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Reati Commessi da Stranieri in Italia: Analisi delle Statistiche ISTAT

Nel discorso politico dei partiti di destra si è soliti associare l’aumento degli stranieri residenti in Italia a un “problema di sicurezza”. La leader di Fratelli d’Italia e, presumibilmente, futura prima premier italiana donna - Giorgia Meloni - in piena campagna elettorale, chiedeva a gran voce per l’Italia l’istituzione del blocco navale, per “difendere i confini dall’immigrazione, che costituisce un problema di sicurezza”.

Prendendo per buono l’assunto di base di Salvini e Meloni, ovvero che maggiore immigrazione in Italia - e in Europa - porti con sé un innalzamento degli indici di criminalità, bisognerebbe riscontrare un aumento dei reati a livello nazionale e internazionale, visto che i numeri dei richiedenti asilo sono in aumento. Stando ai dati Eurostat, negli ultimi dieci anni in Francia, Germania, Italia e Spagna, c’è stato un notevole aumento del numero dei richiedenti asilo: Madrid è passata da 2.350 nel 2012 a 62.050 nel 2021, con un picco di 115.175 richieste nel 2019. Roma registrava 17.170 domande nel 2012, mentre nel 2021 il numero è salito a 45.200.

Nonostante gli aumenti dei richiedenti asilo, non si è registrato nello stesso periodo un aumento della criminalità in Italia, Francia e Germania; l’unica eccezione è la Spagna. Facendo riferimento ancora una volta a Eurostat e agli indici di criminalità, nel nostro paese i “sospettati e delinquenti” erano 501 mila nel 2012. È vero, però, che il tasso di criminalità è maggiore tra i residenti stranieri che tra gli “autoctoni”, ma il dato necessita di una considerazione: bisogna ricordare, infatti, che gli stranieri rappresentano solo il 10 per cento della popolazione, ma si concentrano principalmente nelle fasce più fragili: sono più poveri, svolgono lavori meno qualificati, spesso vivono ai margini della società.

Vediamo quali tipologie di reati sono aumentate e quali diminuite negli anni scorsi. Stando sempre ai dati del Ministero dell’Interno, sono calati i delitti: in particolare, il loro numero totale è sceso del 7,1 per cento rispetto al periodo agosto 2019-luglio 2020. Se si considera che nel 2020, per diversi mesi, l’Italia ha vissuto in lockdown a causa della pandemia, l’ulteriore calo di questo dato assume un valore ancora più positivo. Sono diminuiti gli omicidi (-6,4 per cento), le rapine (-3,8 per cento), i furti (-12,8 per cento).

Dati e statistiche sulla popolazione straniera e criminalità

Al 1° gennaio 2024 si contano ufficialmente 5.307.598 persone straniere residenti, pari al 9% della popolazione complessiva. Stando ai dati forniti dal Rapporto CNEL Cittadini stranieri in Italia, al 1° gennaio 2024 si contano ufficialmente 5.307.598 persone straniere residenti, pari al 9% della popolazione complessiva. Il dato si pone in costante aumento: al 1° gennaio 2023, i residenti stranieri erano circa 5 milioni e costituivano l’8,7% della popolazione. Per ciò che concerne, invece, gli irregolari, stando al XXIX Rapporto ISMU sulle migrazioni 2023, questi sono circa l’8% della popolazione straniera presente in Italia.

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Passando ad analizzare le presenze in carcere, al 30 aprile 2025 risultano 19.740 persone straniere, pari al 31,6% della popolazione detenuta. Negli ultimi anni, la presenza di detenuti stranieri si è mantenuta costante seppur assumendo un andamento decrescente. Al 31 dicembre 2004, tra le persone detenute, il 31,7% erano persone straniere, con un picco raggiunto nel 2007 (37,5%). Negli anni successivi, le presenze hanno assunto un andamento oscillante per poi assestarsi in costante decrescita dal 2017, con un lieve incremento registrato tra il 31 dicembre 2023 (31,4%) e il 31 dicembre 2024 (31,8%). A fronte del crescere della popolazione straniera residente, il numero delle persone straniere in carcere si riduce.

