Corridoi Turistici in Europa: Definizione e Implicazioni
In questi giorni abbiamo insistentemente letto sulla stampa notizie sull'intenzione di alcuni Stati europei di realizzare accordi bilaterali all'interno dell'Unione finalizzati alla creazione di percorsi turistici privilegiati.
Si tratta dei cosiddetti “corridoi turistici”, volti a incanalare i flussi tra Paesi diversi. Questo modus operandi potrebbe però, di fatto, escludere dai flussi il nostro Paese che invece, ricordiamolo, è tra le principali mete del turismo europeo e mondiale.
Per far fronte a questa situazione, il 16 maggio la Commissione europea ha presentato un pacchetto di raccomandazioni e linee guida, proprio per eliminare le restrizioni agli spostamenti e consentire alle imprese turistiche di riaprire nel rispetto delle necessarie precauzioni sanitarie. La Commissione ha, tra l'altro, invitato gli Stati membri ad accordarsi per elaborare un cronoprogramma unitario e una serie di protocolli standardizzati al fine di eliminare progressivamente le restrizioni delle frontiere e ristabilire la libera circolazione per i cittadini europei.
Nelle linee guida e raccomandazioni della Commissione europea risulta, quindi, particolarmente importante il principio di non discriminazione, soprattutto in questa fase. Uno Stato membro che decida di consentire i viaggi nel proprio territorio o in regioni e zone specifiche all'interno del proprio territorio dovrebbe farlo in modo non discriminatorio e consentendo i viaggi da ogni zona, regione o Paese dell'Unione europea che presenti condizioni epidemiologiche simili.
Il Governo italiano sostiene con forza una soluzione europea per regole uniformi a garanzia di viaggi sicuri e senza interruzione nell'area dell'Unione europea e sta sollecitando la Commissione europea ad adoperarsi in tal senso. Con altri Stati membri, l'Italia ha sottoscritto un documento congiunto presentato alla Commissione, su iniziativa francese.
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Questi sono i punti principali:
- Protocolli sanitari comuni per gli operatori del settore turistico.
- Coordinamento per la definizione delle date di riapertura delle strutture turistiche, in particolare tra aree limitrofe.
- Contrasto alle discriminazioni basate sulla cittadinanza per i turisti provenienti dall'area Schengen.
- Misure per la ripresa della mobilità intra-UE e internazionale.
Il Ministro Di Maio ha illustrato sia le decisioni del Consiglio dei ministri in merito alla riapertura dei movimenti da e per i Paesi dell'Unione europea a partire dal 3 giugno, sia il sistema di monitoraggio e informazione del Ministero della Salute attraverso il quale sarà possibile informare costantemente i nostri partner sulla situazione epidemiologica nelle varie zone del Paese.
Ha, inoltre, sottolineato l'impegno italiano a riconsiderare, ed eventualmente ritirare, gli sconsigli di viaggio nei confronti di altri Paesi europei, chiedendo che lo stesso sia garantito anche nei confronti dell'Italia.
Dalla riunione è emerso un ampio consenso tra i Paesi partecipanti sulla necessità di mantenere uno stretto coordinamento per la ripresa dell'attività turistica e di sviluppare protocolli comuni, per far sì che i flussi possano gradualmente tornare alla normalità pur mantenendo le misure a garanzia della salute di tutti.
Convergenza è stata registrata anche sulla necessità di garantire un monitoraggio costante dello sviluppo della crisi, con la possibilità di condividere con i nostri partner informazioni dettagliate sulla situazione epidemiologica nelle singole articolazioni territoriali degli Stati membri.
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In tale occasione si è registrato un sostegno generale alle indicazioni contenute nel “Pacchetto” e l'auspicio che la riapertura delle frontiere possa avvenire secondo i principi di gradualità, non discriminazione e sicurezza dei viaggiatori.
