Classifica delle Città Italiane con Più Stranieri: Analisi dei Dati e Tendenze
Nel dibattito politico italiano si è spesso discusso di "invasioni" di stranieri o di presunte ondate di migranti che premono sulle frontiere del Paese. Eppure, secondo i dati dell’ISTAT, nel 2023 i cittadini stranieri abitualmente dimoranti in Italia sono 5.253.658, ovvero l’8,9% della popolazione totale.
Distribuzione Geografica degli Stranieri in Italia
La maggior parte dei residenti non italiani si trova nell’Italia settentrionale, divisa tra le regioni del Nord-Ovest (34% del totale) e del Nord-Est (24%). Una cospicua porzione risiede anche nelle regioni del Centro (25%), mentre molti meno in quelle del Meridione (12%) e nelle Isole (appena il 5% del totale).
In tutte le regioni italiane il gruppo più consistente è rappresentato dai cittadini di provenienza UE, soprattutto in Calabria, Basilicata e Lazio dove rappresentano più del 40% degli stranieri residenti. Vi sono poi altre regioni, soprattutto nel Nord-Est del Paese, dove a una cospicua presenza di cittadini UE se ne affianca una altrettanto numerosa di persone provenienti dai paesi dell’Europa orientale extra-UE. Tra queste spiccano soprattutto regioni come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige, dove questo gruppo rappresenta il 30% degli stranieri residenti.
Altre regioni come la Lombardia vedono una considerevole presenza di stranieri provenienti dal sub-continente indiano (12% del totale) e dall’Africa settentrionale (17%), mentre la Liguria vede una presenza numerosa di persone provenienti dall’America meridionale (18%) e dall’Africa settentrionale (14%). Tutti i gruppi registrano una predilezione per la Lombardia rispetto ad altre regioni: un dato che non stupisce essendo da sempre il cuore economico dell’Italia, oltre che la regione più popolosa con oltre 10 milioni di abitanti.
È questo il caso per il 41% del totale dei cittadini provenienti dall’America Latina e per il 59% di coloro che vengono dall’America Centrale. Chi proviene dall’Africa meridionale o dal sudest asiatico sembra invece preferire, oltre alla Lombardia, anche il Lazio.
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A livello generale, una larga maggioranza (57%) degli stranieri presenti in Italia risiede in città con meno di 50.000 abitanti. Una preferenza dettata forse dai costi inferiori degli alloggi oppure a dinamiche di altro tipo, come ad esempio la vicinanza ai luoghi di lavoro. Tuttavia, se comparati alla media per i cittadini italiani, gli stranieri risultano notevolmente più urbanizzati: il 35% degli italiani vive in città con più di 50.000 abitanti, rispetto al 43% dei cittadini stranieri.
Principali Città per Presenza di Stranieri
Il centro urbano che registra la maggior presenza di stranieri in rapporto alla popolazione è Prato con il 21%, città che storicamente vede una forte presenza di immigrati provenienti dalla Cina. Al contrario, nelle città con almeno 50.000 abitanti del Sud Italia e delle Isole l’incidenza della popolazione straniera sul totale degli abitanti è di molto inferiore alla media.
Scorrendo la lista la prima che incontriamo è Battipaglia, in Campania, che con il suo 9% ricalca la media nazionale, seguita da Lecce (8%), Lamezia Terme (8%), Reggio Calabria (7%), Cosenza (6%), Mazara del Vallo (6%) Napoli (6%), Cagliari (6%).
Roma è in testa con 377.217 immigrati. Come è facile immaginare è Roma la città con più abitanti con cittadinanza straniera: sono ben 377.217, dei quali 198.718 donne e 178.499 uomini. Subito dopo Roma, la città con più stranieri residenti è Milano (253.482), seguita da Torino con 133.522. Rimangono a distanza Bologna, Firenze, Napoli e Genova, tutte con circa 50-60 mila immigrati.
É significativo che sia Bologna che Firenze, entrambe con meno della metà degli abitanti di Napoli, abbiano comunque più stranieri. Un dato che testimonia come la concentrazione di immigrati sia più forte nel Centro-nord e nelle aree più ricche del Paese. D’altronde basta guardare al resto della classifica: in ottava posizione c’è Prato, Parma è 13esima, Reggio Emilia 14esima.
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Incremento degli Stranieri Residenti
I dati forniti dall’Istat permettono di capire anche in quali comuni è stato registrato il maggiore incremento numerico di stranieri residenti tra il 2012 e il 2016. Come si vede dal grafico sotto, in testa c’è Crotone con una crescita del 274,7%. Qui gli immigrati sono più che triplicati in 4 anni, passando da 1.290 a 4.834. E in particolare sono gli uomini a essere saliti del 633,7%. Seguono poi Lanusei, Villacidro, e Nuoro, centri piccoli in cui incrementi di poche decine o centinaia di soggetti hanno comunque molta rilevanza.
