Escursione ai Bagni di Craveggia: Un Percorso tra Storia e Natura
I Bagni di Craveggia sono un luogo sicuramente affascinante, dove la storia si intreccia con la natura e le montagne.
Storia dei Bagni di Craveggia
Nel 1823 venne inaugurato un albergo e questo determinò un notevole sviluppo per questa zona di montagna, ma l’edificio venne distrutto da un incendio nel 1881. Purtroppo questa regione divenne teatro di guerra durante il secondo conflitto mondiale, in particolare durante la “Battaglia di Frontiera” che mise in serio pericolo la neutralità della Svizzera. Due partigiani vennero colpiti a morte, anche se probabilmente già in territorio svizzero, e le truppe fedeli alla Repubblica Sociale Italiana minacciarono di oltrepassare il confine per compiere la loro vendetta. Successivamente, essendo un territorio di confine e abbastanza facilmente percorribile, si diffuse il contrabbando, in particolare di riso verso la Svizzera e sigarette verso l’Italia.
Grazie ad un progetto internazionale che ha coinvolto le amministrazioni italiane ed elvetiche, chiamato “Frontiera di acqua e di pace”, si è provveduto a restaurare e mettere in sicurezza tutto il sito.
Informazioni Utili per l'Escursione
Le vasche sono utilizzabili da aprile a novembre, mentre d’inverno la località non è raggiungibile a causa della neve sulla strada. Soprattutto se si decide di percorrere il sentiero da Craveggia, è necessario preparare l’escursione per tempo, utilizzare un abbigliamento adeguato e munirsi di tutto il necessario per sostare in un ambiente di montagna, perché nella zona non è presente alcun tipo di servizio. Fare il bagno nelle vasche, dall’inizio della primavera fino a novembre inoltrato, è assolutamente piacevole e rilassante per la temperatura generalmente mite.
Percorsi Escursionistici dai Bagni di Craveggia
Partendo dai Bagni è anche possibile proseguire per escursioni verso quote più elevate e raggiungere l’Alpe Pian del Bazzo a 1643 metri di altitudine, la Bocchetta di Muino a 1977 metri o il Lago di Panelatte a 2063 metri.
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Tipologie di Itinerari
Esistono diverse tipologie di itinerari adatti a diversi livelli di esperienza:
- Itinerari semplici: Su stradine, mulattiere o larghi sentieri, con percorsi non lunghi, ben evidenti e che non pongono incertezze o problemi di orientamento. Si svolgono di solito sotto i 2000 metri.
- Itinerari di media difficoltà: Su terreni di ogni genere, oppure su evidenti tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, pietraie), di solito con segnalazioni; possono esservi brevi tratti pianeggianti o lievemente inclinati di neve residua dove, in caso di caduta, la scivolata si arresta in breve spazio e senza pericoli. Si sviluppano a volte su terreni aperti, senza sentieri ma non problematici, sempre con segnalazioni adeguate. Possono svolgersi su pendii ripidi, dove tuttavia i tratti esposti sono in genere protetti o assicurati (cavi). Possono avere singoli passaggi, o tratti brevi su roccia, non esposti, non faticosi né impegnativi, grazie alla presenza di attrezzature (scalette, pioli, cavi) che però non necessitano l’uso di equipaggiamento specifico (imbragatura, moschettoni, ecc.). Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza dell’ambiente alpino, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati. Si tratta di itinerari generalmente segnalati ma che implicano una capacità di muoversi su terreni particolari.
- Itinerari impegnativi: Sentieri o tracce su terreno impervio e infido (pendii ripidi e/o scivolosi di erba, o misti di rocce ed erba, o di roccia e detriti). Terreno vario, a quote relativamente elevate (pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii aperti senza punti di riferimento, ecc.). Tratti rocciosi, con lievi difficoltà tecniche (percorsi attrezzati, vie ferrate fra quelle di minore impegno). Rimangono invece esclusi i percorsi su ghiacciai, anche se pianeggianti e/o all’apparenza senza crepacci (perché il loro attraversamento richiederebbe l’uso della corda e della piccozza, nonché la conoscenza delle relative manovre di assicurazione. Necessitano: esperienza di montagna in generale e buona conoscenza dell’ambiente alpino; passo sicuro e assenza di vertigini; equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguate.
Escursione al Lago Panelatte
Un'escursione simbolo della Valle Vigezzo è quella che conduce al Lago Panelatte. Da Santa Maria Maggiore raggiungete in auto l’abitato di Toceno, seguendo poi la strada per Arvogno. Passato il ponte, si prosegue sulla strada sterrata oppure sulla vecchia mulattiera alla destra della piazza di giro delle auto (M21). I due percorsi si riuniscono poco più a monte e si prosegue in piano fino al ponte sul Rio Verzasco. Siete su uno dei percorsi più importanti in passato per l’inalpamento del bestiame. Su questa mulattiera sono passati per secoli agli alpigiani di Toceno, Druogno e Crana con le loro mandrie di bovini per raggiungere in estate i pascoli di alta quota. Attraversati alcuni ripidi torrentelli, si giunge all’Alpe Villasco (m 1642) con una baita in cattivo stato e una fontana con acqua. Dopo qualche tornante eccoci agli ampi pascoli dell’Alpe Motti. Sono tre grandi costruzioni ancora in buono stato con l’edificio adibito a casera in posizione dominante sulla valle. Salendo ancora si raggiunge la cappella di S. Pantaleone (m 1992). La segnaletica indica una svolta a sinistra e, in leggera salita su pascoli pietrosi, si raggiunge il Lago Panelatte. Questo nome deriva forse dall’abitudine degli alpigiani di fare una sosta e consumare un breve pasto durante i lunghi trasferimenti del bestiame. L’ambiente è molto ampio, verso nord-est ci sono le vette del Pizzo di Campolatte (m 2306) e del Pizzo Medaro (m 2553), vetta più alta della Valle Vigezzo.
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