La scelta italiana comporta un coordinamento simmetrico con le misure adottate da altri Paesi, in primo luogo di quelli appartenenti all'Unione europea, sia per prevenire nuovi rischi di diffusione del contagio, sia per assicurare che il movimento delle persone, in particolare nei flussi turistici, possa riprendere senza limitazioni che non siano necessarie allo scopo e senza differenze che possano condizionare in modo improprio la destinazione della domanda di servizi turistici, con danno per quelli offerti in località situate in Paesi verso i quali possano essere adottate misure limitative non coordinate o, al contrario, con vantaggi indiretti per altri.
In tal senso si è svolta, sin dall'inizio della vicenda, l'azione del Governo italiano, come rammentato dagli onorevoli interpellanti, e nella stessa direzione saranno intraprese tutte le iniziative necessarie nelle sedi istituzionali dell'Unione europea e nei rapporti con gli Stati esteri, anche estranei all'Unione.
Infine, quanto alla possibilità di favorire una ripresa progressiva e differenziata delle attività turistiche anche per i clienti provenienti dall'estero, secondo il grado di diffusione dei contagi tra le diverse parti del Paese, la stessa previsione introdotta nel citato decreto-legge n. 33 - diretta a interventi articolati, quando necessari e possibili, più o meno restrittivi, sia riguardo alla circolazione delle persone, sia riguardo alle misure precauzionali da adottare in ogni attività economica e sociale - è fondata proprio sull'esigenza di una risposta flessibile, adeguata e proporzionata a tutte le evenienze, nell'evoluzione del quadro epidemiologico.
Il richiamo da lei fatto affinché siano adottate misure europee per favorire una rapida ed efficace ripresa delle attività economiche interessate, insistendo assolutamente sulla necessità di destinare delle risorse europee nell'ambito del Recovery Plan ci trova assolutamente d'accordo.
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Chiaramente, molto dipenderà dalla capacità che avremo non solo nel ribadire quanto è bella l'Italia, perché ormai è cosa nota, ma sarà necessario far trascorrere una vacanza serena e in sicurezza a chi oggi deve ancora scegliere se venire nel nostro Paese o scegliere un'altra meta.
Siamo anche soddisfatti sul ragionamento inerente l'eventualità, qualora le condizioni lo rendano necessario, come da lei detto, di favorire una ripresa progressiva e differenziata delle attività turistiche secondo il grado di diffusione dei contagi tra le varie parti del nostro Paese.
Sarebbe infatti assolutamente sbagliato, qualora dovessero esplodere focolai in determinate zone, non differenziare con rischio che, per non sacrificare l'unità nazionale, che è vero ci ha guidato fino ad oggi, si penalizzi tutti indistintamente. Non ci sono buoni o cattivi in questa battaglia contro il virus, ma ci sono differenze di cui bisogna tener conto nel prossimo futuro.
D'altro canto, anche il Ministro degli Affari europei ha precisato sul sito del Ministero - leggo - che i viaggi potranno effettuarsi anche con differenziazioni territoriali all'interno degli Stati membri in cui la situazione sta migliorando. In Italia, ad esempio, la differenza potrebbe riguardare regione per regione oppure aree all'interno della stessa regione.
Sembrerebbe che Austria e Germania stiano ideando dei corridoi turistici con i paesi così detti Covid-free, come Croazia e Grecia che senz'altro, hanno avuto meno contagi rispetto all'Italia. Anche se al momento nulla è ancora ufficiale, questi paesi, Grecia, Croazia ma anche Portogallo e Malta non vogliono essere messi sullo stesso piano dell'Italia o della Spagna in quanto colpiti in maniera molto inferiore (i dati parlano) dal Covid-19 e si vocifera, nemmeno troppo piano, che stiano cercando di tirare acqua al loro mulino creando speciali accordi con paesi come Austria e Germania che escluderebbero, così facendo, l'Italia dalle loro "rotte".
