Danimarca e Sospensione di Schengen: Informazioni e Implicazioni
Per i turisti italiani che intendano raggiungere in auto la Danimarca dalla Germania ora è necessario portare il passaporto. È questa la diretta conseguenza della reintroduzione dei controlli alla frontiera tra i due Paesi.
Una decisione che fa seguito a quella presa dalla Svezia, che ha ripristinato il controllo dei documenti per i viaggiatori in arrivo dalla Danimarca, notificando alla Ue la sospensione temporanea del trattato di Schengen.
“Si tratta - spiegano da VisitDenmark - di una decisione temporanea, che speriamo possa rientrare in tempi brevi”. "A causa di questo provvedimento - specificano da VisitDenmark - in questi giorni è consigliabile portare il passaporto per tutti gli spostamenti dalla Danimarca ad altri Stati”. I controlli al confine con la Germania saranno attivi fino al prossimo 14 gennaio.
Cos'è l'Accordo di Schengen?
Firmato il 14 giugno 1985 a bordo della “Maria-Astrid”, un battello ancorato per l'occasione in un piccolo porto lussemburghese sulla Mosella, il trattato di Schengen sancisce la libera circolazione in Europa. L'accordo di Schengen prevede il movimento di persone, merci e servizi all’interno di 27 Paesi del Vecchio Continente (23 membri Ue più quattro esterni: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).
Schengen, quindi, è effettivo dal 26 marzo del 1995, quando i primi sette Paesi hanno lasciato cadere i controlli alle frontiere: Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Olanda e Lussemburgo. L’Italia si è aggiunta nel 1997. Oggi, come detto, lo spazio Schengen riguarda 27 Paesi e oltre 400 milioni di cittadini. Il trattato prevede che non vengano effettuati controlli alle frontiere interne dei Paesi interessati, ma solo su quelle esterne.
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Il Trattato, che vedeva nascere nel 1985 lo Spazio Schengen, fu firmato inizialmente da Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, a cui poi si sono aggiunti altri Paesi dell’Ue: Spagna, Portogallo, Italia, Austria, Grecia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria e Malta.
A questi si sono associati poi quattro Paesi non Ue: Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, stabilendo così un’area in cui non ci fossero più controlli alle frontiere interne (per questo non si necessita di visto e passaporto), a favore di una libera circolazione delle persone. Questo ha portato ad un rafforzamento delle frontiere esterne dello spazio Schengen e ad una maggiore responsabilità, per gli Stati confinanti, nell’effettuare controlli tra le frontiere di uno stato Schengen e non Schengen.
L’abolizione delle frontiere interne ha portato anche ad una maggiore collaborazione degli Stati Membri, ad esempio sul piano della lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, attraverso una condivisione dei dati (con il sistema d’informazione condiviso Schengen, o Sis) e con il cosiddetto “inseguimento transfrontaliero”, ovvero il diritto della polizia di inseguire un sospetto in un altro stato Schengen in caso di flagranza di reato per infrazioni gravi.
Sospensione di Schengen: Quando e Perché
Da quando è entrato in vigore, è stato sospeso diverse volte: un centinaio dal 2006, secondo i dati della Commissione europea. Nel corso degli anni, quindi, è capitato che l'accordo venisse sospeso. Questo vuol dire che, per alcuni periodi e in alcuni Paesi, sono stati ripristinati i controlli alle frontiere interne (tutte o su alcuni tratti) in entrata e in uscita.
Sospendere Schengen temporaneamente, come spiega l’articolo 25 del codice, è nelle facoltà di un Paese “in caso di minaccia grave per l'ordine pubblico o la sicurezza interna di uno Stato membro”. Si può, si legge, “in via eccezionale ripristinare il controllo di frontiera in tutte le parti o in parti specifiche delle sue frontiere interne per un periodo limitato della durata massima di trenta giorni o per la durata prevedibile della minaccia grave se questa supera i trenta giorni”. Per “circostanze eccezionali”, poi, al massimo si può arrivare a una proroga di due anni.
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Schengen viene spesso sospeso dai vari Stati in concomitanza con vertici internazionali, come in Italia per il G8 di Genova nel 2001, per quello dell’Aquila nel 2009 e per il G7 di Bari e Taormina nel 2017. È successo anche per eventi sportivi: il Belgio, ad esempio, ha sospeso la libera circolazione per gli Europei del 2000 e lo stesso ha fatto il Portogallo per quelli del 2004, l'Austria nel 2008, la Polonia nel 2012 e la Francia nel 2016.
Negli ultimi anni, comunque, la maggior parte delle sospensioni sono state legate al terrorismo (soprattutto dopo gli attentati) e all’emergenza migranti. Schengen, ad esempio, è stato sospeso in Norvegia e Svezia nel luglio 2011 dopo la strage nell'isola di Utøya. In Francia, i confini sono chiusi fino ad ottobre 2018: una misura presa nel 2015 dopo gli attentati di Parigi. Nell’ultimo periodo, poi, altri Paesi hanno reintrodotto temporaneamente i controlli alle frontiere esterne per limitare il flusso di migranti. Nel 2015, per qualche settimana, l'hanno fatto Ungheria e Slovenia.
