ascolti insegnami” di Sony Music, uscita il 24 Novembre 2017. Curata dalla moglie Dori Ghezzi, l’album è diviso per tematiche, dall’amore, alla guerra, all’infanzia dell’autore.

Il gesto richiama l’azione delle donne d’un tempo a separare appunto il miele dalla cera, come a voler introdurre in un contesto l’esperienza dell’ascoltatore.

Ecco di nuovo che ritorna l’ombra, la sua parte cattiva che “fa il verso” al suo lato buono.

È forte, infatti, la consapevolezza che a breve arriverà “la neve”, l’inverno, il freddo, metafora del tempo che fugge, della fine e, in ultima analisi, della morte.

I luoghi dello spazio, della mente, dell’anima di Fabrizio De André. Genova. Il mare. I suoni del mediterraneo. Il porto.

E poi la Sardegna andando fino al cuore di quella terra, il sogno dell’agriturismo e la malattia del sequestro.

E poi ancora più lontano, fino a giungere al “non luogo” di Khorakhanè, in un futuro che è ancora speranza, sarà guarigione.

Interpretazioni e Significati

"Ho visto Nina volare" è un racconto teatrale che attraversa il mondo di Fabrizio De Andrè.“Mastica e sputada una parte il mielemastica e sputadall'altra la cera”Parole che a noi, moderni cittadini , sembrano insensate, tutt'al più allegoriche, e che si riferiscono invece ad una tradizione contadina, un tempo quotidiana e necessaria.

E' una tradizione che De André decide di riprendere a causa del suo amore per la campagna, per ciò che è incontaminato, per ciò che ogni uomo può costruirsi a poco a poco durante la sua vita. Questi pochi versi suggeriscono così la passione per un viaggio quotidiano, come un continuo oscillare di dolore e dolcezza (“cera” e “miele”), e la fatica per imparare a comprendere la sofferenza e la gioia, a ricordarle ed accettarle entrambe nel silenzio di ogni giorno, lo stesso di un immenso paesaggio contadino.“mastica e sputaprima che venga neve”Ma il nostro tempo, lo hanno detto i più grandi poeti fin dal mondo antico, è breve.

Dobbiamo dunque “imparare la vita” prima che sia troppo tardi, prima che arrivi l'inverno e quella pace che la neve porta con sé, la pace di una battaglia ormai finita. Che sia vinta o persa dipenderà da noi, la morte è l'unica ghiacciata sicurezza in tutto questo.

“luce luce lontanapiù bassa delle stellequale sarà la manoche ti accende e ti spegne”E l'uomo, tra la cera e il miele, alza gli occhi, guarda l'orizzonte, si chiede chi abbia potuto creare l'Universo, chi ha la capacità di accendere e spegnere il sole ogni giorno.

Interrogativi a cui ovviamente ognuno dà la sua risposta, in fondo non è questo l'importante. Queste domande, che attraversano il pensiero filosofico e scientifico fin dalle sue origini, contrastano con quel “Ho visto Nina volare” immediatamente successivo. Come se l'amore potesse dare un senso ad un universo che ci appare insensato, anche l'amore ingenuo di un bambino, anche l'amore di chi si accontenta di uno sguardo in lontananza e di una speranza riposta nel futuro.

“ho visto Nina volaretra le corde dell'altalenaun giorno la prenderòcome fa il vento alla schienae se lo sa mio padredovrò cambiar paesese mio padre lo sami imbarcherò sul mare”Eccola Nina, una bambina a cui De André associa la sua infanzia nelle campagne Piemontesi.

E' sull'altalena, Nina, e Fabrizio sembra osservarla di nascosta, dicendosi che un giorno la prenderà, potrà toccarla così come fa il vento. Eppure Nina sembra essere molto di più di un amore infantile e un dolce ricordo di un adulto, nel contrasto che l'amore per lei provoca tra Fabrizio e il padre sono nascoste tutte le interpretazioni che a questa bambina possono essere attribuite.

Nina è la libertà, una libertà pur sempre limitata da alcuni pilastri,valori, le corde dell'altalena, e proprio per questo VERA libertà. E' l'unica anarchia possibile: quella che si fonda su una visione ottimistica della natura umana, su un uomo capace di convivere con gli altri grazie alle leggi che ha dentro di sé, più forti di qualunque Costituzione.

O forse Nina è ogni sogno di un bambino che deve ancora vivere i suoi anni migliori, che ha fretta di crescere . Si ripromette che costruirà il suo futuro, che vivrà a modo suo, e sarà disposto anche ad allontanarsi dalla famiglia per questo. In entrambi i casi, è fondamentale la centralità dell' IO narrante: sembra quasi che a vedere Nina volare sia solo lui, come un fantasma che il padre, con il mondo dei pregiudizi che egli rappresenta, non riesce più a cogliere.

E in entrambi i casi, inoltre, “un giorno la prenderà, come fa il vento alla schiena”, ma il vento non afferra, tutt'al più spinge e prima o poi passa oltre. Nina è quindi un obiettivo che difficilmente si realizzerà, sia come ragazza sia come utopia, è un sogno sfiorato che si è cercato di far vivere. Nessun rimpianto, però.

“stanotte è venuta l'ombral'ombra che mi fa il versole ho mostrato il coltelloe la mia maschera di gelsoe se lo sa mio padremi metterò in camminose mio padre lo sami imbarcherò lontano”Un'ombra che coincide con la vera identità del protagonista.

E' infatti uno stato d'animo comune agli anni dell'infanzia e dell'adolescenza quel chiedersi quale sia il proprio io; è quasi una scissione tra ciò che gli altri vedono in noi e ciò che noi vediamo in noi stessi. Quest'ombra lo raggiunge dunque di notte, ricordandogli la ridicola ipocrisia che durante il giorno egli si è portato dietro. Il ragazzo le mostra una maschera di gelso, potremmo dire di seta, sottile quindi, ma in realtà estremamente spessa perché estremamente difficile da eliminare. Essa è infatti protetta da un coltello.

E' quindi l'immagine di un ragazzo che vive la sua battaglia quotidiana, insieme ai suoi segreti, tra cui c'è anche lo stesso amore per Nina, e la sua incapacità di scoprirli, di scoprirsi.

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