Attacco al Consolato Iraniano a Damasco: Implicazioni e Reazioni
Un nuovo attacco aereo di Israele in Siria ha colpito un edificio dell’ambasciata iraniana a Damasco, sollevando tensioni e preoccupazioni a livello internazionale. Secondo al Arabya, l’attacco, attribuito ad Israele, avrebbe colpito il consolato e la residenza dell’ambasciatore.
Le Vittime e i Danni
Sotto le macerie ci sarebbero almeno 8 morti. Il media iraniano Students news netowrk (Snn) ha riferito che la struttura colpita “appartiene all’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran e aveva una bandiera”. L’obiettivo del raid israeliano sarebbe stato, secondo l’emittente pubblica iraniana al-Alam, proprio il consolato iraniano a Damasco che è stato “completamente distrutto”.
Nel raid su Damasco è stato ucciso, tra gli altri, un alto comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, Mohammad Reza Zahedi, esponente di spicco delle Forze Quds in Siria e Libano, come riportato anche dai media israeliani. Il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell'Iran annuncia quindi che che "Israele ha compiuto un crimine a Damasco, che ha portato al martirio del generale di brigata Mohammad Reza Zahedi, del generale di brigata Mohammad Hadi Haji Rahimi e di 5 degli ufficiali che li accompagnavano".
L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che il bilancio delle vittime dell'attacco aereo contro l'edificio annesso dell'ambasciata iraniana a Damasco - ampiamente attribuito a Israele - è salito a 11. "Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani all'edificio annesso all'ambasciata iraniana è salito a 11: otto iraniani, due siriani e un libanese - tutti combattenti, nessun civile", ha affermato Rami Abdel Rahman, che dirige l'Osservatorio con sede in Gran Bretagna.
Reazioni Internazionali
L’ambasciatore iraniano in Siria, Hossein Akbari, e la sua famiglia non sono fra le vittime dell’attacco. Akbari ha affermato che “la risposta di Teheran sarà dura”. Il diplomatico ha poi aggiunto che “dopo aver rimosso le macerie del palazzo distrutto dal raid sarà reso noto il numero esatto delle vittime”.
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Il capo della diplomazia iraniana, Hossein Amir-Abdollahian, ha affermato che il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu “ha perso completamente il suo equilibrio mentale a causa dei successivi fallimenti del regime israeliano a Gaza e per l’incapacità di raggiungere gli ambiziosi obiettivi dei sionisti”.
Poco dopo il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha annunciato che Israele “estenderà la sua offensiva al nord e aumenterà gli attacchi” contro gli Hezbollah. Gallant ha aggiunto che l’azione di Israele “sta diventano più offensiva che difensiva e arriveremo ovunque Hezbollah si trovino. Beirut, Baalbek, Tiro, Sidone e per tutta la lunghezza del confine: e in posti più lontani, come Damasco”.
Hamas ha condannato con "la massima fermezza" l'attacco israeliano all'edificio del consolato iraniano nella capitale siriana Damasco. Il movimento ha espresso la sua piena solidarietà con l'Iran e la Siria di fronte a questa brutale aggressione e ha chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intraprendere azioni efficaci per scoraggiare Israele e fermare la loro aggressione contro la Striscia di Gaza e la regione.
La diplomazia russa ha condannato l'attacco "inaccettabile" contro la sezione consolare dell'ambasciata iraniana a Damasco, in Siria, accusando di esserne responsabile l'esercito israeliano. "Condanniamo fermamente questo attacco inaccettabile contro la missione consolare iraniana in Siria", ha affermato in una nota il ministero degli Esteri russo, assicurando che qualsiasi attacco contro un edificio diplomatico è "inaccettabile".
