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Compagnia dei Viaggiatori: Storia e Attività

La Compagnia dei Viaggiatori è nata nel 1985 a Milano, in Cascina Cuccagna, ad opera di tre amici avventurieri. Cercavano un posto dove portare avanti i loro sogni marinareschi durante le stagioni meno favorevoli alla navigazione, per poi in estate trasformare i loro sogni in viaggi e navigazione.

La Compagnia dei Viaggiatori è il primo tour operator che organizza viaggi per disabili (www.compagniadeiviaggiatori.it). A fondarlo sono stati Marco e Attilio Nova, già attivi nel settore dell’incentive tourism presso la BnT, Business and Travel.

La nuova attività non nasce esclusivamente da un business plan per occupare una fetta di mercato sostanzialmente scoperta. Nasce prima di tutto da un’esperienza personale. Marco e Attilio hanno altri due fratelli disabili, e la sfida è stata affrontare le difficoltà organizzative e metterli nelle condizioni di viaggiare da soli, nella speranza di cambiare le sorti di quei 7 milioni di disabili italiani che viaggerebbero volentieri.

Tuttora, la maggior parte dei disabili si muovono in gruppo e spesso partono in pellegrinaggio più che in viaggi di scoperta. Ecco La Compagnia dei Viaggiatori invece si rivolge alle famiglie e organizza tutto su misura, consigliando mete e itinerari anche secondo l’handicap portato.

Superare le Barriere Mentali e Architettoniche

Come fanno notare i fratelli Nova, le barriere prima ancora che architettoniche o naturali, sono mentali. Non solo da parte di chi ignora scientificamente le persone con necessità “diverse” o “speciali”, ma anche da parte degli stessi disabili, spesso timorosi e convinti che il viaggio non appartenga alle loro possibilità. Ma non è così.

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Il primo catalogo della Compagnia dei Viaggiatori ne è la prova: si va in Canada, Usa, Perù, tutta l’Africa dall’Egitto al Sudafrica, Israele e Cina. La garanzia è implicitamente parte integrante del processo di selezione dei corrispondenti, delle nostre risorse umane e della nostra comunicazione. I primi sono individuati sulla base della loro storia recente, dove si evince una stabile propensione a offrire servizi per disabili.

I nostri collaboratori, oltre alle classiche conoscenze sulla materia del viaggio turistico, sono formati su competenze indirizzate alle patologie riscontrate tra i nostri viaggiatori; in caso di dubbio ci rivolgiamo ai tecnici (medici o associazioni).

L'Importanza di Viaggiare per Tutti

Cosa vuol dire per un disabile la possibilità di viaggiare? Viaggiare apre il cuore e la mente, non importa il livello di disabilità, anzi non riguarda i soli disabili. Il nostro programma si preoccupa di offrire le opportunità a tutti, pur considerando le possibili difficoltà, semplicemente per testimoniare quanto sia bello il pianeta che ci ospita.

Pensare che sia tutto semplice è eufemistico. In molti paesi è necessario sapersi adattare, il che, spesso, significa accettare l’aiuto materiale e fisico di qualcuno. Tecnicamente le difficoltà sono relative al numero di disabili gravi che possono essere trasportati su un singolo aereo, oppure alla presenza di camere per disabili.

Come Scegliere gli Alberghi e Pianificare i Percorsi

Strutture e percorsi sono pianificati con il supporto dei corrispondenti, spesso (molto spesso) già attivi con clientela disabile non italiana. Come detto prima la selezione per noi parte da un semplice presupposto: l’esperienza dimostrabile nel numero di ospiti disabili.

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Dipende dal livello di disabilità o di indipendenza. Spesso un disabile è accompagnato da un partner o da un amico, pertanto la necessità di avere accompagnatori esterni, intesi come supporto “di fatica”, è relativa solo ad alcuni aspetti.

Per il resto, rispetto alle necessità dei normodotati, le camere sono un po’ più care e ogni tanto sono necessari mezzi di trasporto dotati di elevatori. Vista la scarsa disponibilità di posti, a volte non si riescono ad ottenere le tariffe aeree più basse.

La Cucina della Compagnia

All'inizio aveva una cucina italiana a farle da supporto, poi cosi come i viaggi ti fanno scoprire nuovi luoghi, anche la cucina si è trasformata e diventando la prima trattoria giapponese di milano. Durante gli anni, si sono succeduti vari chef, ed ognuno di loro ha lasciato una piccola impronta, nei gusti, nel design dei piatti della Compagnia.

