Analisi Approfondita de "Lo Straniero" di Albert Camus
"Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”. Così comincia Lo Straniero, e queste poche parole sono sufficienti per trasmettere una sorta di sconcerto che accompagnerà ogni pagina del libro.
La Trama e i Temi Chiave
Pubblicato nel 1942, Lo Straniero è una delle opere maggiori di Albert Camus, un romanzo che in meno di 200 pagine è riuscito a condensare la fragilità dell’esistenza umana, diventando un classico della letteratura. Si dice che un classico sia tale perché trascende i limiti del tempo e a oltre 80 anni dalla sua pubblicazione e Lo Straniero è ancora oggi un romanzo capace di dare spunti interessanti sul mondo moderno.
La trama è di per sé semplice. Il romanzo si apre con la notizia della morte della madre di Meursault, il protagonista, che decide di attendere alla camera ardente e al funerale della donna. Da questo momento in poi Meursault continua a vivere la sua vita come se niente fosse: va a lavoro, si frequenta con la fidanzata Marie e passa il tempo libero passeggiando e andando al mare.
L’equilibrio viene infranto da un fatto apparentemente senza senso: Meursault commette un omicidio. Meursault viene quindi arrestato, il giudice lo condanna a morte e la storia si conclude. Il lettore vive le vicende narrate dal punto di vista di Meursault: gli occhi e la mente del protagonista sono la guida che lo accompagnano lungo le pagine del romanzo. Ed è proprio la mente di Meursault a risultare grottesca e famigliare allo stesso tempo.
Meursault, il modesto impiegato di origine francese protagonista del libro, affronta infatti con la stessa laconicità comunicata da questa prima frase una serie di episodi che lo condurranno ad un epilogo che sarebbe tragico, se non fosse vissuto nella stessa maniera spregiudicatamente attonita.
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Siamo ad Algeri, dove il sole battente, il caldo soffocante e il sudore pervadono le pagine del romanzo e attanagliano i sensi del protagonista. Alla notizia della morte della madre nell’ospizio presso cui l’aveva ricoverata, segue l’invitabile funerale, al quale Meursault assiste in stato quasi apatico, continuando a pensare di avere caldo, e sonno, e fame.
Poi Meursault torna a casa, vede la sua donna la quale, anch’essa quasi con indifferenza, gli chiede di sposarla. Meursault risponde che per lui è lo stesso, e che se proprio lei ci tiene possono farlo, ma il discorso cade, astratto così com’era cominciato. Successivamente irrompe nella lucida solitudine di Meursault il vicino di casa.
Costui gli chiede notizie del proprio cane che ha smarrito, disperato e piangente come se quotidianamente non lo maltrattasse e lo picchiasse selvaggiamente come invece fa. L’impiegato prende atto dell’intervento del vicino, ma non ha molto da dire. In seguito Meursault va a passare un fine settimana al mare con degli amici e là, in un caldo dopopranzo sonnacchioso, quasi contro la propria volontà la sua mano spara contro un arabo.
Così, impassibile, Meursault si consegna nella stessa maniera attonita alle conseguenze avviate dal suo gesto, lontano come se tutto capitasse ad un altro. Non cerca giustificazioni e afferma di non sapere perché ha commesso quel delitto. Viene celebrato il processo; Meursault viene condannato. A morte. Si celebra anche il ricorso.
Il cinismo, il vuoto e l’indifferenza del protagonista risultano a tratti persino scioccanti perché si tratta di quella che potrebbe essere definita una persona perfettamente normale, ma completamente vuota emotivamente e spiritualmente, totalmente materialista, concentrata solo sui propri piaceri e desideri… non si può nemmeno parlare di passioni.
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Tutta questa indifferenza rimane rigorosamente senza spiegazioni, senza ragioni e tanto meno soluzioni: è una verità “negativa” quella cui arriva Camus, forse non definitiva ma comunque essenziale per giungere ad una consapevolezza reale di sé.
L'Indifferenza di Meursault
Fin dall’incipit del romanzo si rimane sconcertati di fronte alla reazione di Meursault alla morte della madre.
“Oggi è morta mamma. O forse ieri, non so… Non significa niente. Forse è stato ieri”
Quando Marie gli chiede di sposarlo, Meursault risponde così: “Le ho detto che per me era lo stesso e che se voleva potevamo farlo”.
