Esplorando il Significato di "Gnocca" e le Realtà della Prostituzione in Diverse Culture
Da qualche settimana è prepotentemente in auge una parola che ha una storia già lunga: gnocca. Il vocabolario Treccani la definisce come "1. Organo sessuale femminile. 2. estens. Ragazza bella e vistosa".
Nell’uso comune, la parola è usata estensivamente per indicare una ragazza conforme allo standard mediamente accettato di procacità sessuale, ma non è intesa né come errore grammaticale né come volgarità. Gnocca è un evidente insulto sessista. E’ così che viene chiamato il genere femminile attraverso una figura retorica, la sineddoche, per la quale con il nome di una parte si vuole indicare il tutto; e la parte scelta è l’organo sessuale, indicato con una similitudine. Il problema è che al maschile la similitudine rimane, ma la sineddoche non sta a indicare un “complimento” alla procacità, è anzi un insulto personale. Gnocco, gnoccolone è un individuo (maschio) stupido e ingenuo; e allo stesso modo, attraverso una sineddoche con i genitali maschili, nessuno si sognerebbe di fare un complimento a un uomo apostrofandolo coglione, minchia o minchione, o testa di cazzo. Gnocca è l’ennesimo uso linguistico che seziona il corpo delle donne per darne un (volgare) giudizio sulla loro appetibilità sessuale.
Il sessismo, occorre ricordarlo, è trasversale al pensiero e al genere, non è che le donne ne siano geneticamente immuni in quanto donne, purtroppo. La parola gnocca non è patrimonio esclusivo dei maschi, né dei sessisti. Ma bisogna ricordarsi che il linguaggio preesiste alle vite di ciascuno, e che non si può giustificare il proprio uso delle parole con le proprie intenzioni o i propri desideri. Non esiste un “linguaggio privato”, nessuno può arrogarsi il diritto di “intendere” in maniera diversa dall’uso e dall’etimo le parole.
Nei fatti gnocca sta passando per un termine perbenista e politically correct per dire “fregna”, “sorca”, e altre meraviglie sottintese. Un recente esempio è come i giornali hanno riportato l’esistenza di un blog sessista, Hot chicks of Occupy Wall Street: tradotto con gnocche tra rispettose virgolette nel titolo, e con un ipocrita Le ragazze sexy di Occupy Wall Street nell’articolo. Chiunque sappia parlare inglese (americano) sa che quell’espressione è piuttosto pesante e affatto politically correct, dato che proprio nel mondo anglosassone si fa molta attenzione a questi aspetti del linguaggio. Hot chicks va tradotto con belle fiche e qualunque altro sinonimo volgare/regionale di questo tenore, perché questo è quello che è: un’espressione volgare (e sessista).
Il Freikörperkultur (FKK) a Berlino
A Berlino ci sono molti locali dove poter praticare il nudismo. Il Freikörperkultur (noto anche con il suo acronimo FKK) è un movimento tedesco il cui nome si traduce in “cultura del corpo libero”. Il suo credo è quello di condividere un approccio naturistico di attività e di vita comunitaria, senza limiti all’espressione della propria sessualità e dei propri istinti.
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I seguaci di questa cultura sono chiamati naturisti tradizionali, FKK’ler o nudisti. Il movimento nudista tedesco è stato il primo in tutto il mondo e ha segnato l’inizio di una maggiore accettazione di nudità pubblica in Germania.
Berlino ha molti locali dove poter praticare liberamente il nudismo. La prostituzione è una realtà legale, e la città è piena di locali a luci rosse: vi sono più di 500 bordelli dislocati nei vari quartieri. Questi locali sono dei veri e propri club dove poter avere rapporti sessuali ma non solo: vi è la possibilità di passare del tempo per dedicarsi al relax e alla cura del corpo.
Chi lavora in questi locali, delle vere e proprie case del piacere, ha un contratto regolare e paga regolarmente le tasse, ricevendo in cambio garanzie di sicurezza e di salute. Vi è comunque un’enorme stigmatizzazione per le ragazze che lavorano in questo settore nonostante lo spirito liberale tedesco.
Esempi di Bordelli a Berlino
- Artemis: L’Artemis è un grande bordello in Germania, dove la prostituzione è legale e diffusa. Fu creato dall’affarista turco Haki Simsek con un investimento di 5 milioni di euro, aprì a Berlino nel settembre 2005, ed è un edificio di quattro piani con piscina, tre saune, due cinema, e spazio per un massimo di 70 prostitute e 600 clienti. Ci sono anche massaggiatori maschi a bordo piscina.
- King George Club: Il King George Club è un locale di proprietà di Sascha Erben, che lo ha acquistato nel 2010 al culmine della recessione nella zona euro; il proprietario tiene a sottolineare che la politica del locale è quella di mantenere sempre una certa distinzione rispetto a tutti gli altri bordelli della città. Appena entrati si viene accolti da una bartender in abiti succinti, che gestisce le consumazioni assieme ad altre sue colleghe, che provengono per lo più dall’Est Europa e di solito hanno un’esperienza di uno o due anni, e vivono il lavoro come una occupazione a breve termine. Al King George Club vi è una sala con dei tavoli dove si può colloquiare inizialmente, per poi avvicinarsi ad una delle cinque camere da letto. Le donne possono rifiutare le avance di un cliente, anche se questo avviene soltanto comportandosi in maniera aggressiva e scortese. I clienti dicono di apprezzare questo luogo sia per il prezzo che per il “servizio mai frettoloso” che di solito trovano.
