Escursioni a Moggio: Itinerari e Sentieri alla Scoperta della Valsassina
La Valsassina, situata a circa un'ora di macchina da Milano, offre una vasta gamma di opportunità per gli amanti della montagna. Nonostante la sua popolarità, è sempre possibile scoprire nuovi percorsi, luoghi suggestivi e mete particolari. In questo articolo, esploreremo alcuni degli itinerari più affascinanti nei dintorni di Moggio, con particolare attenzione ai Piani di Artavaggio e alle borgate abbandonate sopra il paese.
Piani di Artavaggio: Un Paradiso Escursionistico
I Piani di Artavaggio sono un ampio e soleggiato pianoro erboso che si estende tra i 1.600 e i 1.900 metri di quota, sopra l'abitato di Moggio, ai piedi del Monte Sodadura e della Cima di Piazzo. Questo comprensorio, facilmente raggiungibile anche in funivia, si è trasformato in un vero paradiso per diverse attività: slittare, passeggiare con le ciaspole, fare sci di fondo, sci alpinismo e, per i principianti, imparare a sciare utilizzando i tappeti mobili che permettono di risalire le facili piste battute.
Oltre agli impianti, sull'altopiano furono inaugurati numerosi rifugi e alberghi, la maggior parte ancora aperti. Purtroppo, a causa della forte diminuzione delle precipitazioni nevose, gli impianti sono stati man mano chiusi e smantellati. Oggi, nella stagione invernale, ai Piani di Artavaggio sono presenti solo quattro tapis roulant, ideali per i principianti.
Sentiero 724: Alla Scoperta del Vallone
La nostra scelta è ricaduta sul sentiero 724, detto "del Vallone", dal nome del torrente che lo costeggia. Da subito ci immergiamo in un bel bosco di faggi, fino a raggiungere la località Pe’ Gross (fontana) che superiamo seguendo il sentiero che prosegue nel bosco.
Il sentiero sale decisamente, disegnando numerosi zig-zag, ma mai con pendenze esagerate, fino a raggiungere uno stupendo piano erboso. Seguendo le indicazioni, attraversiamo tutto il prato fino a quando il sentiero diventa più ripido e in pochi minuti sbuca ai Piani di Artavaggio, poco sotto il Rifugio Casari e il Rifugio Sassi Castelli.
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Seguendo il tapis roulant che incontriamo sulla nostra sinistra, raggiungiamo la sterrata che sale dal Culmine San Pietro e la seguiamo in salita, in direzione del Rifugio Nicola. Prima di iniziare la salita, facciamo una rinfrescante pausa presso la fontana che sorge davanti alla Chiesetta dei Piani di Artavaggio, dall’inconfondibile sagoma.
Qui possiamo scegliere di salire più comodamente, seguendo l’ampia strada sterrata, oppure di tagliare lungo i prati per tracce di sentiero che, velocemente, ci portano al Rifugio Nicola, con il suo caratteristico tetto argenteo a punte. Un veloce tratto in piano ci porta al successivo Rifugio Cazzaniga-Merlini.
Superato il rifugio, seguiamo il sentiero che scende verso sinistra, nella bellissima e verdeggiante conca dove sorge la Malga Campelli. Per chi vuole un pizzico di avventura in più, l’escursione prosegue risalendo alla Bocchetta del Faggio, dove inizia il sentiero vero e proprio.
Sentiero degli Stradini
Il Sentiero degli Stradini è chiamato così perché un tempo era percorso dai lavoratori della Valsassina che andavano a costruire le strade nella Bergamasca, passando sotto le ripide e pericolose pareti verticali dello Zuccone Campelli. Superata la bocchetta, il sentiero presenta un primo tratto pianeggiante a cui seguono le prime corde fisse e qualche gradino in ferro che ci permettono di raggiungere l’ampia ed aerea cengia che ci porta in una prima valletta dove inizia il secondo tratto attrezzato.
Da qui affrontiamo l’ultima risalita, sempre con l’aiuto di spezzoni di corda, superando l’ultimo spigolo, oltre il quale terminano le difficoltà tecniche del sentiero. Dalla bocchetta, tenendo la sinistra, puntiamo direttamente alla sottostante Baita di Pesciola Alta.
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Il sentiero scende ripido, a zig zag, fino a portarsi al limitare del bosco dove, al primo bivio con indicazioni, seguiamo per le Baite di Faggio. Arrivati nei pressi di un impluvio, non seguite le indicazioni per Moggio, ma prendete il tracciato in mezzo ai campi sulla sinistra che vi porta alla Baita Roncaiolo.
Informazioni Tecniche
- Partenza: Moggio (Lecco)
- Tempo: 2:00
- Altitudine: 1644 m
- Dislivello: 754 m
- Difficoltà: E
- Ristori: Rifugio Sassi Castelli, Rifugio Casari, Rifugio Nicola
Come raggiungere Moggio e dove parcheggiare
Arrivati a Lecco prendere l’uscita verso Valsassina da Strada Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga. Continuare su SS36DIR. Prendere la Via Provinciale/SP62 in direzione di SP64 a Moggio.
