Reati Commessi da Italiani e Stranieri: Analisi Statistica
Gli stranieri sono costantemente aumentati mentre i reati complessivi, in Italia, sono costantemente diminuiti (Pesaresi, 2019). Per cui, in base ad un ragionamento logico, sembrerebbe che gli stranieri commettano meno reati degli italiani ma questo contrasta con il numero degli stranieri detenuti che costituiscono un terzo di tutti i carcerati, più del triplo della quota di stranieri in Italia. Il fenomeno, in realtà, è molto complesso e va approfondito.
Analisi dei Dati Demografici e Criminali
La popolazione straniera residente nel 2017 in Italia era di 5.144.440 persone, che rappresentavano l’8,5% del totale della popolazione. Le forze di polizia, nello stesso anno, hanno riscontrato 262.235 segnalazioni, riferite a persone denunciate ed arrestate, a carico degli stranieri resisi responsabili di attività illecite, pari al 29,8% dello specifico totale generale di tutte le persone denunciate ed arrestate in Italia; il dato risulta in aumento rispetto a quello del 2016 allorquando le segnalazioni erano state 261.244, pari al 29,2% del totale. La stessa percentuale delle denunce/segnalazioni di stranieri si registra anche fra le persone condannate.
Il primo dato che emerge è dunque che gli stranieri sono responsabili del 30% circa dei reati che si commettono in Italia a fronte di una presenza di stranieri residenti dell’8,5%. Il tasso di criminalità è definito dal rapporto tra il numero dei reati denunciati e la popolazione residente in un determinato anno. Solitamente è espresso per 100 mila abitanti.
Confronto con Altri Paesi Europei
Una ricerca della Fondazione Hume del 2016 (Cima et al., 2016) ha calcolato il tasso di criminalità relativo degli stranieri nei paesi dell’Unione Europea per comparare il comportamento degli stranieri nelle diverse nazioni. Quello che si è calcolato, in sostanza, è la probabilità che un reato sia commesso da un immigrato rispetto ad un nativo. La Fondazione Hume, per avere una stima più stabile ed in grado di tenere in considerazione tutte le informazioni disponibili, ha considerando sia la quota di autori denunciati che la quota di detenuti nel 2013. In generale il tasso di criminalità degli stranieri è superiore a quello della popolazione autoctona in quasi tutti i paesi salvo l’Irlanda e la Lettonia.
Al sesto posto troviamo l’Italia. Quì il contributo degli stranieri è circa 6 volte quello degli autoctoni (Fondazione Hume, 2016). Utilizzando gli stessi dati ma spalmati su un numero molto più ampio di anni il risultato è sostanzialmente lo stesso. Anzi ne esce fortemente rafforzato.
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Si tratta dei dati, elaborati da Pittau e Iafrate (2018) che vanno dal 2006 al 2016 raccolti dal Ministero dell’Interno/Direzione centrale di Polizia criminale. Secondo questa ricerca che analizza un terzo di tutti i reati commessi in Italia, i reati commessi dagli stranieri, nell’ultimo decennio, sono il 31% del totale (ovvero gli stranieri denunciati). La percentuale è abbastanza stabile. In questo caso con la parola stranieri si intende sia quelli regolarmente presenti nel territorio italiano che gli irregolari.
Ulteriori Ricerche e Analisi
Un’altra ricerca conferma il quadro statistico. Si tratta in questo caso di un lavoro di Luigi Maria Solivetti (2018) che ha utilizzato dati dell’Istat e del Ministero dell’Interno. Questa ricerca parte dall’analisi dei dati relativi agli imputati. Il lavoro che Solivetti ha fatto è simile a quello realizzato per la precedente tab. 2 e cioè ha calcolato il tasso di immigrati imputati per popolazione immigrata (ossia, numero di immigrati imputati per anno, per ogni 100.000 immigrati residenti nel Paese) per poi confrontare questo dato con quello del tasso dei nativi imputati (numero nativi imputati per anno per 100.000 nativi residenti).
