Il Viaggio di Dante nella Divina Commedia: Un Riassunto Dettagliato
La Divina Commedia, scritta da Dante Alighieri (1265-1321), è un poema fondamentale della letteratura italiana, composto in volgare fiorentino, una lingua più accessibile rispetto al latino per il pubblico dell'epoca.
In realtà, Dante intitolò il suo poema Comedìa. L’opera di Dante è divisa in 3 cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso. L’Inferno si compone di 34 canti (il primo è di introduzione generale al poema); Purgatorio e Paradiso comprendono ciascuno 33 canti. Le tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) sono composte rispettivamente da 4.720, 4.755 e 4.758 endecasillabi, per un totale di 14.233 versi.
Dante nel suo poema descrive il suo viaggio immaginario tra Inferno, Purgatorio e Paradiso compiuto nel 1300, l’anno del primo Giubileo della Chiesa cattolica bandito da papa Bonifacio VIII, mentre è ancora in vita. Inizia il viaggio a 35 anni, perdendosi in una selva oscura, nella notte del giovedì santo. In suo soccorso giunge l’anima di Virgilio, il massimo poeta latino; insieme si addentrano nella voragine sotterranea dell’Inferno, dove incontrano le anime dei dannati.
Dopo un giorno e mezzo di permanenza nell’Inferno, sempre in compagnia di Virgilio, Dante prosegue il suo viaggio nel Purgatorio (durata di quattro giorni e mezzo circa), dove si purificano le anime in attesa di salire in Paradiso. allegorico → il viaggio si può intendere come una metafora di un cammino interiore e spirituale, che lo stesso Dante sente il bisogno di compiere, dopo essere diventato consapevole del suo stato di peccatore.
Non vi è dubbio che Dante abbia tratto ispirazione dalla Bibbia, da testi della latinità classica e dalla letteratura cristiana. Il metro utilizzato è la terzina di endecasillabi legate da rime incrociate. La complessità e la grandiosità del poema è tale da comprendere teologia, morale, filosofia, riflessione e passione politica.
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La Commedia ha un inizio tragico e una conclusione positiva: dallo smarrimento di Dante nella selva oscura (peccato) fino alla salvezza,verso il viaggio che porta al Paradiso. Ma è detta commedia anche perché Dante utilizza molteplici e vari stili: mescola il linguaggio alto e solenne con il linguaggio medio e il volgare.
L’inferno si presenta come una grande voragine a forma di cono il cui vertice si trova al centro della terra,formatosi quando Dio fece precipitare il capo degli angeli ribelli,Lucifero. L’ingresso dell’inferno è segnato dal fiume Acheronte, sulle rive del quale si trovano le anime di coloro che sono morti nel peccato e qui, in base alla gravità del peccato commesso, si decide la pena che dovrà subire l’anima per l’eternità.
Lucifero è piantato nel fondo del baratro infernale e con le sue tre bocche maciulla in eterno Giuda (traditore di Gesù e della chiesa), Bruto e Cassio (traditori di Cesare e quindi dell’impero). Per l’ordinamento morale Dante immagina sette gironi in ciascuno delle quali si purifica uno dei sette vizi capitali e dove l’anima deve soggiornare per un tempo proporzionale alla gravità del vizio. Il parametro fondamentale che viene assunto è quello dell’amore verso Dio, e gli spiriti penitenti sono collocati a seconda del vizio che ha reso imperfetto il loro amore.
Beatrice condurrà Dante attraverso i 9 cieli che circondano la Terra. Dante immagina quindi che le anime scendano a incontrare il poeta nel cielo che per sua virtù meglio rappresenta il carattere della loro vita terrena. Questa struttura ricalca la concezione astronomica dei tempi di Dante, secondo la quale la Terra si trova immobile al centro dell’universo.
Attorno a essa si estende l’atmosfera terrestre limitata dalla sfera del fuoco, che segna il confine tra la parte “corruttibile” dell’universo, nella quale esiste la morte, le perturbazioni atmosferiche, ecc.
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La struttura del Paradiso è composta da nove cieli concentrici, al cui centro sta la Terra; in ognuno di questi cieli, dove risiede un pianeta diverso, stanno i beati, più vicini a Dio a seconda del loro grado di beatitudine.
Il riferimento principale al tempo della storia è Inferno XXI, 112-114: in quel momento sono le sette del mattino del Sabato Santo del 1300, 9 aprile. Alba del quarto giorno, 13 aprile o 30 marzo, Dante entra nel Paradiso Terrestre e vi trascorre la mattina, durante la quale lo raggiunge Beatrice.
I temi affrontati nella Divina Commedia da Dante sono diversi.
