Turismo Verde: Cos'è e l'Impegno di Cia-Agricoltori Italiani
Cia-Agricoltori Italiani è una delle maggiori organizzazioni di categoria in Italia e in Europa.
Tra le priorità dell'organizzazione spiccano la tutela del reddito degli agricoltori, l’affermazione del settore primario nel sistema economico italiano e globale, la competitività delle imprese sui mercati, la rivitalizzazione delle aree rurali e i diritti del lavoro agricolo esercitato come impresa.
Cia-Agricoltori Italiani ha sede nazionale a Roma ed è presente in circa 5mila Comuni italiani, con uffici regionali, provinciali e zonali, oltre ad avere una rappresentanza a Bruxelles.
Cia si avvale anche dell’Associazione Agricoltura è Vita che si occupa di formazione, ricerca e divulgazione, e può vantare un’organizzazione no profit di riferimento (ASeS - Agricoltori Solidarietà e Sviluppo).
Agriturismi: Crescita in Italia
Il settore agrituristico continua a registrare una crescita significativa in Italia, come evidenziato dal recente report Istat “Le aziende agrituristiche in Italia” relativo all’anno 2023. Secondo il rapporto, il numero delle aziende agrituristiche nel Paese è raddoppiato negli ultimi vent’anni, raggiungendo quota 26.129 (+1,1% rispetto al 2022). Anche il valore della produzione agrituristica è in forte crescita (+15,4%), trainato in particolare dall’incremento delle attività di ristorazione. I visitatori, inoltre, hanno toccato quota 4,5 milioni (+11% rispetto all’anno precedente), con una leggera prevalenza di turisti stranieri (51%).
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L'Abruzzo e il Turismo Verde
L’Abruzzo segue il trend positivo nazionale, con un incremento costante delle aziende agrituristiche e dell’offerta di servizi per il turismo rurale. La regione, forte delle sue eccellenze enogastronomiche e paesaggistiche, continua ad attrarre visitatori sia italiani che stranieri, grazie alla crescente integrazione tra ospitalità, ristorazione e attività esperienziali come trekking, escursioni naturalistiche, equitazione e fattorie didattiche.
“Il raddoppio delle aziende negli ultimi vent’anni e l’incremento del valore della produzione dimostrano come il settore rappresenti una risposta concreta alla crescente domanda di esperienze autentiche e sostenibili”, commenta Domenica Trovarelli, presidente Turismo Verde Abruzzo.
“Anche in Abruzzo, l’agriturismo si conferma un motore di crescita per l’economia locale, valorizzando il patrimonio enogastronomico, culturale e paesaggistico della regione”, continua, “Turismo Verde continuerà a sostenere il settore con proposte e iniziative volte a incentivare lo sviluppo dell’agriturismo, favorendo il connubio tra ospitalità, territorio e tradizione”.
“L’agriturismo rappresenta una risorsa strategica per il nostro territorio, favorendo lo sviluppo dell’eco...
Turismo Verde: Nuova Cultura di Turismo Sostenibile
L.F. Turismo Verde, l'associazione per la promozione agrituristica di Cia, rinnova i vertici e il comitato esecutivo regionale. Per il neo presidente "l'agriturismo rappresenta oggi un'opportunità per il turista di vivere appieno un'esperienza a contatto con la natura alla scoperta delle tradizioni locali e dell'enorme patrimonio della regione in termini di biodiversità". E ancora: "In quest’ottica si colloca una nuova cultura di turismo sostenibile, incentrata sul rispetto e sulla valorizzazione del territorio.
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Se togliamo queste piccole strutture per la gestione del territorio, e per il cambiamento per la transizione verde anche rispetto a nuovi sistemi di coltivazione, queste aree rischiano l’abbandono.
Ci auguriamo un periodo proficuo, i problemi sono tanti.
Resta la preoccupazione per i rincari energetici degli agriturismi umbri che, in gran parte, fermeranno le attività dopo il ponte per riaprire non prima di Pasqua.
Iniziative per i più piccoli
Ci sono anche soluzione con pernottamento, preferite per regalare al bambino un momento di distacco completo dalla famiglia e dagli obblighi giornalieri.
Immersi in uno spazio protetto, sorvegliati e in compagnia di nuovi amici, i piccoli potranno praticare nuove attività, conoscere altri ragazzi e ragazze e sperimentare un senso di indipendenza, che favorirà una maggiore crescita personale.
