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Stranieri Irregolari in Italia: Statistiche e Tendenze Recenti

La Fondazione ISMU ETS ha stimato che al 1° gennaio 2023 gli stranieri presenti in Italia fossero circa 5 milioni e 775mila, 55mila in meno rispetto alla stessa data del 2022. Il bilancio demografico del 2022 mostra una significativa crescita dei residenti, la cui quota relativa sul totale della popolazione residente in Italia è passata dal 8,5% all’8,7% (+110mila unità).

In occasione del 30° Rapporto sulle migrazioni, Fondazione ISMU ETS ripercorre l’andamento dei flussi migratori che negli ultimi trent’anni ha visto crescere la popolazione con background migratorio fino a quasi sei milioni, evidenziando le trasformazioni sociali e l’impatto che essa ha avuto sulla società italiana. Tra il censimento 2001 e il 31 dicembre 2011 gli stranieri residenti in Italia hanno contribuito all’incremento demografico, essendo aumentati di 2 milioni e 984mila unità nel quadro di un aumento del complesso della popolazione residente di 3 milioni e 5mila.

Immigrazione irregolare: una panoramica

Quando si parla di immigrazione, il termine “irregolari” fa generalmente riferimento ai cittadini stranieri che si trovano e vivono nel nostro Paese senza aver superato un regolare controllo alle frontiere o che hanno il permesso di soggiorno o il visto scaduti. Vista la natura illegale del fenomeno, non esistono cifre ufficiali delle istituzioni, per esempio del Ministero dell’Interno, su quanti sono gli immigrati che vivono irregolarmente in Italia. Esistono però alcune stime, con i loro gradi di incertezza e, dunque, da prendere con la dovuta cautela.

Diminuzione della componente irregolare

Si registra, invece, una moderata diminuzione del numero di irregolari, dovuta dal prevalere dell’effetto riduttivo delle regolarizzazioni attuate nel 2022 a completamento delle procedure di “emersione 2020” rispetto all’incremento prodotto dai flussi di irregolarità e dalla mancata presentazione/accettazione delle richieste di asilo o protezione riconducibili al fenomeno degli arrivi non autorizzati, per lo più via mare. Come già accennato, alla data del 1° gennaio 2023 ISMU stima una moderata diminuzione della componente irregolare, che si attesta sulle 458mila unità, contro le 506mila dell’anno precedente.

Continua il calo degli irregolari registrato dal 2019. In particolare, al 1° gennaio 2024 ISMU stima che questi ultimi si attestino sulle 321mila unità, cioè -137mila rispetto ai 458mila dell’anno precedente.

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Regolari non residenti

Nel 2022 va segnalata la consistente riduzione dei cosiddetti “regolari non residenti”, cioè gli stranieri presenti sul territorio italiano, in possesso di un valido titolo di soggiorno, ma non inclusi (o non ancora) nel collettivo dei registrati in anagrafe. Il loro numero è sceso da 293mila a 176mila (-117mila). Nel 2023 restano sostanzialmente stazionari i “regolari non residenti”, passati da 176mila a 180mila unità (+4mila).

Provenienza degli stranieri

Al 1° gennaio del 2023, tra gli stranieri regolarmente presenti in Italia la componente extra-Ue è di circa tre quarti del totale. L’aumento di 166mila unità rispetto alla stessa data del 2022 conferma la tendenza alla ripresa “post-Covid” avviata lo scorso anno. Il 40% di cittadini non comunitari proviene da quattro Paesi: Ucraina, Marocco, Albania e Cina. Seguono undici Paesi con quote di presenze regolari extra-UE comprese tra il 2% e il 5%. Nell’ordine: India, Bangladesh, Egitto, Filippine, Pakistan, Moldova, Sri Lanka, Senegal Nigeria, Tunisia e Perù.

Fondazione ISMU ETS rileva che l’aumento degli stranieri provenienti da Paesi terzi nel 2022 va quasi del tutto attribuito alle vicende che hanno determinato la forte crescita della popolazione ucraina, una presenza che, tra l’altro, era da tempo consolidata nella realtà italiana. Al 1° gennaio 2022 gli ucraini in Italia con regolare permesso di soggiorno erano poco più di 230mila, la gran parte (81,2%) con un titolo di lungo periodo. Dopo lo scoppio della guerra si sono avuti consistenti nuovi arrivi in Italia, con un picco nel mese di maggio 2022. Nel corso dell’anno gli ingressi si sono poi largamente ridotti e, alla fine del 2022, si contavano in Italia circa 146mila cittadini ucraini sotto protezione temporanea, di cui quasi 54mila minori.