Il Canto XXVI dell'Inferno: Ulisse e i Consiglieri Fraudolenti
Ci troviamo esattamente nell'ottavo girone, la bolgia, dell'ottavo cerchio, dove sono alloggiati i cosiddetti "consilieri fraudolenti". Il più grande esempio di colui che attraverso le parole è riuscito a tessere inganni è Ulisse.
Il canto si apre con un'invettiva nei confronti di Firenze, perché si collega con il canto precedente, un attacco ironico che sottolinea il fatto che Firenze sia così famosa che molti fiorentini sono degni dell'inferno. Egli infatti ha trovato cinque cittadini che si sono distinti in negativo perché sono stati dei grandi ladri. Si augura anche che la fine di Firenze avvenga presto: se quello che si dice è veritiero, io mi auguro che quello che desidera Prato (la fine di Firenze) si verifichi subito.
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Abbiamo poi la descrizione di queste scale rocciose dove si è arrampicato con la guida di Virgilio. Guardano dall'alto il fondo di questa bolgia e vedono che le anime appaiono come dei punti di luce. Come il contadino, quando termina il lavoro sui campi, si riposa e vede le lucciole (al verso 25), allo stesso modo Dante vede le anime come delle luci.
Lo stesso capita al profeta Eliseo quando vede il suo maestro Elia allontanarsi su un campo infuocato: Eliseo vedeva solo un punto luminoso, come fa adesso Dante quando, sporgendosi dalla cima delle scale, vede questi punti luminosi che sono le anime. Eliseo a sua volta è indicato ancora con una perifrasi che si basa su un altro episodio biblico: "colui che si vengiò con gli orsi". Si racconta che Eliseo, essendo stato canzonato a causa della sua calvizie, provocò una vendetta divina.
Queste anime si presentano come punti luminosi perché sono avvolte da fiamme. Secondo la legge del contrappasso, le lingue infuocate rappresentano quell'incendio metaforico che le anime provocarono con le parole false che pronunciarono, con i loro inganni orditi da parole. Questa fiamma che brucia sta a indicare quanto bruci l'inganno, e rappresenta la forza diabolica della parola. Ognuna di queste fiamme nasconde un'anima.
Dante è spaventato, perché inerpicarsi su questa roccia è molto difficile, infatti si sporge per guardare le anime. Viene colpito soprattutto da una di queste fiamme, che ha la punta biforcuta (verso 49). L'anima si presenta sì come una fiamma, ma sembra divisa, biforcuta, a due punte, così che sembra sorgere dalla pira dove c'è un riferimento alla lotta tra Teocle e Polinice. Entrambi avevano l'ambizione di governare su Tebe e furono perciò condannati al rogo. Si racconta anche che l'odio tra questi due fratelli provocò la divisione della fiamma sulla quale stavano bruciando. L'immagine di quest'anima biforcuta viene comparata a quella dei due fratelli.
Virgilio spiega a Dante che in quella fiamma sono racchiuse due anime: quella di Ulisse e quella di Diomede, che hanno agito insieme. I consiglieri fraudolenti sono prigionieri delle fiammelle che vagano per l’ottava bolgia. La loro pena del contrappasso non è così semplice come le altre. Vi sono molteplici punti di vista.
Il fuoco naturalmente penetra, brucia e consuma tutto ciò che incontra e questo significa l’ardore dell’ingegno e l’astuzia dell’animo; il fuoco per natura tende appunto verso l’alto, così l’ingegno di costoro tese sempre verso l’alto.
Ulisse e Diomede sono stato coloro che hanno pianificato l'inganno del cavallo di Troia. Da quel varco che fu realizzato per far entrare il cavallo uscì Enea, che diede vita alla creazione di Roma.
Le altre colpe di Ulisse e Diomede: Achille era stato portato via dalla madre che voleva sottrarlo alla guerra, perché altrimenti sarebbe morto. Ulisse e Diomede scoprirono Ulisse e lo portarono via. Nel frattempo Deidamia si era innamorata di Achille, ma fu da lui abbandonata perché Ulisse e Diomede lo portarono via con la forza, per farlo tornare in guerra.
Un'altra colpa di Ulisse e DIomede riguarda il Palladio. Il Palladio era l'immagine della dea Pallade che proteggeva la città di Troia. Diomede e Ulisse sottrassero il palladio.
Dante vorrebbe parlare con queste due anime, ma Virgilio gli chiede di tacere e gli dice che avrebbe parlato lui, quasi Dante non fosse degno di parlare con queste due anime. Ma perché Dante non poteva parlare con queste due anime? Dante non conosceva il greco, quindi forse il problema era la lingua. Si è anche pensato che Virgilio, che aveva esaltato Ulisse nelle sue opere, faccia da cerniera tra la cultura greca e quella Medioevale.
