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Parma: Cosa Vedere e Fare nella Capitale della Food Valley

Parma, situata nel cuore dell'Emilia-Romagna, è una città che affascina con il suo perfetto connubio tra cultura e gastronomia. Conosciuta per la sua ricca storia e le tradizioni culinarie, Parma è una destinazione imprescindibile per gli appassionati di vino e cibo italiani. Passeggiando per le sue strade acciottolate, potrete immergervi in un’atmosfera unica, tra splendidi edifici storici e piazze vivaci. Quello che contraddistingue Parma è un fascino senza tempo, in grado di conquistare veramente chiunque; quello che colpisce è la sua eleganza e la sua atmosfera accogliente. La città perfetta per chi ama l’arte, la cultura, ma anche la natura e le eccellenze gastronomiche. Insomma, Parma e la sua provincia sapranno stupirti con la loro bellezza autentica.

Piazza del Duomo e i suoi Monumenti

Piazza del Duomo a Parma è una delle più belle piazze d’Italia e forse del mondo. Come Palazzo della Pilotta, anche Piazza Duomo a Parma è uno scrigno di tesori: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Battistero di San Giovanni Battista e il Palazzo Vescovile costituiscono un complesso architettonico ricchissimo di arte e storia; una testimonianza preziosa del Medioevo italiano e, sul piano politico-religioso, della centralità assunta dalla curia vescovile nella vita cittadina.

Il Duomo di Parma

Il Duomo è considerato il più bell’esempio di Romanico lombardo e per la lunga storia della sua costruzione è una vera enciclopedia di stili. Consacrata nel 1106 e dedicata a Santa Maria Assunta, la cattedrale sorge nell'attuale Piazza Duomo accanto al Battistero e al Palazzo Vescovile, nel centro della città. Costruita in stile romanico e successivamente arricchita in stile rinascimentale e gotico negli affreschi, vanta una torre campanaria di ben 63 metri anch'essa in stile gotico. L'interno della cattedrale è a croce latina con tre navate adornate da cicli di affreschi del vecchio e del nuovo testamento mentre la cupola ottagonale, opera del Correggio, è dedicata all'Assunzione della Vergine.

Iniziata nel 1100 circa, nel 1526 Correggio realizzò nella grande cupola uno straordinario ciclo di affreschi, ispirato al tema dell’assunzione della Vergine. La popolarità del Duomo di Parma passa soprattutto dal capolavoro del Correggio (al secolo Antonio Allegri) che affresca la cupola che sormonta l’altare maggiore. Stiamo parlando dell'”Assunzione della Vergine” dipinto costituito da più ordini di figure celesti in volo (santi, patriarchi, angeli eccetera) tra cui spicca, appunto, la figura della Madonna vestita di rosso e blu. Secondo la critica l’importanza di quest’opera sta nel suo linguaggio pittorico a cavallo tra arte rinascimentale e barocca; da quest’ultima, ad esempio, l’artista emiliano avrebbe mutuato la scelta prospettica di dipingere dal basso verso l’alto.

Tutto l’esterno è un racconto per immagini: la vita di Gesù e di Maria, del Battista, la morte e la resurrezione, così come le decorazioni della cupola interna raccontano una Gerusalemme dopo la fine del mondo, con gli apostoli e gli evangelisti. Un capolavoro imperdibile. Altre sue opere e sculture gotico-romaniche si possono ammirare nel Museo Diocesano sempre in piazza Duomo. I capitelli delle colonne sono un mondo immaginifico scolpito nella pietra con scene di caccia e racconti tratti dalla Bibbia. Il seggio episcopale è una raffinata allegoria della vittoria di Cristo sulla morte.

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Il Battistero di Parma

Progettato e costruito tra il 1196 e il 1216, ma consacrato solo nel 1270, il Battistero di Parma è uno dei monumenti più significativi del passaggio dal romanico al gotico. Destinato al rito del battesimo, la struttura ottagonale, in marmo rosa di Verona, si sviluppa in altezza con quattro ordini di logge ad aperture architravate. Sempre in Piazza Duomo, proprio di fianco alla Cattedrale, il Battistero di San Giovanni Battista pure merita una visita. Dal punto di vista artistico l’opera certifica il passaggio dal romanico al primo gotico. Interprete di questa transizione lo scultore e architetto Benedetto Antelami a cui, sul finire del XII secolo (per la precisione 1196), venne commissionato il progetto del Battistero.

