Quante Volte Hai Visto Il Cielo Sopra Roma? Significato e Contesto
Il Cielo su Roma è una canzone del gruppo hip-hop romano dei Colle der Fomento. Si tratta di una canzone che attraverso alcuni concetti e immagini descrive Roma, ed è probabilmente, almeno a nostro avviso, una delle migliori canzoni che siano state dedicate alla Città Eterna. Nonostante questo, con il tempo questa canzone è divenuta un simbolo sia rispetto alla produzione dei Colle der Fomento che per le canzoni su Roma in generale.
"Ma dimmi quante volte hai visto il cielo sopra Roma e hai detto: 'Quant'è bello', viettelo a vedè dall'alto, scavalca il muro al foro e viemme accanto."
Questa frase racchiude un invito a contemplare la bellezza di Roma da una prospettiva elevata, quasi a voler sottolineare la necessità di elevarsi al di sopra della quotidianità per apprezzare appieno la città.
Roma: Una Città di Contrasti e Bellezza
Roma è una città che evoca emozioni contrastanti, un luogo dove la storia e la modernità si fondono in un'unica entità.
“Dico sempre a tutti, quando mi capita, che Roma è la città più bella del mondo. Delle città che conosco, è quella dove preferisco vivere: anzi, ormai, non concepisco di vivere altrove.
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Roma è una città orizzontale, di acqua e di terra, sdraiata, ed è quindi la piattaforma ideale per dei voli fantastici. Gli intellettuali, gli artisti, che vivono sempre in uno stato di frizione fra due dimensioni diverse - la realtà e la fantasia - trovano qui la spinta adatta e liberatoria delle loro attività mentali: con il conforto di un cordone ombelicale che li tiene saldamente attaccati alla concretezza.
Gli antichi monumenti si stagliano nella luce in maniera meravigliosa, si vede la poetica geometria della città... Io conosco molte città: Parigi, Londra, New York. Ognuna ha il suo carattere, però una città architettonica come Roma, così a misura d'uomo, è impossibile trovarla... A Parigi ci sono belle piazze, ma hanno una proporzione smisurata rispetto alle piazze romane. Invece le piazze romane hanno la misura giusta.
“Noi abbiamo avuto il privilegio di nascere a Roma, e io l'ho praticata come si dovrebbe, perché Roma non è una città come le altre.
Vengo da una città, Napoli, che fruga e perquisisce con gli occhi. Sotto l'apparenza della strafottenza opera il più capillare sistema di controllo. Roma è opposta, un luogo di passaggio in cui nessuno controlla, nessuno pedina con gli occhi. Roma permette residenza definitiva al forestiero che tale rimane fino all'ultimo giorno.
La notte le strade erano deserte: questa città in cui i secoli pietrificati trionfavano superbamente del nulla, ricadeva nell'assenza; una sera decidemmo di vegliarvi fino all'alba, soli testimoni.
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I romani in venti secoli hanno assistito a ogni salita in gloria e al precipitare di ogni potere e non si stupiscono più di nulla.
Tutta Roma è impegnata in un faticoso tramonto, sembra questione di vita o di morte. Le cupole sono violette, il fumo delle nuvole sfiora le terrazze.
Fino a poco tempo fa mi riposavo con il rimorso. Mi sembrava di perder tempo, di lasciarmi sfuggire le ore come monete d'oro da una tasca bucata. Dev'essere Roma che fa quest'effetto. Qui il tempo non ha importanza, non c'è un orologio che segni un'ora giusta.
E mentre tiri su la testa e Roma è tutta blu, riesci solo a dire: 'Wow'". (Roma, Gazzelle feat.
Roma dove sei? Eri con me. Oggi prigione tu, prigioniera io. Roma antica città, ora vecchia realtà.
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Roma barbara è cultura, DNA complesso, Roma è così che fa, seduce dall'ingresso. Triste come un tango, tra l'oro e il fango, Roma è un passo a due volteggiando sull'asfalto." (7 vizi Capitale, Piotta feat.
Vojo brindà co' la cicuta a 'sta città che resta muta.
Roma è de tutti, de chi se bacia sotto la luna, de chi è partito pe' annà cercà un po' de fortuna.
Tutte le strade che a Roma portano quando ci arrivano s'ingorgano, ristagnano. Fumi di scarico impastano la lingua e l'alito di rabbia facile.
Ridi Roma, godi amore, nonostante il temporale. Metto i panni ad asciugare.
O Roma, o Roma bella, sei sempre quella che sei stata e che sarà! Chiunque viè da lontano, se fa romano dopo 'n giorno che sta qua.
È bello respirarti, difenderti, servirti e ringraziamo il cielo che ci sei, che ancora sai stupirci.