Rapportando le presenze di persone straniere in carcere alle persone straniere libere, solo lo 0,4% circa si trova recluso; trattasi di valore meramente indicativo che non tiene conto del numero oscuro di persone straniere presenti sul territorio irregolarmente che, come visto, rappresentano una percentuale piuttosto bassa. Si possono trarre delle conclusioni di rilievo da tale primo dato: la propaganda che vuole raccontare un’emergenza criminalità legata alle persone straniere non è confortata dai dati. A fronte del crescere della popolazione straniera residente, il numero delle persone straniere in carcere si riduce.

Rispetto alla distribuzione geografica, si evince come siano le regioni del nord Italia a detenere il numero maggiore di popolazione detenuta di origine straniera. Rispetto al totale degli stranieri in carcere, infatti, il 20,8% di costoro si trova nelle carceri lombarde, il 12% nel Lazio, il 9,8% in Piemonte, il 9,8% in Emilia-Romagna, il 7,9% in Toscana e il 7,3% in Veneto.

Istituti penitenziari con alta presenza di detenuti stranieri

Sono 40 gliistituti in cui la presenza delle persone straniere supera della metà la popolazione detenuta italiana:

  • la CC di Sondrio (73%)
  • la C.C. di Trieste (70,2%)
  • la C.C. di Bolzano (68,9%)
  • la C.R. di Livorno “Gorgona” (68,2%)
  • la C.C. di Piacenza “San Lazzaro”, (67,2%)
  • la C.C. di Siena (66,7%)
  • la C.C. di Milano “F. Di Cataldo” San Vittore (66,4%)
  • la C.C. di Padova (64,8%)
  • la C.C: di Firenze “Sollicciano” (64,2%)
  • la C.R. di Arbus “Is Arenas” (62,5%)
  • la C.C. di Verona “Montorio” (61,5%)
  • la C.C. di Sanremo (61,3%)
  • la C.R. di Onani “Mamone” (61,2%)
  • la C.C. di Modena (60,9%)
  • la C.R. di Porto Azzurro “P. De Santis” (60,7%)
  • la C.C. di Cuneo (60,3%)
  • la C.C. di Cremona (59,8%)
  • la C.C. di Ravenna (59,7%)
  • la C.C. di Venezia “Santa Maria Maggiore” (59%)
  • la C.C. di Udine (59%)
  • la C.C. di Mantova (58,6%)
  • la C.C. di Belluno (57,9%)
  • la C.C. di Alessandria “G. Cantiello - S. Gaeta” (57,7%)
  • la C.R. di Laureana di Borrello “L. Daga” (57,4%)
  • la C.C. di La Spezia (56,6%)
  • la C.C. di Brissogne “Aosta” (56,5%)
  • la C.C. di Biella (56,4%)
  • la C.C. di Perugia “Nuovo Complesso penitenziario Capanne” (56,1%)
  • la C.C. di Firenze “Mario Gozzini” (56%)
  • la C.C. di Bologna “R. D’Amato” (55,9%)
  • la C.C. di Rieti “N.C.” (55,7%)
  • la C.C. di Trento “Spini Di Gardolo” (54,8%)
  • la C.C. di Grosseto (54,2%)
  • la C.C. di Prato (53,8%)
  • la C.C. di Arezzo (53,7%)
  • la C.C. di Pisa (53%)
  • la C.C. di Varese (52,4%)
  • la C.C. di Vercelli (52,1%)
  • la C.C. di Lodi (51,8%)
  • la C.C. di Lecco (51,8%).

Si nota come gli istituti con maggiori presenza di stranieri si trovino principalmente nel Nord-Italia e in Sardegna, confermando la tendenza a collocare le persone straniere in istituti di medio-piccole dimensioni, anche dove vi è una elevata percentuale di lavoranti, ma siti in località poco collegate con il resto del territorio.