Come accade spesso, il monumento venne ultimato molto dopo (1270) la morte del suo ideatore (1230) seguendone però il progetto originario. L’esterno, ottagonale, è costruito in marmo rosa di Verona. Degni di nota i 3 portali d’ingresso (della Vergine; del Redentore; del Battista) e lo Zooforo, fregio che si snoda lungo il basamento del Battistero formato da 75 formelle che rappresentano in prevalenza animali fantastici (mostri, centauri, sirene, liocorni eccetera).

La cupola del Battistero è stata affrescata nel terzo decennio del XIII secolo da artisti locali con influenze bizantine. La parte più rilevante dell’interno, invece, è senza dubbio la cupola affrescata con figure di santi. La prima fascia ha un fondo azzurro (l’Empireo) con dei rombi, ognuno dei quali contiene una stella; la seconda fascia contiene i dodici Apostoli e i quattro Evangelisti; la terza fascia, proprio sopra l’altare, raffigura Cristo in trono, con a sinistra la Madonna e a destra san Giovanni Battista; la quarta fascia contiene dodici episodi della vita del Battista; mentre nella quinta fascia sono raffigurati episodi della vita di Abramo, nonché i quattro elementi naturali (acqua, aria, terra, fuoco), le quattro stagioni e le Vergini.

Sulla facciata del Battistero, progettato a cavallo del 1200 da Benedetto Antelami, rimarrà sicuramente impresso lo Zooforo dell’Antelami, una successione di 75 formelle raffiguranti centauri, grifoni e altre bestie infernali a cui si contrappongono 4 virtù: Fede, Speranza, Castità e Carità. Il ricchissimo interno poi è tutto da scoprire e trova il suo apice nei Mesi Antelamici, un ciclo scultoreo posto nella galleria ad est in cui i mesi sono rappresentati in base all’attività dell’uomo.

Il protagonista principale del museo è lo scultore Antelami, a cui è dedicato, di cui sono esposti “l’Angiolen dal Dom”, la statua originale di quella posta sul Campanile della Cattedrale.

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Palazzo della Pilotta

Il Palazzo della Pilotta è un complesso monumentale la cui costruzione fu iniziata nel 1583 da Ottavio Farnese che voleva farne, semplicemente, un’appendice del vicino Palazzo Ducale. Palazzo della Pilotta, più comunemente la Pilotta, è l’emblema del primato culturale di Parma. Per dire, in questo complesso monumentale di proprietà del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali hanno sede la Galleria Nazionale, il Teatro Farnese, la Biblioteca Palatina e il Museo Archeologico. Nel corso dei decenni a questo primo tratto si aggiunsero altri spazi in cui ospitare la ricca collezione dei Farnese di libri e opere d’arte.

Tutto ha inzio attorno al 1580, sotto il ducato di Ottavio Farnese. È in questo periodo che venne realizzato il cosidetto Corridore, lungo braccio rettilineo con la funzione di mettere in collegamento Palazzo Ducale, allora sede degli alloggi della corte dei Farnese, con la Rocchetta Viscontea, il nucleo più antico del palazzo. Il primo vero cantiere, però, è di vent’anni dopo (1602) per volere di Rinuccio I Farnese. Terminato il potere dei Farnese, Palazzo della Pilotta - il cui nome, ricordiamo, deriva dal gioco della Pelota praticato dai soldati spagnoli di stanza a palazzo - conobbe una lunga stagione di inerzia, interrotta prima dall’ascesa al potere di Filippo di Borbone (1720 -1765) e successivamente durante la parentesi felice del ducato di Maria Luigia d’Austria (1791-1847).

