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La Prospettiva nell'Arte: Dalla Camera da Letto di Van Gogh alle Illusioni Ottiche

Chi tra noi non ha mai visto, nel salotto dell’amica delle medie o nella sala d’attesa del dentista borghese, una stampa della famosa Camera da letto di Van Gogh? Vincent van Gogh dipinse diverse opere durante il suo soggiorno ad Arles, tra cui il celebre “Terrazza del caffè la sera” e “La camera da letto ad Arles”. Quest’ultimo dipinto rappresenta proprio la sua camera da letto della casa gialla ad Arles dove visse per un certo periodo.

La Camera da Letto di Van Gogh: Un'Analisi Prospettica

La Camera da letto ad Arles doveva rappresentare per van Gogh il simbolo di un luogo rilassante dove riuscire a trovare calma e riposo. Questa calma è percepibile attraverso il mobilio semplice e l’ordine e la pulizia dovevano trasmettere un senso di tranquillità. Eppure c’è una certa irrequietezza in questa stanza che ci spinge a pensare che qualcosa non va: le sedie viste da un’altra prospettiva rispetto al letto, i muri storti, la sedia utilizzata come comodino che trasmette un senso di provvisorietà, di instabilità, le sedie vuote che parlano di una mancanza.

Esiste una prospettiva che però non rispecchia una vera e propria geometria: il letto infatti è troppo grande rispetto al resto, anzi, sembra essere visto di fronte come la sedia in fondo, mentre la sedia e il tavolino sembrano visti dall'alto. La prospettiva è completamente stravolta ma con un senso, perché la Casa Gialla in cui Vincent viveva faceva angolo ed era stata costruita in modo da allinearsi al piano della strada. La facciata ed il muro laterale erano effettivamente storti.

Van Gogh aveva già compreso che quello che stava dipingendo sarebbe stato uno dei suoi migliori lavori e ne parlava spesso nelle lettere con il fratello Theo nelle quali spiega anche i motivi che lo hanno spinto a dipingere la sua camera di Arles. L’artista vuole esprimere la tranquillità e far risaltare la semplicità della sua camera da letto attraverso un simbolismo cromatico.

Le diverse versioni della Camera da Letto ad Arles:

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  • La Camera da letto ad Arles (prima versione): dipinta nel 1888, la versione più nota. Presenta i colori vivaci che caratterizzano molte opere di van Gogh, come il blu intenso delle pareti della camera e il giallo luminoso del letto e del pavimento.
  • La Camera da letto ad Arles (terza versione): dipinta nel 1889, questa versione è significativamente diversa nelle tonalità rispetto alle prime due versioni. Le pareti sono dipinte in toni di rosa e viola.

Questi dipinti della camera da letto di van Gogh sono considerati capolavori e sono esempi distintivi dello stile unico dell’artista.

Egon Schiele e la Camera da Letto: Un Confronto

Ora si dà il caso che a me piaccia assai più di Van Gogh, il pittore viennese Egon Schiele. Insomma, quello a cui volevo arrivare, o da cui volevo partire, è che, dopo aver visto il celebre dipinto Camera da letto dell’artista ad Arles nel 1908, anche il giovane Egon Schiele decide di dipingere la sua, di stanza. Come a sottolineare quella profonda “simpatia” tra i due artisti, quel profondo amore alla vita e quello struggente sentore di morte che domina il loro sguardo, che permea i loro dipinti tra girasoli e volti: physis e thanatos.

Tra questa miriade di opere, due stanze d’artista, dunque, due camere da letto che custodiscono quiete e tormento. Perché se i colori caldi, azzurro e marrone, del curato olandese potevano blandire gli occhi e smorzare un poco quel senso d’inquietudine dato dalle prospettive sghembe, i colori freddi, nero e bianco, del viennese, la tendenza chiara alla bidimensionalità, paiono atterrire del tutto l’umore dell’osservatore. Eppure questa a Nuelengbach, è una camera che assomiglia molto a quella di Arles: un letto sulla destra, due sedie, un comodino ingombro; e tuttavia non ci sono porte né finestre: nessuna apertura, nessuna via di fuga.

Prospettiva Accelerata e Rallentata: Illusioni Ottiche nell'Architettura

Tale percezione, tuttavia, può essere modificata attraverso due “stratagemmi visivi” opposti. Il primo, detto prospettiva accelerata, prevede che i lati dell’ambiente siano realmente convergenti andando così ad amplificare la naturale convergenza visiva data dalla prospettiva. Il secondo, denominato prospettiva rallentata (o antiprospettiva), prevede che i lati di un ambiente siano divergenti in modo da compensare la convergenza delle fughe prospettiche.

