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Reddito di Cittadinanza e Requisiti per Cittadini Stranieri in Italia

Il reddito di cittadinanza (Rdc) è una misura di reddito minimo garantito, ovvero una forma di sussidio che lo stato offre ai nuclei familiari indigenti. Il reddito di cittadinanza è una forma di reddito minimo garantito offerto dallo stato ai nuclei familiari in difficoltà.

Oltre a essere una misura di tipo assistenzialistico, il reddito di cittadinanza sarebbe anche pensata per essere una politica attiva del lavoro per tentare un reinserimento occupazionale delle persone che lo percepiscono. Dal 6 marzo 2019 è possibile richiedere il Reddito di cittadinanza.

Requisiti di Residenza e Cittadinanza

Vi sono poi requisiti di residenza. Essere residenti in Italia da almeno 10 anni presuppone innanzitutto che si sia in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo, e quindi che ci si trovi in una situazione di regolarità. Specificamente, che si sia residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in maniera continuativa. Il che qualifica l’Italia come il paese Ue con il requisito di residenza più stringente.

Spesso nei fatti di cronaca a proposito delle indagini della guardia di finanza sui percettori di reddito di cittadinanza, si sottolinea quanti di questi sono cittadini extra-comunitari. Un atteggiamento di matrice xenofoba che però ignora una serie di fattori. In primis, che i migranti, a meno che non siano regolarmente residenti in Italia, non possono accedere al sussidio. In secondo luogo, il fatto che il reddito di cittadinanza ha delle modalità di accesso e che chi le viola, ad esempio falsificando i documenti, è perseguibile penalmente - il che vale ugualmente per gli stranieri e per gli italiani.

Allo stesso tempo però gli stranieri sono una categoria fragile, e quindi questo tipo di narrativa può avere effetti negativi sulla percezione che la popolazione italiana ha di loro o esasperare tensioni sociali preesistenti. Alcuni gruppi, o individui, possono essere più vulnerabili di altri alle critiche. A maggior ragione se a esprimersi in questo modo sono persone di grande visibilità pubblica e se lo fanno online, dove l’effetto risulta amplificato e gli utenti possono reagire con un senso di impunità. Una foto di giovani uomini africani in gruppo rimanda chiaramente all’immaginario dei migranti che sbarcano in Italia, presumibilmente in condizioni di irregolarità. Un discorso che assume toni accusatori e anche degradanti per chi percepisce il reddito di cittadinanza, sottintendendo che il sussidio venga loro regalato.

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Intervento della Corte Costituzionale

La Corte costituzionale, con sentenza n. 31 del 20 marzo 2025, ha dichiarato l’incostituzionalità del requisito di 10 anni di residenza previsto per accedere al reddito di cittadinanza. La sentenza n. 31/2025 della Corte costituzionale dichiara l’incostituzionalità del requisito di residenza decennale per fruire del RdC per quanto riguarda le persone con cittadinanza UE.

Secondo la valutazione recentemente condotta dal comitato scientifico, si tratta di un requisito eccessivamente severo. Soprattutto considerato che solo a partire dal 2020, in seguito a una sentenza della corte costituzionale, è stato permesso a rifugiati e richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe già mentre la loro richiesta veniva analizzata. Proprio per venire incontro a queste situazioni, il requisito di residenza è stato drasticamente abbassato - a due anni - nel caso del Rem, (reddito di emergenza). In linea di principio sarebbe opportuno trasferire questo criterio anche nel Rdc.

Tuttavia - osserva la Consulta - nonostante tali considerazioni, il periodo di residenza decennale pone una barriera temporale all’accesso al Rdc che trascende la ragionevole correlazione con le finalità di quest’ultimo. A differenza di altre misure, come l’assegno sociale che la Corte ha ritenuto correlate allo «stabile inserimento dello straniero in Italia, nel senso che la Repubblica con esse ne riconosce e valorizza il concorso al progresso della società, grazie alla partecipazione alla vita di essa in un apprezzabile arco di tempo» (sentenza numero 50 del 2019 e ordinanza numero 29 del 2024), il progetto di inclusione previsto dal Rdc non guarda, come invece le suddette misure, al concorso realizzato nel passato, ma alle chances dell’integrazione futura, mirando alla prospettiva dello stabile inserimento lavorativo e sociale della persona coinvolta.

In quest’ottica il gravoso termine del pregresso periodo decennale non appare ragionevolmente correlato alla funzionalità della misura e si pone in violazione dei principi di eguaglianza, di ragionevolezza e proporzionalità di cui all’articolo 3 della Costituzione . La decisione, osserva la Corte, è coerente con la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, grande sezione, 29 luglio 2024, eliminando, in riferimento a qualsiasi cittadino, sia italiano, sia degli altri Stati membri, sia di Paesi terzi, il requisito della residenza decennale.

Decisioni della Corte di Giustizia dell’UE

Una precedente decisione della Corte di Giustizia dell’UE del 29 luglio 2024 aveva già sancito il carattere discriminatorio del requisito. Due cittadine extracomunitarie vengono accusate di aver falsamente attestato di soddisfare il requisito della residenza almeno decennale in Italia, al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. Il Tribunale di Napoli, investito della questione, mediante un rinvio pregiudiziale, chiede alla CGUE se tale requisito sia conforme o meno alla Direttiva sui cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo in uno Stato membro.

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La Corte di Giustizia rileva, preliminarmente, che la Direttiva in questione prevede che un cittadino di un Paese terzo può ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo i uno Stato membro trascorso un lasso temporale di cinque anni ininterrotti. Dunque, continua la sentenza, uno Stato membro non può prorogare il periodo di soggiorno richiesto dalla Direttiva per concedere ai cittadini di un Paese terzo l’accesso ad una prestazione sociale.