- Van Kampen: Il bordello Van Kampen fa invece dell’ambiente il suo punto di forza. L’atmosfera è infatti quella di un palazzo dell’800 che ne mantiene ancora gli arredi e la raffinatezza. In questo locale, situato nel quartiere borghese di Wilmersdorf, le ragazze che vi lavorano offrono esperienze emozionali nelle undici stanze con arredi d’epoca e in condizioni ottimali.
Quartieri a Luci Rosse a Berlino
Le vie principali dove cercare bordelli a Berlino ed entrare subito in questa realtà sono la Ku’damm (Kurfürstendamm) e Potsdamer Strasse, ma altri luoghi promiscui sono Frobenstrasse, Bulowstrasse, Einemstrasse e Lutzowplatz. Le stazioni più vicine della linea U-Bahn per raggiungere queste zone sono Kurfüstenstraße e Bülowstraße.
Prostituzione e Turismo Sessuale in Asia
È fondamentale capire il ruolo della religione buddhista che considera la donna un essere “inferiore”, ma non in senso maschilista, bensì in riferimento alle reincarnazioni. Aggiungiamo poi che l’atteggiamento verso la sessualità, il corpo in generale, qui è molto diverso. Anche il rapporto con il denaro è diverso, più franco. Per questi motivi la prostituzione qua colpisce molto meno che in occidente e non viene giudicata né scandalosa né disonorevole.
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Le ragazze povere provenienti dalla campagne venivano e ancora oggi vengono costrette dalle famiglie ad andare a Bangkok a vivere delle proprie grazie per qualche anno, onde sfamare la famiglia. Il loro nome in thailandese è “Phuoyng ha kin”, letteralmente “quelle che cercano da mangiare”.
Il boom della prostituzione si è avuto negli anni sessanta e settanta del 900’ con le basi americane di istanza a Pattaya e Bangkok durante la Guerra del Vietnam. Fino a pochi anni fa i degnerati di tutto il mondo venivano a sfogare la loro libido sui giovani corpi thailandesi mentre l’Aids cominciava a sfoltire i ranghi delle prostitute.
Negli ultimi 20 anni la Thailandia sta vivendo un forte sviluppo economico che ha portato posti di lavoro e quindi diminuzione della prostituizione, sensibile abbassamento della percentuale Aids e alla quasi totale scomparasa della pedofilia. Dopo il catastrofico impatto avuto alla fine degli anni 90’ con circa 1,5 milione di sieropositivi la Thailandia ha iniziato a fare campagne pubblicitarie pro-uso di profilattici e di sensibilizzazione del problema. Oggi grazie a queste campagne e quindi alla consapevolezza, il tasso percentuale si è abbassato sensibilmente, molti hanno capito la necessità dell’uso di precauzioni e quindi l’Aids ha subito una forte sconfitta.
Uno scandalo enorme, internazionale, che gettava ombre sull’immagine del Paese. La prostituzione è un conto ma trovare nei bordelli bambini di 10, 12 anni venduti ai pedofili del mondo intero è tutt’altra faccenda.
Oggi questo commercio ignobile è notevolmente diminuito perché grazie allo scandolo e alla rabbia dei thailandesi stessi il governo ha preso misure energiche: chiusura dei bordelli, forti sanzioni giudiziarie e amministrative, controllo delle “dipendenti”. Con l’approvazione in Parlamento del Child and Prostitution and Prevent Act il TAT (Ente Statale del Turismo - Tourism Autority Thailand) condanna questo tipo di sfruttamento e i “clienti” sono passibili a pena detentativa qui in Thailandia che va dai 4 ai 20 anni se i minori hanno dai 13 ai 15 anni, fino all’ergastolo sei i minori hanno età inferiore ai 13 anni.
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Oltre a questo, grazie all’Unicef, in collaborazione con molti stati Europei e gli Usa nel 1994 si sono varate leggi internazionali contro gli abusi sessuali su minori con le quali il trasgressore una volta scontata la pena sul territorio thailandese al ritorno in patria è sottoposto di nuovo a giudizio, oltre al pagamento di multe che possono arrivare a diverse migliaia di euro, rischia una pena detentiva fino a 10 anni di carcere.
Le “Lady Bar” thailandesi sono sempre meno e sempre meno giovani perché questa terra è in pieno sviluppo economico. Oggi è molto facile trovare lavoro, il tasso di istruzione è in vertigionoso aumento. I ladyboy sono comunemente chiamati Kathoey (trans in Italia) in Thailandia. Oltre che nei locali per single e nei bordelli è facilmente possibile vederli nella vita di tutti i giorni ... Essendo la Thailandia molta aperta di vedute dal punto di vista sessuale qui é tutto normale o meglio dire tollerato, appunto per questo nessuno si vergogna di essere ciò che si sente e di confessare la sua tendenza. Le lesbiche in Thailandia. Oggi in Thailandia è un vero e proprio dilagare del fenomeno.
