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Volontari Stranieri in Ucraina: Requisiti e Rischi

L'arrivo in Ucraina di numerosi cittadini di Stati formalmente estranei al conflitto, che si dichiarano intenzionati a unirsi ai combattimenti a fianco dell'esercito ucraino o di quello russo (i c.d. foreign fighters), ha suscitato reazioni contrastanti nell'opinione pubblica internazionale e fra i belligeranti.

Requisiti per i Combattenti Stranieri

Secondo un decreto presidenziale del 2016, gli stranieri possono prestare servizio nelle Forze armate ucraine (UAF) e nelle Forze di difesa territoriale.

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato la creazione della Legione Internazionale Ucraina tre giorni dopo l'inizio della guerra. "Chiunque voglia unirsi alla difesa della sicurezza in Europa e nel mondo può venire e stare al fianco degli ucraini contro gli invasori del XXI secolo", ha dichiarato il presidente ucraino.

All'inizio di marzo si è saputo che più di 20.000 persone provenienti da 52 Paesi avevano espresso il desiderio di unirsi alla Legione, secondo il generale di brigata Kyrylo Budanov, comandante della Direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa. Il sito web della Legione Internazionale ha pubblicato un questionario e istruzioni dettagliate su cosa fare per potersi unire alla guerra.

I funzionari controllano il background dei candidati attraverso l'ambasciata per giudicare se le loro qualifiche sono veritiere. Poi è stato annunciato che solo chi ha esperienza di combattimento e parla correntemente ucraino o inglese sarà accettato.

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Già dal 2016 la legge ucraina prevede la possibilità che cittadini stranieri o apolidi vengano reclutati nelle forze armate ucraine. Le autorità del paese stanno conducendo una campagna di arruolamento che prevede l’inserimento di quanti dovessero aderire in una Legione internazionale per la difesa dell’Ucraina.

Ciò avverrà attraverso una fase di reclutamento formalizzata, che si concluderà con l’inserimento dei combattenti nei ranghi dell’esercito regolare.

Anche in assenza di un’incorporazione formale, eventuali formazioni composte in toto o in parte da cittadini stranieri potrebbero rientrare fra le “milizie e i corpi di volontari” richiamati dall’Art. 4A(2) della III CG. Sarebbero pertanto comunque combattenti legittimi, sempre che rispettino i requisiti specifici previsti dalla disposizione.

Criteri per lo Status di Prigioniero di Guerra (PDG)

Le norme rilevanti ai nostri fini sono rinvenibili nella III Convenzione di Ginevra del 1949 (III CG), relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, e nel I Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni del 1949 (I PA), adottato nel 1977 e relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali.

Riassumendo per sommi capi, il DIU stabilisce che nei conflitti fra Stati soltanto i combattenti legittimi possano prendere parte attiva alle ostilità e che debbano, se catturati, godere dello status di PDG (I PA, Art. 43(2) e 44(1)).

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La disposizione centrale è l’Art. 4 della III CG, che elenca i criteri da applicare per riconoscere lo status di PDG a un combattente catturato.

Secondo il paragrafo A.1, hanno diritto ad essere riconosciuti come PDG “i membri delle forze armate di una Parte belligerante, come pure i membri delle milizie e dei corpi di volontari che fanno parte di queste forze armate”.

Secondo il paragrafo A.1, hanno diritto ad essere riconosciuti come PDG “i membri delle forze armate di una Parte belligerante, come pure i membri delle milizie e dei corpi di volontari che fanno parte di queste forze armate”. La categoria include il personale militare in servizio presso lo Stato belligerante.

L’Art. 4A(2) si riferisce invece ai “membri delle altre milizie e degli altri corpi di volontari, compresi quelli dei movimenti di resistenza organizzati, appartenenti ad una Parte belligerante e che operano fuori o all’interno del loro proprio territorio”.

Ai membri di tali milizie, tuttavia, sarà riconosciuto lo status di PDG solo se adempiono ad una serie di condizioni:

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  1. essere comandati da una persona responsabile dei propri subordinati;
  2. portare un segno distintivo fisso e riconoscibile a distanza;
  3. portare apertamente le armi; e
  4. uniformarsi, nelle loro operazioni, alle leggi e agli usi della guerra.

Tali condizioni dovranno essere rispettate cumulativamente, e si sommano ad altri due requisiti esplicitati nella prima parte della disposizione, ossia la natura “organizzata” della milizia e l’appartenenza ad una delle parti belligeranti.

Mercenari: Assenza di Protezione Giuridica

Esiste tuttavia un’ulteriore categoria cui i foreign fighters potrebbero essere ascritti, ossia quella dei “mercenari”. Quest’ultima è una figura cui il DIU non conferisce alcun diritto specifico, prevedendo anzi che un mercenario “non ha diritto allo statuto di combattente o di prigioniero di guerra” (I PA, Art. 47(1)).

La stessa disposizione prevede che egli non abbia la nazionalità di uno degli Stati in conflitto.