Questi due valori sono poi stati condensati in un indice di sintesi che è l’indice di incriminazione degli immigrati che misura l’incidenza relativa di un fenomeno in una sotto-popolazione. La Tab. 3 mostra i risultati ottenuti applicando l’indice relativo di incriminazione degli immigrati (esclusi gli immigrati con cittadinanza italiana) in Italia unitamente anche all’indice relativo di condanna (definitiva) degli immigrati in Italia. Per i delitti di particolare gravità o diffusione che sono stati selezionati, la media è superiore: 3,6.
I valori di sovra-rappresentazione degli stranieri per i singoli delitti sono peraltro decisamente dissimili. Nel complesso, le tre ricerche, tutte concordemente, indicano che gli stranieri registrano tassi di criminalità che sono sensibilmente più elevati dei nativi italiani. Gli stranieri sono i responsabili del 31% circa dei reati commessi in Italia. Il tasso di criminalità degli stranieri è molto più elevato dei nativi. Tutte le ricerche sono concordi.
Si passa da un tasso di criminalità degli stranieri imputati che è di 2,5 volte superiore (2013-2015) a quello degli imputati italiani nella ricerca di Solivetti (2018) fino ad arrivare ad un tasso di criminalità degli stranieri (imputati e detenuti) che è di 6,3 volte superiore (2013-2015) quello degli italiani (imputati e detenuti) nella ricerca di Cima ed altri (2016). L’indice di criminalità calcolato da Solivetti (2018) solo sui condannati degli anni 2013-2015 è di 3,3 volte quello degli italiani. Questo dato non deve stupire perché il tasso di criminalità relativo degli stranieri è superiore a quello della popolazione autoctona in quasi tutti i paesi europei salvo l’Irlanda e la Lettonia.
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La riduzione dei reati che si è costantemente registrata negli anni scorsi non è dovuta alla riduzione del tasso di criminalità degli italiani che è rimasto sostanzialmente stabile (Cfr. Tab.2) e non è dovuta neanche all’aumento del numero degli stranieri il cui tasso di criminalità continua ad essere superiore a quello dei nativi.
Il divario è molto alto per lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione (24 volte), la contraffazione di marchi (20), i furti - specie per il borseggio (21), il furto nei negozi (19) e in appartamento (13) - le rapine in strada (11) o la ricettazione (11). Il tasso di criminalità relativa raggiunge valori più contenuti per le estorsioni (4), i furti in uffici pubblici (3), le truffe e frodi informatiche (3), l’ingiuria (2) o l’usura (1,1).
Ma ci sono anche reati che vengono compiuti con meno frequenza degli italiani, come le rapine in banca (0,77), quelle in uffici postali (0,95) o i crimini legati alla mafia.
Fonti dei Dati Istat
I dati Istat derivano da due fonti originarie. La prima fonte è costituita dagli archivi delle procure della repubblica. Questi dati si riferiscono sia ai delitti denunciati sia agli individui denunciati, nonché ai condannati in via definitiva. Denunciati e condannati sono suddivisi per origine, con la distinzione fra nati in Italia e provenienti dall’estero. I dati non distinguono invece tra cittadini italiani e stranieri.
Ciò comporta che tra gli immigrati denunciati e condannati siano ricompresi, senza distinzione, insieme ai cittadini stranieri, anche i cittadini italiani nati all’estero, il cui numero è peraltro piccolo quando paragonato a quello degli stranieri, nonché gli immigrati stranieri successivamente naturalizzati italiani, il cui numero è decisamente cresciuto dopo il 2012.
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Una seconda fonte di informazioni su immigrati e criminalità è costituita dai dati provenienti dalle forze dell’ordine e raccolti dal Ministero dell’Interno. I dati delle forze dell’ordine presentano il vantaggio di distinguere i denunciati secondo la loro cittadinanza.
Passando ad analizzare le presenze in carcere, al 30 aprile 2025 risultano 19.740 persone straniere, pari al 31,6% della popolazione detenuta. Negli ultimi anni, la presenza di detenuti stranieri si è mantenuta costante seppur assumendo un andamento decrescente. Al 31 dicembre 2004, tra le persone detenute, il 31,7% erano persone straniere, con un picco raggiunto nel 2007 (37,5%). Negli anni successivi, le presenze hanno assunto un andamento oscillante per poi assestarsi in costante decrescita dal 2017, con un lieve incremento registrato tra il 31 dicembre 2023 (31,4%) e il 31 dicembre 2024 (31,8%).