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Nel corso dell’anno scolastico, in occasione delle vacanze, strutturiamo giornate di CAMPUS in fattoria che permettono ai bambini e ai ragazzi dai 5 ai 13 anni di divertirsi, scoprire il mondo della campagna (animali, piante, coltivazioni, trasformazioni…) e avere uno spazio dedicato allo studio assieme ai loro compagni di giochi, per divertirsi, imparare, svolgere i compiti previsti per poi poter godere appieno le giornate di festa con la propria famiglia.
Allo stesso modo i CAMPUS ESTIVI “a tema”.
Dal 2022 la fattoria didattica si anima in estate con diverse settimane di centri estivi dedicati alla scoperta della campagna, della natura e degli alimenti dal campo alla tavola, per tante giornate di attività, laboratori, giochi ed esperimenti tra terra e cielo.
Esempi di iniziative
- SETTIMANA DEI CUOCHI DI CAMPAGNA: una nuova esperienza arricchisce il panorama dei nostri centri estivi: la scuola dei cuochi di campagna! Dalla terra alla tavola: l’agriturismo si trasformerà in una vera e propria scuola di cucina rurale per giovani aspiranti cuochi e appassionati dei fornelli!
- JURASSIC WEEK: giochi e attività alla scoperta dell’epoca preistorica, sempre a contatto con la natura per conoscere gli animali e le piante del nostro ambiente.
- SPACE WEEK: una settimana speciale con Micol Ivancic ed Elisa tra terra e cielo, durante la quale creeremo la nostra missione spaziale per cinque giorni di addestramento astronautico: scopriremo cos’è e dove si trova la ISS, come si arriva nello spazio e come di torna a terra, come si effettua l’attività extra-veicolare, costruiremo la glove box e l’orto marziano!
Preoccupazioni e Sfide
Cia Agricoltori Italiani Abruzzo esprime forte preoccupazione per la proposta di legge regionale riguardante l’individuazione delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili.
Il provvedimento, che sarà discusso a breve in Consiglio regionale, rischia di compromettere irreversibilmente il settore agricolo abruzzese a causa della conversione indiscriminata di terreni coltivabili in siti per impianti di energie rinnovabili.
"La transizione energetica è un obiettivo fondamentale”, dichiara Nicola Sichetti, Presidente di Cia Abruzzo, “ma non possiamo permettere che avvenga a discapito della nostra agricoltura.
I terreni agricoli non sono un'opzione di riserva per le energie rinnovabili: sono una risorsa strategica per l’economia, la sicurezza alimentare e la tutela del paesaggio".
Cia Abruzzo sottolinea i rischi derivanti dall’occupazione dei suoli agricoli: la perdita di superfici coltivabili, il degrado del paesaggio rurale e potenziali impatti ambientali negativi.
"Non siamo contro, ma chiediamo un’applicazione intelligente delle fonti rinnovabili.
Dazi USA: Allarme per l'Export Agroalimentare
Nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l’arrivo dei dazi di Trump il 2 aprile, ci sono prodotti tricolori in pericolo molto più degli altri, perché tanto dipendenti dall’export verso gli Stati Uniti. E lo stesso vale per le regioni, con Sardegna e Toscana particolarmente esposte a perdite milionarie con le nuove tariffe a stelle e strisce.
È quanto emerge dall’analisi di Cia-Agricoltori Italiani, presentata alla sua X Conferenza economica a Roma, sulla base dei dati di Nomisma e dell’Ufficio studi confederale.
“Serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini-. L’export agroalimentare negli Usa è cresciuto del 158% in dieci anni e oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”.
Secondo Fini, “l’Italia può e deve essere capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con Trump, visto che abbiamo anche più da perdere.
Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale, mettendoci in testa alla classifica dei Paesi Ue, molto prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)”.
Ecco perché “bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’Italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor.
A partire proprio dai prodotti e dalle regioni più esposti verso Washington”.
Prodotti Agroalimentari Più Esposti sul Mercato USA
Guardando ai prodotti Made in Italy che trovano negli Stati Uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, al primo posto si colloca il sidro, una nicchia di eccellenza che destina il 72% del suo export al mercato americano (per un valore di circa 109 milioni di euro nel 2024), seguito dal Pecorino Romano (prodotto al 90% in Sardegna), il cui export negli Usa vale il 57% di quello complessivo (quasi 151 milioni di euro).
Due produzioni molto ricercate dall’industria a stelle e strisce, con “l’Apple Cider” tra le bevande più popolari tra i millenial e il nostro formaggio di pecora utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta.