Dopo i secoli XVIII e XIX, l’evento più significativo (sia pur nefasto) del XX secolo fu il terribile bombardamento alleato che nel 1944 distrusse gran parte del palazzo. La complicata opera di ristrutturazione ebbe inizio negli anni ’70 e terminò grosso modo vent’anni dopo restituendo finalmente un elemento di grandeur alla città. Artisticamente parlando la città ducale non è solo Benedetto Antelami, Correggio e Parmigianino, infatti all’interno del Palazzo della Pilotta si possono scoprire tanti capolavori della pittura locale, italiana e fiamminga, oltre ai tesori appartenuti ai Farnese. Qui si possono gustare opere, fra gli altri del Canaletto, Leonardo da Vinci, Guercino, Canova e Guttuso.

Si accede ai piani alti attraverso lo Scalone Monumentale costruito su esempio di quello dell’Escorial a Madrid.

Teatro Farnese

Nel complesso della Pilotta c’è un teatro diventato subito un esempio per tutto il mondo. Il Teatro Farnese, fu costruito fra 1616 e 1618 nell’ala meridionale, serviva al duca Ranuccio I Farnese per festeggiare la sosta a Parma di Cosimo II dÈ Medici. Situato al primo piano di Palazzo della Pilotta, Teatro Farnese è tappa obbligata di un soggiorno a Parma. Parliamo di una straordinaria struttura teatrale del ‘600 progettata dall’architetto Giovan Battista Aleotti (1546-1636) su commissione di Ranuccio I, IV duca di Parma e Piacenza (1569-1622).

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Una grande macchina barocca ufficialmente voluta per salutare il passaggio in città nel 1618 di Cosimo II de’ Medici, diretto a Milano in visita sulla tomba di San Carlo Borromeo. Tuttavia l’evento saltò e il teatro venne inaugurato soltanto 10 anni dopo, nel 1628, stavolta per celebrare le nozze tra Odoardo (figlio di Ranuccio) e Margherita de’ Medici (figlia di Cosimo). Insomma la genesi di questo teatro è legata a doppio filo all’epopea dei Farnese di cui doveva contemporaneamente celebrarne fasti e alleanze politico-familiari.

In realtà, nel secolo successivo all’inaugurazione il teatro venne utilizzato poche altre volte e, dopo l’ultima rappresentazione del 1732, cadde in uno stato di progressivo e secolare abbandono culminato, nel 1944, nella distruzione di gran parte della struttura a seguito di un violento bombardamento alleato. La rinascita nella seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso quando, sotto l’egida della Soprintendenza di Parma, si procedé spediti alla ristrutturazione di questo teatro barocco: una ricostruzione il più fedele possibile di quanto a suo tempo progettato dall’Aleotti anche se, inevitabilmente, più povera rispetto all’originario disegno.

Decaduto per molti secoli, nel 1944 una bomba ne distrusse gran parte.

Galleria Nazionale di Parma

Parlando di Palazzo della Pilotta abbiamo accennato al ruolo positivo svolto da Filippo di Borbone e Maria Luigia d’Austria. La Galleria Nazionale è la prova provata dello sviluppo culturale impresso dai due alla città di Parma. Fu FIlippo di Borbone, infatti, a istituire nel 1752 l’Accademia di Belle Arti con lo scopo, tra gli altri, di arginare la spoliazione di opere d’arte cominciata qualche anno prima col trasferimento a Napoli di gran parte del patrimonio artistico parmigiano a seguito dell’ascesa al trono di Carlo di Borbone.

Nel 1765, poi, in coerenza con la missione culturale dell’Accademia, l’acquisto della “Madonna di San Girolamo” di Correggio, altresì nota come “Il Giorno”, tuttora fiore all’occhiello della Galleria Nazionale. Di Maria Luigia d’Austria, invece, l’intuizione di trasformare l’accademia in vera e propria istituzione museale. Dal XIX secolo le acquisizioni sono progressivamente aumentate aggiungendo alla collezione altri dipinti di assoluto valore: da Beato Angelico a Leonardo fino al Parmigianino, il cui famoso dipinto “Schiava Turca” fece rientro a Parma dagli Uffizi di Firenze nel 1928. Pochi cenni che però lasciano intuire la dimensione internazionale della Galleria Nazionale di Parma.

