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Monte Everest: Uno Sguardo da Lontano

Ne sono passati di anni, di record, di alpinisti e “turisti” sull’Everest. Ma il dubbio, un piccolo dubbio, permane: chi ha salito per primo la vetta più alta della Terra?

Il Mistero di Mallory e Irvine

Edmund Hillary e Tenzing Norgay il 29 maggio 1953? Oppure 30 anni prima Mallory ed Irvine, i britannici, raggiunsero la vetta prima di scomparire sulla montagna? Ad oggi qualche piccolo dubbio resta e tutto ruota sul corpo di Irvine e una macchinetta fotografica non ritrovata.

La Spedizione del 1924

La spedizione britannica all’Everest del 1924 è stata la terza di una serie avente come scopo l’esplorazione geografica e la scalata dell’Everest. È rimasta celebre e allo stesso tempo enigmatica per la scomparsa di George Mallory e Andrew Irvine nel corso del loro ultimo tentativo di attacco alla cima. I due furono visti per l’ultima volta da Noel Odell non molto al di sotto della vetta mentre salivano, poco prima di essere investiti da nuvoloni e da una bufera di neve.

I due alpinisti non fecero più ritorno. La questione ancora aperta è se i due alpinisti, prima di morire, siano effettivamente riusciti a raggiungere la cima. Poi, la scoperta del corpo di Mallory nel 1999. Ma anche questo nuovo fatto non ha ancora chiarito la questione. Si cerca, come detto, ancora di ritrovare la macchina fotografica che probabilmente al momento del disastro si trovava con Irvine.

Chi erano Mallory e Irvine?

George Herbert Leigh Mallory (Mobberley, 18 giugno 1886 - Everest, 8 giugno 1924) è stato un alpinista inglese che ha fatto parte delle prime tre spedizioni inglesi per la conquista della cima del monte Everest, rimanendovi poi vittima.

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Nato a Mobberley, in Gran Bretagna, da una famiglia religiosa (padre pastore e madre figlia di un pastore), nel 1905 viene accettato al Magdalene College di Cambridge. Dopo la laurea, trascorre un anno nella città inglese e un periodo in Francia. Nel 1910 diventa insegnante alla Charterhouse School, nel Surrey. A Charterhouse conosce la sua futura moglie, Ruth Turner (6 ottobre 1892 - 6 gennaio 1942), con la quale convola a nozze nel 1914 e dalla quale avrà due figlie e un figlio: Frances Clare (19 settembre 1915 - 2001), Beridge “Berry” Ruth (16 settembre 1917 - 1953), e John (21 agosto 1920).

Nel 1910, tenta con alcuni amici di scalare il Monte Vélan nelle Alpi. L’anno successivo raggiunge la vetta del Monte Bianco. Nel 1913 ha già al suo attivo varie scalate, tra le quali quella del Pillar nel Lake District, conosciuta oggi come la “via di Mallory”.

Subito dopo il matrimonio, nel dicembre del 1915 Mallory entra a far parte del reparto di artiglieria delle forze armate come luogotenente in seconda. Il fratello, Trafford Leigh-Mallory, farà carriera militare fino a comandare le forze aeree alleate durante lo sbarco in Normandia.

Dopo la guerra Mallory ritorna brevemente al suo lavoro di docente a Charterhouse, dimettendosi nel 1921 per poter prendere parte alla prima spedizione sull’Everest. Tra le varie spedizioni, cerca di guadagnarsi da vivere scrivendo articoli e insegnando. Nel 1923, è lecturer presso l’università di Cambridge, ottenendo un permesso temporaneo per prendere parte alla terza spedizione inglese per la conquista della vetta dell’Everest, nel 1924.

L’8 giugno 1924, con il compagno di scalata Andrew Irvine, lascia la propria tenda sulla parete nord dell’Everest e comincia il tentativo di ascensione all’ultimo tratto della vetta più alta del mondo. Alle 12.50, in ritardo sulla tabella di marcia, sono avvistati a circa 240 metri dalla cima dal compagno di scalata Odell, per poi essere nascosti da folate di neve.

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Il Ritrovamento del Corpo di Mallory

Nel 1999 una spedizione sponsorizzata dalla BBC scalò l’Everest alla ricerca dei corpi di Mallory e Irvine per tentare di dare risposta alle speculazioni sulla vicenda.