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Nazionalità e caratteristiche dei detenuti stranieri

Bisogna a questo punto chiedersi chi sono queste persone, che caratteristiche anagrafiche presentano e da dove provengono. Guardando alla nazionalità, la rappresentanza maggiore è costituita dal Marocco (21,9% sul totale), seguito da Romania (10,9%), Tunisia (10,9%), Albania (9,7%) e Nigeria (5,3%). Guardando alla popolazione detenuta femminile, la maggior parte delle detenute proviene dalla Romania (199 detenute), seguita da Nigeria (89 detenute), Marocco (56), Bosnia Erzegovina (35) e Brasile (35).

Utile, rispetto alla provenienza, confrontare la presenza in carcere rispetto alla popolazione libera. Stando agli ultimi dati disponibili, dal 2011 al 2023 l’aumento nelle residenze di persone straniere in Italia si è verificato per la popolazione asiatica (+23%), seguito da quella africana. Di contro, si sono ridotte le presenze di persone provenienti dall’Europa centro-orientale (-6,5%).

Guardando al 2023, sono le persone provenienti dalla Romania a rappresentare la presenza più consistente (1 milione e 82 mila residenti), cui seguono albanesi, marocchini, cinesi e ucraini. Al di sopra delle 100 mila unità si collocano anche bengalesi, indiani, filippini, egiziani, pakistani e senegalesi. Un aumento consistente ha interessato i flussi provenienti dall’Ucraina a causa del conflitto in corso dal 2022. È questo l’esito positivo dell’integrazione, della presenza delle nuove generazioni e dei ricongiungimenti familiari.

Paragonando i dati delle migrazioni con le presenze in carcere si nota come, partendo dalla popolazione maggiormente rappresentata nel Paese -la Romania- la presenza di Romeni in carcere si sia progressivamente ridotta: al 31 dicembre 2023 costituivano l’11,2% degli stranieri, percentuale scesa al 10,9% al 31 dicembre 2024. Il tasso di detenzione al 2023 era pari appena allo 0,2%.

Guardando all’Albania, al 31 dicembre 2023 gli albanesi rappresentavano il 10,4% della popolazione detenuta, scesa al 9,8% al 31 dicembre 2024. Quanto al tasso di detenzione, gli albanesi presenti in Italia nel 2023 (regolarmente soggiornanti) erano 389.646, con un tasso di detenzione pari allo 0,5%. Di contro, se si prendono in considerazione altre comunità ampiamente rappresentate in carcere, si nota come la percentuale di detenuti marocchini e tunisini tenda a crescere lievemente. Per i primi si è passati dal 20,9% del 31 dicembre 2023 al 21,5% del 31 dicembre 2024. Per i secondi, si è passati dal 10,3% del 31 dicembre 2023 al 10,8% al 31 dicembre 2024.

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In rapporto alla popolazione libera, per ciò che concerne la comunità marocchina, al 1° gennaio 2023 è presente un numero di persone marocchine regolarmente soggiornanti pari a 399.146, con un tasso di detenzione pari all’1%, in crescita rispetto agli scorsi anni (l’anno precedente era pari allo 0,97%). Il numero di Tunisini presenti in Italia, prendendo come riferimento sempre il 2023, era pari a 98.243, con un tasso di detenzione di circa il 2%, anche in questo caso lievemente in aumento (1,9% nel 2022). Si tratta in entrambi i casi di paesi extracomunitari che hanno subito una notevole stretta rispetto alla possibilità di accedere a permessi e a conseguenti possibilità di lavoro maggiormente stabili.

Età e posizione giuridica dei detenuti

La popolazione detenuta straniera si presenta come sostanzialmente più giovane rispetto agli italiani. Dove la fascia di età per questi ultimi va dai 50 ai 59 anni (23,5% della popolazione detenuta italiana), con gli stranieri che si fermano al 10%, questi si collocano primariamente nella fascia di età che va dai 30 ai 34 anni (17,9% del totale degli stranieri), dove gli italiani nella medesima fascia sono il 10,9%. Segue la fascia compresa tra i 35 e i 39 anni (17,7%) e quella che va dai 25 ai 29 anni (16%); gli italiani sono rispettivamente il 12,7% e il 7,4%.

