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Lavoratori Stranieri in Italia: Statistiche e Normative

Sono quasi 2,4 milioni gli occupati stranieri in Italia, oltre il 10 % del totale. Aumentano gli occupati stranieri in Italia: sono 2 milioni e 514 mila, pari al 10,5% del totale degli occupati.

Migliorano i principali indicatori e cresce la domanda, ma permangono molte criticità. Lavoratori sempre più richiesti dalle imprese, che però faticano a finalizzare tutte le assunzioni programmate.

È questa la fotografia scattata dal XIV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2024". Sono evidenze del XV Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia 2025”, pubblicato oggi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Analisi dei Rapporti del Ministero del Lavoro

Dopo la descrizione del contesto (presenze, demografia e nuovi ingressi) e un inquadramento dell’Italia nella prospettiva internazionale curato dall'OCSE, il Rapporto illustra gli andamenti di breve periodo della condizione occupazionale degli stranieri e le dinamiche di assunzioni e cessazioni nel 2023, anche con un’analisi di Unioncamere sui fabbisogni delle imprese.

Il Rapporto si apre con il contesto demografico e con una prospettiva internazionale, per poi approfondire le dimensioni principali della condizione occupazionale dei migranti, la dinamica di assunzioni e cessazioni e i dati su lavoro dipendente e autonomo e sull’imprenditoria migrante.

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Approfondisce, inoltre, la condizione dei lavoratori extra UE dipendenti e autonomi, e contiene dati su accesso agli ammortizzatori sociali, infortuni, previdenza e assistenza sociale, oltre che un focus sulla povertà curato dall’Istat. Un capitolo è dedicato alle assunzioni programmate dalle imprese, altri a infortuni e malattie professionali, ammortizzatori sociali, previdenza e assistenza sociale.

Tra le novità di quest’anno, un focus dedicato alle attivazioni di rapporti di lavoro domestico e un approfondimento della World Bank dedicato alle Global Skills Partnership.

Occupazione, Disoccupazione e Inattività

Nel 2023, il tasso di occupazione degli stranieri non UE cresce al 60,7% (61,5% per gli italiani), mentre calano disoccupazione, 11,4% (7,2% per gli italiani), e inattività, 31,5% (33,6%). Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri non UE, in leggero calo, si è attestato al 57,6% (contro il 61,6% registrato tra gli italiani), il tasso di disoccupazione è sceso al 10,2% (6,1% tra gli italiani) e quello di inattività è rimasto sostanzialmente stabile al 31,7% (33,7% tra gli italiani).

Nel 2024, rispetto all'anno precedente, si rileva un aumento del tasso di occupazione degli stranieri nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, in particolare nelle regioni del Centro (+2,4 punti percentuali).

La riduzione del tasso di disoccupazione si registra al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente, -2,4 e -2,3 punti), maggiormente per la componente femminile di popolazione.

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In tutte le ripartizioni, fra gli stranieri, si registra una diminuzione del gap di genere, soprattutto nel Nord-ovest, dove il tasso di disoccupazione maschile è in crescita.

Nel 2024, il tasso di inattività si riduce nel Nord-est e nel Centro (-0,3 e -0,4 punti), mentre aumenta nel Nord-ovest e soprattutto nel Mezzogiorno.

Settori di Impiego

I settori con la più alta incidenza di occupati stranieri sono i Servizi personali e collettivi (30,4%), Agricoltura (18%), Ristorazione e turismo (17,4%) e Costruzioni (16,4%). Gli “Altri servizi collettivi e personali” si confermano il settore con la più alta incidenza di lavoratori stranieri, il 30,9% del totale, seguiti da Agricoltura (20%), Alberghi e ristoranti (18,5%) e Costruzioni (16,9%).

Assunzioni e Rapporti di Lavoro

Nel corso dell’anno sono stati attivati 2,5 milioni di rapporti di lavoro con cittadini stranieri (+4,7% rispetto al 2022), concentrati soprattutto nell’Agricoltura e nelle Costruzioni. Nel 2024 sono stati registrati quasi 2,7 milioni di attivazioni di rapporti di lavoro che hanno interessato cittadini stranieri, il 25% del totale delle attivazioni.