Le Procedure di Sospensione
Le ipotesi in cui tale sospensione di Schengen è ammissibile sono regolate dal Codice Frontiere Schengen che contempla al riguardo tre diverse procedure.
- La prima (artt. 25-27), concernente gli «avvenimenti prevedibili», consente il ripristino dei controlli come extrema ratio in caso di minaccia grave per l’ordine pubblico o la sicurezza interna. La durata di tali controlli può estendersi fino a 30 giorni, ma il termine è prorogabile sino ad un massimo di 6 mesi o, eccezionalmente, di due anni qualora sia in gioco la tenuta dell’intero spazio Schengen.
- Una seconda procedura, d’urgenza, è prevista nei casi che richiedono un’azione immediata (art. 28 CFS), e consente agli Stati membri di reintrodurre unilateralmente i controlli alle frontiere interne per un massimo di dieci giorni.
- La terza ed ultima procedura è invece utilizzabile in circostanze eccezionali che mettano a rischio il funzionamento globale del sistema a motivo di carenze gravi e persistenti nel controllo alle frontiere esterne (art. 29 CFS). Ad attivare la procedura non sono gli Stati bensì il Consiglio, che può raccomandare a uno o a più Stati membri di ripristinare i controlli alle frontiere interne per un periodo iniziale di 6 mesi.
Paesi che Hanno Sospeso Schengen
A partire dal settembre scorso la Germania, e poi a seguire Ungheria, Slovenia, Austria, Danimarca, Norvegia, Svezia e Belgio hanno infatti ripristinato i controlli alle frontiere interne con uno o più membri.
Italia, Francia, Germania, Austria, Svezia, Danimarca, Norvegia, Slovenia e Paesi bassi hanno reintrodotto i controlli alle frontiere.
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Con i Paesi Bassi, salgono a 8 gli Stati appartenenti all’area Schengen che, nell’ultimo periodo, hanno sospeso l’accordo. L’Olanda si unisce ad altri Paesi che negli scorsi mesi hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne dell’Unione Europea: Germania, Austria, Francia, Svezia, Slovenia, Danimarca e Norvegia.
Impatto e Costi della Sospensione di Schengen
Riattivare il vecchio sistema dei controlli alla frontiera comporterebbe infatti costi ingenti sia per l’Unione che per i suoi membri. Secondo una stima della Commissione, i soli costi diretti immediati si aggirano tra i 5 e i 18 miliardi di euro all’anno, pari allo 0,05%-0,13% del Pil. A ciò dovrebbero poi aggiungersi i costi indiretti di tipo sociale e culturale, nonché l’impatto sulla cooperazione giudiziaria e di polizia e su altre materie di competenza UE.
La crisi di Schengen non è una buona notizia per l’integrazione europea. L'accordo del 1985 ha dato vita a uno spazio inedito in cui merci e persone potevano spostarsi liberamente da un Paese all’altro dell’Europa.
Le Ragioni della Crisi
I paesi che hanno sospeso l'accordo di Schengen lo hanno fatto principalmente a causa delle preoccupazioni legate all'immigrazione irregolare. Anche la Germania ha espresso timori simili riguardo ai flussi migratori. Per far fronte a queste situazioni, nel maggio 2024 il Consiglio dell'Unione europea ha approvato una riforma del codice frontiere di Schengen.
Nel tentativo di favorire una gestione efficace delle frontiere europee, la Commissione, il 15 dicembre 2015, aveva presentato il c.d. Pacchetto frontiere.
Al fine di combattere il fenomeno dei foreign terrorist fighters, molti dei quali sono cittadini dell’Unione, la Commissione ha proposto di modificare l’art. 8 CFS, introducendo l’obbligo di effettuare, a tutte le frontiere esterne, in ingresso e in uscita, verifiche sistematiche sui beneficiari del diritto alla libera circolazione ai sensi del diritto UE (ovvero i cittadini dell’Unione e i loro familiari che non sono cittadini UE), consultando le pertinenti banche dati al fine di accertarsi che tali persone non rappresentino una minaccia per la sicurezza interna, l’ordine pubblico, le relazioni internazionali o la salute pubblica.
Il Futuro di Schengen
Benché l’esigenza di ritornare ad un normale funzionamento di Schengen sia stata riconosciuta sia dal Consiglio europeo che dalla Commissione, non è ancora chiaro se e quando ciò potrà avvenire. Tale ripristino è infatti strettamente condizionato all’attenuarsi delle pressioni migratorie e delle attuali carenze strutturali nel controllo delle frontiere esterne.
Si fa dunque sempre più concreta la prospettiva che la strada per il ripristino di Schengen passi per una sua ulteriore sospensione, questa volta però coordinata dall’Unione ex art. 29 CFS.
Sospensioni dell'area Schengen: Dati aggiornati a ottobre 2023
Secondo i dati aggiornati a ottobre 2023, l’area Schengen, dalla sua creazione, è stata sospesa 387 volte. Il Paese con il maggior numero di sospensioni è l’Austria, con 47, seguita da Norvegia (37) e Germania (35). La Francia è quinta con 27 sospensioni, quasi tutte continuative dal 2015.
Paese | Numero di sospensioni |
---|---|
Austria | 47 |
Norvegia | 37 |
Germania | 35 |
Francia | 27 |
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