Con ordinanza del 16.11.2022, il Tribunale di Bergamo aveva disposto un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE, chiedendo alla Corte se il requisito di residenza decennale fosse conforme al diritto UE che dispone la parità di trattamento delle persone titolari di protezione internazionale. Al momento, la Corte di Giustizia UE deve ancora pronunciarsi in merito.

Dati e Statistiche

Stando all’ultimo aggiornamento dell’istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) pubblicato a gennaio 2022 e relativo al mese di dicembre dell’anno precedente, erano circa 1,2 milioni i nuclei familiari beneficiari di Rdc in Italia. Mediamente, i cittadini stranieri ricevono importi medi inferiori rispetto agli italiani, probabilmente a causa delle discriminazioni esistenti rispetto alle famiglie numerose, che risultano meno coperte e che sono più frequenti tra i cittadini stranieri.

Tra 2019 e 2021 per i cittadini italiani l'importo medio mensile del reddito di cittadinanza è aumentato del 9,3%, passando da 537 a 587 euro. Ciononostante, gli importi per questi ultimi continuano ad essere inferiori rispetto a quelli erogati agli italiani. Gli stranieri, comunitari e non, costituiscono poco più dell'8% della popolazione italiana.

La quota di persone considerate a rischio povertà, che tra i cittadini italiani è pari al 18,9% del totale, sale al 24,2% per i cittadini comunitari e al 36% nel caso degli extra-comunitari. Secondo questi criteri, il 6,8% degli italiani si trova in condizioni di grave deprivazione materiale. Un dato che sale al 9,5% nel caso degli europei e al 15,4% dei cittadini extra-comunitari.

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Mentre se analizziamo i dati sull'intensità lavorativa, intesa come bassa frequenza di mesi lavorati in un anno, questa è una condizione che interessa appena il 6,4% degli stranieri comunitari e il 5,1% degli extra-comunitari. Nel caso degli italiani invece la cifra sale al 10,5%, ovvero il doppio rispetto a questi ultimi. Il rapporto appare dunque ribaltato.

Indicatore Italiani Comunitari Extra-comunitari
Rischio povertà 18,9% 24,2% 36%
Grave deprivazione materiale 6,8% 9,5% 15,4%
Bassa intensità lavorativa 10,5% 6,4% 5,1%

Problematiche e Criticità

Eppure, nonostante le numerose difficoltà e iniquità del processo, alcune personalità del mondo politico hanno criticato la decisione di ridurre il tempo di residenza necessario per accedere al sussidio. Il diritto a percepire il reddito di cittadinanza può in ogni caso decadere, qualora il beneficiario non mostri la volontà di inserirsi nel mondo del lavoro, ad esempio rifiutando più di 3 offerte di lavoro considerate congrue.

Le operazioni condotte dalla guardia di finanza nel corso del 2020 hanno portato all'identificazione di alcune migliaia di persone che hanno riscosso, o richiesto senza riscuotere, un totale di circa 63 milioni di euro (di cui 13 milioni non riscossi). Spesso, secondo la guardia di finanza, si tratta di mafiosi o evasori, che approfittano del reddito non avendone bisogno.

Finora gran parte dei tribunali ha assolto gli imputati in casi simili. La sentenza della Corte di Giustizia conferma che la falsa dichiarazione sul requisito di 10 anni di residenza, essendo relativa a un requisito che non poteva essere richiesto, non ha alcuna rilevanza penale. Inoltre la Corte di cassazione, sez. Unite, con sentenza n. 49686/2023 ha sancito il principio secondo cui il reato di falsa dichiarazione ex art.

Verifica dei Requisiti e Obblighi

Come viene verificato il requisito della residenza decennale? Con circolare del 14 aprile 2020 n. L’attestazione come risultante dai registri anagrafici costituisce quindi una mera presunzione del luogo di residenza del destinatario superabile con altri “oggettivi ed univoci elementi di riscontro“ consentiti dall’ordinamento.

Allo stesso modo, chi non comunica in tempo utile delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attivita' irregolari, nonche' di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio è punito con la reclusione da uno a tre anni.

Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.redditodicittadinanza.gov.it o possono essere richieste tramite l’URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico) online. Per la verifica delle domande è invece disponibile il servizio online sul portale INPS, che può essere utilizzato previa autenticazione tramite PIN, Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o Sistema Pubblico Identità Digitale (SPID).

ATTENZIONE: Il RdC è stato cancellato dalla Legge di Bilancio 2023 con effetto dal 31.12.2023, quindi non è possibile proporre nuove domande. Tutte le persone che al momento della domanda di RdC erano residenti in Italia da almeno cinque anni (ed erano in possesso degli altri requisiti) hanno diritto alla prestazione. hai ricevuto tutte le somme che ti spettavano e non hai restituito nulla: l’INPS dovrà procedere autonomamente ad annullare il debito.

Si spera che l’INPS emetta una circolare di chiarimento sul punto. Ricordiamo che, relativamente al requisito di titolo di soggiorno, la Corte costituzionale (sentenza n. 19/2022) ha confermato la costituzionalità del requisito del permesso di soggiorno previsto dalla legge. La Corte costituzionale, nel sancire la legittimità del requisito di 5 anni di residenza, non ha esaminato tutti gli aspetti della questione.

E’ quindi ancora possibile valutare ulteriori azioni legali, seppure molto difficili. E’ necessario attendere la pronuncia della Corte di Giustizia relativa alla legittimità del requisito di residenza decennale previsto per i titolari di protezione internazionale. L’udienza è fissata 19.06.2025, la sentenza è prevista per il prossimo autunno.

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