Le due citazioni precedenti rendono bene l’atteggiamento di Meursault nei confronti della vita: l’indifferenza. Meursault non cerca significati profondi in ciò che gli accade: la vita, le convenzioni sociali e i rapporti emotivi per lui sono il frutto di un’esistenza assurda e senza senso. La vita sembra sorda alle domande esistenziali dell’uomo, ed è con questa consapevolezza che Meursault vive la sua. L’amore di Marie, il delitto, il processo e la morte hanno per Meursault lo stesso coinvolgimento che si prova sbadigliando.
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La Chiave di Lettura: L'Assurdo
Sarà Meursault stesso, dopo aver dialogato con il cappellano del carcere, a consegnare al lettore la chiave di lettura della sua filosofia.
“Niente, assolutamente niente aveva importanza… Che mi importava della morte degli altri, dell’amore di una madre, che mi importava del suo Dio, delle vite che si scelgono, dei destini che si eleggono, se poi era un unico destino a eleggere me e con me miliardi di privilegiati”
La morte è dunque il destino condiviso da tutti, ma questa consapevolezza, nel romanzo, non si risolve in solidarietà esistenziale verso i propri simili: l’umano e ciò che lo caratterizza non hanno alcun senso. Perché agire dunque, perché vivere? A questi dubbi Meursault risponde con una fredda staticità.
Camus, tuttavia, lascia tempo al protagonista per fare un’ultima riflessione, forse la più significativa, in quanto ribalta tutto ciò che Meursault pensava di aver capito della vita.
“Svuotato dalla speranza, di fronte a quella notte carica di segni e di stelle mi aprivo per la prima volta alla tenera indifferenza del mondo. Nel riconoscerlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito di essere stato felice”
Tuttavia, la felicità di Meursault sarà intrisa di amarezza: accetta l’assurdo, il non-senso e la morte come destino comune a tutti, ma lo fa quando ormai è troppo tardi. La frattura tra lui e il mondo è insanabile, e a Meursault non resta che constatare tristemente che: “perché mi sentissi meno solo, dovevo solo augurarmi che ci fossero molti spettatori il giorno della mia esecuzione, e che mi accogliessero con grida d’odio”.
…Non ho guardato dalla parte di Maria. Non ne ho avuto il tempo perché il presidente mi ha detto in una forma strana che mi sarebbe stata tagliata la testa in una pubblica piazza in nome del popolo francese. Mi è parso allora di riconoscere il sentimento che leggevo su tutti i volti; credo proprio che fosse del rispetto. I gendarmi mi guardavano con molta dolcezza. Io non pensava più a nulla. Ma il presidente mi ha chiesto se avevo qualcosa da aggiungere. Ho riflettuto. Ho detto: “No”.
(…) Allora, non so per quale ragione, c’è qualcosa che si è spezzato in me. Mi sono messo a urlare con tutta la mia forza e l’ho insultato e gli ho detto di non pregare che è meglio ardere che scomparire. (…) Aveva l’aria così sicura, vero? Eppure nessuna delle sue certezze valeva un capello di donna. Non era nemmeno sicuro di essere in vita dato che viveva come un morto. Io ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me. Avevo avuto ragione, avevo ancora ragione, avevo sempre ragione. Avevo vissuto in questo modo e avrei potuto vivere in quell’altro. (…) E poi? Era come se avessi atteso sempre quel minuto…e quell’alba in cui sarei stato giustiziato.
Nulla, nulla aveva importanza e sapevo bene il perché. Anche lui sapeva perché. Dal fondo del mio avvenire, durante tutta questa vita assurda che avevo vissuta, un soffio oscuro risaliva verso di me attraverso annate che non erano ancora venute e quel soffio uguagliava, al suo passaggio, ogni cosa che mi fosse stata proposta allora nelle annate non meno irreali che stavo vivendo. Cosa mi importavano la morte degli altri, l’amore di una madre, cosa mi importavano il suo Dio, le vite che ognuno si sceglie, i destini che un uomo si elegge, quando un solo destino doveva eleggere me e con me miliardi di privilegiati che, come lui, si dicevano miei fratelli? Capiva, capiva dunque? Tutti sono privilegiati. Non ci sono che privilegiati, Anche gli altri saranno condannati un giorno. Anche lui sarà condannato. Che importa se un uomo accusato di assassinio è condannato a morte per non aver pianto ai funerali di sua madre?
Rilevanza per le Nuove Generazioni
Comprendere la società moderna è un esercizio alquanto complicato: l’instabilità geopolitica, il cambiamento climatico e l’infodemia sono solamente alcuni degli elementi che contribuiscono, in modo non indifferente, alla sua complessità. Una società all’apparenza caotica e assurda che sembra non dare risposte, e che anzi alimenta dubbi e incertezze.
