La Locanda del Viaggiatore: Storia e Significato nella Cultura Russa
La letteratura russa, spesso messa da parte e trascurata, andrebbe riscoperta da ognuno di noi. In questo articolo esploreremo la storia, il significato culturale e l'impatto sulla società russa.
I Viaggi e la Mobilità nell'Era Sovietica
Il termine ‘disgelo’, usato per definire il capitolo di storia sovietica che si apre con la morte di Stalin, deriva dall’omonimo racconto lungo di Ilja Ehrenburg (Ottepel’) pubblicato nella rivista “Znamja” nei primi mesi del 1954. Stalin morì il 5 marzo 1953, pochi giorni dopo l’inizio della primavera secondo i russi. Negli anni successivi la società sovietica uscì gradualmente dalla metaforica morsa del gelo staliniano, e cominciò ad acquisire i caratteri di una mobilità che fino a pochi anni prima era riservata a pochissimi privilegiati membri delle élite. La prima evidente manifestazione dei tempi cambiati era la possibilità di uscire dalle proprie case, dove regnava una costante insicurezza, e muoversi nello spazio pubblico della città incontrando altre persone.
Con Chruščëv la mobilità cambiò aspetto, non era più solo coercitiva come quella delle deportazioni nei lager siberiani, nei campi di lavoro o i fronti di guerra. Sul finire degli anni ’50, la società sovietica, sebbene non si possa definire ‘viaggiante’ secondo l’accezione convenzionale (ovvero nomade, si veda Leed [1991] 1992, 278-322), è una società che quanto meno si ‘rimette in viaggio’, che si riattiva nella sua mobilità, incorporando dentro di sé quei miti che hanno sempre fatto parte della sua storia. Esisteva una generale mobilità della popolazione russa relativa al fatto che fin dall’Impero il territorio si trovava in una condizione di unità economica e amministrativa. Si poteva nascere in una città, studiare in un’altra, e venir assegnati a un posto di lavoro in un’altra città ancora.
Su questa mobilità di base si innestavano i movimenti giovanili, pilastro portante delle politiche chruščëviane, in cui la molodezh (gioventù) diventa il motore di una nuova primavera del socialismo. Una gioventù che si voleva mobile e forte, che era in buona parte priva dei traumi della generazione precedente, che partecipava con entusiasmo (almeno dichiarato) alla colonizzazione delle terre vergini e alla fondazione di nuove città e che percorreva il territorio sovietico, restituendo alla socialità aree fino a pochi anni prima interdette (per un approfondimento si rimanda a Piretto 2018, 388-402). È per questi giovani che si inventò la figura del turista sovietico. A partire dal topos del viaggio nella madre terra russa, da Puškin a Gogol’ a Turgenev, si incentivava l’esplorazione e la scoperta delle ricchezze del territorio da parte dei ragazzi, in viaggi a piedi attraverso foreste e steppe (i pohodi), ma anche al mare nei campeggi e nelle strutture vacanziere (uno dei manifesti di questo tipo di turismo è l’iconico film 3+2, Tri plus dva del 1963). Si svilupparono nuove tipologie di alloggi per i nuovi turisti, dai sanatori alle colonie per i bambini, agli alberghi, che spesso erano l’occasione per fare esperimenti progettuali (come la colonia Artek in Crimea).
Accanto alla mobilità del tempo libero e dello sviluppo economico, si sviluppò un altro tipo di mobilità, fondata sull’internazionalismo e l’esplorazione delle altre culture. Anche in questo caso, i giovani si fecero pionieri con il grande Festival Internazionale della Gioventù del 1957, che portò a Mosca svariate decine di migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo. Su un altro fronte, nel 1957 si inaugurava la storica crociera della nave Pobeda, da Odessa a Leningrado, un abbraccio intorno all’Europa lungo un mese, il primo viaggio turistico organizzato all’estero. Questi viaggi accompagnavano l’ondata di aperture prodotte dalle visite diplomatiche delle delegazioni sovietiche in Occidente: Chruščëv a Ginevra nel 1955, in Germania dell’Ovest 1955, in Gran Bretagna nel 1956, negli Stati Uniti nel 1959. Dopo decenni di relativa immobilità della classe politica sovietica, questi viaggi ebbero un’importanza cruciale nel mostrare un volto rinnovato e di successo dell’URSS e nel consentire una promettente, anche se destinata a essere breve, fiducia e distensione dei rapporti internazionali.