Sono diverse le ragioni che potrebbero spiegare tale fenomeno. Anzitutto, gli italiani sono raggiunti da condanne sostanzialmente più lunghe. Inoltre, occorre considerare che gli italiani hanno più agevole accesso a misure alternative e collocamenti domiciliari, grazie al supporto degli affetti sul territorio, cosa che spesso non avviene per le persone straniere, cui le istituzioni non offrono adeguati strumenti di reinserimento.

Guardando alla posizione giuridica, immediatamente si nota come, proporzionalmente, le persone detenute straniere imputate ricoprano una percentuale maggiore rispetto agli italiani: gli stranieri imputati rappresentano circa il 29% della popolazione detenuta straniera contro il 23% circa degli italiani rispetto alla popolazione detenuta italiana.

Tipologie di reato e condanne

Con riguardo alle tipologie di reato, le persone straniere commettono principalmente reati contro il patrimonio: il 26,7% del totale dei reati commessi da persone straniere, contro il 22,8% degli italiani sul totale dei reati commessi da italiani. Resta minima l’incidenza per gli stranieri dei reati connessi al 416bis dove -sul totale dei reati rientranti in tale fattispecie- gli stranieri costituiscono appena il 2,4%.

Le tipologie di reati commessi giustificano le tipologie di condanne, che risultano sostanzialmente più brevi per le persone straniere. Al 31 dicembre 2024, sul totale degli stranieri, il 29,3% risulta condannato per pene comprese tra i 5 e i 10 anni. Sul totale delle condanne comprese tra i 3 e i 5 anni, gli stranieri incidono per il 37%, percentuale che cresce man mano che le condanne diminuiscono: 40,7% sul totale delle condanne comprese tra 2 e 3 anni; 42,6% sulle condanne da uno a due anni e 45,5% sulle condanne inferiori ad un anno. Di contro, se si guarda alle condanne maggiormente elevate, sul totale delle condanne comprese tra i 10 e i 20 anni gli stranieri rappresentano il 20,8%, sul totale delle condanne superiori ai 20 anni il 12,2% e, infine, sul totale delle condanne all’ergastolo gli stranieri incidono per il 7,6%.

Tale dato si completa guardando alle pene residue: sul totale dei residui pena compresi tra 2 e 3 anni, gli stranieri rappresentano il 33,5%; sul totale dei residui da 1 a 2 anni, il 37,4% e sul totale dei residui inferiori ad 1 anno arrivano al 42%. Di contro, sul totale del residuo dai dieci ai 20 anni gli stranieri rappresentano il 15,4% e sul totale dei residui pena oltre i 20 anni, il 16,4%.

Problemi degli stranieri in carcere

Preoccupante resta l’accesso ai mediatori culturali: sul totale dei detenuti stranieri presenti al 31 dicembre 2024, ogni 100 detenuti sono presenti 1,7 mediatori. I mediatori ogni 100 detenuti restano inferiori a 2 per la popolazione straniera proveniente dall’Est Europa, dal Nord Africa, da altri paesi africani e dal Sud America. Il valore aumenta a 3,1 mediatori ogni 100 detenuti per coloro che provengono dal medio ed estremo oriente.

Rispetto alle prese in carico degli uffici di esecuzione penale esterna, al 30 aprile 2025 risultano prese in carico 142.773 persone. Di queste, appena il 20,4% sono persone straniere. Tra queste, la maggior parte provengono dall’Europa (42,6% del totale), seguite dalle persone provenienti dal continente africano (36,7%). Il valore complessivo di persone straniere prese in carico risulta del tutto insufficiente per far fronte alle loro esigenze tenuto conto che, come rilevato, la maggior parte si ritrova con un residuo pena inferiore ai limiti di legge previsti per l’accesso a misure alternative alla detenzione.

