Kanal Istanbul: Un Progetto Turco tra Ambizioni, Rischi e Controversie
Un canale artificiale, simile a quello di Panama o di Suez, è quello che ha in testa la Turchia di Erdogan, approvato dal Governo a fine marzo scorso. Kanal Istanbul collegherà il Mar di Marmara al Mar Nero, tagliando la parte europea ovest di Istanbul, in parallelo allo stretto del Bosforo. Come annunciato da Recep Tayyip Erdogan, le prime gare per la realizzazione del progetto partiranno a breve, con inizio lavori a metà di questo anno, generando complessivamente 20.000 nuovi posti di lavoro.
Il Progetto e i suoi Obiettivi
Pianificato dal governo nel 2011, solo nel 2018 sono stati resi noti i dettagli del progetto per le consultazioni pubbliche, che prevede in 7 anni la realizzazione di un canale di 45 km, dal Mar Nero nei pressi dell’Istanbul New Airport, via diga di Sazlidere fino al Mar Marmara, passando per il lago Kucukcekmece, laguna naturale ma inquinata da urbanizzazione e attività industriali. Profondo 25 metri, largo 360 metri in superficie e 275 sul fondo, Kanal Istanbul avrà una capacità di circa 160 transiti navali giornalieri.
La stima delle risorse necessarie supera 9 miliardi di dollari, che il governo ha definito investimento intelligente, per gli introiti che si incasseranno sul passaggio delle navi, a differenza dello Stretto naturale del Bosforo, uno dei tratti di mare più trafficati e di complessa navigazione al mondo con oltre 40.000 navi all’anno, che risulterà così decongestionato e più sicuro. Insieme alla realizzazione del Kanal Istanbul,lungo i suoi margini di circa 8.300 ettari, resi disponibili con espropriazioni e acquisti di terreni e centri abitati, sarà costruita una “nuova città” di circa 500.000 abitanti.
La terra del gigantesco escavo sarà utilizzata per colmate e per realizzare tre isole artificiali nel Mar Marmara. Investitori arabi, tra cui membri delle famiglie reali, si sono già assicurati lotti lungo il canale, mentre con l’approvazione dei piani di zonizzazione del 27 marzo scorso, le quotazioni delle società immobiliari sulla Borsa di Istanbul hanno registrato un rialzo di quasi il 9%.
La Convenzione di Montreux e le Implicazioni Geopolitiche
Stabilisce il regime di navigazione militare e commerciale nello Stretto dei Dardanelli, nel Mar di Marmara e nel Bosforo, che delineano l’unica via di accesso da/per i paesi rivieraschi del Mar Nero, oggetto di accordi internazionali sin dalla fine delle guerre napoleoniche. La Convenzione di Montreux sugli Stretti è in vigore dal 1936, con varie modifiche ed aggiornamenti. Regola l’accesso delle navi in tempo di pace e di guerra, riconoscendo allo stesso tempo la piena sovranità della Turchia sui corsi d’acqua.
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La Convenzione riconosce piena libertà di transito alle navi commerciali di qualsiasi bandiera in tempo di pace, mentre le navi da guerra dei paesi non rivieraschi non possono superare le 15.000 ton. I sottomarini sono interdetti e non sono presenti disposizioni che autorizzino esplicitamente navi portaerei.
Le Opposizioni e le Preoccupazioni
Il progetto solleva molte opposizioni nel paese, mosse recentemente anche da oltre 120 diplomatici e 104 alti ufficiali in pensione della marina turca. In momenti distinti, i primi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, mentre i secondi hanno scritto una lettera aperta, sui gravi rischi di sopravvivenza stessa della Turchia per la messa in discussione di Montreux che il nuovo canale comporta. Come riporta Al Jazeera, il governo ha reagito molto duramente contro la presa di posizione dei militari, accusati di tentare di intervenire nella politica e di riportare il paese in un clima di colpo di Stato.