Il ritrovamento del corpo di Mallory in ottimo stato di conservazione, avvenuto il primo Maggio ad opera di Conrad Anker, non ha però svelato la dinamica dei fatti, poiché i resti erano privi di strumentazione. Un elemento che potrebbe rivelare maggiori informazioni sarebbe la macchina fotografica Kodak, forse in possesso del compagno di cordata Andrew Irvine, le cui pellicole potrebbero aver resistito al tempo grazie alle basse temperature d’alta quota. Sebbene vi è anche la possibilità che anche se i due fossero giunti sulla cima a ora inoltrata vista la partenza tardiva, l’illuminazione possa essere stata troppo scarsa per scattare fotografie.

Nel 2013 Tony Smythe, figlio dell’alpinista Frank Smythe, ha scoperto che il padre aveva già probabilmente localizzato il corpo di Mallory nel 1936, ma aveva preferito comunicare la scoperta solo via lettera al capo della spedizione inglese e non alla stampa, per evitare clamore giornalistico. E poi c’è un altro particolare, di non poca rilevanza, Una fotografia. Nelle tasche di Mallory non fu ritrovata la fotografia della moglie che egli portava con sé per lasciarla sulla cima della montagna. Cosa che Mallory disse di voler fare.

Poi nel 2010 la questione si riapre. Lo storico statunitense Tom Holzel, infatti, ha annunciato di aver localizzato il luogo in cui si troverebbe il corpo di Irvine.

Andrew “Sandy” Irvine (Birkenhead, 8 aprile 1902 - Everest, 8 giugno 1924) era anche egli un alpinista britannico. Nel 1979 lo scalatore cinese Wang Hongbao avvistò un corpo che si ritenne potesse essere quello di Irvine.

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Il Fascino dell'Everest: Nomi e Prospettive

Per i buddhisti tibetani, che guardano l’imponente vetta da nord, questo è il Chomolungma, la ‘Dea madre dell’universo’. Gli sherpa del distretto di Solukhumbu, in Nepal, lo chiamano Sagarmatha, ‘Fronte del cielo’. I più prosaici colonizzatori inglesi scelsero dapprima il nome Peak B, poi Peak XV, e infine Monte Everest.

Per le schiere di escursionisti e alpinisti in cammino lungo i sentieri che si snodano attraverso l’Himalaya come ruscelli argentati, questa è semplicemente una cima imponente e impegnativa. Se si raggiunge l’Everest dal lato nepalese, in effetti la vetta di 8848 m è quasi nascosta dai vicini Nuptse e Lhotse: da qui nasce il rituale di alzarsi all’alba e di salire lungo i pendii di pietra nera del Kala Pattar per godere di una vista priva di ostacoli. E che vista! Da vicino, l’Himalaya sembra scolpito dagli dèi, strappato alla roccia e al ghiaccio da mani grandi come città.

Pianificare un Trekking all'Everest

Nel trekking nepalese, quasi tutti trascorrono solo una notte a Gorak Shep, l’ultima, fredda tappa prima del campo base dell’Everest, per poi scendere a una quota inferiore. Seguendo però un’adeguata acclimatazione si possono trascorrere parecchi giorni gratificanti tra le montagne.

  • 4 giorni: Dedicate una giornata al trekking a Kala Pattar, per il migliore panorama dell’Everest, e un’altra per visitare il campo base stesso, l’esteso villaggio di tende per gli alpinisti situato ai piedi del ghiacciaio Khumbu. Con un paio di giorni in più, potreste affrontare la salita al Cho La, il passo coronato dai ghiacciai che collega Solukhumbu con la Valle di Gokyo, prima di scendere verso Namche Bazaar.
  • 10-14 giorni: L’itinerario standard dell’Everest richiede due settimane per coprire il circuito tra Lukla e il campo base dell’Everest sul lato nepalese. Gli unici a trascorrere periodi più lunghi nelle immediate vicinanze dell’Everest sono il personale sanitario, gli scienziati e gli alpinisti. Arrivando dal Tibet, invece, 10 giorni sono appena sufficienti per il trekking al campo base nord degli alpinisti e per la successiva sfiancante salita al campo base avanzato a quota 6340 m.

