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Schengen: Significato, Storia e Sfide di un'Europa Senza Frontiere

L’Area Schengen, con il libero spostamento di persone e merci tra paesi aderenti, rappresenta una delle conquiste più significative dell’integrazione europea. Diventato un simbolo di libertà e unità per milioni di cittadinз europeз, l’Area Schengen è tuttora una delle misure più apprezzate dagli stessi.

Che cos'è lo spazio Schengen?

Il cosiddetto spazio Schengen è una zona di libera circolazione all’interno dell’Unione europea, come evoluzione del primo accordo siglato nella località di Schengen nel 1985 tra cinque Paesi dell’Ue: Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. In totale, dunque, sono 27 i Paesi aderenti allo spazio Schengen (23 dell’Unione europea e quattro extra Ue).

All’interno di quest’area:

  • non ci sono dei controlli alle frontiere tra gli Stati aderenti, salvo in caso di minacce specifiche, quando viene sospesa la libera circolazione;
  • vengono effettuati dei controlli armonizzati loro frontiere esterne, sulla base di criteri prestabiliti.

Lo spazio Schengen permette a più di 400 milioni di persone di circolare liberamente tra i Paesi membri senza controlli di frontiera. Anche i cittadini di Paesi terzi che vivono nell’Unione europea o vi si recano come turisti, come studenti in scambio o per motivi professionali possono circolare liberamente all’interno dell’area Schengen senza sottoporsi ai controlli.

Ma perché si chiama Schengen? Ha un significato particolare questo termine?

Il motivo è molto semplice. Schengen è il nome di un piccolo villaggio del Lussemburgo, alla frontiera con la Germania e la Francia, dove sono stati firmati:

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  • l’accordo sulla libera circolazione, nel 1985;
  • la Convenzione di attuazione dell’accordo, nel 1990.

Paesi Aderenti al Patto di Schengen

Nei paesi seguenti è possibile circolare liberamente senza controlli alle frontiere:

  • Austria
  • Belgio
  • Città del Vaticano *
  • Danimarca **
  • Estonia
  • Finlandia
  • Francia
  • Germania
  • Grecia
  • Islanda
  • Italia
  • Lettonia
  • Liechtenstein
  • Lituania
  • Lussemburgo
  • Malta
  • Monaco *
  • Norvegia **
  • Paesi Bassi
  • Polonia
  • Portogallo
  • Rep. Ceca
  • San Marino *
  • Slovacchia
  • Slovenia
  • Spagna
  • Svezia
  • Svizzera
  • Ungheria

* stato non membro ma con frontiere aperte

** vedere Eccezioni

Eccezioni

In Bulgaria, Cipro, Croazia e Romania, pur essendo stati membri dell’area Shengen, la libera circolazione non è ancora entrata in vigore a causa della mancanza dei necessari adeguamenti tecnici. Restano pertanto al momento attivi tutti i controlli alle frontiere.

I seguenti territori inoltre, seppur facenti parte politicamente di stati sottoscriventi l’accordo, non sono coperti:

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  • Danimarca: Groenlandia e isole Fær Øer
  • Francia: Guyana francese, Guadalupa, Mayotte, Martinica, Nuova Caledonia, Polinesia Francese, Riunione, Saint-Barthélemy, Saint-Martin, Saint-Pierre e Miquelon, Wallis e Futuna
  • Norvegia: isole Svalbard
  • Paesi Bassi: Aruba, Curaçao, Isole BES e Sint Maarten.

Gli unici paesi dell’Unione Europea che non hanno aderito al patto di Schengen sono Irlanda e Regno Unito.

L’accordo di Schengen e la sicurezza nell’Ue

Non solo libera circolazione di cittadini: gli accordi di Schengen hanno come obiettivo anche la protezione dei cittadini che vi abitano attraverso una maggiore cooperazione tra le forze di polizia, le autorità doganali e le autorità addette ai controlli alle frontiere esterne.

Nello specifico, sono previsti:

  • il miglioramento dei sistemi di comunicazione tra le forze di polizia;
  • l’inseguimento transfrontaliero di criminali;
  • la sorveglianza transfrontaliera delle persone sospettate;
  • l’assistenza operativa reciproca;
  • gli scambi diretti di informazioni tra le autorità di polizia.

I requisiti per far parte dello spazio Schengen

Chi vuole aderire allo spazio Schengen deve:

  • applicare l’insieme comune di norme (il cosiddetto «acquis di Schengen») per quanto riguarda i controlli alle frontiere, il rilascio dei visti, la cooperazione di polizia e la protezione dei dati personali;
  • assumere la responsabilità del controllo delle frontiere esterne per conto di altri Paesi Schengen e del rilascio di visti uniformi;
  • cooperare efficacemente con le autorità di contrasto di altri paesi Schengen in modo da mantenere un elevato livello di sicurezza una volta aboliti i controlli alle frontiere interne;
  • collegarsi e utilizzare il sistema d’informazione Schengen.

