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De Rosa Viaggi Avellino e la Storia di Rosa Canonici

Questo articolo esplora la storia di De Rosa Viaggi Avellino e la vita di Rosa Canonici, una figura di spicco nel panorama culturale e pedagogico italiano, con un focus sui suoi contributi all'istruzione e alla diffusione della cultura italiana all'estero.

Rosa Canonici: Una Vita Dedicata all'Istruzione e alla Cultura

Rosa Canonici, proveniente da una famiglia nobile borbonica, ha dedicato la sua vita all'istruzione e alla diffusione della cultura italiana. La sua famiglia, il cui stemma rappresenta un leone rampante in colore oro, fa parte della nobiltà borbonica. Vive fino all'età di ventidue anni a Roma, mantenendo stretti contatti con le origini montefortesi dove si erge Palazzo Canonici, meta estiva di tutta la famiglia. Qui, infatti risiedevano le sorelle del padre Don Gennaro, Donna Matilde Canonici e Donna Clelia Canonici in Pirro.

Gli Anni di Formazione e l'Impegno all'Estero

Studia a Roma, presso la prima scuola di metodo istituita da Maria Montessori e diventa la sua allieva prediletta. Spinta da un forte desiderio di emancipazione, da una grande curiosità intellettuale e accompagnata da una affettuosa famiglia, ottiene l'ambito incarico dell’insegnamento nelle scuole degli italiani all'estero e precisamente a Tunisi e Hammam-Lif. Lo scopo era quello di tutelare il patrimonio linguistico e culturale degli italiani in Tunisia.

La permanenza a Tunisi di queste giovani maestre italiane contribuiva a fermentare quei rapporti di scambio culturale e religioso che servivano ad allargare il concetto di tolleranza e di accettazione dell’altro. Il loro interesse verso la diffusione della lingua e della cultura italiana e, allo stesso tempo, verso l’assorbimento della lingua e della cultura araba, rafforzava la visione pacifista dei due popoli. Questi, infatti, si vedevano uniti e si sentivano quanto più vicini gli uni agli altri durante l’apprendimento di importanti fonti di energia intellettiva. I bambini arabi e quelli italiani di quei lontani anni Trenta giocavano insieme e non si ponevano tanti problemi di tolleranza. Tocca a noi, oggi, diluire questi contrasti, e il mezzo migliore è proprio l’avvicinamento linguistico, il quale imprescindibilmente è legato a quello culturale e religioso.

Queste ragazze italiane, che esportavano insieme alla loro lingua anche i tratti salienti degli atteggiamenti italiani, nonché il loro entusiasmo giovanile, erano talmente all’avanguardia, da spingersi in quei particolari anni in paesi stranieri. Ad Avellino in quegli anni, gli “asili infantili” non esistevano e pertanto Rosa Canonici inizia una collaborazione a distanza con Maria Montessori, recandosi, comunque mensilmente, a Roma per svolgere periodi di tirocinio. La collaborazione con Federici porta notevoli risultati e, infatti Rosa Canonici acquisisce il titolo di direttrice delle colonie estive che puntualmente la vedono a Palese, a Massa Carrara, ecc. dove applica le maggiori esperienze montessoriane relative al mondo infantile attraverso la pratica dell'acquerello, della cartapesta, della creta e della manipolazione in senso generale che, si concretizza nella produzione di cestini di giunco e di personaggi per il presepio.

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Riconoscimenti e Testimonianze

A Milano presso la FIDAPA (Federazione donne arti, professioni e affari) si è tenuto un convegno in onore di Rosa Canonici (2003), con un filo diretto che telematicamente si collegava all’autrice. Notevole è, inoltre, l’intervista video-registrata, tenuta dal prof. dell’Università L’Orientale di Napoli, Bruno Filippone (2005), sulla esperienza e le riflessioni storiche relative agli anni tragici della seconda guerra mondiale. Questa intervista, documento prezioso di testimonianze realmente vissute e commentate con ardore, sembra quasi una intervista “a caldo” poiché trasmette sentimenti e sensazioni vivissime, come se fossero attuali, sensazioni, che pur non alterando il tessuto storico esprimono riflessioni personali e stati d’animo spontanei e lucidi.