Acquisizioni di cittadinanza

Nel corso del 2022 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono circa 214mila, contro i 121.457 dell’anno precedente. Nel 2023, rispetto al 2022, risulta stabile il numero di stranieri che ha acquisito la cittadinanza italiana (circa 214 mila). Per quanto riguarda le nuove cittadinanze, nell’intervallo 2011-2023 sono state complessivamente circa un milione e 700mila. Nel 2023 un quarto delle acquisizioni di cittadinanza è stato concesso in Lombardia (25,1%) e poco più di una su dieci in Emilia-Romagna (12,6%) e Veneto (11,6%).

Tuttavia, sebbene tra il 2002 e il 2022 i nati stranieri siano saliti da 34mila a 53mila (mentre gli italiani sono scesi da 505mila a 340mila), va rilevato che il loro contributo a supporto della bassa natalità nel nostro Paese tende sempre più ad attenuarsi. Le 53mila nascite nel 2022 sono 27mila in meno rispetto al massimo osservato nel 2012 (con 80mila nati).

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Sbarchi e richieste di asilo

Gli sbarchi registrati sulle coste italiane nel 2023 hanno raggiunto volumi simili a quelli del periodo 2014-2017, gli anni della cosiddetta crisi dei rifugiati. In particolare, tra l’1 gennaio e il 31 dicembre 2023 gli sbarchi ammontano a 157mila, con una crescita del 67,1% rispetto allo stesso periodo del 2022 e del 133,6% rispetto al 2021. I decessi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale sono in crescita da 1.417 a 2.498, pari rispettivamente a 9 e 13 ogni 1.000 tentati attraversamenti.

Dopo che, nel 2023, gli ingressi non autorizzati alle frontiere marittime avevano raggiunto una dimensione pari a oltre 13 volte quelli osservati nel 2019, il 2024 si è chiuso con poco più di 66mila sbarchi (-57,9% rispetto al 2023). A fronte di un numero di sbarchi inferiore, il rapporto tra deceduti e persone approdate in Italia nel 2024 è pari a 25,5, in crescita rispetto al 2023 (16,0%). Quanto ai paesi d’origine, dai dati IOM-UNHCR risulta che ad arrivare lungo la rotta tunisina sono state prevalentemente persone originarie dell’Africa Sub-Sahariana, come Guinea (18,4%), Costa d’Avorio (16,0%), Burkina Faso (8,5%) e Mali (5,8%), oltre che dalla Tunisia stessa (17,9%).

Nel 2023 sono aumentati i flussi dalla Tunisia (+200% nei primi 10 mesi rispetto al dato complessivo 2022) e leggermente diminuiti quelli dalla Libia (-2.4%). In crescita anche gli arrivi alle frontiere terrestri: nel 2022 alla frontiera con la Slovenia erano stati 13.500 (+44% rispetto al 2021), prevalentemente da Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, India e Nepal.

Passando alle richieste d’asilo, va precisato che solo una parte delle persone entrate irregolarmente in Italia fanno domanda. Inoltre, non tutte derivano dagli sbarchi, ma anche da ingressi via terra, corridoi umanitari, ingressi alla frontiera aeroportuale, ingressi ai sensi del regolamento di Dublino. Nel 2022 le richieste d’asilo sono state 84.289 (di cui 7.090 reiterate), con una crescita del 57% rispetto al 2021, quando le domande erano state 53.609. Se nel 2023 le domande d’asilo presentate in Italia erano state circa 130mila (di cui l’84% da parte di uomini), nei primi nove mesi del 2024 sono state 116mila, con una crescita del 27,1%. Va precisato che solo una parte delle persone entrate irregolarmente in Italia fa domanda. Tra i richiedenti asilo, crescono le richieste dei cittadini del Bangladesh (+59% rispetto al 2023).

Religioni

Fondazione ISMU ETS stima che al 1° luglio 2023 la maggioranza assoluta della popolazione straniera residente in Italia sia di religione cristiana (53,1%). Gli immigrati ortodossi, tra cui è ricompresa la maggior parte degli ucraini, sono saliti al 29,2%. I cattolici si attestano al 17,0%. Gli evangelici sono scesi al 2,7%, mentre i copti e gli altri cristiani rimangono sostanzialmente invariati (rispettivamente 1,6% e 2,6%). I musulmani rappresentano il 29,7%, seguiti da buddisti (3,3%), induisti (2,1), sikh (1,7%) e altre religioni (0,4%). Gli atei o agnostici sono il 9,7%.