Altri Luoghi di Interesse

Monastero di San Giovanni Evangelista

Il Monastero di San Giovanni Evangelista è formato dalla chiesa, dal convento e dalla Antica Spezieria di San Giovanni. La figura di San Giovanni è appena visibile sul cornicione della cupola, al di sotto del cerchio degli apostoli, è si nota solo dal presbiterio. Dall’esterno si accede al Monastero con i suoi quattro chiostri e, soprattutto, alla meravigliosa Spezieria(o farmacia) di San Giovanni.

Nella prima sala, detta “del Fuoco” si vedono ancora gli antichi banchi per la vendita e le bilance per la pesa degli ingredienti conservati nei vasi in ceramica e legno Nella seconda sala (dei Mortai), si preparavano le erbe e i minerali. Laterza sala (delle Sirene) contiene preziose pubblicazioni mediche.

Come arrivare: Piazzale San Giovanni 1, alle spalle del Duomo.

Basilica di Santa Maria della Steccata

La storia della Basilica di Santa Maria della Steccata inizia a fine 1300 quando sulla facciata dell’oratorio apparve l’immagine di una Madonna allattante che divenne subito oggetto di devozione. Realizzata tra il 1521 ed il 1539, la Basilica Magistrale di Santa Maria della Steccata è un’altra eccellenza artistica della città di Parma. Sul finire del ‘300 sul sito dell’attuale chiesa esisteva un oratorio che ospitava un’immagine venerata di san Giovanni Battista. In seguito venne realizzato il dipinto di una Madonna allattante che impiegò poco tempo ad affermarsi come luogo di culto al punto da suggerire la costruzione di uno steccato per regolare l’afflusso dei numerosi pellegrini. Da qui il nome di Madonna della Steccata con cui è tuttora conosciuta la chiesa.

L’interno, a croce greca, ospita diverse opere d’arte. A volo d’uccello, senza pretesa di esaustività, segnaliamo la cupola centrale realizzata tra il 1526 e il 1527 da Antonio da Sangallo Il Giovane e soprattutto gli affreschi del sottarco orientale del presbiterio realizzati dal Parmigianino (Le vergini savie e le vergini stolte). Il resto delle decorazioni, che pure inizialmente avrebbero dovuto essere realizzate dal Parmigianino, vennero invece eseguite da Michelangelo Anselmi (Incoronazione della Vergine) e Bernardino Gatti (Assunzione di Maria).

Secondo la parabola delle dieci vergini, raccontata da Gesù, 10 vergini aspettavano l’arrivo dello sposo ma solo 5 portarono olio a sufficienza. Così, quando lo sposo arrivò, le vergini stolte erano andate a comprare l’olio.

Come arrivare: Piazza Steccata.

Monastero di San Paolo

Il Monastero di San Paolo a Parma contiene un capolavoro del Rinascimento italiano sconosciuto alla maggior parte delle persone. Il percorso museale della Camera di San Paolo ricostruisce gli ambienti dell’appartamento personale della badessa Giovanna da Piacenza, all’interno dell’antico monastero benedettino femminile di San Paolo. Non a caso, l’altro nome con cui è conosciuta l’opera è appunto “Camera della Badessa”. In questa stanza - una delle sei che costituivano la casa privata della priora - il Correggio realizzò nel 1519 il suo primo vero capolavoro pittorico, apripista di un decennio fortunato per l’artista che, sulla scia del successo ottenuto, riuscì ad avere commesse di tutto rispetto.

Secondo la critica, nell’affresco del Correggio - che crea l’illusione di un pergolato a tralci vegetali in cui si aprono finti ovali con putti e finte nicchie con soggetti mitologici - sono contemporaneamente rinvenibili le influenze di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Mantegna (vd. Camera degli Sposi, Mantova). Correggio interiorizzò e rielaborò gli insegnamenti di questi grandi artisti tirandone fuori uno dei capolavori del Rinascimento italiano.

Chiesa di San Francesco del Prato

Com’è evidente da quanto finora scritto il patrimonio ecclesiastico è parte importante dell’offerta turistica di Parma. Di questo patrimonio fa parte anche la Chiesa di San Francesco del Prato, situata nell’omonima piazza a poca distanza da Cattedrale e Battistero. Diversamente dalle altre, però, la Chiesa di San Francesco del Prato non è tanto famosa per le sua linee architettoniche o per le opere d’arte in essa presenti; al contrario, a renderla popolare è la singolare parabola storica da luogo di culto a luogo di detenzione. L’edificio risale approssimativamente alla metà del ‘200 in piena transizione tra romanico e gotico. Ovviamente, come sempre in questi casi, la costruzione andò avanti secoli. Per dire, il grande rosone che sovrasta l’esterno, e che senza dubbio è l’elemento decorativo di maggior fascino, risale al 1461.