A fronte del crescere della popolazione straniera residente, il numero delle persone straniere in carcere si riduce. Rapportando le presenze di persone straniere in carcere alle persone straniere libere, solo lo 0,4% circa si trova recluso; trattasi di valore meramente indicativo che non tiene conto del numero oscuro di persone straniere presenti sul territorio irregolarmente che, come visto, rappresentano una percentuale piuttosto bassa.
Si possono trarre delle conclusioni di rilievo da tale primo dato: la propaganda che vuole raccontare un’emergenza criminalità legata alle persone straniere non è confortata dai dati. A fronte del crescere della popolazione straniera residente, il numero delle persone straniere in carcere si riduce.
Rispetto alla distribuzione geografica, si evince come siano le regioni del nord Italia a detenere il numero maggiore di popolazione detenuta di origine straniera. Rispetto al totale degli stranieri in carcere, infatti, il 20,8% di costoro si trova nelle carceri lombarde, il 12% nel Lazio, il 9,8% in Piemonte, il 9,8% in Emilia-Romagna, il 7,9% in Toscana e il 7,3% in Veneto.
Guardando alla nazionalità, la rappresentanza maggiore è costituita dal Marocco (21,9% sul totale), seguito da Romania (10,9%), Tunisia (10,9%), Albania (9,7%) e Nigeria (5,3%). Guardando alla popolazione detenuta femminile, la maggior parte delle detenute proviene dalla Romania (199 detenute), seguita da Nigeria (89 detenute), Marocco (56), Bosnia Erzegovina (35) e Brasile (35).
Stando agli ultimi dati disponibili, dal 2011 al 2023 l’aumento nelle residenze di persone straniere in Italia si è verificato per la popolazione asiatica (+23%), seguito da quella africana. Di contro, si sono ridotte le presenze di persone provenienti dall’Europa centro-orientale (-6,5%). Guardando al 2023, sono le persone provenienti dalla Romania a rappresentare la presenza più consistente (1 milione e 82 mila residenti), cui seguono albanesi, marocchini, cinesi e ucraini.
Paragonando i dati delle migrazioni con le presenze in carcere si nota come, partendo dalla popolazione maggiormente rappresentata nel Paese -la Romania- la presenza di Romeni in carcere si sia progressivamente ridotta: al 31 dicembre 2023 costituivano l’11,2% degli stranieri, percentuale scesa al 10,9% al 31 dicembre 2024. Il tasso di detenzione al 2023 era pari appena allo 0,2%. Guardando all’Albania, al 31 dicembre 2023 gli albanesi rappresentavano il 10,4% della popolazione detenuta, scesa al 9,8% al 31 dicembre 2024.
Di contro, se si prendono in considerazione altre comunità ampiamente rappresentate in carcere, si nota come la percentuale di detenuti marocchini e tunisini tenda a crescere lievemente. Per i primi si è passati dal 20,9% del 31 dicembre 2023 al 21,5% del 31 dicembre 2024. Per i secondi, si è passati dal 10,3% del 31 dicembre 2023 al 10,8% al 31 dicembre 2024.
La popolazione detenuta straniera si presenta come sostanzialmente più giovane rispetto agli italiani. Dove la fascia di età per questi ultimi va dai 50 ai 59 anni (23,5% della popolazione detenuta italiana), con gli stranieri che si fermano al 10%, questi si collocano primariamente nella fascia di età che va dai 30 ai 34 anni (17,9% del totale degli stranieri), dove gli italiani nella medesima fascia sono il 10,9%. Segue la fascia compresa tra i 35 e i 39 anni (17,7%) e quella che va dai 25 ai 29 anni (16%); gli italiani sono rispettivamente il 12,7% e il 7,4%.
Anzitutto, gli italiani sono raggiunti da condanne sostanzialmente più lunghe. Inoltre, occorre considerare che gli italiani hanno più agevole accesso a misure alternative e collocamenti domiciliari, grazie al supporto degli affetti sul territorio, cosa che spesso non avviene per le persone straniere, cui le istituzioni non offrono adeguati strumenti di reinserimento.