Ma con i dazi al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il Pecorino nostrano con altri prodotti caseari più convenienti.
L’arrivo di nuove tariffe rischia dunque di tagliare di netto il loro mercato, con quote difficilmente rimpiazzabili in altre aree geografiche.
Discorso a parte sul vino italiano, per il quale gli Usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, ma con “esposizioni” più forti di altre a seconda delle bottiglie.
A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono infatti i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni).
Grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor di aggredire una fetta di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno.
Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e così a scendere per i liquori (26%, 143 milioni).
Meno esposti al mercato Usa risultano invece Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi).
Regioni Più Esposte sul Mercato USA
Se dai singoli prodotti o categorie di prodotti si passa all’export agroalimentare delle regioni, si scopre dai dati Cia che quella più esposta ai nuovi dazi risulta essere la Sardegna (dove si produce oltre il 90% del Pecorino Romano Dop) il cui export agroalimentare finisce per il 49% negli Stati Uniti (e, giocoforza, ci finisce anche il 74% dell’export dei prodotti lattiero-caseari isolani).
Al secondo posto per maggior “esposizione” negli Usa figura la Toscana (28% del proprio export agroalimentare, con l’olio in pole position con il 42% e i vini con il 33% delle relative esportazioni).
Ma negli Stati Uniti finisce anche il 58% dell’export di olio del Lazio, così come il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi e il 26% di quelle di vini campani.
Tabella: Prodotti e Regioni Più Esposti ai Dazi USA
Prodotto/Regione | Esposizione USA | Note |
---|---|---|
Sidro | 72% dell'export | Nicchia di eccellenza |
Pecorino Romano (Sardegna) | 57% dell'export | Prodotto al 90% in Sardegna |
Vini bianchi DOP (Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) | 48% dell'export | Valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024 |
Vini rossi toscani DOP | 40% dell'export | Valore esportato di 290 milioni di euro nel 2024 |
Vini rossi piemontesi DOP | 31% dell'export | Valore esportato di 121 milioni di euro nel 2024 |
Prosecco DOP | 27% dell'export | Valore esportato di 491 milioni di euro nel 2024 |
Olio d'oliva italiano | 32% dell'export | Valore esportato di 937 milioni di euro nel 2024 |
Sardegna | 49% dell'export agroalimentare | Principalmente Pecorino Romano DOP |
Toscana | 28% dell'export agroalimentare | Olio e vini in pole position |
Lazio | 58% dell'export di olio | - |
Abruzzo | 28% dell'export di pasta e prodotti da forno | - |
Campania | 26% dell'export di vini | - |
Posizione di CIA sui Dazi e la PAC
“Trump allerta i grandi agricoltori degli Stati Uniti. Noi direttamente la nostra Europa. Bruxelles intervenga subito.
Il messaggio social del presidente americano è, adesso, una clessidra all’ultimo granello.
Serve un’azione diplomatica e una contromossa importante per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa su tutti i prodotti Ue”. Esprime così la sua contrarietà, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, richiamando le istituzioni europee e nazionali a una difesa perentoria del Made in Italy agroalimentare.
“Con l’annuncio di dazi del 25% all’export europeo negli Usa, a partire dal 2 aprile, si prefigurano danni miliardari per il cibo italiano che faranno male non solo al nostro Paese, -commenta Fini- ma anche al portafoglio degli americani che acquistano le nostre eccellenze, riconoscendone la qualità e l’unicità.
Gli agricoltori di Trump non potranno mai produrre Grana Padano, Prosciutto di Parma, Pecorino romano, Prosecco, Brunello e tutte le Dop e Igp Made in Italy, il cui export in Usa vale oltre 2,4 miliardi, una ricchezza anche per l’Europa.
Sì aggiorni al più presto l’obsoleta normativa internazionale sugli steroli che penalizza l’olio italiano, abbassandone il limite rispetto agli attuali 1000 mg/kg.
Questo, oggi, a Sol2Expo 2025 l’appello del presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, al Masaf, affinché possa portare le istanze dei nostri olivicoltori al COI (Consiglio oleicolo internazionale) e alla Commissione europea.
Quello degli steroli era un parametro chimico introdotto 30 anni fa come sinonimo di purezza dell’olio d’oliva, ma ora il 50% dell’extravergine italiano -pur essendo produzioni autentiche e di qualità- non riesce più a mantenere quei livelli per effetto dei cambiamenti climatici e delle nuove tecniche produttive.
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