Per quel che riguarda, invece, la funzione carceraria risale ai primi del XIX secolo durante il periodo napoleonico, salvo poi essere prolungata addirittura fino agli anni ’90 del secolo scorso. Tra i detenuti illustri del carcere di San Francesco del Prato vanno ricordati il regicida Gaetano Bresci, l’anarchico che attentò alla vita di re Umberto I di Savoia e, soprattutto, Giovannino Guareschi, autore della saga di Don Camillo e Peppone, che vi trascorse oltre un anno a seguito di una condanna per diffamazione ai danni del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. A metà degli anni ’70 la chiesa venne restituita all’ordine francescano che immediatamente diede il via a una campagna di scavi per recuperare quanto più possibile del carattere storico-monumentale dell’edificio. Nel 2018, invece, il ritorno nella diocesi di Parma e nel 2021, infine, la riconsacrazione a luogo di culto.

I Dintorni di Parma

Oltre ai Musei del Cibo di cui abbiamo appena scritto, nei dintorni di Parma c’è tanto altro da vedere. En passant segnaliamo tre tappe che possono rendere ancora più bello il soggiorno in città. Parliamo dei borghi di Castell’Arquato e Vigoleno, entrambi annoverati tra i Borghi più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, distanti uno cinquantina di chilometri da Parma; e di Salsomaggiore, rinomata località termale a meno di 40 chilometri.

  • Castello di Torrechiara: Situato nelle colline parmensi, è uno dei manieri medievali più affascinanti e ben conservati d’Italia. Costruito nel XV secolo da Pier Maria Rossi come residenza e simbolo del suo amore per Bianca Pellegrini, offre una perfetta fusione tra architettura militare e residenziale. Visitare Torrechiara significa immergersi in un’atmosfera d’altri tempi, passeggiando tra torri, cortili e mura merlate che offrono una vista spettacolare sulla campagna circostante.
  • Langhirano: Situata a circa 30 minuti da Parma, è il cuore pulsante della produzione del Prosciutto di Parma. Questa pittoresca cittadina è circondata da colline verdi e offre un’esperienza immersiva nel mondo del prosciutto crudo.
  • Rocca di Soragna: Situata a circa 40 minuti da Parma, è un magnifico esempio di architettura medievale e rinascimentale. Questa imponente fortezza, ancora oggi abitata dalla famiglia Meli Lupi, offre un affascinante viaggio nel passato.

Gastronomia Parmigiana

Se uno pensa al cibo di Parma, il pensiero corre a tre cose: prosciutto crudo, pasta ripiena, e Parmigiano Reggiano. Com’è noto, nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena c’è la maggiore concentrazione di produttori di salumi (prosciutto e culatello) e formaggi (Parmigiano Reggiano), per non parlare delle industrie della pasta e del pomodoro e della produzione vitivinicola. Insomma, un patrimonio che non ha pari in Italia e che, insieme all’arte, all’architettura e alla musica, ha reso questi territori celebri in tutto il mondo. Parma, per tradizione, è la “capitale” di questo distretto gastronomico con ricadute positive sia sotto il profilo occupazionale che per apporto al prodotto interno lordo italiano.

All’inizio del nuovo millennio ci si è posti l’obiettivo di estendere l’influenza del settore agro-alimentare anche all’ambito turistico: da qui l’idea di creare i Musei del Cibo col duplice obiettivo di rafforzare ulteriormente le singole filiere realizzando, al contempo, nuove attrazioni turistiche. A sugello di tale inziativa è sopraggiunto nel 2015 il prestigioso riconoscimento UNESCO che ha inserito Parma nella Rete delle Città Creative, città cioè in cui la creatività (in questo caso in ambito gastronomico) è tratto peculiare dello sviluppo del territorio.