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Viaggi di Architetti e Ingegneri Sovietici
I viaggi delle grandi delegazioni aprivano la strada, prima ancora che ai turisti, ai viaggi di gruppi di profilo politicamente più basso, ma non meno importante, costituiti principalmente da scienziati e professionisti sovietici, con lo scopo di stabilire relazioni di collaborazione economica e scientifica, e soprattutto di raccogliere informazioni sulle tecnologie nelle quali l’URSS era in ritardo. È in questo momento che gli architetti sovietici cominciarono ad avere la possibilità di viaggiare. Gli ambiziosi obiettivi posti da Chruščëv richiesero un notevole balzo in avanti in tutti i settori produttivi, come l’agricoltura, l’industria meccanica e aerospaziale, i beni di consumo.
Le riforme degli anni ’54-’56, che sconvolsero completamente il sistema organizzativo dell’edilizia e le professioni a esso collegate, introdussero anche la possibilità/necessità di studiare l’edilizia e l’architettura estera per estrapolare soluzioni applicabili nel contesto sovietico. Gli stessi architetti, per descrivere la loro situazione nel pieno delle riforme, si rappresentano in un articolo del giornale istituzionale “Arhitektura SSR” come in procinto di imbarcarsi su una nave “verso una nuova sponda” dell’edilizia industrializzata, lasciando a riva le cose “superflue” - decorazioni di capitelli e di facciate, compassi proporzionali, e altro materiale tipico dell’architettura staliniana.
Le riforme ebbero come effetto l’organizzazione di vere e proprie campagne di studio basate sulle komandirovki, letteralmente ‘viaggi comandati’, viaggi di lavoro svolti da delegazioni di architetti e ingegneri, che in maniera multidisciplinare studiavano edifici e industrie (soprattutto europee), frequentavano fiere e convegni internazionali e cercavano di stabilire contatti con professionisti e imprenditori. A partire dalle primissime spedizioni del 1954, negli anni successivi i viaggi all’estero si moltiplicarono in maniera esponenziale, generando una rete di contatti e relazioni.
I viaggi si dividevano nelle vere e proprie komandirovki, decise dai ministeri e con obiettivi precisi (rappresentare l’URSS a un evento, partecipare a una fiera, stringere rapporti con determinate persone o istituzioni, studiare oggetti, brevetti o architetture), e in gite ‘aziendali’, organizzate dagli ordini professionali, che venivano denominati con diverse formule come tvorcheskaya poezdka, ‘gita creativa’, oppure poezdka arhitektorov-turistov, ‘gita degli architetti-turisti’. Quale che fosse la formula del viaggio, per potervi prendere parte bisognava chiedere di partecipare con mesi, se non anni, di anticipo e avere delle raccomandazioni importanti dalla sezione del Partito comunista alla quale si faceva riferimento, il che significava essere immacolati per quanto riguardava la disciplina e le convinzioni politiche. Considerando che i posti erano limitatissimi e il denaro a disposizione ancor meno, la possibilità di accedere a un posto dipendeva in gran parte dalla qualità delle relazioni che si avevano con i funzionari del partito o dei ministeri.
L’iter burocratico per ottenere i visti e le autorizzazioni per viaggiare era infatti lungo e pieno di ostacoli. Il viaggio era rigorosamente un viaggio di gruppo, e quasi sempre aveva un percorso stabilito a priori. Solo i viaggiatori che andavano con l’obiettivo di raccogliere informazioni su determinate tecnologie avevano una certa libertà di manovra, a seconda delle opportunità che si presentavano loro, ad esempio l’invito a visitare un laboratorio o una fabbrica. Anche in questo caso la comitiva (o meglio la “delegazione”, come viene chiamata sempre nei documenti) si muoveva tutta insieme, e con essa un membro dei servizi di sicurezza che ne controllava le attività e i contatti con l’esterno. Anche nel caso in cui il viaggiatore sovietico si fosse trovato per caso da solo non avrebbe avuto grandi possibilità di manovra, comunque, disponendo di una piccola somma di denaro sufficiente solo per piccoli acquisti.
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Si potrà quindi comprendere come l’esperienza di viaggio di un architetto o di un ingegnere sovietico fosse del tutto diversa da quella del suo collega occidentale e mancasse della libertà di scelta del percorso e in generale di movimento che contraddistingueva i viaggiatori degli altri paesi. Data la natura pubblica e spesso anche istituzionale del viaggio dell’architetto/ingegnere sovietico, si poneva il problema di restituire alla collettività l’esperienza individuale. Era necessario sistematizzare l’esperienza di decine, e successivamente centinaia di specialisti in diverse parti del mondo e renderla riutilizzabile dalla comunità tecnica e scientifica.