Come Arrivare

La via più seguita da escursionisti e alpinisti è dal Nepal, a piedi dalla pista di atterraggio di Lukla nel distretto di Solukhumbu, servita da voli di linea giornalieri provenienti da Kathmandu durante la stagione del trekking da ottobre a novembre e da febbraio ad aprile.

Kathmandu offre collegamenti aerei con l’Asia e il Medio Oriente, ma non esistendo concorrenza le tariffe sono elevate. Provenendo dal Tibet, l’aeroporto internazionale più vicino è quello di Lhasa, che però è servito soltanto da voli provenienti da Kathmandu e da altre regioni della Cina.

Trasporti Interni

Durante la stagione turistica, da Kathmandu partono voli giornalieri per la città di Lukla, che però sono effettuati solo in condizioni di bel tempo. In alternativa, si può raggiungere Lukla con un trekking di circa una settimana da Shivalaya o da Tumlingtar. Arrivati a Lukla, avrete ancora due settimane di trekking per raggiungere il campo base dell’Everest e rientrare passando da Namche Bazaar.

Opzioni di Alloggio

  • Budget ridotto: Hotel Sherpa - Un giardino soleggiato e il caffè-panetteria interno richiamano gli escursionisti in questa struttura di vecchia data situata in posizione eccellente appena fuori dal minuscolo aeroporto di Lukla.
  • Budget ridotto: Herman Helmer’s Bakery - Prendete un caffè con una focaccina e godetevi una pausa sul divano o sulla terrazza di questa panetteria all’europea a Namche Bazaar, antidoto perfetto al mal di montagna.

Periodo Migliore per il Trekking

Il Nepal ha due principali stagioni del trekking; i mesi da evitare sono quelli estivi delle piogge monsoniche e i freddi mesi invernali da dicembre a febbraio. Naturalmente è possibile affrontare il trekking anche fuori stagione, ma i lodge possono essere chiusi, i voli sono meno frequenti e le sfavorevoli condizioni meteo possono rendere pericolosi i passi d’alta quota.

I Pericoli dell'Everest

Vento, crepacci e cadaveri: l’esploratore Matthew Dieumegard-Thornton ci rivela le sfide fisiche e mentali alla conquista della vetta più alta del mondo.

Nell’ultimo secolo, più di 305 alpinisti sono morti scalando l’Everest. Pochi conoscono questi pericoli come l’esploratore britannico Matthew Dieumegard-Thornton. Nel Maggio 2012, a soli 22 anni, è diventato uno degli scalatori più giovani della storia a raggiungere la vetta.

  1. La “zona della morte” può farvi delirare: “La differenza tra l’Everest e la maggior parte delle scalate ad altitudini elevate è che per raggiungere la vetta è necessario un supplemento di ossigeno. Un viaggio normale dura dalle 5 alle 6 settimane, e la maggior parte di questo cammino è pensato per fare in modo che il corpo possa acclimatarsi. Ma nulla può prepararti a quell’aria sottile, ti fa delirare. L’area in cui non c’è aria a sufficienza è chiamata La Zona della Morte."
  2. Ci sono molti crepacci sull’Everest: “Ci sono un sacco di crepacci sull’Everest, e molti vanno attraversati lungo delle scalette a pioli."
  3. Gli Sherpa possono essere folli: “Se fossi caduto in un crepaccio, probabilmente non mi sarebbe successo nulla, dato che ero attaccato ad una corda in sicurezza. Ma la parte peggiore è guardare gli sherpa. Vengono pagati a peso/carico, per cui più rotazioni riescono a fare, più vengono pagati, e quindi usano molte scorciatoie per fare più in fretta. Non si legano, non indossano caschetti, generalmente non si curano della sicurezza. Attraversano le scalette senza corda tenendosi aggrappati con le mani. Il giorno prima di raggiungere un grosso crepaccio oltre il Campo Uno, ci è stato detto che il giorno prima uno sherpa era caduto in quel crepaccio ed era morto."
  4. La Montagna si nasconde alla vista: “È impossibile concepire per davvero l’Everest. Intendo nella sua interezza. Quando si è abbastanza lontani da vederlo tutto sembra un dipinto, e da vicino è così grande che è impossibile anche solo capire cosa si sta guardando. È quasi come se la montagna si nascondesse alla vista: non riesce a vedere il campo tre fino a quando non si raggiunge il campo due. E il campo quattro è visibile solo una volta che si gira attorno a un lato della montagna. Ed è sempre così, anche al giorno di arrivo alla vetta."
  5. Sul monte Everest vedrete dei cadaveri: “L’Everest è cosparso di cadaveri. Quando si lascia il campo quattro e si arriva al “summit day” (il giorno in cui si raggiunge la vetta), si è così in alto che si riesce a malapena a portare su sé stessi. Non si possono portare carichi pesanti, perciò se si muore lì sopra, le possibilità che qualcuno possa riportare a valle il cadavere sono molto poche, quindi ecco spiegati i cadaveri in vista."
  6. I detriti sono un pericolo costante: “A causa del clima sempre più secco sull’Everest per via del riscaldamento globale e delle nevicate sempre più ridotte, la montagna perde strati di rocce e ghiaccio che si staccano rotolando per i versanti della montagna."
  7. Il fallimento è una delle paure più grandi: “Molto prima di iniziare la scalata, una delle sfide più dure dell’Everest è il denaro. Pianificare un viaggio può costare oltre 45.000 euro, quindi è necessario poter offrire delle buone occasioni di marketing, ed è sempre più difficile distinguersi nella folla."
  8. La cima è ventosa e ostile: “Ho iniziato la scalata immaginando che, nel caso fosse accaduto il peggio, morire in cima all’Everest sarebbe stata una fine tutto sommato pacifica, dato che il livello di ossigeno nell’aria è così basso che probabilmente si finisce solo per perdere conoscenza. E invece no, la cima è ventosa e ostile; molto semplicemente non è un bel posto dove stare, è davvero estrema. Ci sente lontani da qualsiasi tipo di aiuto e che nessuno sarà in grado di salvarvi. Il vento aggiunge moltissima tensione, e si può tranquillamente paragonare alla colonna sonora di un film dell’orrore."