Quell'inverno, quell'inverno se la mente non mi inganna era d'estate: 'Chiama i giri che le quattro anche stanotte sono arrivate'. Roma sorella, quante volte son partito e ritornato.
Il Cielo Sopra Roma e le Scritte sui Muri
Le scritte sui muri di Roma sono un'espressione autentica della sua anima popolare. Spesso poetiche, spiritose e profonde, queste scritte diventano parte integrante del paesaggio urbano.
Ma dimme quante volte hai visto il cielo sopra Roma e hai detto quant'è bello” è stata sostituita da un discutibile “Gigi D’Alessio” a lettere cubitali.
Ma Roma anche in questo fa un po’ eccezione. Perché, a parte quegli slogan volgari, violenti e razzisti (che non rispecchiano affatto l’anima della città), spesso le scritte sui muri della Capitale sono poetiche, spiritose, a volte anche profonde, come da nessun’altra parte.
In certi casi restano così tanto a lungo sui muri che diventano addirittura un punto di riferimento. In Prati, per esempio, all’angolo tra via Nicotera e via Fonseca Pimentel, c’è scritto “Ma che è sto egoismo?”. Certe scritte diventano anche un posto dove darsi un appuntamento. Tanto che certe volte, quando giustamente vengono cancellate, si resta quasi disorientati.
In tanti, invece, hanno sorriso leggendo quella scritta tronfia di romanità: “Isis, con le mani quanno ve pare”. O quell’altra che troneggia in una traversa di via Flaminia chissà da quanti anni “Ilona Staller spia sovietica” o la recente “Non è bello ciò che è bello, figuramose Gervinho”. E poi c’è quella del romano disincantato “Quale amore?
Il Contesto Politico e Sociale
Il brano dei Colle der Fomento, con il suo richiamo al cielo di Roma, si inserisce in un contesto urbano complesso, segnato da trasformazioni sociali, politiche e urbanistiche.
La fenomenologia della gentrificazione (termine che deriva dall’inglese gentry ovvero persone di nascita signorile) ha una portata quasi universale perché si ritrova in varie parti del mondo, sia pure con caratteri differenziati.
Anche la città di Roma ha da tempo conosciuto tali dinamiche che vedono dapprima l’acquisto di case in cattive condizioni, ma situate in zone appetibili per vari motivi (centralità, vicinanza dei mezzi di trasporto, presenza di verde). In primo luogo approfittano della fatiscenza delle abitazioni per pagarle poco, comunque al di sotto del prezzo di mercato. Ma una volta entrati in possesso del bene edilizio lo ristrutturano, lo restaurano, lo rendono più pregiato con interventi migliorativi (applicando marmi, pavimenti in legno, infissi in metallo).
Avvenuto ciò, la trafila successiva è scontata: la struttura edilizia viene rimessa a posto, rinnovata, aumenta di prezzo, favorisce tutt’intorno la presenza di negozi nuovi ed ulteriori servizi. Insomma inizia una catena incrementale che pur riguardando pochi edifici produce profitti cospicui.
Pertanto più facilmente sono costoro che cedono ad una proposta di vendita, anche se non sempre vantaggiosa. Tale situazione può avere un suo peso nel processo di gentrificazione dell’ex borgata di Valle Aurelia ma di fatto concerne più spesso una casistica affine, quella di lavoratori, immigrati e non, italiani e/o stranieri, che prendono in fitto locali comprati in precedenza da inv...
Emigrazione e Immigrazione: Temi Centrali nella Canzone Italiana
L'emigrazione e l'immigrazione sono temi ricorrenti nella canzone italiana, che riflettono le trasformazioni sociali e culturali del paese. Dagli anni '70 ai giorni nostri, molti artisti hanno affrontato queste tematiche con sensibilità e profondità.
In Italia nel primo dopoguerra numerosi italiani partirono alla volta degli Stati Uniti, dell’Argentina e, per quanto riguarda l’Europa, della Germania. Le canzoni degli anni ’70 scritte da cantautori quali Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Ivano Fossati si rifanno proprio a questo periodo italiano e narrano la fatica, le condizioni disagiate, la povertà di chi era costretto a partire in cerca di un futuro migliore.
Negli anni ’90 e 2000 comincia a delinearsi un filone musicale che non tratta più l’emigrazione italiana, bensì l’immigrazione africana, albanese e dell’est Europa.
Come possiamo notare dai testi delle canzoni scelte, l’accento si sposta dall’analisi della condizione italiana di emigrante alla situazione degli immigrati in Italia negli ultimi anni e raccontano dei naufragi nel Mediterraneo, della condizione dei migranti che abbandonano il proprio paese di origine, delle cause della migrazione.