L’Art. 47(2) stabilisce che vada riconosciuto come mercenario solo chi:

  1. sia appositamente reclutato, localmente o all’estero, per combattere in un conflitto armato;
  2. prenda di fatto parte diretta alle ostilità;
  3. sia spinto dal desiderio di ottenere un profitto personale, e a cui sia stata effettivamente promessa, da una Parte in conflitto o a suo nome, una remunerazione materiale nettamente superiore a quella promessa o corrisposta ai combattenti aventi rango e funzioni similari nelle forze armate di detta Parte;
  4. che non sia cittadino di una Parte in conflitto, né residente di un territorio controllato da una Parte in conflitto;
  5. che non sia membro delle forze armate di una Parte in conflitto;
  6. che non sia stato inviato da uno Stato non Parte nel conflitto in missione ufficiale quale membro delle forze armate di detto Stato.

Anche in questo caso l’attribuzione dello status può aver luogo solo laddove tutti i criteri siano soddisfatti contestualmente.

Sembra escluderlo la circostanza che le motivazioni dei combattenti sarebbero esclusivamente - o comunque prevalentemente - di natura idealistica.

Rischi per i Volontari Stranieri

La Russia ha già dichiarato che ai “mercenari occidentali” non verrà concesso lo status di prigioniero di guerra (PDG) in caso di cattura, e che saranno piuttosto perseguiti come criminali.

Il 13 marzo, l'esercito russo ha lanciato un missile cruise contro la base militare di Yavoriv, nella regione di Leopoli, in Ucraina, a diverse decine di chilometri dal confine ucraino-polacco.

Il portavoce del Ministero della Difesa ucraino, Markiyan Lubkivsky, ha dichiarato alla CNN che questi numeri erano falsi, affermando inoltre che non è stato confermato alcuno straniero tra i morti.

In ogni caso, l'attacco alla base di Yavoriv ha causato il panico tra i combattenti volontari stranieri. Il sito ufficiale della Legione presenta le bandiere di otto Stati - Danimarca, Polonia, Israele, Lettonia, Croazia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Canada - ma non solo.

Secondo il Ministero della Difesa russo, dall’inizio della guerra Kiev ha reclutato oltre 6.800 “mercenari stranieri”[1] da 63 Paesi. La maggior parte di questi combattenti volontari proveniva dalla Polonia - 1.717 persone. Inoltre, circa 1.500 combattenti provengono da Stati Uniti, Canada, Romania, Regno Unito e Georgia - circa 300 per ciascuno.

La Russia sostiene che 1.035 combattenti stranieri sono stati uccisi.

Accoglienza e Supporto ai Profughi Ucraini in Italia

Diverse città italiane si sono attivate per fornire accoglienza e supporto ai profughi ucraini. Ecco alcuni esempi:

Milano

Caritas Ambrosiana ha accolto più di 100 persone provenienti dall’Ucraina, prevalentemente madri con figli, anziani e soggetti fragili, in diverse strutture milanesi. Si stanno approntando altri luoghi di ospitalità e offrendo opportunità di formazione alle famiglie disposte a ospitare minori.

Parma

Il Comune di Parma coordina le azioni del territorio grazie alla collaborazione di associazioni e realtà locali. È attivo un punto informativo presso INFORMASTRANIERI per le procedure di registrazione e sanitarie, oltre a raccogliere disponibilità di accoglienza e volontari. È stata avviata una raccolta fondi per l'accoglienza e il sostegno delle persone nel territorio comunale e provinciale.

  • Informastranieri: Via Cecchi 3, 43121 Parma, 351 0986321
  • Sportelloscuola: Via Milano n. 6

Padova

Il Comune di Padova offre supporto professionale multidisciplinare per le famiglie che ospitano rifugiati. L'associazione Vides Veneto ha avviato un corso gratuito di italiano come L2 per donne e ragazzi ucraini. Croce Rossa Italiana mette a disposizione un servizio di supporto psicologico.

In caso di necessità di vestiti per bambini/e, mamme e gestanti, così come di latte in polvere per le persone in arrivo nel nostro territorio, ci si può rivolgere al Centro di Aiuto alla Vita di Padova al n.

Piemonte

La Regione Piemonte ha attivato un conto corrente per le donazioni e un numero di Call Center regionale per informazioni ai rifugiati ucraini. È stata predisposta una piattaforma per riconoscere un contributo di sostentamento ai profughi che hanno presentato domanda di permesso di soggiorno per protezione temporanea.

Altre Iniziative

  • Save the Children: Allestisce Spazi a Misura di Bambino all’interno di centri di accoglienza per attività educative e psicosociali.
  • Comune di Ravenna: Ha creato una sezione dedicata agli aiuti per la popolazione ucraina sul proprio sito internet.

Procedure Sanitarie

Per tutti i minori che arriveranno sul territorio verranno individuate le scuole in cui inserire i bambini e ragazzi fino a 18 anni, il più possibile in prossimità della residenza temporanea. La frequenza nelle scuole è subordinata agli obblighi normativi in ambito sanitario.

È necessario eseguire un tampone antigenico all’arrivo presso i punti tamponi dell’AULSS e effettuare un periodo di auto-sorveglianza per 5 giorni con obbligo utilizzo mascherina FFP2.

Alle persone che non hanno presentato la richiesta di permesso di soggiorno per Protezione temporanea, vengono garantite le cure ambulatoriali ed ospedaliere, urgenti ed essenziali ed i programmi di medicina preventiva.

In caso di necessità di prestazioni urgenti, il cittadino straniero, anche se non ancora in possesso della tessera STP, può recarsi in ospedale per ricevere le cure necessarie.

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