Trekking al Campo Base dell'Everest: Un Sogno per Ogni Alpinista

Lukla, la porta d'accesso al sogno, dove le donne costruiscono l'aeroporto. Everest - Campo Base, sogno di ogni alpinista, questa sgambata che da Lukla sale ai piedi della montagna più alta del mondo.

Itinerario Tipico del Trekking

Il volo che da Kathmandu (1400mt) ci porta a Lukla (2800mt) è della compagnia Goma Air, una delle 5-6 che ogni giorno porta in mezzora avanti e indietro soprattutto carovane di turisti, viaggiatori, alpinisti e lavoratori. Da Lukla parte il nostro trekking, per dodici giorni ci addentreremo nelle valli fino al punto più alto e vicino all’Everest: il Kala Pattar.

Una sommaria descrizione delle tappe del nostro trekking che si sviluppa in 13 giorni:

  1. Volo Kathmandu Lukla (2840m) e trek a Phakding (2610m). Percorso di circa 2 ore e mezzo. Si può arrivare anche a Jorsale con altre due ore circa. L’importante è arrivare l’indomani a Namche Bazar.
  2. Da Phakding a Namche Bazar (3440m) in cinque ore.
  3. Namche Bazar. Giorno di sosta per acclimatazione che può essere impiegato per una visita a Shyangboche all’albergo dei giapponesi, al villaggio Kunde dove c’è l’ospedale voluto da Hillary e a Khumjung dove c’è il gompa con lo 'scalpo' dello yeti (la mano non esiste), l’uomo delle nevi. Si tratta di tre paesini uno dopo l’altro. Tener presente che sabato a Namche Bazar è giorno di mercato.
  4. Da Namche Bazar a Tingboche (3860m). Un lungo traverso su ottimo sentiero che taglia il ripido pendio della sponda orografica destra nella valle dell’Imja Drangka, poi dura salita nel bosco sino al monastero di Tingboche (3867m) per quasi 5 ore di marcia.
  5. Da Tnigboche a Pperiche (4260m), circa 5 ore passando per Pangboche, da dove con una breve deviazione si può andate a visitare il bel monastero.
  6. Da Periche a Lobuche (4930m) passando per il tea shop di Duglha ed il colletto con i chorten in pietra a ricordo degli sherpa ed alpinisti morti.
  7. Da Lobuche a Gorak Shep (5200m) in due ore circa. Da qui tre ore per andata e ritorno al punto panoramico del Kala Pattar (5545m) con vista sulla conca glaciale del Khumbu Glacier e, di fronte, la piramide nera dell’Everest incastonato tra i pendii ricoperti di ghiacci della propria spalla ovest ed il quasi ottomila Nupse. Notte nei lodges di Gorak Shep.
  8. Visita ai piedi dell’Ice Fall dove, tra aprile e giugno prende forma il paese delle tende dell’Everest Base Camp (5350m). Percorso su morena glaciale e ghiacciaio sporco, con 4 ore, tra andata e ritorno. Prolungamento per la notte con percorso a ritroso, senza difficoltà, fino a Lo buche.