Quando la valutazione conferma che uno Stato membro è pronto ad aderire allo spazio Schengen senza controlli alle frontiere interne, tutti gli altri membri dell’area devono approvare la decisione all’unanimità, previa consultazione del Parlamento europeo.

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Quando si possono ripristinare i controlli alle frontiere interne?

È consentito il ripristino dei controlli alle frontiere interne nell’area Schengen solo in casi eccezionali. Recentemente, ad esempio, è successo tra 2020 e 2022 a causa della pandemia da Covid. In tali situazioni, Il Consiglio europeo, dietro proposta della Commissione Ue, può raccomandare a uno o più Stati di riattivare i controlli.

Inoltre, è possibile ripristinare temporaneamente i controlli per rispondere a una minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna: lo Stato aderente deve darne comunicazione alla Commissione Ue e agli altri Paesi almeno quattro settimane prima del ripristino dei controlli o in tempi più brevi se le circostanze non sono note in anticipo.

Storia e sviluppo

Dopo il primo accordo tra i cinque paesi fondatori, firmato il 14 giugno 1985, è stata elaborata una convenzione, firmata il 19 giugno 1990 ed entrata in vigore nel 1995, che ha permesso di abolire controlli interni tra gli Stati firmatari e di creare una frontiera esterna unica lungo la quale i controlli all’ingresso nello spazio Schengen vengono effettuati secondo procedure identiche. Sono state adottate norme comuni in materia di visti, diritto d’asilo e controllo alle frontiere esterne onde consentire la libera circolazione delle persone all’interno dei paesi firmatari senza turbare l’ordine pubblico.

Per conciliare libertà e sicurezza, inoltre, la libera circolazione è stata affiancata dalle cosiddette “misure compensative” volte a migliorare il coordinamento tra polizia, dogane e amministrazioni giudiziarie nonché a combattere, in particolare, il terrorismo e la criminalità organizzata. A tal fine, si è creato il complesso Sistema d’informazione Schengen (SIS), che consente di scambiare dati sull’identità delle persone e sulla descrizione degli oggetti ricercati.

Lo spazio Schengen si è esteso progressivamente a tutti gli Stati membri. Gli accordi sono stati firmati dall’Italia il 27 novembre 1990, dalla Spagna e dal Portogallo il 25 giugno 1991, dalla Grecia il 6 novembre 1992, dall’Austria il 28 aprile 1995 e da Danimarca, Finlandia e Svezia il 19 dicembre 1996. Successivamente, il 21 Dicembre 2007 si sono aggiunti Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Malta; il 12 Dicembre 2008 la Svizzera; il primo Novembre 2009 il Liechtenstein.

Schengen: Sfide e Riforme Recenti

Negli ultimi anni, infatti, una serie di eventi hanno messo a dura prova il mantenimento dell’Area creando la necessità di riformare lo Spazio a 40 anni dalla sua istituzione. Nel dicembre 2021, la Commissione europea ha proposto un aggiornamento delle norme che disciplinano lo spazio Schengen (“Schengen Borders Code”) con l’obiettivo di garantire che la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne da parte degli Stati ma solo se temporanea e di come misura di ultima istanza.

Nella prima metà del 2024, il Parlamento e il Consiglio hanno approvato l’aggiornamento delle regole di Schengen. Diversi Stati membri, nel corso del 2024, hanno già temporaneamente sospeso l’Accordo di Schengen, reintroducendo i controlli alle frontiere interne, tanto che si è parlato e si parla di una vera e propria crisi Schengen in atto. Paesi come Germania, Francia, Italia, Austria, Svezia, Danimarca, Norvegia, Slovenia e Paesi Bassi hanno adottato queste misure per affrontare minacce alla sicurezza interna e gestire i flussi migratori.

In particolare, l’Italia ha reintrodotto i controlli da giugno a dicembre 2024, adducendo motivi legati al G7, all’immigrazione illegale dalla Slovenia, ai rischi di terrorismo e alla guerra in Medioriente e in Ucraina.

Il 30 dicembre 2023, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno abolito i controlli alle frontiere con la Bulgaria e la Romania, già membri UE, a partire dal 1° gennaio 2025. “Fully in Schengen - where you belong.” è stato il commento della Presidente della Commissione Europea Von Der Leyen, la quale ha anche ribadito come la Commissione continuerà a offrire sostegno finanziario e assistenza per il controllo delle frontiere esterne di questi due Paesi certamente molto delicati dal punto di vista geopolitico.

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