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La Divina Commedia: Un Riassunto Semplice

Questo monumentale capolavoro dantesco, massima espressione di tutta la letteratura italiana, è un unico viaggio allegorico che il poeta compie attraverso i mondi ultraterreni al fine di ritrovare la propria fede e pace interiore perdute in una vita pericolosamente votata ai vizi e alla decadenza morale. Scritta in lingua volgare, la Divina Commedia è un vasto e complesso poema in versi suddiviso in tre parti o cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso, di 33 canti ciascuna.

I versi sono endecasillabi cioè di 11 sillabe, raggruppati in terzine (strofe di tre versi) alternate a rima incatenata. La struttura della Divina Commedia è tutta costruita sul numero uno e sul numero tre, e sui multipli dell’uno e dell’altro. L’uno significa l’unità di Dio, il tre la Trinità.

Il Viaggio Allegorico di Dante

La Divina Commedia è un poema allegorico. Il desiderio dell'umanità di purificarsi delle proprie colpe, di liberarsi dal male, per conquistare il bene supremo (concetto astratto) è rappresentato attraverso un viaggio (immagine concreta), che il poeta finge di compiere nell'aldilà. Tale viaggio è un’esperienza individuale, ma riguarda anche ogni cristiano che, come Dante, sia in cerca della salvezza.

La vicenda inizia con lo smarrimento di Dante nella "selva oscura", simbolo della condizione di peccato che tiene il poeta lontano dalla visione di Dio. Quando spera di poter salire sulla cima di un colle e rivedere la luce del sole, il cammino gli è sbarrato da tre fiere, simboleggianti lussuria, superbia ed avarizia, ed è costretto a retrocedere. Mentre egli indietreggia, vede un’ombra, Virgilio (la ragione umana), che lo esorta a seguire un’altra via per scampare all’orrida selva: il viaggio si svolgerà attraverso i tre regni dell’oltretomba. Dante accetta con calore l’invito del poeta latino (autore dell’Eneide), suo «maestro».

Virgilio rassicura Dante, e gli racconta di essere stato inviato sulla terra da Beatrice, che lo ha pregato di soccorrere il suo amico in grave pericolo. Beatrice a sua volta era stata mandata dalla Vergine (la Grazia preveniente) e da Lucia (la Grazia illuminante).

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Sulla sommità del Purgatorio, nel Paradiso, appare Beatrice mentre Virgilio scompare. Da questo punto Beatrice guida Dante attraverso i Cieli fino all’Empireo, sede di Dio.

L'Inferno

L’Inferno di Dante è la prima delle tre cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso) che compongono la Divina Commedia, dove è raccontato il viaggio immaginario di Dante nei tre regni oltremondani. L'Inferno si mostra come un enorme baratro a forma di cono rovesciato, il cui vertice è collocato al centro della Terra. Comprende 34 canti.

La struttura dell’inferno dantesco si presenta come una voragine a forma di cono rovesciato a gradoni (i cerchi concentrici in cui sono posti i peccatori); si apre sotto la città di Gerusalemme collocata da Dante al centro dell’emisfero settentrionale della Terra. Il vertice coincide con il centro della Terra, dove si trova conficcato Lucifero.

L’Inferno dantesco è preceduto da un Antinferno (Inferno canto 3) a cui si accede attraverso la Porta dell’Inferno. Nell’Antinferno stanno gli ignavi, coloro cioè che vissero senza mai prendere una posizione. Attraversato il fiume Acheronte, si entra nell’Inferno vero e proprio. Esso è diviso in 9 cerchi in cui sono distribuiti le anime dei dannati a seconda del loro peccato. Le anime subiscono una pena in base ai peccati che hanno commesso in vita.

I due poeti arrivano alla porta dell'inferno, dove una scritta invita ad abbandonare ogni speranza a chi sta per entrare. Nel vestibolo stanno gli ignavi, tra cui papa Celestino V, e gli angeli rimasti neutrali quando Lucifero si ribellò. Sulla riva dell'Acheronte, Caronte, che traghetta le anime dei dannati, non vuole fare passare un vivo, ma Virgilio gli intima di non andare oltre la volontà del cielo. Dante si risveglia nel Limbo, dove stanno i non battezzati privi di colpe.

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Al termine della discesa Dante e la sua guida spirituale Virgilio lo discendono completamente, incontrando via via dannati colpevoli di delitti sempre più gravi. Quali sono le anime che Dante colloca nell'Inferno e a quali pene sono condannate per l'eternità?

Peccatori Pena
Ignavi Corrono nudi dietro a una bandiera senza insegna, punti da vespe e mosconi.
Golosi Supini nel fango, sottoposti a una pioggia di grandine, acqua sudicia e neve.
Bestemmiatori Distesi supini su una landa di sabbia bollente e sono colpiti da una pioggia infuocata.
Falsari di metalli (alchimisti) Giaccono a terra, addossati fra di loro, fiaccati e tormentati da repellenti malattie e infezioni.
Falsari di persona Corrono in preda a smania furiosa e addentano i loro compagni di sventura.
Falsari di moneta Colpiti da idropisia, col ventre gonfio d’acqua e tormentati dalla sete.

