Xenofobia: Definizione e Manifestazioni dell'Avversione verso lo Straniero
La xenofobia, un termine che evoca sentimenti di timore e avversione, rappresenta una sfida complessa e radicata nelle società umane. Questo articolo si propone di esplorare il significato della xenofobia, le sue manifestazioni, le sue origini psicologiche e sociali, e il suo impatto sulla società.
Definizione di Xenofobia
Il vocabolario Treccani definisce la xenofobia come un «sentimento di avversione per gli stranieri e per ciò che è straniero, che si manifesta in atteggiamenti razzistici e azioni di insofferenza e ostilità verso le usanze, la cultura e gli abitanti stessi di altri paesi». In termini più semplici, uno xenofobo è «Chi nutre odio o avversione indiscriminata verso tutti gli stranieri».
Xenofobia (da ξένοϚ, straniero, e ϕόβοϚ, paura) significa paura dello straniero, paura che si manifesta attraverso comportamenti e atteggiamenti di rifiuto nei suoi confronti nella produzione del pregiudizio. La xenofobia individua una minaccia e afferma la superiorità del nazionale sullo straniero, dell'identità sull'alterità.
Manifestazioni della Xenofobia
La xenofobia si manifesta in vari modi, spesso alimentata da stereotipi e pregiudizi. Alcune delle sue espressioni includono:
- Atteggiamenti razzistici e discriminatori.
- Insofferenza verso le usanze e la cultura degli stranieri.
- Ostilità e violenza verbale o fisica.
- Esclusione sociale ed emarginazione.
Oggi, gli xenofobi utilizzano spesso la paura dell’immigrato a fini politici, cavalcando l'onda emotiva per ottenere consenso elettorale. Questo fenomeno non è nuovo; in passato, gli emigranti italiani venivano accolti con lo stesso urlo di avversione che oggi viene rivolto agli immigrati.
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Le Radici Psicologiche e Sociali della Xenofobia
La paura dello straniero è un sentimento universale, radicato in dinamiche psicologiche e sociali complesse. Alcune delle teorie che cercano di spiegare le origini della xenofobia includono:
- La teoria psicoanalitica: Sigmund Freud suggerisce che l'avversione per lo straniero possa derivare dall'invidia originaria che ogni bambino prova nei confronti del nuovo fratello.
- La crisi dell'ottavo mese: Gli psicologi osservano che i bambini manifestano una paura improvvisa degli estranei intorno all'ottavo mese di età, un fenomeno legato allo sviluppo della fiducia di base.
- L'etnocentrismo: La tendenza a sopravvalutare la propria identità culturale e a disprezzare le altre può alimentare la xenofobia.
La comparsa dello straniero evoca una minaccia perché lo straniero è qualcuno che manifesta nel suo aspetto fisico e/o nei suoi tratti culturali, nei modi e nel linguaggio che utilizza, di non appartenere all'identità culturale, spesso politicamente definita, del territorio in cui si trova. Lo straniero viene da altrove.
Nel mondo moderno l'autoctono nella maggioranza dei casi è il cittadino dello Stato-nazione; fra l'elaborazione di un'identità culturale e il riferimento a una lingua e a un territorio esiste assai spesso un legame. E se andiamo a ricostruire l'altra metà della nostra storia, si vedrà che l'unica vera e sostanziale differenza tra «noi» allora e gli immigrati in Italia oggi è quasi sempre lo stacco temporale. Noi abbiamo vissuto l'esperienza prima, loro dopo. Punto.
Xenofobia e Aporofobia
È importante distinguere la xenofobia dall'aporofobia, che è la paura dei poveri. Mentre la xenofobia è un'avversione generale verso gli stranieri, l'aporofobia si concentra sull'avversione verso lo straniero indigente. Uno straniero ricco, come un imprenditore o un calciatore famoso, non suscita la stessa paura o disprezzo.
La paura della povertà spinge a comportamenti di basso profilo, irrazionali ed egoistici nei confronti del prossimo, ritenuto un pericoloso concorrente, soprattutto se economicamente allo stesso livello. I contraccolpi mentali, tuttavia, che il soggetto vittima di aporofobia non comprende poiché proiettato solo al rischio materiale e finanziario, sono devastanti e si ricollegano a un pessimismo diffuso, alla rinuncia al pensiero e all’azione, alla demotivazione, all’isolamento, alla tristezza, all’inerzia e, nei casi più gravi, alla depressione e agli istinti suicidi.
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L'Importanza di Ricordare il Passato
Un paese è di chi lo abita, lo ha costruito, lo ha modellato su misura della sua storia, dei suoi costumi, delle sue convinzioni politiche e religiose. Ogni popolo ha il diritto, in linea di principio ed entro certi limiti, di essere padrone in casa propria. E dunque di decidere, per mantenere l'equilibrio a suo parere corretto, se far entrare nuovi ospiti e quanti. Di più ancora: in nome di questo equilibrio e di valori condivisi (la democrazia, il rispetto della donna, la laicità dello stato, l'uguaglianza di tutti gli uomini...) può arrivare perfino a decidere una politica delle quote che privilegi (laicamente) questa o quella componente.
Ma alla larga più ancora dal razzismo. Dal fetore insopportabile di xenofobia che monta in una società che ha rimosso una parte del suo passato. Vale per tutti, dall’Australia alla Patagonia. Ma più ancora, dopo decenni di violenze e stereotipi visti dall’altra parte, dovrebbe valere per noi. Che dovremmo ricordare sempre come l’arrivo dei nostri emigranti con i loro fagotti e le donne e i bambini venisse accolto dai razzisti locali: con lo stesso urlo che oggi viene cavalcato dagli xenofobi italiani, per motivi elettorali, contro gli immigrati.
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