Se si ritorna sullo stesso percorso, comodamente, in tre giorni si torna a Lukla: Lobuche-Tingboche, Tingboche-Namche Bazar Namche Bazar-Lukla.

Con due giorni in più si può scegliere di rientrare per la valle di Gokyo, più vario e completo ma anche più impegnativo e serrato:dopo la visita all’Ice Fall si prolunga la discesa per altre tre ore deviando verso Dzonglha (4838) ai piedi del Cho-la.

Altra variante in discesa è la traversata su Chukkung, se il tempo, la logistica e l’attrezzatura necessaria lo consentono, con la salita all’Island Peak o quanto meno al facile Chukkung Ri (5043m) ai piedi della parete sud del Lothse.

Questo trekking prevede un volo a Lukla, pista d’alta montagna, operativa solo con tempo buono. In caso di cattivo tempo e conseguente ritardo superiore ai 2/3 giorni, il trekking dovrà necessariamente subire una variazione d’itinerario. Il coordinatore avrà a disposizione una serie di alternative da concordare con i partecipanti.

Il Festival Mani Rimdu

Per le partenze EVEREST CAMPO BASE - KHUMBU HAUTE ROUTE - EVEREST VIEW TREK coincidenti con le date del festival. La manifestazione, che dura 3 giorni, coinvolge tutte le popolazioni della zona che convergono al monastero di Tingboche. Molto suggestive le cerimonie sacre dei monaci (berretti gialli) che si svolgono il primo giorno e la sera dei 2 successivi.

Il Monastero di Tingboche

Il monastero di Tingboche sorge lungo il sentiero che da Namche Bazar porta al campo base dell’Everest a 3.870 metri di quota, su di un piccolo pianoro incuneato nel cuore delle più alte vette hiamlayane. Si crede che il monastero venne costruito nel 1923 dal lama Gulu. Distrutto da un incendio nel 1989 il gompa è stato nuovamente ricostruito.

Il Fascino Letterario dell'Everest

«Guardavo le ombre mutevoli sulla neve bianca e osservavo disperato la massa grigia che continuamente confluiva dal Nepal nella profonda cavità oltre la testa del ghiacciaio. Ma poi una corrente giunse da est; con lentezza, il sipario fu tirato; l'Everest e la Cima Sud si stagliarono contro il cielo blu. La fotocamera era pronta e io ebbi piena soddisfazione. Pochi minuti dopo le nuvole si riaddensarono e di nuovo non vidi più niente».

«Mallory» come gli storici hanno scritto «era destinato a diventare l'archetipo dell'eroe dei giovani del suo tempo». È troppo bello, elegante e affascinante per non essere notato.

Tabella delle Tappe del Trekking

Giorno Tappa Distanza Dislivello Positivo Dislivello Negativo
1 Lukla - Phakding 9 km +125 mt -355 mt
2 Phakding - Namche Bazar 12 km +880 mt -50 mt
3 Namche Bazar - Khumjung 6.5 km +440 mt -100 mt
4 Khumjung - Pangboche 11 km +710 mt -630 mt
5 Pangboche - Dingboche 6.5 km +600 mt -50 mt
6 Dingboche - Lobuche 8 mt +560 mt -40 mt
7 Lobuche - Kala Pattar - Dzongla 18.8 km +1070 mt -1170 mt
8 Dzongla - Cho La Pass - Dragnag 8.5 km +770 mt -900 mt
9 Dragnag - Gokyo Ri - Gokyo 7.5 km +780 mt -690 mt
10 Gokyo - Dhole 12 km +150 mt -850 mt
11 Dhole - Namche Bazar 12 km +320 mt -970 mt
12 Namche Bazar - Lukla 21 km +405 mt -1005 mt

Questo è un itinerario di esempio e può essere soggetto a variazioni in base alle condizioni meteorologiche e alle preferenze del gruppo.

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