La Relazione di Viaggio: Uno Strumento Burocratico
Intorno alle komandirovki e ai viaggi organizzati si mise in moto un enorme meccanismo burocratico e amministrativo che permetteva di raccogliere le informazioni acquisite dalle singole delegazioni in un corpus di conoscenze a disposizione di tutti. Questo meccanismo necessitava di una serie complessa di processi di traslazione e traduzione delle informazioni, che aveva come suo mattone fondante la relazione di viaggio, in russo otchet, letteralmente ‘rendiconto’. Un grande numero di questi documenti si può trovare nell’Archivio di Stato Russo di Economia (RGAE) nel fondo 339 alla sezione 3. La relazione o rapporto era uno degli strumenti più comuni della burocrazia sovietica e si applicava a molteplici momenti della vita pubblica e lavorativa di un cittadino sovietico.
Le relazioni non venivano stilate solo per chi viaggiava all’estero, ma anche sulle attività di chi dall’estero visitava l’URSS. Si trattava quindi di una forma di comunicazione standard, che in particolare per i viaggi diventava un documento molto ricco, sia per le sue funzioni che per i modi in cui veniva declinato caso per caso. Le funzioni più importanti erano:
- restituire il giustificativo delle attività svolte e dell’utilità del viaggio;
- essere un dispositivo per tenere traccia del viaggio, dei contatti e delle attività svolte;
- costituire una delle fonti principali di aggiornamento tecnico-scientifico;
Per quanto riguarda il primo punto, è abbastanza evidente la funzione della relazione: il viaggiatore doveva dimostrare di aver svolto un lavoro utile, di essersi comportato secondo le regole e di aver raggiunto gli obiettivi che gli erano stati assegnati; doveva poi incentivare la propria partecipazione a ulteriori viaggi. I due successivi punti sono relativi alla raccolta dei contenuti e alla loro traduzione in un archivio operativo: si chiedeva ai delegati in viaggio di annotare tutto quello che ritenevano interessante, di fotografare, di prendere le misure, di ottenere quante più informazioni possibili.
Perciò le relazioni di viaggio sono piene di descrizioni minuziose di sistemi costruttivi, di disposizioni planimetriche, di materiali edili e processi costruttivi, corredate da ricchi apparati iconografici che arrivavano fino a un centinaio di immagini per documento: si tratta di ridisegni ricostruiti dalle fotografie, di schizzi, di ritagli di pubblicazioni, copie di disegni tecnici, foto di archivio delle aziende, materiale pubblicitario e schede tecniche, foto di cantiere prese dagli studi di progettazione che andavano a visitare, dispense universitarie e materiale scientifico vario, in certi casi anche filmati. Ai delegati si chiedeva di descrivere nel modo più completo possibile quello che vedevano, e certi oggetti erano descritti con grande profusione di disegni e ridisegni, fotografie, dettagli esecutivi corredati da lunge didascalie.
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Tutte le informazioni raccolte venivano archiviate e passate agli uffici di informazione che stilavano voluminosi dossier con titoli come “L’esperienza della costruzione all’estero” (come ad esempio il dossier conservato in RGAE f. 339 op. 3 d. 890 che sintetizza 137 relazioni del biennio 1956-1958), nei quali le informazioni erano sistematizzate in modo tematico e geografico; ad esempio, si faceva un confronto fra tutti i sistemi costruttivi per l’edilizia residenziale prefabbricata della Francia, della Svezia, della Germania, del Regno Unito. Questi dossier, a differenza delle relazioni di viaggio, non erano secretati, e avevano una circolazione interna nelle grandi organizzazioni come Gosstroi, ed erano una delle fonti principali, insieme alle raccolte di articoli e pubblicazioni straniere, per l’informazione tecnico-scientifica degli specialisti sovietici. Da essi, ad esempio, si ricavavano gli sborniki, i manuali (nel caso del dossier appena citato se ne fecero 17 diversi).
Le informazioni così raccolte attraverso i viaggi permettevano di avere una panoramica aggiornata sugli sviluppi dell’edilizia nel mondo e, soprattutto, di fare il punto sul livello raggiunto in URSS. Questo introduce l’ultima funzione del report, che era quella di suggerire direttive e azioni da intraprendere per migliorare la propria produzione. Gli specialisti in viaggio, alla fine di ogni relazione, stilavano una lista di proposte, che potevano essere ad esempio l’introduzione di un particolare macchinario o di una certa metodologia di calcolo, oppure il miglioramento di determinati materiali o la sperimentazione di alcuni tipi edilizi. Queste direttive dal basso convergevano ai vertici decisionali che decidevano i piani di sviluppo.