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Fondazione ISMU ETS stima che al 1° luglio 2024 la maggioranza assoluta della popolazione straniera residente in Italia sia di religione cristiana, ma con una incidenza che è scesa per la prima volta al di sotto del 53%, seppure di pochissimo. Gli immigrati ortodossi, tra cui è compresa la maggior parte degli ucraini, si attestano al 29,1%. I cattolici al 17,0%. Gli evangelici sono saliti al 2,8%, mentre gli altri cristiani rimangono sostanzialmente invariati (4,1%). I musulmani rappresentano il 29,8% degli stranieri immigrati, seguiti a grande distanza da buddisti (3,3%), induisti (2,1%) e appartenenti ad altre religioni (2,1%). Gli atei o agnostici sono, invece, il 9,7%.

Immigrazione e mercato del lavoro

Dopo la battuta d’arresto provocata dalla pandemia, nel passaggio dal 2021 al 2022 si è registrato un netto miglioramento dei principali indicatori del mercato del lavoro italiano: una tendenza proseguita anche nel 2023. Nel 2022, la crescita dell’occupazione dei 15-64enni, che è tornata ai livelli pre-Covid, è imputabile per il 78,3% agli italiani e per il 21,7% agli stranieri (dati Eurostat). Quella degli attivi è attribuibile per il 70,7% agli italiani e per il 29,3% agli stranieri e la riduzione della disoccupazione per l’83,4% agli italiani e per il 16,6% agli stranieri. Nel 2022 gli stranieri rappresentano il 10,8% delle forze di lavoro tra i 15 e i 64 anni, il 10,4% degli occupati e il 15,9% dei disoccupati.

Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni del Centro-nord dove, al 1° gennaio 2023, risiede l’83,2 per cento degli stranieri residenti in Italia. Al 1° gennaio 2024, l’83,9 per cento dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-nord, mentre solo il 16,1 per cento l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Nel 2024, rispetto all'anno precedente, si rileva un aumento del tasso di occupazione degli stranieri nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni, in particolare nelle regioni del Centro (+2,4 punti percentuali).

All’inizio degli anni Novanta, Fondazione ISMU ETS stimava, sulla base dei versamenti Inps, che gli occupati stranieri di età compresa tra i 15 e i 64 anni fossero circa 160mila. Nel 2023 sono 2 milioni e 317mila (dati Eurostat), esito di una crescita che ha raggiunto l’apice negli anni pre-pandemia, in particolare nel 2017 (2.387mila), per poi calare nel 2020. Tra il 2005 e il 2023 il tasso di attività degli italiani è cresciuto costantemente (dal 61,9% al 66,4%), mentre la componente straniera è passata dal 73,4% al 69,6%. Analogo il trend del tasso di occupazione, che per gli italiani è cresciuto dal 57,2% al 61,2%, mentre per gli stranieri è diminuito di 4,2 punti percentuali (dal 65,8% al 61,6%), con un crollo di 6,4 punti per gli uomini e 4,3 per le donne.

Permangono alcune differenze tra italiani e stranieri. Nel 2024, il tasso di occupazione degli stranieri (20-64 anni) è di poco inferiore a quello degli italiani autoctoni: rispettivamente, 66,2 per cento, a fronte del 67,2 per cento. Tuttavia, rispetto al 2023, l’occupazione è cresciuta più intensamente per gli stranieri (+1,2 punti percentuali, rispetto a + 0,8 punti per gli autoctoni). Per entrambi i gruppi, la crescita dell’occupazione è maggiore tra le donne. Nel 2024, il tasso di disoccupazione scende al 6,1 per cento fra gli autoctoni e al 10,1 per cento fra gli stranieri, con un calo di intensità simile per entrambi i gruppi (rispettivamente 1,2 e 1,1 punti percentuali).

Nel 2023 ha segnato il record storico delle assunzioni di personale immigrato - 1.057.620 persone - programmate dalle imprese italiane. La domanda di lavoro immigrato è in crescita. Da elaborazioni di Fondazione ISMU ETS su dati Eurostat, si prevede che dal 2024 alla fine del decennio la popolazione dell’UE in età attiva (15-64enni) diminuirà di oltre 6 milioni di unità già nei primi sei anni, e poi di altri 13 milioni entro il 2040, pur in presenza di flussi migratori in entrata.

