Sport e Integrazione degli Stranieri in Italia: Una Sfida Socio-Culturale
Il tema dell’immigrazione è quanto mai centrale per l’ecosistema mondiale, sia all’interno dei confini nazionali che a livello internazionale. Negli ultimi 20 anni le migrazioni internazionali sono state in costante crescita, con un record nel 2020 pari a 281 milioni di persone residenti al di fuori del loro Paese di origine. A livello continentale, invece, l’Europa è l’area che ospita il maggior numero di immigrati internazionali (87 milioni di persone) e anche la regione del mondo con il maggior numero di migrazioni intra-regionali (il 70% dei migranti nati in Europa).
La sfida di questo dossier è andare oltre gli stereotipi, i luoghi comuni, ed esplorare le pratiche socio-culturali che informano il quotidiano dei migranti, con particolare attenzione ai legami sociali che si creano e si rigenerano nel tempo libero dedicato alla pratica sportiva.
L'Impatto dell'Immigrazione in Italia e il Ruolo dello Sport
Analizzando i dati relativi al nostro Paese possiamo osservare che in Italia l’8.2% degli abitanti è costituito da stranieri residenti, percentuale che corrisponde a più di 5 milioni di persone. È imperativo evidenziare che il fenomeno migratorio coinvolge sia adulti che minori. Di fronte a questi numeri, appare evidente la necessità di creare nuovi spazi di incontro fra autoctoni e immigrati per favorire conoscenza e incontro tra culture; lo sport si adatta perfettamente a queste esigenze, diventando un veicolo di valori positivi, un esercizio di civiltà, luogo di socializzazione e apertura nei confronti dell’altro.
Diversi contributi analizzano criticamente iniziative sportive aperte alla diversità culturale, che si stanno sempre più affermando in un paese, l’Italia, in cui per decenni gli atleti stranieri o discendenti da stranieri sono stati interdetti dallo sport.
Disparità nella Pratica Sportiva: Dati ISTAT
Infatti, in Italia, nonostante i molteplici vantaggi appena elencati che lo sport potrebbe offrire, i dati ISTAT mostrano disuguaglianze importanti riguardanti la pratica sportiva, a seguito di un’indagine sull’integrazione delle seconde generazioni (2016). Al di fuori dell’orario scolastico, nella scuola di primo grado il 75.7% dei bambini italiani pratica sport, contro il 53.0% dei bambini stranieri; crescendo le percentuali si abbassano e nella scuola di secondo grado il 64.1% dei ragazzi italiani pratica sport, mentre fra i ragazzi stranieri è solo un 47.4%.
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È anche importante ricordare che i bambini e le bambine bilingui (in quanto migranti o figli e figlie di migranti) fanno parte della popolazione a rischio di fallimento scolastico. In questi casi lo sport assume in pieno il proprio ruolo di agenzia educativa, oltre che di inclusione sociale. Se consideriamo che, storicamente, lo sport è stato fortemente intrecciato con ideologie razziste e di esclusione sociale, questi dati non sorprendono.
I risultati mostrano evidenti differenze di genere nei comportamenti e nelle opinioni dei giovani così come fra italiani e ragazzi di origine straniera. Perciò è un problema se i minori stranieri hanno minore accesso alla pratica sportiva, come oggi sembra accadere.
Tabella: Pratica Sportiva tra Studenti Italiani e Stranieri
Grado Scolastico | Percentuale di Studenti Italiani che Praticano Sport | Percentuale di Studenti Stranieri che Praticano Sport |
---|---|---|
Scuola di Primo Grado | 75.7% | 53.0% |
Scuola di Secondo Grado | 64.1% | 47.4% |
Ostacoli Burocratici: Ius Soli e Ius Culturae Sportivo
A spiegazione dei dati ISTAT, si aggiunge anche un elemento burocratico evidenziato recentemente dal report di ActionAid “Sport e cittadinanza. Norme, regole e ostacoli” (2022). Si parla infatti del cosiddetto Ius soli sportivo (l.n. 12/2016) e dello Ius Culturae sportivo (art.1 co. 369 della Legge di Bilancio l.n. 205/2017); infatti, lo Ius soli sportivo permette ai minori che non sono cittadini italiani, ma che risiedono regolarmente in Italia almeno dal compimento del decimo anno di età, di tesserarsi presso le società sportive.
Questa limitazione di età crea una disparità di trattamento, ad esempio, per tutti i minori entrati nel Paese all’undicesimo o successivo anno di età, trovandosi esclusi dai benefici della l.n.
Iniziative e Progetti per l'Integrazione
Con l’obiettivo di sopperire al vuoto letterario sull’argomento, attualmente sono attivi anche sul territorio italiano diversi progetti che spingono alla partecipazione in attività sportive. Ad esempio, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali finanzia il progetto “Sport e Integrazione”, realizzato da Sport e Salute S.p.A. Altri progetti attivi sul territorio riguardano l’apprendimento della lingua. Ad esempio, “Gioco anch’io”, promosso dal Laboratorio Itals di Ricerca e Didattica dell’Italiano a Stranieri, ha come obiettivo quello di far imparare la lingua italiana attraverso il calcio. Un’altra proposta vede coinvolta l’Università per Stranieri di Siena; l’Ateneo promuove il dizionario visuale “Tempi supplementari.
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A livello internazionale, invece, diversi organi hanno preso decisioni importanti affinché la pratica sportiva non venga interrotta a causa di migrazioni forzate per gli atleti di livello nazionale. Per la prima volta hanno partecipato alle Olimpiadi di Rio 2016 degli atleti provenienti da diverse Nazioni (due nuotatori siriani, due judoka della Repubblica Democratica del Congo, e sei corridori provenienti da Etiopia e Sud Sudan), componendo così la prima squadra di rifugiati.
Esempi di Progetti Specifici
Il progetto è partito nel 2017 su 5 Regioni pilota -Emilia Romagna, Lazio, Marche, Sicilia e Toscana - e verrà poi esteso nelle altre Regioni. Il primo appuntamento si è svolto il 26/27 gennaio 2017 presso la Scuola dello Sport, con un’attività di formazione destinata agli esperti regionali che hanno il compito di formare i tecnici/educatori delle Società Sportive coinvolti nel Progetto nelle rispettive regioni. A conclusione dell’individuazione delle ASD/SSD a cui è stata assegnata la gestione dell’attività sportiva, è stato dato l’avvio al progetto: a Firenze, Bologna, Roma, Messina, Catania, Siracusa e Ragusa i beneficiari del progetto, minori non accompagnati, hanno iniziato a praticare sport, con tante discipline coinvolte che i ragazzi hanno potuto provare e sperimentare.
Parallelamente all’attività sportiva sono state organizzate delle riunioni territoriali coinvolgendo il gruppo di lavoro di Firenze, Bologna e Roma per un momento di formazione, allineamento e debrief al fine di proseguire il progetto nel rispetto degli obiettivi. A conclusione della fase sperimentale - avviata nelle province di Catania, Messina, Ragusa, Siracusa, Roma, Bologna e Firenze - si è deciso di estendere il Progetto a tutto il territorio nazionale. Le Società Sportive, che vogliono entrare a far parte del progetto FAMI, possono consultare l'Avviso per manifestazione di interesse pubblicato al seguente link.
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