La Repubblica Ceca e l'Area Schengen: Un'Analisi Approfondita
L'ingresso nell'Unione Europea (UE), nel 2004, ha completato e coronato il processo di integrazione ceco nel blocco euro-atlantico. Dal 2007 la Repubblica Ceca è inoltre parte dell’area Schengen e nel 2009 ha ricoperto per la prima volta la presidenza di turno del Consiglio dell’UE.
La Repubblica Ceca ha origine dalla divisione pacifica, avvenuta il 1° gennaio 1993, della Cecoslovacchia nelle sue due entità costituenti della Slovacchia e della Repubblica Ceca. Quest’ultima già nel dicembre 1992 aveva adottato una propria Costituzione improntata a principi e pratiche democratiche e, dunque, in aperta contrapposizione al regime a partito unico che aveva caratterizzato l’assetto politico-istituzionale della Cecoslovacchia a partire dal secondo dopoguerra, quando era entrata a far parte della sfera di influenza sovietica in Europa orientale.
L'Adesione all'Area Schengen e le sue Implicazioni
Libera dai rigidi vincoli imposti al paese dalla logica bipolare, la Repubblica Ceca ha quindi avviato nei primi anni Novanta un processo di transizione verso la democrazia e l’economia di mercato, affiancato e sostenuto da una politica estera volta all’integrazione nei meccanismi di cooperazione di matrice euro-atlantica.
Disciolto nel 1991 il Patto di Varsavia - l’alleanza difensiva del blocco filosovietico, di cui la Cecoslovacchia era membro fondatore - la Repubblica Ceca si è avvicinata innanzitutto all’Alleanza atlantica, aderendo al programma Partnership for Peace della Nato nel 1994 ed entrando successivamente a far parte dell’organizzazione nel 1999, insieme a Polonia e Ungheria.
Dal 21 dicembre 2007 l'Estonia, la Lituania, la Lettonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia, la Slovenia e l'Ungheria sono entrate nello spazio Schengen, 'allargando' la frontiera orientale dello spazio Schengen a 4.278 km.
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Ventiquattro Paesi in contatto senza frontiere interne è un risultato senza precedenti nella storia. Dopo l'allargamento tutti i cittadini dello spazio Schengen allargato potranno infatti viaggiare più rapidamente e più facilmente, dalla penisola iberica agli Stati baltici e dalla Grecia alla Finlandia, ma anche a Norvegia e Islanda (Paesi extra-Ue), senza essere controllato alle frontiere.
Le Sfide dell'Unione Europea e l'Impatto su Schengen
L'UE si trova ad affrontare diverse sfide come la crisi migratoria, la crescente minaccia del terrorismo, l'impatto della Brexit, la disuguaglianza fra i paesi membri. Nella zona Schengen, la crisi migratoria ha portato tensione fra i paesi membri su come affrontare il tema rifugiati e migranti.
Alcuni paesi Schengen hanno ripristinato i controlli alle frontiere per mantenere la situazione sotto controllo, questo naturalmente a danno della libertà di viaggiare all'interno della zona.
Con l'accordo di Schengen ci fu la graduale abolizione dei controlli alle frontiere comuni interne, mentre sono stati inaspriti i controlli alle frontiere esterne, è stata inoltre intensificata la cooperazione di polizia alle frontiere interne e di conseguenza è stato migliorato l'approccio al traffico di sostanze stupefacenti.
Relazioni Internazionali e Cooperazione Regionale
Le relazioni con i paesi confinanti sono generalmente buone e, insieme a Slovacchia, Polonia e Ungheria, nel 1991 il paese ha fondato il Gruppo di Visegrád, i cui membri cooperano in numerosi ambiti politici ed economici. Rimangono però alcuni elementi di tensione come la questione dell’impianto nucleare di Temelín, situato nel territorio ceco ma avversato dall’Austria.
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Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Polonia sono fortemente dipendenti dal petrolio e dal gas russo (tra l’80% e il 100% del fabbisogno nazionale). Per accrescere la propria sicurezza energetica i membri del Gruppo di Visegrád mirano dunque a ridurre la dipendenza dalla Russia, anche in considerazione del fatto che i flussi di petrolio e gas, transitando attraverso Bielorussia e Ucraina, sono soggetti a interruzioni a causa di vertenze bilaterali tra i due paesi e Mosca.
Oltre ad aumentare l’efficienza energetica e la quota di energie interne rinnovabili, il Gruppo promuove progetti che mirano all’importazione di idrocarburi dalla regione del Caspio, cercando di svincolarsi dal dominio russo. Inoltre, il Gruppo di Visegrád ha elaborato alcuni progetti autonomi per le interconnessioni del gas: la costruzione di un gasdotto tra Repubblica Ceca e Polonia, che in futuro dovrebbe collegarsi ai paesi baltici, e di un gasdotto tra Slovacchia e Ungheria; la previsione di un collegamento tra tutti i membri del Gruppo; la progettazione di terminali rigassificatori sulle coste della Polonia e della Croazia, da cui si potrebbe importare gas naturale liquefatto dal Qatar e da altri paesi.
Importante è anche la cooperazione nell’ambito dell’energia nucleare. La Repubblica Ceca, dal suo canto, dal 2010 ha due centrali elettronucleari in funzione che dispongono complessivamente di 6 reattori operativi; nel 2011 il nucleare ha prodotto il 33% dell’energia elettrica del paese.