Filippone: "Cosa pensa Lei sig.ra Canonici del valore della parola Patria?"

Canonici: "Per me che sono vissuta in una epoca molto particolare la Patria aveva un significato profondo ed ero molto orgogliosa di portare all'estero i valori, la cultura e la lingua dell'Italia. Recentemente Il Centro di Cultura Italiana di Tunisi le ha intitolato una sala del centro, nonché un'aula della scuola materna ed elementare di Tunisi.

La famiglia, il cui stemma rappresenta un leone rampante in colore oro, fa parte della nobiltà borbonica, come si evince dal testo di Rosa Canonici Testimonianza diretta, di cui alcune copie si trovano presso la biblioteca di Monteforte Irpino, presso la libreria delle donne di Milano (alla quale è stata donata nel 2003), e presso la libreria delle donne “Luna” di Napoli.

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Guido De Rosa e il Settore Giovanile del Benevento Calcio

C’è stato un Benevento tra le grandi anche quando il Benevento grande non era. E forse neanche ambiva a esserlo. Merito di un settore giovanile capace di farsi rispettare al Torneo di Viareggio o di sfidare la Juventus in una semifinale di Coppa Italia primavera. Fino al 2009, quando accade l’impensabile: la Strega è Campione d’Italia per la formazione Berretti. Successi che con il denaro c’entrano poco e niente. A pagare sono le competenze, la passione, il lavoro. Doti mai mancate a Guido De Rosa, per anni responsabile del settore giovanile giallorosso e protagonista assoluto della “Grippo”, associazione sportiva che rappresenta un unicum nel panorama calcistico giovanile del Sannio. E non soltanto del Sannio.

“Dal 1990 a oggi penso di aver visto crescere più di 20mila ragazzi. Ci ragionavo proprio l’altro giorno: quando abbiamo iniziato avevamo giovani del 1976, oggi cinquantenni. Ma quando li incroci per strada ancora ti ricordano e salutano con affetto”. E per tanti la scuola De Rosa - oggi portata avanti dal figlio Luigi - si è rivelata l’anticamera del professionismo.

“Provo a citarli tutti per non dimenticare nessuno, anche se so che qualcuno mi sfuggirà. Partiamo con Melillo, portiere che diedi all’Empoli. Poi Ciotola al Napoli, ovviamente Alessandro Bruno e ancora Aniello Cutolo, Ugo Aquino, Carletto De Risio. “Tutti lo volevano ma nessuno lo prendeva. Io ebbi il coraggio di farlo. Dopo un provino al Santa Colomba chiamai il presidente dello Sporting Benevento, Pedicini , e gli dissi che bisognava spendere qualcosa perché il ragazzo era bravo per davvero. Ma aggiunsi anche che quei soldi, comunque, li avrebbe recuperati presto. Mi rispose: “Non se ne parla”.

“Non sono d’accordo: è stato venduto per quello che valeva. Poi è facile parlare ma vennero a vederlo due volte, una Castellini e l’altra Furino e non fece bene in nessuna delle due partite. A ‘salvarlo’ fu quel gol a Roma contro la Lodigiani. Nel calcio la fortuna conta, eccome: segnò al volo su assist di sinistro di Aruta, uno che il mancino non lo usava mai. E comunque lo vendemmo per 400 milioni di lire, altri 200 li incassò poi Spatola al suo debutto in Serie A. Non erano pochi soldi. Come non lo erano i 50 milioni di Melillo e gli 80 di Aquino.

“A quei tempi il settore giovanile lo facevo io, con i fondi della scuola calcio. Il Benevento, invece, non investiva nulla: i soldi li prendeva soltanto. Io mai presa una lira dai calciatori venduti. Pedicini l’unico a metterci qualcosa: collaborava per le spese delle trasferte”. “E’ bravo, non ci sono dubbi. D’altronde parliamo della Serie A. “Un ragazzo meraviglioso, dall’esterno magari ti trasmette un’immagine diversa ma vi assicuro che è una persona che vale. Che conosce il valore della riconoscenza. Lo facevo giocare contro ragazzi quattro anni più grandi di lui perché era troppo bravo. Quando è tornato a Benevento, la prima cosa che ha fatto è stata venirmi a salutare, portandomi la maglietta.