Aumentano le assunzioni di stranieri programmate dalle imprese nel corso dell’anno, che considerando solo Industria e Servizi hanno superato quota 1 milione, oltre il 19% del totale, con una domanda cresciuta del 70% in cinque anni. Per lo stesso anno, secondo Excelsior, le imprese dell’industria e dei servizi hanno programmato oltre un milione di assunzioni di lavoratori stranieri, quasi il 20% del totale, ma una volta su due (54,7%) hanno riscontrato difficoltà di reperimento.

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Criticità e Divari

Tra le ombre evidenziate dal Rapporto, il forte divario di genere che vede le donne non UE penalizzate su tutti gli indicatori: occupazione (45,6%), disoccupazione (13,8%), e inattività (46,9%), con forti differenze tra le diverse comunità.

Il divario di genere è molto forte, con donne non UE penalizzate su tutti i fronti: il tasso di occupazione è inferiore di quasi 30 punti percentuali agli uomini non UE, i tassi di disoccupazione e inattività sono superiori, rispettivamente, di 3 e 30 punti percentuali.

È confermato lo schiacciamento dei lavoratori stranieri su basse qualifiche, con retribuzioni medie annue inferiori di oltre il 30% rispetto al totale dei lavoratori. Dal già citato gap di genere, che in alcune comunità è altissimo (il tasso di occupazione tra gli egiziani in Italia è 76%, tra le egiziane 4%), ai forti divari tra comunità (tra i filippini il tasso di occupazione è dell’82%, tra i tunisini è al 43%), passando per l’alta incidenza degli infortuni (riguardano lavoratori stranieri il 23,1% del totale di quelli registrate lo scorso anno) e per una retribuzione media annua dei lavoratori non UE inferiore del 30,4% rispetto a quella del complesso dei lavoratori, a causa dello schiacciamento su qualifiche inferiori e di un minor numero di giornate lavorate.

Preoccupano anche i tassi di NEET (26,5%) e di dispersione scolastica (29,5%) tra i giovani non UE, e la crescita del disagio economico: il 33,2% delle famiglie composte da soli stranieri sono in povertà assoluta, a fronte del 6,3% delle famiglie di italiani.

Dopo aver sofferto più degli italiani nel 2020 l’impatto della pandemia, lo scorso anno i lavoratori migranti hanno fatto registrare performance migliori, con una crescita del 2,4% degli occupati (contro lo 0,6% registrato tra gli italiani).

Peggiorano, invece, i dati sulla povertà, come dimostra un approfondimento curato dall’Istat per il XII Rapporto Annuale. Il 30,6% delle famiglie di soli stranieri (dato in crescita di quasi 4 punti rispetto al 2020) è in una condizione di povertà assoluta, contro il 5,7% (dato stabile) registrato tra le famiglie di soli italiani.

Segregazione Lavorativa

Badante, colf, addetta alle pulizie e cameriera: la metà delle donne straniere che lavorano nel nostro Paese è impegnata in uno di questi quattro lavori. Appena più varietà si riscontra nelle occupazioni tipiche per le straniere naturalizzate, cioè le giovani nate in Italia o le adulte divenute cittadine italiane dopo anni di permanenza nel Paese: molte sono anche commesse, cuoche, bariste, segretarie e infermiere. Il fenomeno per cui un gruppo di popolazione si concentra in determinati settori e professioni è detto segregazione lavorativa e riguarda anche gli uomini stranieri e naturalizzati, per quanto in misura meno marcata rispetto alle donne.

Gli stranieri e i naturalizzati sono nel complesso più occupati rispetto agli italiani dalla nascita, specialmente nella fascia di popolazione meno istruita; tuttavia, sono spesso più precari. La differenza occupazionale si inverte al crescere del titolo di studio: un titolo di studio più elevato si traduce chiaramente in maggiori opportunità lavorative per gli italiani dalla nascita, ma non per gli stranieri.

Una ragione risiede nel mancato riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero: nel 2021, oltre tre quarti degli stranieri e più della metà dei naturalizzati avevano titoli non riconosciuti in Italia.

Presenza Straniera in Italia: Dati Demografici

I cittadini stranieri regolarmente presenti sono una realtà consolidata anche in Italia, sebbene in misura più contenuta, rispetto a molti altri paesi europei. In Italia, al 1° gennaio 2024, risiedono circa 5,3 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,9 per cento della popolazione residente.