Lucifero è piantato nel fondo del baratro infernale e con le sue tre bocche maciulla in eterno Giuda (traditore di Gesù e della chiesa), Bruto e Cassio (traditori di Cesare e quindi dell’impero). I personaggi danteschi sono personaggi storici e mitologici, ma anche contemporanei del poeta, protagonisti delle lotte intestine che dilaniavano tutti i comuni italiani e toscani in particolare.

Il Purgatorio

Dopo la discesa agli inferi Dante risale nell'emisfero australe, dove sorge la montagna del Purgatorio; qui coloro che in vita si macchiarono di colpe minori si purificano attendendo il momento in cui potranno salire al cospetto del Creatore e prendere posto tra i beati. Il Purgatorio è composto da sette cornici, in ciascuna delle quali sono distribuite le anime a seconda delle colpe commesse. Esse risiederanno nella rispettiva cornice per un tempo proporzionale alla gravità della colpa. Ogni cornice corrisponde ad un vizio capitale.

L'atmosfera di questa seconda cantica è molto più serena e calma, e la salita del monte si svolge senza intoppi; lo stesso Dante man mano che passa da una cornice a quella superiore vede mondarsi la propria anima dal peso dei peccati compiuti.

Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia di fronte al monte del Purgatorio. All'improvviso giunge il custode dell'ingresso, Catone l'Uticense, che li apostrofa credendoli due dannati. Mentre sorge l'alba giunge una navicella guidata da un angelo; da essa scendono le anime destinate al Purgatorio.

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I due incontrano poi coloro che si pentirono solo in punto di morte, i quali devono stare nell'Antipurgatorio un tempo pari a quello della loro vita. Continuando a salire, Dante e Virgilio incontrano i negligenti morti violentemente.

Per l’ordinamento morale Dante immagina sette gironi in ciascuno delle quali si purifica uno dei sette vizi capitali e dove l’anima deve soggiornare per un tempo proporzionale alla gravità del vizio. Il parametro fondamentale che viene assunto è quello dell’amore verso Dio, e gli spiriti penitenti sono collocati a seconda del vizio che ha reso imperfetto il loro amore.

Il Paradiso

Al termine si arriva nel Paradiso terrestre, dove la narrazione del viaggio lascia il posto ad allegorie mistiche sul ruolo dei due massimi poteri del tempo, il papato e l'impero, e sulla confusione dei loro rispettivi ruoli che purtroppo si è verificata nell'Europa del tardo Medioevo. Qui Virgilio, fedele compagno simboleggiante la ragione, lascia Dante alla guida di Beatrice: occorre infatti la Fede per salire al Paradiso e presentarsi al cospetto di Dio.

Il Paradiso è costituito da nove cieli concentrici, al centro del quale si trova la Terra. Ogni anima appare in un determinato cielo in base alle caratteristiche spirituali che l'hanno contraddistinta in vita. Dunque: nel cielo della Luna compaiono gli inadempienti, nel cielo di Mercurio gli spiriti attivi, in quello di Venere gli spiriti amanti e così via. Anche qui vi è una tripartizione delle anime: ci sono quelle che hanno meritato il Paradiso per le virtù della vita mondana, della vita attiva e della vita contemplativa.

Nel Paradiso Dante e Beatrice risalgono i cieli dei pianeti e delle stelle fisse, dove si presentano loro i beati che in diversa misura godono della contemplazione del Creatore; qui Dante incontra tra gli altri tutti i maggiori esponenti del pensiero cristiano, che si uniscono a lui nella deplorazione per la rovina dell'edificio che essi avevano costruito così mirabilmente; al termine dell'ascesa Dante giunge nell'Empireo, dove il mistico per eccellenza, San Bernardo, lo conduce alla visione di Cristo, della Vergine e dei Santi.

Beatrice condurrà Dante attraverso i 9 cieli che circondano la Terra. Dante immagina quindi che le anime scendano a incontrare il poeta nel cielo che per sua virtù meglio rappresenta il carattere della loro vita terrena. Questa struttura ricalca la concezione astronomica dei tempi di Dante, secondo la quale la Terra si trova immobile al centro dell’universo. Attorno a essa si estende l’atmosfera terrestre limitata dalla sfera del fuoco, che segna il confine tra la parte “corruttibile” dell’universo, nella quale esiste la morte, le perturbazioni atmosferiche, ecc.

Al centro di questa critica stanno innanzitutto le due grandi istituzioni universalistiche, il Papato e l’Impero, entrambe corrotte e colpevoli per aver rinunciato alla propria specifica missione, rispettivamente spirituale e temporale.

La lingua della Commedia è caratterizzata dal plurilinguismo e dal pluristilismo. Con il primo termine si indica la sua straordinaria varietà lessicale. Con il secondo termine si fa riferimento all’ampiezza dei registri stilistici, che vanno dal più basso e plebeo di certe zone dell’Inferno a quello più sublime del Paradiso. Ma anche all’interno di ogni singola cantica è possibile isolare momenti distinti.

Lo sdegno del poeta colpisce tutti questi protagonisti dei mali italiani, e si appunta in modo particolare contro la corruzione del clero e del papato, più propensi ad occuparsi dei beni temporali che alla salute spirituale della cristianità.

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