Il sistema delle relazioni di viaggio e della raccolta centralizzata delle informazioni si rivelò estremamente utile al coordinamento dell’intero settore edile sovietico, che in pochissimi anni raggiunse e certe volte superò gli standard occidentali. Questo modo di raccogliere le esperienze e i dati dei viaggi - che ricorda il metodo di viaggio “apodemico” di Herarius Pyrksmair basato sulla riduzione e la ricomposizione del “manifesto” e dell’“evidente” (così è descritto in Leed [1991] 1992, 218) - sembrerebbe a prima vista chiudere il cerchio sui viaggi degli architetti sovietici.
Leggere per Viaggiare: La Russia Attraverso la Letteratura
Leggere assomiglia molto a viaggiare. Nella letteratura si incontrano storie, tipi umani, paesaggi, si conoscono le bellezze di un luogo ma anche, i suoi problemi sociali, le contraddizioni, le storture. Questo è valido anche (e soprattutto) per la Russia. Leggere libri di storia, racconti di viaggio, saggi di arte è fondamentale per capire un Paese così grande e diverso come la Russia. Troppo grande con i suoi undici fusi orari, difficilmente riconducibile alle sole Mosca e San Pietroburgo. Scrivendo questa lista di libri mi sono resa conto ancora una volta delle sue immense “risorse” e di quanto ancora mi sfugga, di quanto ho dimenticato e ritrovato con l’occasione di scrivere queste poche righe. I libri da leggere sono tanti, non solo per vivere un viaggio con maggior coinvolgimento ma anche per capirci qualcosa in più della Russia. Ho fatto un piccolo elenco. Non prendetela come una raccolta esaustiva, sono solo un personale suggerimento selezionato tra le mie letture.
Mikhail Bulgakov: Il Maestro e Margherita
Una pietra miliare della letteratura russa e non solo, uno dei miei libri preferiti in assoluto. Di una profondità totale per i temi trattati in cui si mescolano satira, amore, denuncia, ironia. Un vero e proprio show di una strana combriccola composta nientemeno che dal Diavolo in persona e i suoi demoni più fidati. Sconvolgeranno la vita di una grigissima Mosca staliniana, immobile, corrotta- inteso anche come corruzione dell’anima- e burocratizzata. Bellissima la scena iniziale del libro con la conversazione tra lo straniero Woland/Diavolo, il presidente del MASSOLIT Berlioz e il poeta Ivan Bezdomnyj.
Svetlana Aleksievich: Ragazzi di Zinco
Un libro toccante, fatto dalle voci di donne che raccontano la Seconda Guerra mondiale. L’autrice ne intervista decine per quasi due anni, raccogliendone le preziose testimonianze. La guerra vissuta e spiegata con una emotività tutta femminile. Le protagoniste sono poco più che ragazzine quando si arruolano per difendere la patria e gli ideali della loro giovinezza.
Jan Brokken: Anime Baltiche
Jan Brokken racconta San Pietroburgo attraverso le storie e le sofferenze di grandi personaggi che hanno reso questa città elegante e un pò malinconica un polo culturale importantissimo. Una galleria di scrittori, musicisti, artisti, intellettuali da Anna Akhmatova a Dostoevskij, passando dalla musica di Shostakovich Rachmaninov e Rimskij-Korsakov, e poi dall’arte di Malevich. Indaga il loro rapporto con la città e la Patria da profondo conoscitore della realtà russa.
Lev Tolstoj: Guerra e Pace
Da che parte cominciare, non saprei. Comincio col dirvi di non lasciarvi spaventare dalla lunghezza perché rischiereste di perdere troppo. Le vicende si svolgono sullo sfondo storico delle guerre napoleoniche, ampi spazi vi sono dedicati e vi assicuro che non li dimenticherete mai più. Meglio di un libro di storia! I personaggi diventano parte della tua vita o meglio tu diventi parte della loro. Ti senti come risucchiato da un mondo intero: guerra, amore, storia, psicologia, spiritualità, amicizia profonda, storie umane, drammi esistenziali. Il tutto descritto attraverso le vite di alcune famiglie aristocratiche: i Bolkonskij, i Rostov, i Kuragin e Pierre Bezuchov.
Colin Thubron: Tra i Russi
Un libro che racconta attraverso storie e incontri la Siberia dei primi anni Novanta. Colin Thubron è uno scrittore inglese che ha esplorato la Russia più volte. In questo libro descrive una Siberia che da poco aveva aperto le porte ai viaggiatori stranieri, una terra meravigliosa che però soffre profondamente il disfacimento post sovietico. Il suo viaggio comincia a Ekaterinburg e arriva fino alle propaggini estreme del paese verso il pacifico e verso l’Artico, incontrando tutta la varietà etnica e di tipi umani che vivono sotto l’immenso cielo della Russia.