Guardando alla posizione giuridica, immediatamente si nota come, proporzionalmente, le persone detenute straniere imputate ricoprano una percentuale maggiore rispetto agli italiani: gli stranieri imputati rappresentano circa il 29% della popolazione detenuta straniera contro il 23% circa degli italiani rispetto alla popolazione detenuta italiana.
Con riguardo alle tipologie di reato, le persone straniere commettono principalmente reati contro il patrimonio: il 26,7% del totale dei reati commessi da persone straniere, contro il 22,8% degli italiani sul totale dei reati commessi da italiani. Resta minima l’incidenza per gli stranieri dei reati connessi al 416bis dove -sul totale dei reati rientranti in tale fattispecie- gli stranieri costituiscono appena il 2,4%.
Le tipologie di reati commessi giustificano le tipologie di condanne, che risultano sostanzialmente più brevi per le persone straniere. Al 31 dicembre 2024, sul totale degli stranieri, il 29,3% risulta condannato per pene comprese tra i 5 e i 10 anni. Sul totale delle condanne comprese tra i 3 e i 5 anni, gli stranieri incidono per il 37%, percentuale che cresce man mano che le condanne diminuiscono: 40,7% sul totale delle condanne comprese tra 2 e 3 anni; 42,6% sulle condanne da uno a due anni e 45,5% sulle condanne inferiori ad un anno.
Di contro, se si guarda alle condanne maggiormente elevate, sul totale delle condanne comprese tra i 10 e i 20 anni gli stranieri rappresentano il 20,8%, sul totale delle condanne superiori ai 20 anni il 12,2% e, infine, sul totale delle condanne all’ergastolo gli stranieri incidono per il 7,6%.
Tale dato si completa guardando alle pene residue: sul totale dei residui pena compresi tra 2 e 3 anni, gli stranieri rappresentano il 33,5%; sul totale dei residui da 1 a 2 anni, il 37,4% e sul totale dei residui inferiori ad 1 anno arrivano al 42%. Di contro, sul totale del residuo dai dieci ai 20 anni gli stranieri rappresentano il 15,4% e sul totale dei residui pena oltre i 20 anni, il 16,4%.
Problemi degli Stranieri in Carcere
Preoccupante resta l’accesso ai mediatori culturali: sul totale dei detenuti stranieri presenti al 31 dicembre 2024, ogni 100 detenuti sono presenti 1,7 mediatori. I mediatori ogni 100 detenuti restano inferiori a 2 per la popolazione straniera proveniente dall’Est Europa, dal Nord Africa, da altri paesi africani e dal Sud America. Il valore aumenta a 3,1 mediatori ogni 100 detenuti per coloro che provengono dal medio ed estremo oriente.
Rispetto alle prese in carico degli uffici di esecuzione penale esterna, al 30 aprile 2025 risultano prese in carico 142.773 persone. Di queste, appena il 20,4% sono persone straniere. Tra queste, la maggior parte provengono dall’Europa (42,6% del totale), seguite dalle persone provenienti dal continente africano (36,7%).
Si inserisce qui anche la difficoltà nell’ottenere i documenti e nel comprendere le procedure per regolarizzare la propria posizione sul territorio. La normativa e l’orientamento di diverse Questure rendono tale obiettivo pressoché irraggiungibile.
Il trattamento delle persone straniere in carcere è sintomatico di quello che è il pensiero maggioritario nel Paese: marginalizzazione ed esclusione dal territorio. Ciò, nonostante si sia visto come, nei casi in cui i processi di integrazione hanno funzionato, si sono ridotte le presenze in carcere. Posizioni maggiormente regolari portano un ricorso inferiore al circuito criminale per garantirsi la sopravvivenza. L’integrazione è l’unica risposta possibile.
Tabella: Indice Relativo di Incriminazione e di Condanna degli Immigrati in Italia
Delitto | Indice Relativo di Incriminazione | Indice Relativo di Condanna |
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Dati non specificati | Valori non forniti | Valori non forniti |