Al 1° gennaio 2024, i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia sono oltre 3,6 milioni. Al 1° gennaio 2024, in Italia, risiedono circa 5,3 milioni di cittadini stranieri (8,9 per cento del totale dei residenti), in aumento di 112 mila unità (+2,2 per cento), rispetto all’anno precedente.

L’incremento dovuto al saldo naturale è di circa 41 mila unità; quello dovuto al saldo migratorio è pari a circa 334 mila. Nel 2023, rispetto al 2022, risulta stabile il numero di stranieri che ha acquisito la cittadinanza italiana (circa 214 mila).

Al 1° gennaio 2024, sono regolarmente presenti in Italia 3.607.160 cittadini non comunitari, il 59,3 per cento dei quali ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel 2023, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono circa 330 mila, con una diminuzione del 26,4 per cento, rispetto al 2022. Questa flessione si deve principalmente alla forte riduzione dei permessi per asilo e protezione internazionale (-47,6 per cento).

Istruzione

Nel 2024, il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni. Il 48,1 per cento degli stranieri tra i 15 e i 64 anni di età ha conseguito al più la licenza media, rispetto al 34,5 per cento dei coetanei italiani; il 40,2 per cento ha un diploma di scuola superiore e l’11,6 per cento una laurea, a fronte, rispettivamente, del 44,8 per cento e del 20,7 per cento degli italiani nella stessa fascia d’età.

Distribuzione Regionale

Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-nord dove, al 1° gennaio 2023, risiede l’83,2 per cento degli stranieri residenti in Italia. Nord e, in particolare, Nord-ovest sono le ripartizioni a maggiore concentrazione di popolazione straniera (rispettivamente, 59 per cento, oltre 3 milioni di individui; 34,2 per cento, quasi 1,8 milioni).

Il Centro accoglie il 25 per cento dei residenti stranieri (1,3 milioni) e il Sud e le Isole, rispettivamente, il 12,1 e il 4,7 per cento. Nel confronto con il 2023, le regioni che hanno mostrato l’incremento maggiore sono: Molise, Basilicata, Trentino-Alto Adige/Sudtirol e Campania.

Al 1° gennaio 2024, l’83,9 per cento dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-nord, mentre solo il 16,1 per cento l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.

Confronto Europeo

Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento).

Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni.

I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria.

Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali.

Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni.

Il divario tende tuttavia a ridursi nella media europea e in nove paesi - tra cui l’Italia - dove si registra una riduzione dell’indicatore maggiore per la popolazione straniera. Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario.

Normative per i Lavoratori Stranieri

Tra i lavoratori stranieri si distingue fra i cittadini UE provenienti da uno dei 27 Stati membri dell'Unione Europea, e quelli extra UE. Peraltro, a seguito della Brexit (cioè dell’uscita dall’UE del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord) occorre anche tener conto degli specifici Accordi che si stanno perfezionando afferenti alla posizione dei cittadini britannici.

I lavoratori cittadini UE hanno libertà di circolare, soggiornare e stabilirsi sul territorio italiano per lavorare, secondo quanto stabilito dal Decreto Legislativo 6 febbraio 2007, n. 30 in attuazione della Direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.

In proposito, si ricorda che tale direttiva è una sorta di testo unico in materia dei diritti dei cittadini dell’UE e dei loro familiari di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, eliminando la precedente differenziazione tra lavoratori subordinati, lavoratori autonomi, studenti e altre persone (cfr. art.

I lavoratori extra UE sono tenuti ad applicare la disciplina contenuta nel Testo Unico sull’immigrazione, che demanda allo Stato la regolamentazione dell’ingresso in Italia per svolgere lavoro subordinato o lavoro autonomo.

Si evidenzia, inoltre, che la Convenzione sui Diritti dei Lavoratori Migranti dell’ILO e la Convenzione dell'ONU garantiscono ai lavoratori stranieri che regolarmente soggiornano in Italia e alle loro famiglie parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani.

A tal riguardo, è possibile consultare il portale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si occupa del fenomeno migratorio sotto un duplice aspetto: da un lato, con riguardo al monitoraggio degli ingressi per lavoro dei cittadini UE ed Extra UE, dall’altro, alle misure di integrazione sociale.

Per ulteriori informazioni sull’ingresso e soggiorno per lavoro in Italia consulta la pagina dedicata sul portale del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

TAG: #Stranieri #Italia

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