La fiamma arrivò e Virgilio prese a parlare. Virgilio vuole sapere come si concluse la vita di Ulisse, come è morto. La punta più alta della fiamma, che rappresenta Ulisse, comincia a parlare. Nella visione Dantesca Ulisse è un po' diverso rispetto all'immagine tradizionale che si dà di lui.
Dante parla delle colonne d'Ercole, che segnavano i confini della terra esperibile. Quello che c'era al di là delle colonne, era popolato da mostri terribili. Ulisse vuole conoscere il mondo al di là delle colonne e convince i suoi compagni a intraprendere questo viaggio. Ulisse ammette di aver condannato anche i suoi compagni. Non si può conoscere le cose divine solo con la forza della ragione.
Inizia il celeberrimo racconto di Ulisse sull’epilogo della sua vita. L’episodio diverge da quello omerico: Dante immagina che l’inquietudine di Ulisse non conosca tregua e che neppure l’amore per la patria, per il vecchio padre Laerte, per la fedele Penelope e per il figlio Telemaco, possa trattenerlo dal riprendere la via del mare, spinto dal desiderio di conoscere. La morte gli sopraggiunge solo dopo aver varcato i confini del mondo allora conosciuto, oltre le colonne d’Ercole.
Ulisse si avvicina ai due e incomincia a parlare della sua morte giunta dopo l’allontanamento dall’isola della maga Circe. Quando Ulisse sbarcò sull’isola, la maga trasformò i suoi amici in maiali e sedusse l’eroe riuscendo a trattenerlo lì per un anno. Secondo Dante, Ulisse non fa vela verso casa, ma ormai vecchio e stanco si inoltra ancora in mare aperto. Giunge allo stretto di Gibilterra che secondo la leggenda erano un monte unico che Ercole riuscì a dividere.
Il viaggio è stato lungo e faticoso e ha debilitato i naviganti, ormai esausti per l’età avanzata e le troppe peripezie della vita. “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. In modo epigrammatico, si chiude il discorso di Ulisse ai suoi spauriti compagni, riuscendo a istigarli, facendogli venire la voglia di continuare questo viaggio oltre i confini del mondo.
Si dirigono quindi all’interno delle colonne d’Ercole con la poppa verso oriente spostandosi quindi ad occidente. Ulisse si è spinto tanto avanti nel suo viaggio da giungere fino all’equatore ed entrare nell’emisfero australe. Il viaggio di Ulisse dura da cinque mesi: essi hanno oltrepassato l’equatore e stanno per giungere all’epilogo. L’accesso al Paradiso terrestre era stato interdetto a tutti gli uomini.
Struttura dell'Inferno
Ecco una panoramica dei primi canti dell'Inferno:
- Canto I: Dante si smarrisce in una selva oscura, simbolo del suo traviamento spirituale, e tenta di risalire un colle illuminato dal sole. Tre fiere gli sbarrano il passo. Virgilio lo invita a seguirlo attraverso i regni oltremondani.
- Canto II: Dante dubita di essere degno di andare nel regno dei morti, come Enea e San Paolo. Virgilio lo rassicura, raccontando che è stato inviato da Beatrice per intercessione della Vergine e Santa Lucia.
- Canto III: Dante giunge alla porta dell'Inferno e legge un'iscrizione che lo spaventa. Insieme a Virgilio, varca la soglia e si trova nell'Antinferno, dove sono gli Ignavi. I due poeti raggiungono la riva del fiume Acheronte, dove Caronte tenta di allontanare Dante.
- Canto IV: Dante si risveglia oltre l'Acheronte. Virgilio gli spiega che si trovano nel Limbo, dove sono le anime dei non battezzati. Insieme raggiungono un luogo illuminato, dove Virgilio è accolto da Omero, Ovidio, Grazio e Lucano.
- Canto V: Dante e Virgilio scendono nel secondo cerchio, dove Minosse giudica i dannati. Qui, una bufera trascina le anime dei lussuriosi. Dante incontra Paolo e Francesca, e Francesca narra la storia del loro infelice amore.
- Canto VI: Dante è trasportato nel terzo cerchio, dove i golosi sono flagellati da una pioggia incessante. Dante parla con Ciacco, che gli predice la rovina dei guelfi di parte bianca.
- Canto VII: All'ingresso del quarto cerchio, Dante e Virgilio trovano Pluto. Virgilio spiega che la Fortuna è un ministro del volere divino che distribuisce i beni mondani.
- Canto VIII: Dante e Virgilio attraversano la palude Stigia sulla barca di Flegiàs. Filippo Argenti si scaglia contro Dante, ma Virgilio lo respinge.
- Canto IX: Le Erinni invocano Medusa perché impedisca a Dante il viaggio. Interviene un messo del cielo che apre la porta e permette a Dante e Virgilio di proseguire.