Il problema del "lavoro povero"

Nel 2022, per i lavoratori extracomunitari occupati a tempo indeterminato la retribuzione media annua è stata pari a 19.251 euro, quella del totale dei lavoratori pari a 27.523 euro. Per i dipendenti a tempo determinato, per gli extra-europei è stata pari a 9.508 euro, cioè inferiore dell’8,3% rispetto a quella del totale dei lavoratori (10.365 euro). Infine, la retribuzione dei lavoratori domestici extra-UE, pur essendo leggermente superiore a quella della generalità dei lavoratori (verosimilmente per il numero maggiore di ore lavorate), ammonta a soli 7.945 euro.

Gender gap

Tra le donne lavoratrici, quelle extra-europee risultano maggiormente penalizzate. Nel 2022 i tassi di occupazione femminili delle donne extra-Ue sono molto più bassi rispetto alle italiane (43,7% contro 51,5%). Invece, nell’ambito della popolazione proveniente da Paesi dell’Unione, i tassi di occupazione femminili risultano più elevati rispetto a quelli delle italiane. Particolarmente coinvolte nel fenomeno dell’inattività sono le donne provenienti da Bangladesh (92,3%), Pakistan (89,8%) ed Egitto (85,1%). Le più colpite dalla disoccupazione sono le egiziane (68,5% nel 2022).

Overqualification

Rispetto agli altri Paesi, l’Italia attrae una immigrazione poco istruita: la metà degli immigrati nati all’estero ha una bassa istruzione formale e solo il 12% ha una laurea, rispetto al 20% dei nativi. Ciò nondimeno, la quota di lavoratori stranieri laureati occupati in una professione low o medium skill è pari al 60,2% nel caso dei cittadini non UE e al 42,5% nel caso degli UE, a fronte del 19,3% stimato per gli italiani. Secondo i dati di uno studio ad hoc Istat (2023a) discussi all’interno del Rapporto, sul problema dell’overqualification incidono anche fattori legati alla cittadinanza - italiana per nascita, straniera o italiana per acquisizione - e al genere. Per esempio, il vantaggio di possedere la laurea, rispetto alla licenza media, è di circa 40 punti percentuali in termini di tasso di occupazione tra gli italiani dalla nascita, quasi si dimezza tra i naturalizzati e scende sotto i 9 punti tra gli stranieri.

Alunni stranieri nel sistema scolastico italiano

Nell’anno scolastico 2021/2022 persiste lo svantaggio degli studenti non italiani amplificato dagli anni della pandemia e da nuove emergenze, come quella derivante dal flusso di donne e di minori (anche soli) provenienti dall’Ucraina nel corso del 2022. Come evidenziato dal Report nazionale ISMU 4/2022, Alunni con background migratorio in Italia. Famiglia, scuola, società (Santagati, Colussi, 2022), le alleanze educative tra famiglie, scuole, territorio, enti locali e del Terzo settore si sono rivelate cruciali per fare fronte alle difficoltà del quotidiano.

Dopo la decrescita temporanea del 2020/21, nell’a.s. 2021/22 il numero degli alunni con background migratorio si attesta a 872.360 presenze (quasi +7.000), pari al 10,6% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. All’inizio dell’a.s. 2023/2024 i valori attesi degli alunni non italiani nelle scuole statali erano di 869.336. Nell’aprile del 2023 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha certificato la presenza di 888.880 alunni con entrambi i genitori stranieri per l’anno scolastico 2022/23.

La ricostruzione fatta da Fondazione ISMU ETS del trend di alunni CNI (con cittadinanza non italiana) negli ultimi trent’anni ricostruisce quattro fasi. La prima, di avvio, iniziata con poco più di 31mila presenze nell’anno scolastico 1992/93, ne raggiunge 70mila nell’a.s. 1997/98. Segue, fino al 2012/13, una accelerazione esponenziale, dove il totale di iscritti con background migratorio si decuplica in circa 15 anni e supera le 700mila unità. Negli anni successivi, fino al 2019/20, i ritmi di crescita rallentano e si attestano in media sui +12mila all’anno, nonostante la “crescita zero” del 2015/16 (+641), una percentuale media oscillante tra i 9 e 10 studenti di origine immigrata ogni 100 durante tutto il periodo.

Origini degli studenti stranieri

Gli studenti con cittadinanza non italiana (CNI) sono originari di quasi 200 Paesi differenti e il 44% circa di essi è di origine europea. Più di 1⁄4 è di origine africana, attorno al 20% di origine asiatica e quasi l’8% dell’America latina. La cittadinanza più numerosa è rappresentata dalla Romania con oltre 151mila studenti. Al 13 giugno 2022 sono 27.506 gli studenti ucraini accolti nelle scuole: 12.713 nelle primarie, 6.148 nelle scuole dell’infanzia, 6.086 nelle secondarie di primo grado e 2.559 nelle secondarie di secondo grado. Altri 3.019 sono stati accolti dai Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti.