La posizione degli Stati Uniti
Non sono mancate però le solite reazioni convulse degli stati schierati contro Israele e una dichiarazione americana in cui si sosteneva che gli Usa non avevano alcun legame con l’episodio, il che si capisce bene alla luce della politica di tutte le amministrazioni democratiche recenti e anche di Biden orientate a una “relazione positiva” con gli ayatollah, anche se questi armano i terroristi che bombardano le sedi americane in Medio Oriente, continuano a costruire un armamento atomico in violazione delle regole internazionali e proclamano continuamente il loro odio per gli Usa, il “Grande Satana”.
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Il Conflitto in Evoluzione
Il conflitto d’attrito che Israele sostiene al Nord contro Hezbollah, siriani e altri alleati minori dell’Iran si va approfondendo ed estendendo. Israele ormai colpisce le concentrazioni militari e i depositi di armi di Hezbollah in tutto il Libano e in Siria fino ad Aleppo, a diverse centinaia di chilometri dal confine. La ragione è che le guerre moderne sono decise in buona parte dalla logistica delle armi e dei combattenti e che non sono combattute più solo in prima linea ma per tutta la profondità strategica dell’apparato che le alimenta.
Il vero nemico di Israele è l’Iran, che combatte per mezzo dei suoi dipendenti arabi una guerra per procura; un po’ come già negli anni Sessanta l’Egitto di Nasser usava i “fedayn” come si chiamavano allora i terroristi, per colpire Israele senza sparare direttamente. Anche l’Iran dice oggi di non voler essere direttamente coinvolto nella battaglia, per evitare l’attacco israeliano che potrebbe distruggere il suo apparato nucleare ma anche perché non se lo può permettere, vista la diffusione del dissenso interno. Invece usa i suoi militari come “consiglieri”, distribuendo le sue armi, le informazioni di cui dispone, i denari che sottrae agli usi civili per far combattere al suo posto Hamas, Hezbollah e gli altri come mercenari.
È questa distribuzione di risorse belliche che Israele ha cercato di bloccare il più possibile per molti anni, in quella che è stata definita “battaglia fra le guerre”; ora che la guerra aperta è scoppiata, il compito è ancora più urgente. Israele ha bisogno di annullare definitivamente Hamas, ma anche di tagliare le unghie a Hezbollah e per farlo deve innanzitutto bloccare i rifornimenti e i collegamenti che vengono dall’Iran. La guerra insomma è fra Israele e Iran e i capi dei pasdaran che la dirigono sono obiettivi importanti.
Non bisogna pensare che queste siano “provocazioni” cui Teheran potrebbe reagire. La guerra è già lì e l’Iran fa già quel che può e che gli conviene per distruggere lo stato ebraico. Se Israele riuscirà e vincere la guerra che l’Iran gli sta portando per procura, lo stesso regime degli ayatollah sarà fortemente ridimensionato.
Analisi dell'Attacco
Come i giornali hanno ampiamente riportato anche in Italia, lunedì aerei israeliani hanno effettuato un bombardamento di precisione sul quartiere diplomatico di Damasco, colpendo una dependance dell’ambasciata iraniana senza toccare né l’edificio principale, né la rappresentanza canadese che erano distanti pochi metri. La casa colpita era usata come quartier generale delle “guardie rivoluzionarie” (pasdaran) dell’Iran, cioè la milizia privata del regime degli ayatollah, usata al posto dell’esercito regolare per le operazioni sporche, fra cui i rifornimenti e la direzione militare di satelliti iraniani come Hamas, Hezbollah, Houti.
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Al momento dell’attacco nella sede dei pasdaran era in corso una riunione al massimo livello fra rappresentanti iraniani e siriani, che probabilmente serviva a dare disposizioni a questi ultimi per la guerra di usura che essi pure conducono contro Israele.
L’Iran ha reagito con furia all’attacco, promettendo vendetta e sostenendo che Israele avesse violato la neutralità diplomatica, il che è insensato non solo alla luce dei precedenti iraniani (invasione e sequestro dell’ambasciata americana a Teheran, attentato all’ambasciata israeliana di Buenos Aires) ma soprattutto per il fatto che si trattava di una riunione militare fra ufficiali di eserciti ufficialmente in guerra con Israele.
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