Dai dati sugli stranieri residenti in Italia emerge un trend consolidato molto chiaro: le città dove l’incremento degli immigrati (soprattutto uomini) ha superato il 100% sono tutte del Sud. È il caso di Taranto, Potenza, Caltanissetta, Campobasso.
La prima città del Nord per incremento del numero di stranieri invece è Pavia, al 19esimo posto con un +74%. Roma è al 25esimo posto con un aumento del 67,6%. In generale sono sempre gli uomini a crescere di più.
Milano è al 38esimo posto con un aumento del 44,1%. Nell’ultima parte della classifica compaiono città medie e piccole del Centro-Nord, dove la percentuale di stranieri è dovuta soprattutto alle immigrazioni degli anni ’90. Si tratta di realtà industriali come Treviso, Brescia, Modena, Vicenza, Reggio Emilia: qui gli immigrati sono cresciuti meno del 20%.
La distribuzione della popolazione straniera, quindi, è stata condizionata negli ultimi anni soprattutto dagli sbarchi avvenuti nel meridione.
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Città Metropolitane e Presenza di Stranieri
La distribuzione sul territorio nazionale dei 3.615.826 cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti evidenzia come Milano e Roma siano le Città metropolitane che accolgono il maggior numero di regolarmente soggiornanti in Italia (rispettivamente il 12,3% e il 9,3%). Seguono Torino, Firenze, Napoli e Bologna con percentuali tra il 3,1% ed il 2,2%, mentre nelle altre Città metropolitane si trova meno del 2% dei cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti al 1° gennaio 2020.
Milano risulta prima anche per incidenza, tra i residenti, dei cittadini non comunitari: su 100 persone iscritte in anagrafe, circa 12 provengono da un Paese non UE. Seguono Genova (7,6%), Venezia (7,5%) e Roma (7,4%), mentre Catania, Palermo e Bari fanno registrare la minore incidenza.
Per la prima volta dopo anni, le presenze regolari calano sensibilmente: -2,7% a livello nazionale, con significative differenze negli andamenti a livello territoriale. Un rilevante aumento nella Città metropolitana di Palermo (+4,9%), un aumento più contenuto a Torino (+1,1%) ed un calo in tutte le altre Città metropolitane, che si fa particolarmente marcato nelle Città metropolitane di Reggio Calabria, Messina e Catania (rispettivamente -10,2%, -9,5%, -7,9%).
Rispetto ai processi di stabilizzazione delle presenze, la quota di lungosoggiornanti sul totale dei cittadini migranti regolarmente presenti è massima a Venezia (74%), Messina (67,3%), Genova (66,9%) e Firenze (64%), risultando nelle altre Città metropolitane inferiore alla media nazionale (63,1%).
Le Città che accolgono un maggior numero di neocittadini italiani sono invece Milano, Roma, Torino e Firenze, mentre Napoli, quinta per numero di regolarmente soggiornanti, si colloca in ottava posizione per acquisizioni di cittadinanza.
Equilibrio di Genere e Incidenza dei Minori
Tra i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti si rileva un equilibrio di genere quasi perfetto (uomini 51%, donne 49%), ma in alcune Città metropolitane, in particolare in quelle del Sud e delle Isole, la composizione di genere della popolazione migrante appare meno equilibrata.
L’incidenza dei minori, pari al 21,8% dei regolarmente soggiornanti al livello nazionale, fa rilevare una significativa variazione a livello territoriale: Venezia, Milano e Torino fanno registrare i valori più elevati e superiori alla media nazionale (rispettivamente 23%, 22,7% e 22,3%), mentre l’incidenza risulta minima a Napoli, Cagliari, Roma e Reggio Calabria (rispettivamente 14,7%, 15,6%, 16,2% e 17,8%), a indicare per estensione una minore presenza di nuclei familiari.
Impatto sul Mercato del Lavoro
Relativamente alla presenza dei cittadini migranti nel mercato del lavoro italiano - il 7% degli occupati - l’analisi dei principali indicatori consente di evidenziare i primi effetti della crisi pandemica: per la prima volta dopo anni, nel 2020, la popolazione non comunitaria fa rilevare indici occupazionali peggiori di quelli rilevati sulla popolazione autoctona, con un tasso di occupazione pari a 56,6%, a fronte del 58,2% rilevato sugli italiani, e un tasso di disoccupazione superiore (13% a fronte dell’8,7% degli autoctoni). Particolarmente colpite le donne straniere.