Anche il ministro Di Maio ospite due giorni fa a Fuori dal coro su Rete 4, ha dichiarato: «Ho sentito molti operatori che hanno segnalato il pericolo di accordi tra alcuni paesi europei sul turismo. A partire da giovedì prossimo i voli di linea dalla Germania riprenderanno su Atene, alla fine del mese, se confermato, su Creta. La Grecia sta cercando di preparare accordi e canali preferenziali anche con altri Paesi che hanno riscontrato pochi casi di Covid-19, come l' Austria, la Danimarca e la Norvegia.
Austria e Germania hanno dichiarato che dal 15 giugno riapriranno le frontiere (ma l'Italia resterà con ogni probabilità vietata o sorvegliata speciale). Vienna vorrebbe fare lo stesso con la Svizzera.
Una cosa è certa, però. Se, il condizionale è d'obbligo, esplicitamente o 'sotto banco', il turismo venisse veicolato con corridoi preferenziali in altri paesi e se gli italiani stessi avessereo delle restrizioni maggiori per recarsi all'estero, la sola cosa intelligente da fare sarebbe quella di, quando possibile, spendere le nostre ferie e vacanze in Italia. Approfittare per riscoprire ogni angolo del Bel Paese. Il nostro paese è accogliente per definizione e si stima che in Italia sia concentrato il 75% di tutti i beni artistici esistenti al mondo. A questo si devono aggiungere le isole, i laghi, i parchi naturali, la nostra cultura gastronomica e vinicola. Abbiamo un patrimonio unico, che non potrà essere tagliato fuori da nessun corridoio preferenziale.
Sul passaporto sanitario l'Unione Europea si è espressa, al momento, contraria. L'idea dell'UE è poi quella di evitare la creazione di "corridoi" turistici tra alcuni Stati a svantaggio di quelli più penalizzati dalla pandemia, Italia inclusa.
L'UE immagina uno scenario in cui le applicazioni nazionali comunichino fra di loro, creando uno scenario di interoperabilità dove i dati possano essere condivisi. Il piano di azione prevede quindi una serie di proposte atte anche all'apertura delle frontiere in Europa.
Nella storia del travolgente cammino di crescita che ha caratterizzato il turismo internazionale degli ultimi decenni l’Unione europea è stata la grande assente. Sarà la pandemia l’occasione per un cambiamento significativo, che faccia alla fine emergere una politica europea del turismo? Il turismo costituisce un “ecosistema industriale” essenziale per l’Unione. Nel 2019 valeva il 10,3% del Pil europeo e l’11,2% dell’occupazione e, come ricorda la stessa relazione, in molti casi contribuisce significativamente allo sviluppo regionale ed a ridurre i relativi squilibri.
Dall’altro lato, la ripresa che si avvia in questi mesi, in coincidenza con il decollo delle campagne vaccinali, sarà sicuramente segnata da un’accentuazione della concorrenza tra le destinazioni europee, tanto più che esse dovranno insistere sullo stesso mercato (quello interno), in attesa che ripartano i flussi di lunga distanza, ossia quelli che portano in Europa i turisti nordamericani e cinesi. E qui l’Unione batta un colpo.
Questa Agenzia dovrebbe essere al tempo stesso un osservatorio europeo sul settore, un gestore delle situazioni di crisi, un ente di supporto tecnico e amministrativo alle imprese, un diffusore di buone pratiche di policy ed un promotore del marchio europeo.
Non mancano poi spunti innovativi anche nelle indicazioni di merito della relazione, soprattutto laddove l’Unione può da subito e concretamente fare la differenza, ossia sulla questione cruciale della sostenibilità. Ci riferiamo al riferimento esplicito sulla necessità di sostenere il settore turistico nell’attuazione dei principi dell’economia circolare, all’estensione dell’ambito di applicazione del marchio Ecolabel, ad un rafforzamento ed ampliamento dei meccanismi di certificazione, nonché alla costruzione di un quadro di valutazione comune (basato sul sistema di indicatori ETIS).
Il problema è che sarebbe urgente attivarlo, in questi mesi cruciali per la ripresa.