Distribuzione regionale degli alunni stranieri

I dati del 2021/22 confermano che la maggioranza degli studenti con cittadinanza non italiana si concentra nelle regioni settentrionali, a seguire nel Centro e nel Mezzogiorno. La Lombardia accoglie 222.364 alunni con background migratorio, seguita da Emilia-Romagna (106.280) e Veneto (96.105). In Emilia-Romagna gli studenti con CNI rappresentano, in rapporto alla popolazione scolastica regionale, il 17,4%, il valore più elevato a livello nazionale. Segue la Lombardia con il 16,3% di alunni con CNI ogni 100 iscritti nelle scuole di diverso ordine e grado.

La Lombardia accoglie un quarto degli alunni con background migratorio (231.819 unità), seguita da Emilia-Romagna (111.811), Veneto (99.604), Lazio (83.716) e Piemonte (81.762). In Emilia-Romagna gli studenti con CNI rappresentano il 18,4% della popolazione scolastica regionale, il valore più elevato a livello nazionale. Segue la Lombardia con il 17,1% di alunni con CNI ogni 100 iscritti nelle scuole di diverso ordine e grado.

Integrazione scolastica e ritardo

Nell’a.s. 2021/22 le scuole senza allievi con CNI scendono al 18%. Aumenta leggermente la fascia con meno del 30% di alunni di origine immigrata (74,8%). I nati in Italia rappresentano il 67,5% degli alunni con CNI. I nati in Italia figli di immigrati sono passati da 577.071 nel 2020/21 a 588.986: quasi 12mila unità in più.

Il ritardo scolastico rimane un aspetto problematico. Nell’a.s. 2021/22 riguarda il 25,4% degli stranieri (gli italiani sono l’8,1%). Nel complesso, il ritardo fra i non italiani si è ridotto nel tempo. Tuttavia, le percentuali di studenti in ritardo sono ancora molto elevate, soprattutto nelle secondarie di secondo grado, dove quasi la metà degli studenti di origine immigrata è in ritardo di uno o più anni (48,4%).

Politiche del governo italiano

Il 23 Dicembre 2024 si è svolto un vertice a Palazzo Chigi per rilanciare la collaborazione tra Italia e Albania nel contrasto all’immigrazione irregolare. Sostenuta dall’UE, questa strategia rappresenterebbe una delle soluzioni innovative alla base del “successo” del governo italiano in tema di gestione e controllo delle frontiere.

L’azione del governo Meloni contro l’immigrazione irregolare è stata descritta come un modello da seguire, sia in Italia che all’estero. Secondo l’attuale governo - nominato nell’Ottobre 2022 - la diminuzione degli arrivi nel 2024 è principalmente dovuta alla collaborazione con paesi di partenza o di transito, e in particolare agli accordi stipulati nel luglio 2023 tra l’Unione Europea e la Tunisia.

L’esecutivo ha adottato numerose misure mirate alla criminalizzazione delle ONG impegnate nel Mediterraneo, al prolungamento dei tempi di detenzione, al rafforzamento dei rimpatri, alla diminuzione della protezione giuridica e sociale di migranti e richiedenti asilo.

In aggiunta, la scelta di affidare il controllo delle frontiere a paesi terzi non è un’iniziativa di questo esecutivo ma è stata attuata da diversi governi italiani ed europei negli ultimi decenni. Tali accordi bilaterali sollevano numerosi problemi.

Inoltre, l’esecutivo ha dovuto rispondere alle esigenze delle organizzazioni imprenditoriali garantendo 450.000 permessi di soggiorno per i lavoratori migranti su un periodo di 3 anni. Il sistema dei flussi resta comunque un fallimento, poiché nel 2023 le domande di ingresso sono state sei volte superiori alle quote fissate, e solo il 23% di queste è stato convertito in permessi di soggiorno.

L'Italia nel contesto europeo

Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento).

Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni. I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria. Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali.

Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni. Il divario tende tuttavia a ridursi nella media europea e in nove paesi - tra cui l’Italia - dove si registra una riduzione dell’indicatore maggiore per la popolazione straniera.

Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario.

Principali Indicatori sull'Immigrazione in Italia
Indicatore Valore Anno di riferimento
Stranieri presenti in Italia 5.775.000 2023
Stranieri irregolari 458.000 2023
Richieste d'asilo 84.289 2022
Alunni con background migratorio 872.360 2021/22
Assunzioni di personale immigrato 1.057.620 2023

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