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Hotel Albania: Viaggi, Migrazioni e Turismo nella Storia Albanese

Navi cariche di albanesi solcano il mare. Tuttavia, a distanza di vent'anni, la direzione del loro viaggio è inversa. Se nel 1991 migliaia di profughi approdavano a Bari in cerca di una nuova vita, oggi da quel porto salpano i traghetti su cui gli albanesi residenti in Italia partono per le loro "vacanze al paese". Un'esperienza che per i giovani di seconda generazione si avvicina a un vero e proprio "turismo delle radici" e che sta rapidamente trasformando numerose località albanesi in centri di turismo balneare e culturale.

Il libro ripercorre le molteplici forme di mobilità che hanno coinvolto l'Albania e la costruzione dei diversi immaginari sugli albanesi e degli albanesi sull'estero: dai viaggi dei pittori orientalisti nell'Ottocento alle spedizioni archeologiche fasciste negli anni Trenta del Novecento, dal periodo del "turismo stalinista" sotto il comunismo alla lunga storia di migrazioni interne e di emigrazione che ha portato alla formazione di una diaspora di oltre un milione di persone.

Il Contesto Albanese: Trasformazioni e Mobilità

L’Albania è attraversata da profonde trasformazioni che ne ridefiniscono la dimensione socio-economica, il ruolo geopolitico nel Mediterraneo e l’immaginario collettivo. Da una parte, il Paese si presenta come una meta turistica emergente, grazie alla valorizzazione economica delle sue coste e all’attrazione di investimenti infrastrutturali. Dall’altra, si colloca al centro di complesse dinamiche migratorie, assumendo una posizione chiave nei processi di esternalizzazione e delocalizzazione delle frontiere.

In questo contesto, l’opera di Francesco Vietti, antropologo delle migrazioni e autore del libro Hotel Albania (Carocci, 2012), offre uno sguardo privilegiato su queste dinamiche. Vietti, attraverso il suo percorso di ricerca, evidenzia come il turismo e le migrazioni siano fenomeni interconnessi che plasmano l’immaginario collettivo e la percezione internazionale del Paese, tanto internamente quanto all’esterno. Partendo dall’analisi dei flussi migratori e turistici nella prima decade del nuovo millennio, il libro descrive un’Albania che cambia volto rispetto al passato comunista e postcomunista.

La Ricerca Etnografica e gli Interessi tra Turismo e Migrazioni

La ricerca etnografica, condotta tra l'Italia e diverse città albanesi attraverso una serie di viaggi al seguito di migranti in occasione dei loro rientri estivi, segue gli intrecci tra turismo e migrazioni sulle due sponde dell'Adriatico illustrando i cambiamenti dell'Albania postsocialista e al contempo mettendo in luce un aspetto inedito dell'immigrazione nel nostro paese.

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Le Dinamiche Attuali e la Gestione delle Migrazioni

In un momento storico in cui l’Albania sembra acquisire una certa centralità nella gestione dei flussi migratori, le ricerche di Vietti sono un’opportunità per analizzare le dinamiche della mobilità forzata, del turismo e della loro interconnessione.

Oggi, l’immaginario turistico dell’Albania è molto più globalizzato. Ci sono flussi di turisti provenienti da altri paesi europei, che cercano nuove mete economiche, meno battute rispetto alle destinazioni più note. Questa politica rischia di avere un duplice effetto sull’immagine dell’Albania.

Da una parte, l’Italia e l’Unione Europea presentano l’Albania come un partner affidabile, un esempio positivo di cooperazione transnazionale. Ma questo è il lato ufficiale della narrazione. Accettare il ruolo di “frontiera esterna” dell’Europa rafforza uno stereotipo che vede l’Albania come una zona cuscinetto, una periferia utile solo per contenere i problemi europei. Per la percezione internazionale, il rischio è che l’Albania venga associata più a queste politiche di confinamento che al suo potenziale culturale, turistico e sociale.

Tuttavia, c’è anche un altro aspetto interessante: queste politiche mettono sotto i riflettori il sistema europeo di gestione delle migrazioni. Se i centri albanesi vengono visti come un’estensione dei centri di permanenza per il rimpatrio italiani, allora cresce la consapevolezza pubblica sulle condizioni disumane che spesso caratterizzano questi luoghi.

Il Ruolo dei Flussi Migratori e Turistici

Francesco Vietti, antropologo delle migrazioni, analizza il ruolo dei flussi migratori e turistici, e l’interazione tra questi, nella ridefinizione dell’immaginario collettivo sull’Albania.

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Negli ultimi anni hai studiato il nesso tra migrazioni e flussi turistici in vari contesti del Mediterraneo, ricerche confluite nel recente volume “Unexpected Encounters. Migrants and Tourists in the Mediterranean” (Berghahn Books 2024). Ad esempio, in luoghi come Lampedusa o le isole greche, vediamo una coesistenza spesso conflittuale tra turismo e migrazione: località turistiche che diventano anche punti di arrivo per i migranti, con tensioni evidenti tra questi due tipi di mobilità.

La Diaspora Albanese e la Società Civile

Un aspetto peculiare del caso albanese è la partecipazione della diaspora e della società civile, che hanno dimostrato di essere molto attive e possono fare la differenza nel modellare un approccio più inclusivo e sostenibile.

La Narrazione Distopica e la Ciclicità della Storia

Con il romanzo Semuren (Castelvecchi, 2024) hai anticipato, in chiave distopica, l’apertura di campi per migranti in Albania, immaginandone un utilizzo diverso. Come è nata l’idea?

La narrativa ha un potere unico: può umanizzare storie e fenomeni che spesso vengono trattati in modo freddo o tecnico. L’idea è nata da una riflessione sulla ciclicità della storia: oggi pensiamo all’Italia come paese di destinazione, ma non dobbiamo dimenticare che è stato un paese di emigrazione per decenni.

Credo che quanto l’Europa sta ora sperimentando con l’Albania sia destinato ad acquisire una centralità strutturale nel sistema europeo di gestione delle migrazioni. Questo percorso non è ovviamente privo di rischi.

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TAG: #Turismo #Viaggi

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