Nadine Gordimer: Una Vita di Impegno e Letteratura nel Sudafrica dell'Apartheid
Il premio Nobel per la Letteratura Nadine Gordimer, scomparsa il 13 luglio del 2014, ha lasciato un'impronta indelebile nella letteratura mondiale grazie alla sua prosa intensa e intima, che ha contribuito a mostrare la realtà dell'apartheid ai lettori di tutto il mondo.
Nata il 20 novembre 1923 fuori Johannesburg, nella città mineraria di Springs, Gordimer descriveva il suo luogo di nascita come un posto di "praterie bruciate, discariche minerarie e colline di carbone". I suoi genitori erano immigrati ebrei - sua madre inglese, suo padre lituano - non praticanti e, diceva lei, terribilmente borghesi.
Fin da giovane, Gordimer dimostrò un vivo interesse per la scrittura e una profonda consapevolezza delle ingiustizie sociali che la circondavano. Vivere in Sudafrica significava per lei vivere in una società divisa. Già da molto piccola, per incoraggiamento della madre, leggeva molto e questo, unito alla sua curiosità, l'ha spinta a riflettere su quanto la circondava.
Gordimer cominciò a chiedersi chi fosse quella gente che le sembrava così straniera. Capì che in realtà la straniera era lei; essi erano africani, mentre lei rappresentava la prima generazione della sua famiglia nata lì. Cominciò a scrivere.
Catturata dall’idea di diventare una scrittrice, Gordimer si trasferì a Johannesburg. Frequentò corsi all’università per circa un anno ma imparò di più frequentando la scena artistica del multirazziale quartiere di Sophiantown. C’è una seconda nascita che poteva accadere ai sudafricani, disse una volta Gordimer parlando all’università di Cape Town: la presa di coscienza che l’apartheid non è un ordine del mondo di natura divina, fisso e immutabile.
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La sua lotta contro l'apartheid
Gordimer fu una precoce e attiva militante del partito dell’African National Congress, ma non partecipò alla scrittura dei suoi documenti politici. I suoi personaggi dai nobili ideali avevamo spesso limiti personali; gli uomini d’affari razzisti e indifferenti avevano la stessa complessità e profondità dei combattenti per la libertà.
Il governo segregazionista, che imponeva censure molto capricciose, vietò quattro dei suoi romanzi con differenti accuse di sovversione. Nel suo discorso per il Nobel Gordimer disse: «Questa nostra impresa estetica diventa sovversiva quando i vergognosi segreti del nostro tempo sono esplorati in profondità, con l’integrità ribelle dell’artista nei confronti della vita attorno a sé.
Gordimer era alta un metro e cinquantacinque ma aveva quella che qualcuno definì “la fierezza attentamente curata di chi è fragile”. Malgrado la sua piccola statura, sapeva infliggere uno sguardo pungente e intimidatorio a chi suggeriva che i suoi libri parlassero di persone o eventi reali, ripetendo che le sue storie erano pura finzione, e che secondo lei proprio questo rendeva la sua scrittura più “vera”.
Le storie, spiegava, danno sguardi più chiari sulle politiche e le scelte, e sul loro duraturo impatto sulle vite delle persone: più delle biografie o dei saggi giornalistici. Si era rifiutata di trasferirsi in un quartiere protetto di Johannesburg - anche dopo essere stata derubata con la forza del suo anello di nozze e chiusa in un ripostiglio durante una rapina nella sua casa nel 2006. Dopo ciò riconobbe la gravità del problema della criminalità nella sua città, ma espresse anche comprensione per i rapinatori.
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«Penso che dobbiamo guardare le ragioni del crimine», disse al Guardian: «Ci sono giovani che vivono in miseria e senza prospettive.
Le sue opere principali
Gordimer pubblicò la sua prima collezione di storie brevi, “Faccia a Faccia”, nel 1949. Poco dopo cominciò a collaborare con la sezione di narrativa del New Yorker.
È autrice di romanzi, racconti, saggi. I suoi primi romanzi: Un mondo di stranieri, 1958; il protagonista di questo romanzo, Toby Hood, è un giovane intellettuale inglese che vorrebbe confrontarsi con il mondo dei bianchi - gli stranieri - di Johannesburg, al di là delle costrizioni della razza e della politica.
Un altro romanzo famoso, “La figlia di Burger”, pubblicato nel 1979, segue le fatiche personali e politiche di Rosa Burger, figlia di un medico carismatico e attivista anti-apartheid afrikaner che morì in carcere. «Sa rendere visibili le condizioni di vita terribilmente disumane ed estremamente complicate in un sistema di segregazione razziale», disse il segretario dell’Accademia Svedese Sture Allen nel consegnare a Gordimer il premio Nobel per la letteratura nel 1991. «In questo modo, si fondono arte ed etica».
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Stephen Clingman, professore all’università del Massachusets ed esperto del lavoro di Gordimer, spiega che per Gordimer “la politica è carattere psicologico”.
Altri romanzi: Il defunto mondo borghese (1966), Un ospite d'onore (1971), Una forza della natura, Il mondo tardoborghese, Storia di mio figlio, Il salto, Il conservatore (1974). La figlia di Burger del 1979, è ambientata nel clima di feroce lotta politica del Sud Africa degli anni settanta.
Del 1993 è invece Nessuno al mio fianco, dedicato al tema del ritorno degli esuli nel Sudafrica del dopo apartheid. Fra le raccolte di novelle: A faccia a faccia del 1949, La voce soave del serpentedel 1953, I compagni di Livingstone del 1972, e Qualcosa là fuori del 1985 (dieci racconti che si distaccano dal tema abituale dello scontro socio-politico per addentrarsi nel mondo privato dei sentimenti e del rapporto di coppia).
Nei suoi romanzi e racconti, caratterizzati da una notevole analisi psicologica, ha espresso la rivolta contro la politica razzista sudafricana, descrivendo le devastazioni e i conflitti morali che essa ha suscitato nella popolazione bianca e nera del suo paese, senza cadere in un riduttivo manicheismo o in un facile patetismo.
Il premio Nobel e l'eredità letteraria
Storia di mio figlio è del 1991, anno in cui le è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura. Nella motivazione della giuria del Nobel la Gordimer era stata premiato per “esser stata di enorme beneficio all’umanità grazie alla sua scrittura magnifica ed epica”.
Non è vero che c'è un tempo per vivere e un tempo per scrivere, dice Gordimer, ci sono nazioni, periodi storici, situazioni politiche in cui la letteratura ferisce chi la fa e chi la legge. Qui la rappresentazione letteraria serve a contestare la realtà e a dare voce all' utopia contro i crimini del potere.
Col suo paese nei problemi del post-apartheid del nuovo millennio, le fu chiesto se la democrazia avrebbe tolto ispirazione alla letteratura sudafricana. «Al contrario», rispose: «siamo pieni di problemi».
Gordimer non avrebbe mai pensato che nella sua vita sarebbe riuscita a vedere la fine del tunnel. Nel 1994, con le prime elezioni libere, il Sudafrica è uscito dal regime segregazionista; ma il suo compito di scrittrice impegnata non è finito.
È considerata una delle voci più influenti e autorevoli. La sua abilità nel raccontare storie coinvolgenti e la sua profonda conoscenza dell'animo umano hanno reso i suoi libri opere di riferimento imperdibili per gli amanti della letteratura.
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