La sproporzione di accesso alle misure alternative e a maggiori tutele risulta tanto più evidente se si guarda al contesto della detenzione minorile e dei giovani adulti. Sono moltissimi i minori stranieri non accompagnati che faticano a prendere contatto con le loro famiglie di origine, che vorrebbero accedere al lavoro al fine di ottenere un sostegno economico e che spesso si avvicinano a circuiti delittuosi, principalmente piccolo spaccio, furti e rapine. Molti di questi ragazzi non parlano l’italiano e i mediatori sono del tutto insufficienti. Si inserisce qui anche la difficoltà nell’ottenere i documenti e nel comprendere le procedure per regolarizzare la propria posizione sul territorio. La normativa e l’orientamento di diverse Questure rendono tale obiettivo pressoché irraggiungibile.

Il trattamento delle persone straniere in carcere è sintomatico di quello che è il pensiero maggioritario nel Paese: marginalizzazione ed esclusione dal territorio. Ciò, nonostante si sia visto come, nei casi in cui i processi di integrazione hanno funzionato, si sono ridotte le presenze in carcere. Posizioni maggiormente regolari portano un ricorso inferiore al circuito criminale per garantirsi la sopravvivenza. L’integrazione è l’unica risposta possibile.

Criminalità in Italia: dati complessivi

La sicurezza dei cittadini, tanto nella sua componente oggettiva (comportamenti antisociali o delittuosi), quanto in quella soggettiva (percezione di allarme sociale da parte degli individui), costituisce uno degli indicatori dello “stato di salute” di una comunità e rappresenta una dimensione essenziale della convivenza civile. Nel 2023, in Italia, la criminalità complessiva denunciata è tornata ai livelli osservati nel 2018, in netta risalita rispetto al dato registrato nel 2020, superando i livelli del 2019.

Nel 2023, aumentano i furti: 1.731 ogni 100 mila abitanti (1.632 nel 2022). Alla fine del 2024, i detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti sono 61.861 mila (+2,8 per cento, rispetto all’anno precedente). Nel 2023, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria ammontano a circa 2,341 milioni, circa 39 delitti ogni mille abitanti (3,8 per cento in più, rispetto all’anno precedente).

Nel 2023, tra i delitti contro la persona, rispetto al 2022, sono in aumento gli omicidi volontari consumati e tentati (rispettivamente +3,0 per cento e +1,5 per cento). Al contrario, le denunce di violenza sessuale sono in lieve diminuzione (-0,9 per cento). Per la componente femminile di popolazione, si conferma un quadro stabile in cui le morti violente avvengono soprattutto nell’ambito della coppia. Il contesto in cui avvengono i femminicidi è, infatti, prevalentemente familiare/affettivo (nell’81 per cento circa dei casi), senza differenze significative per età. Nel 2023, il tasso di donne uccise da un partner o ex partner (sia esso un coniuge, un convivente, un fidanzato o un amante) è pari allo 0,21 per 100 mila donne, del tutto simile a quello del 2022 (0,20).

In particolare, sono i partner con cui la donna ha una relazione al momento della morte (coniugi, conviventi, fidanzati) a compiere il maggior numero degli omicidi nella coppia (41 per cento), mentre sono il 12,8 per cento gli ex partner (ex coniugi, ex conviventi, ex fidanzati). Nel 2023, continuano ad aumentare, in generale, i delitti contro il patrimonio, a partire dai furti, circa 17 ogni mille abitanti, contro i 16 dell’anno precedente. Tra le rapine, aumentano quelle compiute in strada, che costituiscono la parte maggioritaria del fenomeno (da 25 a 28,1 ogni 100 mila abitanti), mentre più limitato è l’aumento di rapine negli esercizi commerciali (da 6,1 a 6,5 per 100 mila abitanti).