A Moggio, superare la stazione della funivia, continuare sulla strada per il Culmine S. Pietro fino al primo tornante dove lasciamo la macchina in un parcheggio sulla sinistra (m. 860). Si tratta di un piccolo parcheggio spesso completo, ma nei pressi della funivia ve ne sono altri più grandi facilmente raggiungibili.
Escursione alle Borgate Abbandonate Sopra Moggio
Un altro itinerario interessante è l'esplorazione delle borgate abbandonate sopra Moggio: Stavoli e le due Moggesse (Moggessa di Qua e Moggessa di Là). Questo giro "fuori mano" offre un'esperienza unica, portandoti alla scoperta di luoghi ricchi di storia e fascino.
Da Moggio a Stavoli
Da Moggio raggiungiamo Campiolo e, dove indicato, proseguiamo per Campiolo di Sopra. Il sentiero inizia in corrispondenza delle case del borgo (indicazioni evidenti sulla sinistra che scendono qualche gradino): per trovare parcheggio, prosegui oltre la curva, c’è uno spiazzo abbastanza ampio lungo la strada. Qui si inforca il sentiero 417 (340 mslm) che, superate case addossate tra loro, diventa in breve una traccia sospesa sopra l’alveo del Torrente Glagno.
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Per una mezz’ora, l’ambiente nel quale camminiamo è dominato dall’acqua turchese del torrente, che apre a pozze cristalline nella ghiaia. In estate qui deve essere uno spettacolo di refrigerio! Lungo l’alveo, ci sono i resti di diverse opere idrauliche: alcune relative ai tempi di guerra (credo), altre più recenti, ma trascinate via da un non troppo distante evento alluvionale.
Quando finalmente attraversiamo il torrente per mezzo di un ponte, in località Stavoli Pecol dei Stai (314 mslm), prendiamo dritto davanti a noi il sentiero che sale. Attorno ai 500 metri di quota ci troviamo a superare una passerella e una crestina (facile) dalla quale si ha una bella vista verso ovest della stretta incisione del Torrente Variola, molto più in basso.
Stai di Muec (567 mslm), Stavoli, è anticipato da ampi prati e dalla mole tonda del Glubiton alle sue spalle. Lo percepisci subito che è un posto “dell’anima”. Le vie del paese sono strette, ombrose, e sui muri sono appese foto storiche: le descrizioni ci parlano dell’ultimo vecchio del paese, di persone “umili e operose”, dei ragazzi che qui anni addietro andavano a scuola, del parlamento degli uomini, che si svolgeva all’aperto, su una staccionata.
Da Stavoli a Moggessa
Il sentiero per Moggessa inizia sopra il paese, indicato da un cartello di legno. Tempo di un minuto, e si infila in discesa nel bosco, zigzagando e facendoci perdere duecento metri di quota. I problemi arrivano alla fine di questi duecento metri perché, superati alcuni ruderi, ci troviamo sul letto di un torrente dalle acque cristalline.
In realtà ci sono due passaggi abbastanza comodi, si salta su delle pietre a pelo d’acqua e si passa. Attenzione solo a non scivolare: il torrente non è fondo e al massimo si rischia di bagnarsi fino a metà polpaccio. Un centinaio di metri di dislivello ci separano da Moggessa di Là.
Ancora bosco e tornantini ripidi ma non difficili, e per l’orientamento basta seguire i segni sugli alberi, abbastanza numerosi. Abbandonata anch’essa, Muiesse di Là, ma diverse case sono in ristrutturazione. Forse quei lavori lenti, da portare avanti di stagione in stagione, un poco per volta. Ma ci sono fontane guizzanti, decorazioni di stoffa, piante in vaso.
Un cartello indica un ristoro (“Alle quattro fontane”, è aperto solo in estate, se ne parla benissimo), una locandina ci dice che in agosto abbiamo perso la “festa di Moggessa: santa messa, grigliata e birra a fiumi”. Moggessa di Là conta oggi un residente.
Ritorno a Campiolo
Sopra Moggessa, in corrispondenza della chiesetta, troviamo le indicazioni che ci servono: quelle del sentiero 418. Dopo due minuti, ci rendiamo conto della geografia di questi luoghi: sotto di noi un’incisione profonda, vertiginosa, di calcari scavati. Sul fondo, le solite pozze cristalline.
Qui qualcosa di abitato c’è, ma la superficie degli edifici arroccati tra di loro e mezzi schiantati dal terremoto del 1976 fa impressione: il paese non doveva essere per nulla piccolo. A cinque minuti dal paese si incontra la deviazione in discesa per Campiolo.
Il sentiero attraversa alcuni ambienti diversi tra loro e molto belli, rocciosi, incisi, franosi - nessuna paura, è solo il feeling generale. Guadagniamo ancora quota, accompagnati da alcune lapidi ottocentesche con inquietanti teschi.
Tabella Riepilogativa Percorso Pé Gròss
Punto di Interesse | Tipo | Distanza |
---|---|---|
Pé Gròss (940 m) | Corridoio/terreno | 0,6 km |
Baitello del Vallone (1.498 m) | Corridoio/terreno | 2,8 km |
Rifugio Nicola (1.870 m) | Rifugio | 5,4 km |
Baitello del Vallone (1.498 m) | Corridoio/terreno | 7,8 km |
Pé Gròss (940 m) | Corridoio/terreno | 10,4 km |
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