Con il tempo anche la sede è cambiata e dalla cascina cuccagna ci si è trasferiti in un ambiente più raccolto, in Via Sottocorno. L'ambiente ricercato sfumato da un illuminazione soffusa e avvalorata da candele e incensi, il cibo sempre originale ed in evoluzione fanno tutt'ora della Compagnia un posto unico dove andare a passare una serata di magia, dove viaggiare con la mente nei propri sogni è ancora possibile, navigando con lo spirito tra odori, sapori ed immagini che vanno a riempire il cuore la mente e lo stomaco!

Nell'arredo arriverà il triclinio della Compagnia, vero e proprio letto da degustazione per due persone sul quale si potranno assaggiare i piatti della Compagnia. Tra le altre novità della Compagnia, la Sala Boudoir, nella quale si possono organizzare cene private, serate per romantici tete-a-tete o incontri di lavoro, feste a tema, compleanni, cene aziendali sino a 16 persone sedute.

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Gastronomia Molecolare

La gastronomia molecolare è una disciplina scientifica che studia le trasformazioni che avvengono negli alimenti durante la loro preparazione e ha tra i suoi obiettivi quello di trasformare la cucina da disciplina empirica e vera e propria scienza. Il nome nacque inizialmente come riferimento umoristico alla biologia molecolare; furono il fisico Davide Cassi e il cuoco Ettore Bocchia, nel 2003, a redigere il Manifesto della Cucina Molecolare Italiana, che mira a preservare i sapori tradizionali italiani.La nascita ufficiale fu nel 1990, dopo il primo Atelier Internazionale di Gastronomia Molecolare a Erice in Sicilia.

Viaggi Solitari

I viaggiatori solitari hanno a volte vita dura, pressati da pregiudizi e miscredenze, accusati dai più di essere dei misantropi, persone sprezzanti della compagnia degli altri, scontrosi e poco socievoli. Personalmente non sono d’accordo. Il mondo è sostanzialmente diviso in due: c’è chi alla domanda “Questo viaggio l’hai fatto da sola?” apre la bocca in un grande “WOW” carico di apprezzamenti e chi invece fa una smorfia di disappunto chiedendo “Ma non c’era nessuno che poteva venire con te? Povera! Quello del non poter condividere è uno dei pregiudizi più ricorrenti sul viaggio in solitaria. Visto da fuori, da chi non ha mai provato a viaggiare solo, a prima vista può sembrarlo: sei su una collina o in riva al mare ad ammirare un tramonto stupendo, vivendo emozioni indescrivibili e non hai accanto nessun amico o la persona amata con cui vivere quel prezioso momento e a cui raccontare cosa stai provando. Va bene, non sempre è così facile scambiare parola con uno/a sconosciuto/a, soprattutto se non si parla la stessa lingua (ma anche quello può essere uno scoglio sormontabile, ve lo giuro). A volte c’è la timidezza, l’insicurezza, l’imbarazzo.. anche con me all’inizio è stato così.

Nella nostra cultura chi ama ritagliarsi degli spazi da passare in solitudine, dove dedicarsi al proprio spazio interiore o ai propri hobby personali senza altre persone, viene bollato come un egoista o un eremita. Il male di quest’epoca non è lo stare poco insieme, non è comunicare poco, bensì il fatto che si sta poco con se stessi, e che dunque si comunica male. Stare da soli è qualcosa che dovrebbe essere del tutto naturale e che dovrebbe essere percepito come qualcosa di positivo e corroborante. Invece nella maggior parte dei casi non ne siamo capaci e facciamo sempre una grande fatica all’inizio a dialogare con noi stessi e nessun altro. È molto più facile circondarsi di persone e soffocare i nostri pensieri o le nostre sensazioni facendosi coinvolgere nel turbinio dei sentimenti e delle emozioni degli altri. Meglio secondo me fare lo sforzo di ritagliarsi dei momenti di (beata) solitudine e dare ascolto alla voce dentro di noi. Imparare a dipanare la matassa di pensieri, gioie e dolori, imparare a mettersi a nudo per forse capire come siamo fatti veramente, cosa vogliamo e dove stiamo andando. La dimensione del viaggio in solitaria aiuta proprio a fare chiarezza su noi stessi: mentre sei lì che cerchi di barcamenarti con una lingua che non è la tua, a organizzare come spostarti in viaggio o a risolvere qualche problema, allora sì che viene fuori tutta la tua vera natura. È proprio perché amiamo gli altri e la loro compagnia che cerchiamo di coltivare al meglio la dimensione “solitaria”: per poter essere capaci di dare al massimo agli altri, perché lo stare insieme sia un vero piacere e non la risposta alla nostra incapacità di stare solo in compagnia di noi stessi.

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