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Picasso lo straniero: una mostra a Palazzo Reale di Milano

L'esposizione "Picasso lo straniero", a cura di Annie Cohen-Solal e Cécile Debray, è prodotta da Palazzo Reale con Marsilio Arte ed è visitabile fino al 2 febbraio 2025. La mostra accende i riflettori sul complesso legame fra Pablo Picasso e la Francia, il Paese nel quale l’artista originario di Malaga fu un eterno straniero.

A cinquant’anni dalla scomparsa, l’opera di Pablo Ruiz Picasso è ampiamente narrata attraverso la lente della sua precaria condizione di immigrato, a lungo rifiutato e censurato dalla nazione che lo ha visto crescere e raggiungere il successo, illustrando al contempo come tale status abbia influenzato la poliedrica estetica del pittore di Malaga, oltreché le sue scelte politiche e strategiche.

Promossa dal Comune di Milano - Cultura, la mostra nasce dall’idea originale di Annie Cohen-Solal, autrice di “Picasso. Una vita da straniero” ed è prodotta da Palazzo Reale con Marsilio Arte grazie alla collaborazione del Musée National Picasso-Paris (MNPP), principale prestatore, del Palais de la Porte Dorée con il Musée National de l’Histoire de l’Immigration e della Collection Musée Magnelli Musée de la céramique di Vallauris e comprende più di 90 opere dell’artista, oltre a documenti, fotografie, lettere e video.

La mostra ripercorre i capitoli di una vicenda poco nota e approfondisce le turbolente dinamiche alla base del rapporto tra Picasso e la Francia. Una storia che si rivela di grande attualità per una città come Milano che ogni giorno si confronta con il tema dell’inclusione e dell’immigrazione.

Spiega la curatrice Annie Cohen-Solal: “Guardato con sospetto come straniero, uomo di sinistra, artista d’avanguardia, Picasso si destreggia con abilità e acume politico in un paese che poggia su due grandi istituzioni: la police des étrangers e l’Académie des beaux-arts, che tutelano ossessivamente la ‘purezza della nazione’ e il ‘buon gusto francese’. Nella mia ricerca appare costantemente l’immagine di un Picasso vulnerabile e precario, perché sapeva di poter essere espulso in qualsiasi momento. Tuttavia, seppe navigare da grande stratega contro la xenofobia diffusa”.

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Nota biografica

Nato nel 1881 a Malaga in Spagna, Picasso giunge per la prima volta a Parigi da Barcellona nell’ottobre 1900 in occasione dell’Esposizione Universale, senza conoscere una sola parola in francese. Nel 1901 viene schedato per sbaglio con il numero 74.664 come anarchico sottoposto a sorveglianza speciale. Nel 1904 si stabilisce definitivamente a Parigi, dove si affermerà come leader dell’avanguardia cubista. Nonostante la Francia diventi la sua casa e la sua fama cresca oltre i confini nazionali, l’artista non otterrà mai la cittadinanza francese.

Durante la guerra civile in Spagna, l’artista realizza Guernica (1937), l’immensa tela destinata a diventare il vessillo universale della resistenza antifascista, così il 3 aprile 1940, temendo di essere in pericolo in un Paese in cui l’invasione nazista è imminente e lui è solo uno straniero non gradito, inoltra allo stato francese la domanda di naturalizzazione, che gli viene rifiutata. Risale al 1929 il gran rifiuto che il Louvre oppose alla donazione delle “Demoiselles d’Avignon” e così, fino al 1947, nelle collezioni pubbliche francesi erano presenti solo due opere di Picasso, nonostante la sua fama fosse affermata in tutto il mondo.

Il clima di sospetto e di esclusione di cui fu vittima non gli impedì di stabilirsi nel 1955 nel sud della Francia, preferendo la provincia alla capitale e ancorandosi così definitivamente allo spazio mediterraneo al quale ha sempre appartenuto.

Il percorso espositivo

La mostra segue la traiettoria estetica e politica di Picasso, per capire come abbia plasmato la propria identità vivendo nella difficile condizione di immigrato. La narrazione fa emergere temi di grande attualità quali l’inclusione, il rispetto per le diversità, l’accoglienza, tematiche fondamentali tanto per i giovani quanto per i visitatori adulti nell’ambito dell’educazione civica.

All’epoca del Salon d’Automne del 1905, quando appaiono i Fauves, con Derain e Matisse (di undici anni più vecchio di Picasso), Picasso chiede a sua madre di inviargli una mantiglia da Barcellona per tramite di Ricardo Canals: Picasso realizza un ritratto di Benedetta Canals che può essere paragonato a un Velázquez, segno che non poteva rientrare nell’Avanguardia.

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La carriera e l’opera di Picasso sono straordinarie testimonianze di come un individuo possa riuscire a emergere brillantemente da una situazione di emarginazione nel Paese in cui ha vissuto per oltre sei decenni.

Le opere in mostra

Tra i pezzi più eloquenti figurano Le Sacré-Coeur (1909-10), la Lecture de la lettre del 1921 e Les Baigneurs: la femme aux bras écartés del 1956: opere diverse per stile, epoca e atmosfera, scelte per ripercorrere tappa dopo tappa una vicenda che ha dell’incredibile.

I Saltimbanchi

Un primo gruppo di opere interessanti sono gli studi a puntasecca dei suoi celebri Saltimbanchi. Picasso si dedicò al tema per tutto il 1905, facendo dei personaggi del circo l’emblema degli emarginati sociali, quanto degli eroi nomadi al pari di Ulisse e Don Chisciotte.

La finestra omaggio a Matisse

Emblematica è l’opera del 1958 (Finestra con testa di toro) che si presenta innanzitutto come omaggio all’amico Matisse. Il dipinto è anche un’occasione per sottolineare l’importanza e la ricorrenza della testa di toro, riferimento alla sua Spagna, nonché terra d’origine che lo rendeva eternamente straniero a Parigi.

Il Minotauro

Una “variante” del toro molto ricorrente nelle opere esposte è il Minotauro, figura mitica conosciuta come essere mostruoso e selvaggio, che crea fascino e spavento. Picasso vi si identificava, facendo una provocazione sottile alla stampa razzista.

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Il volume "Picasso. Una vita da straniero"

L’idea della mostra nasce dal libro della curatrice Annie Cohen-Solal Picasso. Una vita da straniero, successo internazionale pubblicato in Italia da Marsilio. Con documenti inediti e rivelazioni mai emerse prima, si svelano le origini del mito nel cuore dell’Europa dilaniata dai nazionalismi.

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