A me pare che i giovani della mia generazione siano spesso le prime vittime di questa assurdità. E in questo mi ricordano Lo straniero. Come Meursault, non si identificano più in una società i cui valori e le cui istituzioni appaiono incomprensibili, e da cui tendono a dissociarsi. Come Meursault, provano una solitudine interiore che sembra non essere alleviata dalla connessione ai social media. Anzi, come Meursault, non accettano un percorso di vita prestabilito (casa-lavoro-famiglia), ma vi contrappongono un modello alternativo, basato sulla crescita e la valorizzazione individuale.
Sono proprio queste differenze ad accentuare il varco tra i giovani e una società a loro “straniera”. Ed è in questo varco che si inseriscono i temi de Lo straniero: non per impartire lezioni morali, ma per ricordarci che quel varco è insanabile, e forse va bene così.
Lo Straniero: Diritto, Morale e Società
L’opera di Camus si inserisce nel solco di una riflessione filosofica e giuridica di ampio respiro. Il processo a Meursault non si limita a valutare i fatti dell’omicidio: diventa una macchina inquisitoria che si scaglia contro l’indifferenza e il rifiuto delle convenzioni sociali. La requisitoria del pubblico ministero è emblematica.
Meursault non viene condannato per aver sparato cinque colpi di pistola, ma per aver vissuto la morte della madre senza lacrime, per aver intrapreso una relazione amorosa il giorno seguente al funerale, e per aver rinunciato al conforto religioso. Questo processo esemplifica l’assurdo, tema centrale nell’opera di Camus: una condizione in cui l’uomo si trova di fronte a un universo indifferente e privo di significato, ma è costretto a cercare risposte che non esistono.
Il romanzo solleva interrogativi fondamentali per il diritto: può una giuria giudicare un uomo non solo per le sue azioni, ma anche per la sua visione del mondo? La condanna di Meursault non è solo una punizione, ma un tentativo della società di riaffermare il proprio ordine.
Dal punto di vista sociologico, Meursault incarna il “deviato” che, pur non violando direttamente le norme sociali fino all’omicidio, si pone al di fuori delle aspettative collettive. Il suo rifiuto di partecipare ai rituali sociali - come il lutto per la madre o il pentimento religioso - lo trasforma in un elemento estraneo al corpo sociale.
In questo senso, il processo a Meursault non riguarda semplicemente la sua responsabilità penale, ma rappresenta un atto di disciplinamento sociale: un rito collettivo che serve a riaffermare l’ordine morale e simbolico.
L’opera si svolge in Algeria, un contesto coloniale che influisce profondamente sulla lettura antropologica del testo. L’arabo non ha nome, storia né voce nel processo. La sua morte non è analizzata come un evento che coinvolge un individuo, ma come un’occasione per giudicare l’assimilazione culturale di Meursault alla norma francese.
Dal punto di vista antropologico, il processo a Meursault può essere interpretato come un rituale giudiziario. La condanna di Meursault non è tanto una risposta al crimine quanto una punizione per la sua estraneità ai codici morali e religiosi. Questo evidenzia il ruolo della giustizia come strumento per gestire l’alterità e preservare il tessuto culturale.
In una prospettiva sociologica più ampia, Meursault rappresenta l’alienazione dell’individuo nella società moderna. La sua incapacità (o rifiuto) di connettersi con gli altri riflette una crisi del senso di appartenenza, che appare acuita in un contesto urbano e coloniale.
In chiave contemporanea, Lo Straniero continua a risuonare. Le questioni sollevate da Camus - il giudizio sulla devianza morale, la gestione dell’alterità, il peso delle norme culturali - sono centrali anche oggi. La società moderna, con i suoi nuovi strumenti di controllo (come i media e i social network), tende ancora a stigmatizzare chi non si conforma alle aspettative condivise.
La figura dell’arabo anonimo, inoltre, richiama le dinamiche di esclusione e disumanizzazione che emergono nei conflitti culturali e migratori del nostro tempo. Lo Straniero non è solo un capolavoro letterario, ma anche un testo imprescindibile per comprendere il rapporto tra diritto, morale e filosofia.
La figura di Meursault invita a riflettere sull’individuo davanti alla legge, sul peso delle norme sociali e sull’assurdità dell’esistenza umana.
Tabella dei Temi Principali
Tema | Descrizione |
---|---|
Indifferenza | L'atteggiamento apatico di Meursault verso la vita e la morte. |
Assurdo | La mancanza di significato intrinseco nell'esistenza umana. |
Alienazione | L'isolamento di Meursault dalla società e dalle sue convenzioni. |
Giustizia | Il processo come strumento di controllo sociale e morale. |
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