La prospettiva rallentata, invece, era stata usata già, nel 1459, da Bernardo Rossellino per la piazza di Pienza. L’antiprospettiva fa sì che la piazza appaia più larga e più corta se vista dal lato porticato e la chiesa più maestosa e incombente. Un altro capolavoro di diverso genere è il Teatro Olimpico a Vicenza, opera iniziata nel 1580 da Palladio e completata dall’allievo Vincenzo Scamozzi. Dietro le tre aperture della grande scena Scamozzi realizza 5 strade con prospettiva accelerata (pareti e pavimento fortemente convergenti) che simulano una grandissima profondità urbana. Altre due piccole strade si irradiano dalle pareti laterali della scena.

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In una situazione completamente differente Bernini utilizzò la prospettiva accelerata. Si tratta della celebre Scala Regia (1663-66) in Vaticano. Una prospettiva ancora più accelerata era già stata realizzata da Francesco Borromini per la galleria di Palazzo Spada, a Roma (1635).

Prospettiva a Tre Punti di Fuga: Una Visione Dinamica

In quest’articolo impareremo a disegnare utilizzando la prospettiva con 3 punti di fuga, detta anche a “volo d’uccello”. Nell’articolo sulla prospettiva centrale abbiamo visto come disegnare oggetti che hanno una faccia parallela al piano di proiezione. In questo tipo di prospettiva tutte le linee di fuga convergono verso un unico punto di fuga centrale.

Quando l’oggetto è in posizione accidentale, ossia nessuna faccia è parallela al piano di proiezione, allora si applica la prospettiva accidentale dove le linee di fuga convergono verso due punti di fuga laterali. In entrambi i tipi di prospettiva l’assunzione è che osservatore e oggetto stanno su un medesimo piano di appoggio, oppure su piani di appoggio paralleli. Quando quest’ultima condizione non viene soddisfatta allora si applica la prospettiva con 3 punti di fuga dove, come dice la parola stessa, le linee di fuga convergono verso 3 punti.

Le immagini in questa prospettiva sono molto più dinamiche e suggestive. Nella storia dell’arte questo tipo di prospettiva è stato utilizzata con meno frequenza. Oggi viene molto sfruttata nelle inquadrature panoramiche dei fumetti.

Applicazione Pratica della Prospettiva a Tre Punti di Fuga

Per spiegare l’applicazione di questo nuovo tipo di prospettiva vedremo una sua applicazione pratica disegnando una semplice casa. Disegniamo la linea d’orizzonte molto in alto nel foglio e definiamo i due punti di fuga laterali PFL e PFR con il punto focale centrale PFC esattamente al centro. Definiamo poi il terzo punto di fuga A.

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Nella prospettiva centrale si partiva disegnando il piano frontalpe della casa, nella prospettiva accidentale da uno spigolo, nella prospettiva a 3 punti di fuga si parte da un punto che denoteremo con la lettera B. Uniamo B ai 3 punti di fuga. Decidiamo a piacere la profondità della casa e tracciamo, sul segmento B-PFL, il punto C. Uniamo C con PFR e A. Decidiamo a piacere la larghezza della casa e tracciamo, sul segmento B-PFR, il punto D. Uniamo D con PFL e A. Otteniamo un nuovo punto E. Decidiamo a piacere l’altezza della casa e tracciamo sul segmento AB il punto F. Uniamo F con PFL e PFR. Otteniamo i nuovi punti G e H.

Tracciamo le diagonali dei due rettangoli BCFH e EDGM così da determinare i centri dei due rettangoli. Facciamo partire due rette che uniscono questi due punti con A così da poter definire, a piacere, l’estremità del tetto. Sia I l’estremità anteriore del tetto. Uniamo I con PFR e con B e C. Il punto L sarà l’estremità posteriore del tetto che uniamo a D. A questo punto la forma geometrica della casa è conclusa. Rendiamo il tetto un pò più largo in tutte le direzioni così che la casa abbia un aspetto migliore. Ripassiamo le linee utili con un pennarello.

Con un’analoga procedura si può realizzare una casa vista dal basso. Come esercizio potete provare qualcosa più difficile. Inizialmente avevo pensato ad una croce perchè è un pochino più complesso della casa. Poi mi sono chiesto ma perchè non aggiungere qualche elemento più interessante? Così ho aggiunto Cristo.

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