Alla fine del 2024, i detenuti presenti nelle strutture penitenziarie per adulti sono 61.861 (+2,8 per cento, rispetto all’anno precedente). La quasi totalità è di sesso maschile (95,6 per cento), quota stabile nel tempo, mentre gli stranieri costituiscono il 31,8 per cento del totale dei detenuti. Per questi, i paesi di cittadinanza più frequenti sono: Marocco (21,5 per cento del totale dei detenuti stranieri), Romania (10,9 per cento), Tunisia (10,8 per cento) e Albania (9,8 per cento).

Nonostante il limitato allargamento della capienza degli istituti penitenziari (+0,25 per cento), tra il 2023 e il 2024, l’aumento del numero dei detenuti presenti ha comportato un aumento dell’indice di affollamento delle carceri, dopo quello già consistente dell’anno precedente. Alla fine del 2024, il 73 per cento degli istituti penitenziari (138 su 189) risulta in condizioni di sovraffollamento, ovvero ospita più detenuti di quanti siano i posti regolamentari destinati a tale scopo. Gli istituti sovraffollati ospitano l’84,3 per cento delle persone detenute in Italia.

Distribuzione geografica dei delitti

La distribuzione delle denunce di delitto sul territorio nazionale si differenzia notevolmente, in funzione del tipo di reato considerato. Nel 2023, per quanto riguarda gli omicidi volontari consumati, si registra un’incidenza più elevata nel Mezzogiorno, rispetto a quella del Centro-nord (rispettivamente, 0,68 e 0,53 omicidi per 100 mila abitanti). La distanza tra i due tassi territoriali è comunque diminuita nell’ultimo anno (da 0,34, nel 2022 a 0,16, nel 2023). Tra gli altri delitti di criminalità violenta, le rapine sono più diffuse nel Centro-nord, rispetto al Mezzogiorno (52,8, a fronte di 37,3 rapine per 100 mila abitanti), ma è una regione del Sud, la Campania, a primeggiare stabilmente nella deprecabile graduatoria (73,9 rapine per 100 mila abitanti).

La Campania è seguita da otto regioni del Centro-nord, a iniziare da Lombardia e Toscana (rispettivamente, 65,5 e 63,8 rapine per 100 mila abitanti). Nel 2023, a livello regionale, la distribuzione dei furti, depurata dagli effetti della dimensione demografica, presenta un campo di variazione molto elevato: dai 28 furti per mille abitanti del Lazio ai 4,5 della Basilicata. Nel 2024, la quota più elevata di famiglie che percepisce il rischio di criminalità si registra nel Centro (30,7 per cento), seguita dal Nord-ovest (27,5 per cento).

Criminalità in Europa: confronto

Nel 2022, l’incidenza maggiore degli omicidi volontari consumati nell’Unione europea si è registrata in Lettonia, con 3,57 omicidi per 100 mila abitanti, un valore che precede quello di un altro stato baltico, la Lituania (2,39), decisamente sopra la media, insieme alla Lettonia. Se si considerano le sole vittime femminili di omicidio, il valore più alto caratterizza, anche in questo caso, gli stati baltici, con la Lettonia che presenta 3,97 femmine uccise per 100 mila femmine residenti, seguita dalla Lituania (con 1,93 donne uccise ogni 100 mila donne).

Per gli altri venti paesi per i quali sono disponibili i dati, il campo di variazione va da 1,56 vittime, in Lussemburgo, a 0,39 vittime femmine per 100 mila residenti, in Irlanda. Nell’anno 2022, il tasso di detenzione presenta una notevole variabilità tra i paesi dell’Unione europea. Assume i suoi valori più elevati in Ungheria e Polonia (rispettivamente, 199,7 e 190,5 detenuti per 100 mila abitanti), i minimi in Paesi Bassi e Finlandia (63,9 e 51,6 detenuti per 100 mila abitanti). Il valore dell’Italia, pari a 97,3 detenuti per 100 mila abitanti, comprendente sia i detenuti adulti presenti negli istituti penitenziari sia i minori ospitati nelle strutture residenziali del Ministero della giustizia, la colloca in una posizione intermedia nella graduatoria dell’Unione europea (appena sotto la mediana europea di 105,9).

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