Anche i partiti di opposizione, le organizzazioni di tutela ambientale e singoli cittadini sono contrari al progetto. Le motivazioni sono consistenti, tra cui la preoccupazione della forte esposizione finanziaria, che aumenta la dipendenza turca dagli investitori esteri e prospetta l’aumento della pressione fiscale, con il rischio di ripetere quanto avvenuto con l’operatore del terzo ponte sul Bosforo, inaugurato 5 anni fa, che nel 2019 ha costretto il governo turco a versargli oltre 515 milioni di dollari per coprire le mancate entrate dai pedaggi.
C’è anche preoccupazione per la trasformazione del centro storico di Istanbul in un’isola tra i due canali, e per lo sviluppo del progetto sulle linee di faglia che fanno temere gravi conseguenze sismiche. La distruzione di laghi e fiumi coinvolti nei lavori di realizzazione dell’opera fa temere per la sicurezza idrica della metropoli di 16 milioni di abitanti, già fragile per la scarsità delle precipitazioni dovute al cambiamento climatico, e per la continuità delle attività agricole e di pesca. Anche il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, esponente del principale partito di opposizione, il socialdemocratico CHP, che con le elezioni del 2019, dopo 25 anni ininterrotti, ha sconfitto il partito AKP di Erdogan, al governo della Turchia dal 2003. Imamoglu ha definito il progetto un tradimento e un omicidio, giurando resistenza.
Il Contesto Economico Turco
La Turchia è attraversata dalle critiche e dalla instabilità della lira turca, che mette in pericolo le imprese turche con debiti denominati in valuta estera, ed i progetti infrastrutturali con garanzie in valuta estera, a cui si aggiungono i problemi economici causati dalla pandemia. A fine 2020 il debito pubblico viaggiava sui 268 miliardi di dollari, circa il 40% del Pil, mentre a febbraio di questo anno il tasso di disoccupazione ha superato il 13% e a marzo l’inflazione è salita oltre il 16% su base annua.
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Ciononostante, l’economia reale turca regge e argomentano i sostenitori del partito di Erdogan che il pil pro capite da 4.760 dollari del 2003 è salito a 9.126 dollari nel 2019.
Le Relazioni con Russia e Ucraina
Il paese maggiormente critico sul Kanal Istanbul è la Russia. Il 10 aprile scorso, in occasione del 9° Consiglio di cooperazione strategica di alto livello turco - ucraino a Istanbul, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sta potenziando la sua politica diplomatica contro la Russia evitando escalation militari, si è incontrato con Erdogan, mentre la Russia concentrava decine di migliaia di truppe al confine con il Donbass e in Crimea. Ankara non ha mai riconosciuto l’annessione russa della Crimea, ed ha aderito alla Piattaforma internazionale di Crimea lanciata a febbraio scorso da Kiev con il sostegno degli Stati Uniti, finalizzata al dialogo con i partner sulla de-occupazione della penisola.
I due paesi l’anno scorso hanno sottoscritto un accordo di buona volontà per l’industria di difesa e un accordo quadro militare, per la produzione congiunta di corvette, motori, droni e sistemi di difesa aerea. Benchè abbiano imposto nuove sanzioni alla Russia per le interferenze nella loro politica interna, gli Stati Uniti hanno tenuto fuori la questione ucraina, né hanno aumentato presenze militari, mentre sulla stessa linea, la Turchia ha chiesto di abbassare l’escalation delle tensioni nel Mar Nero, facendo intendere che non invierà assistenza militare diretta in Ucraina, come fatto in Libia o in Nagorno-Karabakh.
I Megaprogetti di Erdogan
Kanal Istanbul è solo l’ultimo dei megaprogetti infrastrutturali intrapresi da Erdogan dal 2013, quando annunciò investimenti per 200 miliardi di dollari in 10 anni, con obiettivo 2 trilioni di dollari di Pil entro il 2023, anno di ricorrenza del centesimo anniversario della fondazione della moderna repubblica turca. In pochi anni sono già state realizzate molte opere, grandi e piccole, tra cui l’imponente Istanbul New Airport a nord della città, realizzato in 4 anni con risorse tutte turche, del valore 10 miliardi di euro, inaugurato nel 2018 per servire un grande hub aviocargo e 200 milioni di passeggeri all’anno.
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