Feodor Dostoevskij: Le Notti Bianche
La profondità psicologica dei personaggi della grande letteratura russa è strabiliante. E’ fondamentale la lettura dei classici per affacciarsi sull’anima russa. Le notti bianche è un libro altamente psicologico che in poche pagine sonda il tema dell’alienazione con una attualità incredibile. Le vicende si svolgono a San Pietroburgo nelle lunghe notti d’estate quando il sole continua ad emanare i suoi bagliori anche di notte.
Svetlana Aleksievich: Tempo di Seconda Mano
Tempo di seconda mano è un collage di storie, di sentimenti. Quelli della gente di Russia che descrive il crollo dell’Unione Sovietica e del comunismo con sentimenti contrastanti, per alcuni un dramma per altri una liberazione. La Aleksievich lascia parlare i suoi intervistati, non interviene, se non nelle note didascaliche e con qualche commento qua e là. I discorsi sulla libertà sussurrati nelle cucine: che cosa è veramente la libertà? Emergono storie incredibili sepolte in fondo all’anima, vite passate tra un androne e una stazione, tra una kommunalka e l’altra, gli uomini resi inutili dalla piaga dell’alcool. Alcuni maledicono gli anni ’90, volevano solo un pò di libertà in più, non quello che è successo al Paese in quegli anni. Un aspetto toccante è il senso di appartenenza che c’era nell’URSS, anelato e rimpianto da molti. La consapevolezza di essere tutti fratelli e sorelle, un unico enorme popolo. Tutti diversi eppure tutti uniti in una convivenza pacifica.
Egon Sendler: Le Icone Bizantine
Non voglio spacciarlo per un libro semplice, ma interessante si. Questo è un libro d’arte ma scritto in un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Ne consiglio la lettura per apprezzare in modo più profondo questi capolavori. L’icona è una forma di arte religiosa che nasce con il cristianesimo stesso, il libro inizia col tracciare i riferimenti storici della sua nascita e gli elementi filosofici e teologici che ne stanno alla base, per poi spiegarne gli elementi estetici e le tecniche di realizzazione.
Masha Gessen, Misha Friedman, Never Remember: Alla Ricerca del Passato Sovietico
Luglio 1997. Irina Flige e Veniamin Iofe presero un treno notturno da San Pietroburgo a Medvezhya Gora (dal 1938 Medvezhegorsk), nella Repubblica di Carelia, dove avrebbero potuto disporre dell’aiuto di un reparto di reclute accampate nelle vicinanze. Cercavano di ritrovare il luogo dove erano stati sepolti in gran segreto oltre mille prigionieri delle isole Soloveckie trucidati nel novembre del 1937 per ordine del governo sovietico.
Flige aveva sperato che in Russia si portasse a compimento un processo di de-comunistizzazione come in Germania si era proceduto alla de-nazificazione. Ma non era accaduto. Negli anni Novanta erano già in fase di arresto i timidi tentativi di cominciare a costruire una memoria pubblica e condivisa a partire dalle ricerche per dare un nome, un luogo, una data di morte alle centinaia di migliaia di coloro che erano stati eliminati in modo anonimo negli anni del potere sovietico. Meno di due anni dopo l’inaugurazione del monumento di Sandarmokh, era salito al potere Vladimir Putin, un ex colonnello del KGB, sull’onda di una campagna di propaganda basata sulla nostalgia e sulla rivendicazione di un immaginario passato sovietico eroico, felice e ordinato.
Locanda del Viaggiatore: Dettagli e Servizi
Locanda del Viaggiatore offre servizio per matrimoni con un minimo di 30 invitati e fino a un massimo di 100 invitati. Locanda del Viaggiatore ha ricevuto le raccomandazioni del 100% delle coppie che hanno usufruito dei suoi servizi. La sua valutazione totale è di 5.0 e ha ricevuto questo punteggio nella qualità del servizio, flessibilità, rapporto qualità/prezzo, professionalità e tempo di risposta. Locanda del Viaggiatore propone menù per il banchetto di nozze con un prezzo per invitato da 85€ a 110€.
Servizio | Dettagli |
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Invitati (min-max) | 30 - 100 |
Raccomandazioni | 100% |
Valutazione Totale | 5.0 |
Prezzo per invitato | 85€ - 110€ |
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