A fronte di tale contesto nazionale emergono significative differenze nei dati relativi alle Città metropolitane italiane: il tasso di occupazione tocca il valore massimo nelle Città metropolitane di Venezia (67,8%), Firenze (65,6%) e Roma (63,7%), risultando invece minimo - e inferiore al valore nazionale - a Bari (45,5%) e Torino (47,8%).
Nonostante le complicazioni dovute al contesto pandemico il fenomeno dell’imprenditoria migrante continua la sua ascesa: al 31 dicembre 2020 l’8,2% delle imprese registrate in Italia è guidata da cittadini non comunitari, un numero in aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Roma, Milano e Napoli sono le Città metropolitane che ospitano il maggiore numero di imprese a guida non comunitaria (rispettivamente 54.496, 50.959 e 23.915), mentre Firenze, Milano e Genova sono quelle in cui si registra la maggiore incidenza di imprese extra UE sul totale delle imprese.
Rimesse
Crescono anche le rimesse (5.957 milioni di euro inviati complessivamente nel 2020) con un grande protagonismo del continente asiatico e una consistente crescita anche degli importi inviati verso il continente africano. Milano, Roma e Napoli si confermano le Città metropolitane da cui vengono inviati all’estero maggiori importi, mentre in coda alla classifica si posizionano Città delle Isole (Cagliari, Messina e Catania).
Analisi delle Nazionalità
Osservando i continenti di provenienza, scopriamo che il 46,2% degli stranieri censiti nel 2023 è di cittadinanza europea, il 23,4% asiatica, il 22,7% africana e il 7,6% americana. I cittadini stranieri residenti in Italia posseggono 194 nazionalità differenti, i due terzi (63,3%) delle quali concentrate entro i primi 10 Paesi esteri nella graduatoria per cittadinanza.
La Romania si conferma il Paese di cittadinanza con il maggior numero di residenti (20,4% del totale), seguita a distanza dall’Albania e dal Marocco, come nel 2022 con un contingente pari al 7,9% e 7,8% della presenza straniera in Italia. Le collettività cinese (5,9% del totale) e ucraina (5,2%) si confermano la quarta e quinta per numero di individui, seguite da quelle di Bangladesh, India, Egitto, Pakistan e Filippine.
Si registra un aumento significativo di presenze rispetto al 2022 soprattutto per i cittadini del Bangladesh (+10,7%), del Pakistan (+10,5%), dell’Ucraina (+9,6) e dell‘Egitto (+9,3%), mentre le prime tre collettività registrano un lieve calo di presenze, pari al -0,8% tra i rumeni, al -0,1% tra gli albanesi e al -0,7% tra i marocchini.
L'Italia nel Contesto Europeo
Al 1° gennaio 2023, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia (8,7 per cento) è leggermente inferiore alla media UE. Al tredicesimo posto nella graduatoria dei 27 paesi europei, l’Italia segue la Germania (14,6 per cento) e la Spagna (12,7 per cento), ma precede la Francia (8,2 per cento).
Nel 2023, nella media europea, il tasso di occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni cresce in egual misura per stranieri e autoctoni, lasciando inalterato il divario a svantaggio della popolazione straniera. In diciotto paesi UE, il tasso di occupazione della popolazione straniera è inferiore rispetto a quello degli autoctoni. I divari sono più contenuti (inferiori ai due punti percentuali) in Romania, Italia, Cipro e Portogallo; più elevati (superiori ai dieci punti percentuali) in Finlandia, Svezia, Francia, Ungheria, Germania e Bulgaria.
Viceversa, in nove paesi il tasso di occupazione dei cittadini stranieri è più elevato di quello degli autoctoni, in particolare per Lussemburgo e Malta, dove il divario a favore degli stranieri supera i 6 punti percentuali.
Nel contesto UE27, il tasso di disoccupazione per gli stranieri è superiore rispetto a quello degli autoctoni, con un divario che varia da un massimo di 12 punti, in Svezia, a un minimo di 0,5 punti, in Cechia (4,1 punti, in Italia); fa eccezione la Lituania, dove i tassi di disoccupazione degli stranieri non differiscono sostanzialmente da quelli degli autoctoni.
Nel 2023, in Europa, il tasso di inattività della popolazione straniera diminuisce in misura più contenuta rispetto a quello relativo alla popolazione autoctona, sia nella media europea sia in Italia, dove il valore dell’indicatore per gli stranieri (30,5 per cento) è ancora più basso, rispetto a quello della popolazione autoctona (33,6 per cento), mentre, nella media europea, accade il contrario.