Panoramica Politica Interna
La Repubblica Ceca è una repubblica parlamentare. Le maggiori formazioni partitiche ceche sono il conservatore Partito democratico civico (Ods), il Partito socialdemocratico ceco (Cssd), nato nel 1872 e dunque uno dei primi partiti socialdemocratici in Europa, e il Partito comunista di Boemia e Moravia (Kscm), erede del partito comunista di Cecoslovacchia (Ksc).
Le ultime elezioni politiche della Camera dei deputati del maggio 2010 sono state vinte dalla coalizione di centro-destra formata da Ods e da due partiti di più recente formazione; Petr Nečas, leader dell’Ods, è stato nominato primo ministro. Nel dicembre 2012 si sono svolte le elezioni amministrative e per il rinnovamento di un terzo del Senato: il risultato ha premiato la coalizione di sinistra, il Cssd, che, ha conquistato ben 9 delle 14 regioni ceche, cui si aggiungono 2 regioni assegnate al Kscm e una per parte all’Ods e allo Slk, il partito per le autonomie locali.
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Il presidente è Miloš Zeman del Cssd, eletto il 26 gennaio 2013 per la prima volta nella storia del paese direttamente dal popolo.
Dati Demografici e Società
La popolazione ceca comprende 10,5 milioni di cittadini e oggi il tasso di crescita demografica è negativo (-0,12% nel 2011). La divisione della Repubblica Ceca dalla Slovacchia ha reso la popolazione piuttosto omogenea: vi è infatti una maggioranza di Cechi (81%), seguita dai Moravi e dalla minoranza slovacca (1,4%) che ha deciso di rimanere nel paese anche dopo la separazione.
I rapporti tra l’etnia ceca e quella slovacca sono generalmente buoni e lo slovacco, lingua simile al ceco, è riconosciuto anche per usi ufficiali. Viceversa, la minoranza rom denuncia discriminazioni in ambito sociale, recentemente dimostrate dalla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (‘D.H. e altri c.
Vi è poi un’esigua minoranza tedesca, sebbene la gran parte di essa (circa tre milioni) sia stata espulsa dopo il 1945. Durante la Seconda guerra mondiale, infatti, l’allora presidente in esilio della Cecoslovacchia Edvard Beneš adottò una serie di decreti, che prevedevano la privazione della cittadinanza cecoslovacca alle minoranze tedesche e ungheresi e l’espropriazione dei loro beni, i quali vennero applicati dopo la guerra.
Economia e Risorse Energetiche
L’industria, che oggi conta per il 37% del pil, è un settore chiave dell’economia e del commercio. La tradizione industriale ceca si è infatti consolidata già a partire dal 19° secolo, quando le regioni della Boemia e della Moravia, nel cuore dell’Impero austro-ungarico, furono un centro vitale della rivoluzione industriale europea.
Principali industrie sono quelle di autoveicoli, macchinari, ferro e acciaio, prodotti chimici ed elettronica. Avendo una forza lavoro qualificata, infrastrutture sviluppate e una posizione strategica nel cuore dell’Europa, la Repubblica Ceca ha inoltre attratto ingenti flussi di investimenti diretti esteri, che hanno contribuito alla crescita economica nel primo decennio del 21° secolo.
Nonostante sia cresciuta di più del 6% tra il 2005 e il 2007, la crisi economica ha avuto un forte impatto (−4,1% nel 2009), soprattutto a causa della contrazione delle esportazioni. Nel 2010 il pil ha tuttavia ricominciato a crescere del 2,1%, grazie alla ripresa della domanda per i beni industriali da parte dell’Europa occidentale, per assestarsi all’1,7% nel 2011.
La Repubblica Ceca ha notevoli riserve di carbone, principale fonte energetica che conta per il 40,4% dell’energia totale consumata, ed è il terzo esportatore di elettricità nell’Unione Europea, dopo Francia e Germania - elettricità prodotta per il 60% proprio dal carbone. Il governo ceco mira a rafforzare la sicurezza energetica e a mantenere il ruolo di esportatore netto di elettricità attraverso un mix energetico diversificato e la massimizzazione dell’uso delle proprie risorse, tra le quali carbone, uranio ed energie rinnovabili.
Al fine di rispettare gli impegni presi per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, l’utilizzo di carbone dovrebbe essere però ridotto nel tempo. Praga importa un quarto del proprio fabbisogno energetico e, avendo limitate riserve di petrolio e gas, il paese è fortemente dipendente dalle importazioni di idrocarburi.
La Russia ha continuato a essere l’unica fonte di petrolio fino al completamento, nel 1995, dell’oleodotto che passa dalla Germania e fornisce petrolio proveniente dal porto italiano di Trieste.
Difesa e Militare
L’esercito è stato fortemente ridimensionato e riformato rispetto all’inizio degli anni Novanta. La Cecoslovacchia, infatti, aveva 200.000 militari, mentre l’attuale Repubblica Ceca ne ha circa 25.421. L’obbligo del servizio militare è stato eliminato nel 2004 e la spesa per la difesa ammonta all’1,3% del pil.
Paesi Schengen
I paesi Schengen sono: Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Croazia, Lettonia, il liechtenstein, Lituania, Lussemburgo.
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