Parmigiano Reggiano

Una visita a Parma non può definirsi completa senza aver assaporato il Parmigiano Reggiano, il re dei formaggi italiani. Questo prodotto DOP è famoso in tutto il mondo per il suo sapore unico e la sua lunga tradizione artigianale. Per vivere un’esperienza autentica, vi consigliamo di partecipare a un tour in uno dei numerosi caseifici della zona. Al termine del tour, una degustazione guidata vi permetterà di apprezzare le diverse stagionature del Parmigiano Reggiano, ciascuna con le proprie caratteristiche aromatiche. Accompagnarvi con un bicchiere di Lambrusco renderà l’esperienza ancora più memorabile.

Prosciutto di Parma

Il Prosciutto di Parma è un altro simbolo gastronomico di eccellenza che non può mancare nel vostro viaggio culinario. Questo prosciutto crudo, riconosciuto per il suo sapore dolce e delicato, è il risultato di un processo di stagionatura naturale che avviene nell’area collinare attorno a Parma. Durante la visita, potrete assistere al processo di produzione e apprendere i segreti che conferiscono al Prosciutto di Parma la sua inconfondibile qualità. Al termine del tour, la degustazione vi permetterà di apprezzare la delicatezza e l’aroma di questo prodotto, spesso accompagnato da un bicchiere di vino locale, come il Lambrusco o il Malvasia.

Altre Specialità

Il prosciutto crudo DOP, famoso in tutto il mondo, è però solo uno dei salumi che questa parte della pianura padana ci ha donato. Ma poi c’è la coppa di Parma, la spalla cotta, il fiocchetto e così via. Dall’unione di pasta all’uovo, formaggi, erbette, prosciutto, altri tipi di carne e parmigiano, nascono alcuni dei famosi primi piatti di Parma. Tra i secondi, spiccano lo stracotto di manzo, i bolliti, la trippa. Queste solo alcune delle prelibatezze che potrai gustare tra ristoranti e osterie che offrono vari piatti tipici della tradizione emiliana, come le lasagne e i gnocchi di patate. Un’esperienza gastronomica che renderà il tuo soggiorno a Parma ancora più indimenticabile.

Dove Alloggiare a Parma

Parma è città di turismo e di affari, quindi ha una buona offerta di hotel di tutte le categorie, nel centro ma soprattutto fuori città. Se state cercando un hotel a Parma, vi consigliamo di scegliere tra quelli offerti da Booking.com. Ci sono circa 60 hotel con prezzi, foto e i commenti di chi ha soggiornato prima di voi. Parma offre una varietà di opzioni di alloggio che soddisfano ogni tipo di viaggiatore, dai lussuosi hotel ai caratteristici bed & breakfast.

Alcune opzioni consigliate:

  • Grand Hotel de la Ville: Situato vicino al Parco Ducale, offre servizi di alta qualità e una posizione centrale.
  • Palazzo Dalla Rosa Prati: Vi accoglierà in un ambiente elegante, situato nel cuore della città, a pochi passi dal Duomo.
  • Agriturismi nei dintorni: Gli amanti del fascino rustico possono optare per agriturismi nei dintorni della città, che offrono un soggiorno tranquillo immerso nella natura, perfetto per esplorare la campagna parmense.

Consigli Utili

Non fidatevi di chi vi dice che per conoscere Parma bastano solo poche ore. Per scoprire l’intreccio di arte, storia, cultura, gastronomia che definisce la seconda città per numero di abitanti dell’Emilia Romagna (la prima è Bologna) occorre almeno un weekend. Beninteso, un weekend è sufficiente solo per una prima e superficiale conoscenza, dal momento che per approfondire tutto quel che la città ha da offrire non basterebbe una settimana. Ora hai tutte le informazioni necessarie su cosa vedere a Parma e dintorni e organizzare al meglio la visita.

Come arrivare:

Parma ha un proprio aeroporto internazionale, ma è anche vicino agli scali più trafficati di Bologna (90 km) e Milano (130 km). Molto ben collegata anche per chi arriva in auto o treno.

Come muoversi:

Il centro storico è chiuso al traffico, si gira a piedi o meglio ancora in bicicletta.

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