Di seguito una lista di alcune canzoni che trattano il tema dell'emigrazione e dell'immigrazione:
- Sull’Atlantico - Murubutu (2014)
- Inshallah - Sting (2016)
- Affermativo - Lorenzo Jovanotti (2017)
- Stiamo tutti bene - Mirkoeilcane (2018)
- A safe place to land - Sara Berailles ft. John Legend (2019)
- 1×1 - Cold War Kids ft. Wesley Schultz (2020)
- Refugees- Jimmy Cliff feat Wyclef (2022)
- Mediterraneo - Dolcenera (2022)
- Lettera al di là dal mare - Massimo Ranieri (2022)
- La crociata dei bambini- Vinicio Capossela (2023)
- Mediterranea - Modena City Ramblers (2023)
- Magia - Margherita Vicario (2023)
- Onda alta - Dargen D’Amico (2024)
Il Caso di Valle Aurelia: Storia e Trasformazioni Urbane
Valle Aurelia è un esempio emblematico delle trasformazioni urbane che hanno interessato Roma nel corso del tempo. Dalla borgata dei fornaciai all'attuale quartiere residenziale, la zona ha subito profonde modifiche che ne hanno mutato l'identità.
A seguito delle delibere comunali n. 799 e n. 2923 del 1981 e nonostante le vibrate proteste dell’Associazione “Italia Nostra”, nel mese di luglio dello stesso anno una ruspa ha abbattuto casa per casa, baracca per baracca e manufatto per manufatto, anche se ancora in buone condizioni, la borgata romana (atipica, perché non periferica) di Valle Aurelia, sorta vari decenni prima soprattutto per alloggiare i lavoratori delle fornaci attive nella zona, ai piedi di Monte Ciocci e della Pineta Sacchetti.
Il legame territoriale fra la Città del Vaticano e Valle Aurelia è quanto mai evidente, come ricorda anche un’iscrizione incisa lungo la facciata della chiesa parrocchiale di san Giuseppe Cottolengo, inaugurata e consacrata dal cardinale vicario di Roma Ugo Poletti il 30 aprile 1979: la scritta, rivolta verso la basilica di san Pietro, recita UBI PETRUS IBI ECCLESIA (Dov’è Pietro c’è la Chiesa).
Come ricorda una targa in marmo apposta su una parete alla sinistra dell’ingresso nel tempio, Papa Giovanni Paolo II visitò la parrocchia il 18 dicembre 1988, incoraggiando le varie opere presenti, in particolare quella per l’accoglienza dei profughi, dei poveri e degli ex carcerati (sostenuti da un sacerdote, don Germano Greganti, che aveva preso possesso di un locale seminterrato dove in precedenza, a viale di valle Aurelia, era stata provvisoriamente allestita la chiesa parrocchiale), la “Legio Mariae”, la San Vincenzo, il Centro Olimpia “per l’animazione sportiva ai gruppi giovanili”, la Corale Lauretana, i catechisti, il Consiglio Pastorale, tutte testimonianze di una forte propensione all’associazionismo ed alla solidarietà.
Oggi restano in piedi due sole ciminiere: della fornace Veschi, lungo via Baldo degli Ubaldi, e della fornace Pomilia, posta più all’interno, in via Gavino di Suni, e meglio conservata nel suo insieme perché riutilizzata più volte con varie destinazioni (ultimamente come tipografia).
Fu allora che sorsero le fornaci moderne e le prime abitazioni per i fornaciai (in gran parte d’origine veneta, come testimonia il gergo usato nel loro mestiere).
Dopo il 1981 nell’area della vecchia borgata sono rimasti la chiesetta e piccoli nuclei di case ad essa adiacenti. Si era previsto di creare un parco pubblico, di cui vennero posti i primi cartelli. Ma non se ne fece mai nulla.
Dal 2011 vi opera l’Associazione Sportiva Dilettantistica Nuova Valle Aurelia, nata dalla fusione fra la Polisportiva Valle Aurelia e l’Associazione Sportiva Dilettantistica “Nuova Aurelia” e promotrice di un Centro di Formazione ed Educazione Sportiva con una scuola di calcio intitolata al giocatore Giacomo Losi, ex capitano dell’Associazione Sportiva “Roma” e già direttore sportivo della Polisportiva “Valle Aurelia 87”.
Dopo l’abbattimento delle case e delle baracche della vecchia borgata, una parte dei residenti che erano stati sloggiati è andata ad abitare nei quattro palazzoni costruiti dall’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) in viale di Valle Aurelia, dove sono ospitate, fra l’altro, sia la biblioteca di quartiere che una palestra di addestramento al pugilato.
Di recente Rete Ferroviaria Italiana (società per azioni al 100% di proprietà delle Ferrovie dello Stato Italiane) e Roma Capitale hanno manifestato l’intenzione di rimettere in funzione il percorso ferroviario che da Valle Aurelia, attraversando il Pineto, arriva alla galleria di Monte Mario e poi alla stazione di Vigna Clara.