- Canto X: Dante incontra Farinata degli Uberti, che gli predice l'esilio e gli spiega la condizione dei dannati che possono vedere il futuro, ma non il presente.
- Canto XI: Dante e Virgilio sentono un orribile puzzo provenire dalla valle sottostante. Virgilio espone a Dante l'ordinamento morale dell'Inferno.
- Canto XII: Dante e Virgilio superano il Minotauro e giungono al Flegetonte, fiume di sangue bollente dove sono immersi i violenti contro il prossimo.
- Canto XIII: Dante e Virgilio si addentrano in una selva di alberi spogli, dove le anime dei suicidi sono tramutate in piante. Dante parla con Pier della Vigna.
- Canto XIV: Dante e Virgilio raggiungono una landa sabbiosa battuta da una pioggia di fuoco che fiacca i violenti contro Dio, la natura e l'arte. Virgilio riconosce Capaneo e spiega l'origine dei fiumi infernali.
- Canto XV: Dante riconosce Brunetto Latini tra i sodomiti e parla con lui dei corrotti costumi di Firenze.
- Canto XVI: Dante incontra tre fiorentini: Iacopo Rusticucci, Tegghiaio Aldobrandi e Guido Guerra.
- Canto XVII: Virgilio invita Dante a visitare gli usurai, che si trovano sull'orlo del terzo girone.
- Canto XVIII: Dante e Virgilio raggiungono l'ottavo cerchio, Malebolge. Nella prima bolgia, i seduttori e i ruffiani sono sferzati da demoni.
- Canto XIX: Nella terza bolgia, i simoniaci sono confitti a testa in giù.
- Canto XX: Dante vede la schiera degli indovini col capo stravolto all'indietro.
- Canto XXI: Dante e Virgilio vedono la quinta bolgia ricolma di pece bollente dove sono immersi i barattieri.
- Canto XXII: Dante e Virgilio proseguono lungo il margine della fossa dei barattieri, scortati dai diavoli.
- Canto XXIII: Dante e Virgilio si precipitano nella sesta bolgia e trovano gli ipocriti coperti di pesanti cappe di piombo.
- Canto XXIV: Dante e Virgilio raggiungono la settima bolgia, dove si trovano i ladri.
- Canto XXV: Vanni Fucci bestemmia Dio e viene punito dal centauro Caco.
- Canto XXVI: Dante scende nell'ottava bolgia, dove sono i consiglieri fraudolenti vestiti di fiamma.
- Canto XXVII: Dante parla con l'anima di Guido da Montefeltro.
- Canto XXVIII: Dante guarda lo spettacolo della nona bolgia, dove stanno i seminatori di discordia.
- Canto XXIX: Dante indugia impietosito al pensiero che nella bolgia si trovi lo zio Geri del Bello.
- Canto XXX: Dante parla con Maestro Adamo, un falsario di moneta.
- Canto XXXI: Dante e Virgilio passano in silenzio dall'ottavo al nono cerchio.
- Canto XXXII: Dante parla con Camicione de' Pazzi nella Caina, la prima zona del nono cerchio.
- Canto XXXIII: Dante ascolta il racconto del conte Ugolino della Gherardesca.
- Canto XXXIV: Dante scorge Lucifero nella Giudecca, la zona più profonda dell'Inferno.
I Tre Grandi Peccati e il Ruolo dell'Elemento Femminile
I tre grandi peccati dell'uomo secondo Dante sono l'incontinenza, la violenza e la cupidigia. L'elemento femminile nella Divina Commedia ha un ruolo salvifico.
Nella Divina Commedia si può notare una forte presenza dell'elemento femminile. Non tanto in termini di numero, perché le donne presenti non sono poi molte, ma in funzione del valore che hanno. Tutto parte con la Vergine Maria che prega Lucia, affinché riferisca a Beatrice di aiutare Dante (il nome Beatrice significa, non a caso, "portatrice di beatitudine"), recandosi da Virgilio. Poi Dante incontra Lia e Rachele, simboli della vita attiva e contemplativa, apparse in sogno; Matilda, che lo purifica nel Purgatorio e infine ancora la Vergine Maria che lo conduce alla contemplazione di Dio.
La Divina Commedia è senza dubbio tra le opere più rappresentative della cultura italiana.
Quale era il titolo originale dell’opera? Ciascuna di queste è composta da 33 canti (tranne l’Inferno, che contiene un ulteriore canto proemiale).
Dopo aver percorso tutto il monte del Purgatorio, Dante saluta il suo accompagnatore Virgilio: questo perché Virgilio si trova nel Limbo, quel luogo dell’Inferno dove si trovano i non battezzati che hanno vissuto nel bene.