A Bangkok: Soi Cowboy, il Soi Nana e Patpong (Pat Pong). Nelle Isole: a Phuket, zona Patong Beach, la Bangla Road; a Koh Samui zona Chaweng e Lamai Beach.
Il Turismo Sessuale in Giappone
Una delle derive del costante sovraffollamento turistico che sta vivendo il Giappone è la prostituzione illegale, particolarmente evidente negli storici quartieri della capitale dove pullulano i locali a “luci rosse”.
A Kabukichō (Shinjuku) si trovano alcuni minuscoli vicoli in cui si concentra il distretto del sesso a pagamento di Tōkyō, e qui si notano sempre più uomini di varie nazionalità andarsene in giro nella notte: “In cerca di ragazze con cui soddisfare i propri desideri” afferma la giornalista Karin Kaneko, e non più solo lì. Altro dato in allarmante aumento è l’insicurezza di questi luoghi non protetti, che registrano violenze e prevaricazioni sulle ragazze, alcune delle quali minorenni.
La direttrice dell’associazione no profit PAPS (Organization for Pornography and Sexual Exploitation Survivors) Kazuna Kanajiri, attiva nella prevenzione e aiuto alle vittime di violenza sessuale, digitale e di pornografia, racconta: “A Kabukichō, accade perfino che a qualsiasi donna che cammina da sola nella notte, venga proposto di svolgere attività sessuali, senza alcuna misura efficace in grado di affrontare la situazione”.
Il fenomeno in aumento è conseguenza sia della pandemia, durante la quale molte donne hanno perso il lavoro, sia di un altro problema legato al mercato del sesso, per cui alcune frequentatrici degli “host club” (locali dove sono uomini di bell’aspetto a intrattenere le donne) ricorrono a scambi sessuali per pagare i debiti accumulati. Si tratta di luoghi i cui proprietari attuano schemi tali da indurre le donne a indebitarsi senza scampo, costringendole così a prostituirsi.
In Giappone vendere e comprare prestazioni sessuali è vietato dalla legge, ma tale divieto si limita alla penetrazione e si applica una pena fino a sei mesi di prigione e multe pari a 10.000 Yen (61 euro) solo a chi si offre, non a chi “compra”. Ciò significa che, se un uomo paga per sesso al Parco di Okuko, è solo la donna a essere incriminata, cosa contestata dalle associazioni che si occupano dell’argomento e dal senso comune. Kanajiri, di PAPS, sostiene che sia prioritario imporre penalizzazioni a chi paga. Allo stesso tempo sottolinea la necessità di denunciare i clienti violenti e gli abusi compiuti sulle donne, che spesso rinunciano a cercare giustizia per paura di venire arrestate.
La Situazione in Cambogia
Tutta la Cambogia è attraversata da questo flusso di uomini provenienti da occidente e dalla Cina che trascorre dalle due settimane a un mese nel paese per usufruire del mercato del sesso. Il traffico di esseri umani che deriva da questa domanda costante è una delle piaghe sociali che più di tutto inficia la sicurezza dei cittadini. Chi esce dalla tratta racconta di aver visto per l’ultima volta il parente che ha operato la transizione intorno ai 4 anni, il momento in cui iniziano ad essere schiavizzate.
Questa realtà è talmente pervasiva da aver creato delle dinamiche particolari tra turisti e persone del luogo. Le donne e le ragazze, in particolare, tendono a mantenere un certo spazio tra loro e gli uomini che viaggiano soli. Questi per contro, spiccano per il paternalismo con cui le apostrofano.
Per il resto, le persone provenienti dall’estero identificate come uomini viaggiano su un binario parallelo e direttamente affacciato su quello delle donne, delle bambine, dei bambini e delle persone trans cambogiane. Hanno una vista costante su di loro, un potere di acquisto esageratamente cospicuo e la possibilità di muoversi liberamente.
E così, una doppia educazione di genere si realizza in Cambogia, quella per cui a determinati gruppi di persone, quale che sia il loro lavoro, è dato integrare nella loro vita molestie e attenzioni morbose.
Durante la chiusura degli ultimi due anni, le condizioni per le donne impiegate nel mercato del sesso è drammaticamente precipitata. Lo stigma, poi, le teneva lontano dagli ambulatori e dal servizio sanitario. Oggi che la Cambogia ha riaperto, il turismo fa ancora fatica a riprendere i suoi ritmi, ma il turismo sessuale si ingrossa di giorno in giorno, minacciando l’incolumità e la progettualità delle donne, dei bambini e delle bambine cambogiane.
La Cambogia è un paese povero, divorato dal recente genocidio e dalla politica, in cui il traffico di esseri umani è raddoppiato nel 2021.
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