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“Nel calcio, lo dicevo prima, la fortuna conta. Per intenderci: Palladino ebbe l’opportunità di giocare subito in C - dove sei guardato con occhi diversi - per le disgrazie della società dell’epoca. Magari altri non hanno avuto la stessa fortuna. Ne ricordo uno, ad esempio, Gerardo Young, che oggi fa il procuratore, su cui non avrei fatto fatica a scommettere per una carriera importante. Un ragazzo di Salerno, arrivò con Palladino e con Cutolo.

“Felice Evacuo. L’avevo preso e anche iscritto a scuola, all’Industriale. Poi ci fu un malinteso col settore tecnico della società e il papà mi chiamò: “Mi dispiace ma il ragazzo lì non lo porto”. “Lo presi in prestito dal San Giorgio del Sannio del presidente Gatti per un torneo a Firenze, a Coverciano. Noi facemmo bene ma lui fece benissimo, un calciatore bravo bravo. Quel prestito segnò la svolta, fu visto e di fatto in Toscana ci restò. Poi ha fatto la carriera che ha fatto ma per la sua cifra tecnica poteva anche andare più su. Come Aquino, per tornare a giovani forti che poi si sono persi per strada. Ma lì è un discorso di procuratori, il loro peso nel calcio negli anni è cresciuto, decisamente troppo. Oggi nell’ascesa e nel successo di un giovane calciatore contano più dei tecnici. Non mi piace.

”Io ho iniziato a fare la scuola calcio alla caserma dei Vigili del fuoco. Per passione, ovviamente. Da lì arrivai al campo Mellusi, che presi in gestione. Poi Rivellini, direttore sportivo con Cotroneo, mi chiamò per fare il settore giovanile del Benevento. Ma D’Agostino insistette per fare la Primavera, non la Berretti. “Ma come facciamo la Primavera” - gli dicevo. E invece arrivammo a fare cinque volte il Torneo di Viareggio e la semifinale di Coppa Italia, unica squadra di Serie C a riuscirci”.

“Con Vigorito partimmo da zero, non c’era nulla. La squadra che vinse il titolo la costruimmo gratis io e Ciro Vigorito. Neanche un euro pure per Antonio Vacca, che giocava in una squadra di Secondigliano sotto falso nome. Il provino ad Avellino, dove ero andato a vedere un altro Vacca che mi era stato segnalato, Emanuele. Quando arriviamo Antonio neanche c’è, arriva quando stiamo per andare via, accompagnato dal nonno: “Scusate per il ritardo”. Non ci vuole tanto a capire che è di un livello diverso. Lo facciamo firmare subito, una firma falsa perchè siamo a giugno e fino a luglio non è possibile fare tesseramenti.

“Splendido. Una persona seria, garbata e competente. Da ammirare. E’ andato via proprio poco dopo lo Scudetto della Berretti, che tristezza. “Lo scorso anno abbiamo dato alla Roma un 2009, Cristian Cioffi. Difensore centrale: se la sua crescita continua di questo passo, giocherà a livelli importanti. Non volevo darlo via, da tifoso del Benevento speravo nella Strega. E arriviamo alla Strega, al ritorno in Serie C: la società ha parlato di calcio sostenibile, della volontà di investire sul vivaio.

“Secondo me sì, fermo restando l’amarezza per aver perso “quelle” categorie. Ma l’idea di un nuovo inizio ci sta, soprattutto mi piacciono le due persone messe a capo del progetto tecnico: Carli e Innocenti. E lo dico con cognizione di causa, Innocenti tra l’altro era a Empoli quando diedi Melillo alla società toscana.

Itinerari Turistici ad Avellino

Tre percorsi pedonali per mettere in fila i luoghi maggiormente identitari di Avellino. Tre tour per coniugare un trekking urbano accessibile a tutti e le bellezze storiche, artistiche, architettoniche e paesaggistiche del Centro storico. Tre viaggi esperienziali nella storia e nelle tradizioni del capoluogo irpino, strutturati in una APP e una serie di QR code, per rendere ogni percorso fruibile a tutti. Si parte da piazza Castello e dall’antico maniero feudale tanto caro alla famiglia dei Caracciolo.

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