Statistiche sugli Stranieri in Italia: Analisi Dettagliata
In Italia, la presenza di cittadini stranieri è una realtà consolidata, sebbene in misura più contenuta rispetto a molti altri paesi europei. Secondo il Report “Indicatori Demografici Anno 2024”, pubblicato dall’Istat, in Italia aumentano residenti stranieri e nuovi cittadini.
Al 1° gennaio 2025, la popolazione residente di cittadinanza straniera è composta da 5 milioni e 422mila unità, in aumento di 169mila individui (+3,2%) sull’anno precedente, con un’incidenza sulla popolazione totale del 9,2%.
Distribuzione Geografica e Demografica
Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-nord dove, al 1° gennaio 2023, risiede l’83,2 per cento degli stranieri residenti in Italia. Nord e, in particolare, Nord-ovest sono le ripartizioni a maggiore concentrazione di popolazione straniera (rispettivamente, 59 per cento, oltre 3 milioni di individui; 34,2 per cento, quasi 1,8 milioni).
Al 1° gennaio 2024, l’83,9 per cento dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-nord, mentre solo il 16,1 per cento l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.
Il 58,3% degli stranieri, pari a 3 milioni 159mila individui, risiede al Nord, con un’incidenza sul totale della popolazione residente nel Nord pari all’11,5%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 322mila individui (24,4% del totale) con un’incidenza dell’11,3%. Più contenuta è la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 941mila unità (17,3%), dove rappresentano appena il 4,8% della popolazione residente totale.
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Aree di provenienza: Quasi la metà degli stranieri censiti nel 2023 è di cittadinanza europea (46,2%), il 23,4% asiatica, il 22,7% africana e il 7,6% americana.
I cittadini stranieri residenti in Italia posseggono 194 nazionalità differenti, i due terzi (63,3%) delle quali concentrate entro i primi 10 Paesi esteri nella graduatoria per cittadinanza. La Romania si conferma il Paese di cittadinanza con il maggior numero di residenti (20,4% del totale), seguita a distanza dall’Albania e dal Marocco, come nel 2022 con un contingente pari al 7,9% e 7,8% della presenza straniera in Italia.
Le collettività cinese (5,9% del totale) e ucraina (5,2%) si confermano la quarta e quinta per numero di individui, seguite da quelle di Bangladesh, India, Egitto, Pakistan e Filippine.Si registra un aumento significativo di presenze rispetto al 2022 soprattutto per i cittadini del Bangladesh (+10,7%), del Pakistan (+10,5%), dell’Ucraina (+9,6) e dell‘Egitto (+9,3%), mentre le prime tre collettività registrano un lieve calo di presenze, pari al -0,8% tra i rumeni, al -0,1% tra gli albanesi e al -0,7% tra i marocchini.
Integrazione e Cittadinanza
Nel 2024 ben 217mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in crescita rispetto all’anno precedente (poco meno di 214mila). Le tre cittadinanze di origine che risultano avere il peso maggiore sono quella albanese (31mila acquisizioni), la marocchina (27mila acquisizioni) e la rumena (circa 15mila acquisizioni) che, rispetto al 2023, rimpiazza quella argentina in terza posizione.
Il 64% delle acquisizioni di cittadinanza italiana si deve a nove collettività. Rispetto al 2023 scendono quelle concesse a cittadini argentini e brasiliani (rispettivamente -11% e -10%) mentre crescono quelle in favore dei cittadini del sub continente indiano (India +30% e Bangladesh +19%).
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Mercato del Lavoro
Sono quasi 2,4 milioni gli occupati stranieri in Italia, oltre il 10 % del totale. Migliorano i principali indicatori e cresce la domanda, ma permangono molte criticità. È questa la fotografia scattata dal XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2024".
Nel 2023, il tasso di occupazione degli stranieri non UE cresce al 60,7% (61,5% per gli italiani), mentre calano disoccupazione, 11,4% (7,2% per gli italiani), e inattività, 31,5% (33,6%). Nel 2024, rispetto all'anno precedente, si rileva un aumento del tasso di occupazione degli stranieri nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, in particolare nelle regioni del Centro (+2,4 punti percentuali).
La riduzione del tasso di disoccupazione si registra al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente, -2,4 e -2,3 punti), maggiormente per la componente femminile di popolazione. In tutte le ripartizioni, fra gli stranieri, si registra una diminuzione del gap di genere, soprattutto nel Nord-ovest, dove il tasso di disoccupazione maschile è in crescita. Nel 2024, il tasso di inattività si riduce nel Nord-est e nel Centro (-0,3 e -0,4 punti), mentre aumenta nel Nord-ovest e soprattutto nel Mezzogiorno.
I settori con la più alta incidenza di occupati stranieri sono i Servizi personali e collettivi (30,4%), Agricoltura (18%), Ristorazione e turismo (17,4%) e Costruzioni (16,4%). Aumentano le assunzioni di stranieri programmate dalle imprese nel corso dell’anno, che considerando solo Industria e Servizi hanno superato quota 1 milione, oltre il 19% del totale, con una domanda cresciuta del 70% in cinque anni.
Nel corso dell’anno sono stati attivati 2,5 milioni di rapporti di lavoro con cittadini stranieri (+4,7% rispetto al 2022), concentrati soprattutto nell’Agricoltura e nelle Costruzioni.
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Sfide e Disuguaglianze
Tra le ombre evidenziate, il forte divario di genere che vede le donne non UE penalizzate su tutti gli indicatori: occupazione (45,6%), disoccupazione (13,8%), e inattività (46,9%), con forti differenze tra le diverse comunità. È confermato lo schiacciamento dei lavoratori stranieri su basse qualifiche, con retribuzioni medie annue inferiori di oltre il 30% rispetto al totale dei lavoratori.
Preoccupano anche i tassi di NEET (26,5%) e di dispersione scolastica (29,5%) tra i giovani non UE, e la crescita del disagio economico: il 33,2% delle famiglie composte da soli stranieri sono in povertà assoluta, a fronte del 6,3% delle famiglie di italiani.
Per quanto riguarda i Neet (i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano), in Italia nel 2023 gli stanieri sono risultati essere 1 milione e 400 mila, di cui il 2,9% composto da comunitari e il 12% da non comunitari.
Infortuni sul Lavoro
Tra gennaio e dicembre 2023 gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri sono stati 118.096, il 20,8% del totale; in particolare 96.558 casi hanno riguardato gli extracomunitari e 21.538 quelli Ue. Sono stati denunciati 209 decessi sul lavoro di lavoratori stranieri (19,2% del totale) con un aumento del 13,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Confronto Europeo
Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento).
Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni. I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria.
Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali. Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni.
Il divario tende tuttavia a ridursi nella media europea e in nove paesi - tra cui l’Italia - dove si registra una riduzione dell’indicatore maggiore per la popolazione straniera.
Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario.