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Michela Murgia e i "Turisti per Caso": Un'Analisi de "L'Incontro"

La notte del 10 agosto 2023 ci lasciava all’età di 51 anni Michela Murgia. Cabrarese, scrittrice di successo (suo il Premio Campiello con “Accabadora” nel 2010), saggista, conduttrice televisiva, fine intellettuale capace di animare forti e divisivi dibattiti.

Nel 2014 ho comprato L’incontro, un libretto di meno di cento pagine scritto da Michela Murgia. L’ho portato nella mia testa in questi anni con un sorriso sulle labbra, ricordavo soprattutto la comicità dei fatti raccontati e quando l’ho riletto in questi giorni l’ho scoperto una seconda volta. La storia è presto detta: Maurizio rimane per un’estate e un inverno nella casa dei nonni a Cabras (nel libro è denominato Crabas, in lingua sarda) e vive le esperienze della vita selvaggia dei ragazzini del luogo, dai quali riesce a farsi accettare.

Il Pronome "Noi" a Crabas: Un'Analisi di Comunità e Identità

La scrittrice ragiona nel corso del libro sull’uso e sul valore del pronome “noi” a Crabas.

Il primo capitolo introduce la figura di Maurizio, il protagonista, e la natura della relazione che instaura quando abbandona la solitudine della sua vita da figlio unico verso la sorellanza e fratellanza degli amici dell’estate a Crabas.

Nel secondo capitolo Murgia introduce la questione del “noi” secondo come è percepita dagli abitanti di Crabas, sia gli adulti sia i ragazzini. Mediante l’esperienza di Maurizio si ripercorrono i passi necessari a comprendere che cosa significhi capire il significato per diventare parte di un “noi”.

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Nel terzo capitolo Murgia descrive la composizione eterogenea dei ragazzini che si ritrovano a Crabas in estate e l’estensione della prima persona plurale a tutti coloro che “fanno il gioco insieme”, indigeni, turisti e figli di emigrati che tornano a casa per le vacanze.

La Frantumazione del "Noi": La Fondazione di una Nuova Parrocchia

Nel capitolo sesto avviene la grande rottura della narrazione: il vescovo ha autorizzato la fondazione di una seconda parrocchia a Crabas. In questo momento si frantuma il concetto di “noi” che fino a questo punto la scrittrice ha costruito non solamente per i ragazzini, ma anche per gli anziani.

Soffermarsi sulla lettura delle ultime righe del capitolo quando alla richiesta di Maurizio su chi siano “loro”, gli altri, il vecchio Nonno Giacomo sentenzia: “Loro sono quello che non siamo noi”.

Nel capitolo settimo soffermarsi all’inizio sul concetto di centro e periferia, e quindi di rivalsa, alla base della divisione degli abitanti di Crabas.

Commentare come la scrittrice “argomenta” il cambiamento mostrando tutta una serie di esempi di comportamenti in controtendenza con quelli descritti nei capitoli iniziali.

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Riflessi della Divisione Adulta nel Mondo Infantile

Nel capitolo ottavo nel gruppo dei bambini si specchia ciò che è avvenuto nella comunità degli adulti: il piccolo Franco va a fare il chierichetto nella nuova chiesa e abbandona il gruppo.

Maurizio quell’inverno soggiorna presso i nonni e salda le relazioni con il suo gruppo: è così che, nonostante non sia mai stato religioso, va a fare il chierichetto come completamento del suo processo di appartenenza.

Il Climax della Processione e la Sfida tra Parroci

Nei capitoli nove e dieci la storia si impenna in un climax che raggiunge l’acme con la processione dell’Incontro, in cui i due parroci si sfidano in un vero e proprio duello. In questo capitolo è messa in scena la frantumazione definitiva del “noi” ad opera dei due parroci, nonostante una soluzione finale del conflitto.

Turisti per Caso: Un'Esperienza Inattesa

Viaggiare è sempre un'esperienza allettante, soprattutto quando si ha l'opportunità di farlo "gratuitamente". È quello che è accaduto al protagonista di questa breve storia, che improvvisamente si ritrova vincitore di un soggiorno in Turchia per aver sostenuto e letto assiduamente la sua rivista preferita. Probabilmente estratto a sorte e incartato in un'esperienza molto singolare, si ritrova a febbraio, in un vortice di neve e gelo, a visitare la bellissima Turchia, celebre non certo per le sue nevicate.

Il fascino che caratterizza questo stupendo Paese si nasconde dietro le insidie della povertà, della mancanza di opportunità di lavoro e di istruzione, e i nostri "turisti per caso" si imbattono in situazioni alquanto incresciose. A volte vittime di un sistema collaudato da tempo, in cui povertà è sinonimo di capacità di arrangiamento, i nostri scorgono delle falle enormi nel sistema legato ai viaggi organizzati, dove la parola gratis è solo uno specchietto per le allodole.

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Ferragosto a Cabras: Usanze e Tradizioni

Quando arrivava Ferragosto Cabras faceva sul serio. Migliaia di persone occupavano la spiaggia per una settimana e niente era lasciato al caso. Per questo a vent'anni anche il più sfigato dei cabraresi, cresciuto a quella dura scuola, era un veterano della sopravvivenza on the beach, laureato in accensione della carbonella con master di specializzazione nello scavo per tenere in fresco l'anguria, vedetta scelta nel monitorare che la marea non si portasse via le birre e top manager del bisognino tra le palme nane, che per la privacy la macchia mediterranea non la batte nessuno. Noi eravamo consapevoli di essere portatori di questo sapere prezioso, tramandatoci da generazioni di cabraresi prima di noi e tutto sintetizzato simbolicamente in quell’aragosta, nostro venerato animale totem.

Per questo ce l’avevano consegnata religiosamente avvolta in alluminio come una grossa pepita d'acciaio, e Andrea Cutri se l'era infilata orgogliosamente sotto il sellino dello scooter, ergendosi a suo protettore e custode. Era congelata e questo, quando fossimo arrivati al monte, ci avrebbe dato giusto il tempo di allestire un bivacco per arrostirla: allora avremmo potuto dirci a casa anche tra gli animali feroci del Montiferru che ci erano stati annunciati.

Prima di partire passammo al salone parrocchiale a prendere due attrezzi dalla cassetta del bricolage con cui a Natale facevamo il presepe. Li sistemammo sotto i sellini degli scooter, e non fu facile fargli posto tra gli yogurt, le salsicce, la frutta, il pane, l’aragosta.

Giuro che non fu fatto apposta, solo ce ne dimenticammo, perché la vita lì era così bella che non serviva un crostaceo per migliorarla.

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