Escursioni nella Valle dei Mulini: Alla scoperta di sentieri e antichi manufatti
La Valle dei Mulini di Costermano, conosciuta in dialetto come "Valle dei Molini", è un'oasi naturale di pace e bellezza, situata tra Costermano e Garda, a pochi passi dalle rive del Lago di Garda. La valle porta questo nome in memoria degli antichi mulini ad acqua di origine medievale che un tempo ospitava.
Questi mulini, un tempo azionati dal torrente Tesina, rappresentavano il cuore pulsante dell'economia locale e macinavano i grani antichi per le comunità vicine.
Un percorso tra natura e storia
Il sentiero si snoda lungo la valle in un breve percorso scandito da tante piccole cascate, offrendo scorci suggestivi, tra cui quelli sul Lago di Garda. La valle è facilmente raggiungibile in auto da Garda o Costermano.
Il percorso principale inizia da Costermano, in Via Carpene, per poi scendere la valle prendendo la sinistra al bivio fino ad arrivare a via Valtesina e giungendo così al centro abitato di Garda, con un totale di circa 5 chilometri di tragitto.
La passeggiata nella Valle dei Mulini è adatta a tutti, dai bambini alle persone anziane. Il sentiero è ben segnalato e non presenta particolari difficoltà, se non alcune brevi salite e discese per cui è sconsigliato portarsi un passeggino. Se si sceglie di intraprendere il percorso in bici, la mountain bike è decisamente la scelta più opportuna.
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La Valle dei Mulini è bella in ogni stagione, ma il periodo migliore per visitarla è probabilmente la primavera o l'autunno, quando i colori della natura sono più vivaci.
Biodiversità e paesaggi
La Valle dei Mulini ospita una ricca biodiversità, con una flora rigogliosa che varia dal verdeggiante bosco alle delicate fioriture spontanee. La Valle dei Mulini è un tesoro da preservare e da condividere, un luogo magico dove riscoprire il contatto con la natura e immergersi nella libertà.
Alla scoperta dei mulini
I mulini per grano e cereali erano gli impianti più diffusi lungo la valle del Chiavone Bianco. Come ci ricorda Amedeo Garzotto, venivano utilizzati per macinare il granoturco per la farina gialla e più raramente per il frumento. Il suo mulino in località VAL DI SOTTO è rimasto in funzione fino al 1950 ed è stato poi ristrutturato, dopo anni di lavoro, nel 1989 in modo che oggi è ancora funzionante.
All'interno la struttura è formata dal castello costituito da una robusta opera di carpenteria in legno di supporto per la pedana di lavoro, per i palmenti fissi inferiori e per l'asse verticale girevole. I meccanismi in legno che sono compresi nel castello vengono fatti muovere dall'asse o fuso orizzontale che è solidale alla grande ruota idraulica posta all'esterno.
Parallelamente alla ruota gira il lubecchio o "scu", una ruota in legno con una corona di perni, che fa presa in una lanterna girevole (caponara) da inserire con un sistema di leve e bloccata da un cuneo. L'estremità inferiore dell'asse gira entro una bronzina piantata in una grossa trave, l'estremità superiore è invece a sezione quadrata su cui è fissata la nottola, un pezzo di ferro sagomato a forma di farfalla e bloccato da una zeppa.
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Con un meccanismo a leva (temperatoia) è possibile alzare o abbassare la trave di sostegno della bronzina e dell'asse del rocchetto e con questi il palmento a macina superiore. In questo modo, avvicinando o allontanando i palmenti, è possibile determinare la grana più o meno fine della farina gialla mentre per la farina di frumento veniva utilizzato un sistema più preciso.
Sopra ai palmenti, ricoperti e quasi fasciati da un cilindro in legno, è appesa la tramoggia in cui veniva versato il granoturco da macinare. La fuoriuscita del grano era regolata da un dosatore detto "tafferia" posto in vibrazione mediante un paletto che strisciava sul dorso del palmento mobile facilitando così la caduta dei grani e dei chicchi.
In fondo alla massa di granoturco contenuta nella tramoggia veniva posta un'assicella di legno collegata con un filo ad un elemento di latta che oscilla al di fuori. Quando il grano nella tramoggia era finito l'elemento in latta, non più trattenuto, cadeva a sbatacchiare contro il dorso del palmento mobile segnalando così al mugnaio che la tramoggia era vuota e l'operazione ultimata.
Dal cassone cilindrico che fascia i palmenti la farina si raccoglie in una breve condotta verticale il legno o lamiera e va a cadere entro un cassone sottostante detto buratto. All'interno del buratto vi è il cosiddetto buratello, un setaccio di forma cilindrica collocato orizzontalmente e un po' inclinato.
Anche il buratello è fatto girare della ruota dalla ruota idraulica e ad ogni giro è percosso da martelletti posti al suo interno in modo da liberare la farina trattenuta dalle maglie. Una reticella a maglie più o meno fini separa la farina in modo che le particelle più grosse scorrano lungo il cilindro e finiscano in una cassa anteriore.
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Non solo mulini: magli, segherie e pile
I magli erano normalmente utilizzati per la produzione e la manutenzione degli attrezzi agricoli. All'interno di grandi fucine un grande martello di ferro era sollevato dall'estremità posteriore mediante le canne di un albero azionato da un sistema di trasmissioni collegate alla ruota idraulica.
Il maglio esistente alla Val di Sotto è rimasto in funzione fino agli anni 50 e all'esterno è ancora visibile e ben conservata una caratteristica tromba idroeolica per l'afflusso dell'aria alla fucina. La tromba idroeolica è una macchina idraulica semplice. Un getto d'acqua e aria viene immesso in una grande botte in pietra ben chiusa con all'interno una specie di piastra d'urto. La pressione dell'acqua che si frange sulla piastra genera una specie di moto convettivo dell'aria che esce con forza da una condotta collegata sotto al piano della fucina.
Le segherie ad acqua rappresentano le macchine più evolute per la tecnologia da utilizzare. L'azione della sega necessita infatti, oltre al saliscendi verticale della lama, anche del moto orizzontale del carrello che fa avanzare il tronco da segare. Uno di questi impianti è ancora presente in Loc. Chiavone nel Mulino di Garzotto Matteo. Un particolare sistema di trasmissione fa aumentare il numero dei saliscendi del telaio. Il telaio su cui sono innestate le lame della sega è azionato da una manovella e da una biella terminali di un grande fuso sottostante al pavimento della segheria.
Assieme alle macine da grano si devono anche considerare le pile o brillatoi per l'orzo che erano spesso annessi al mulino. Queste macchine che sono dette comunemente "pestarini" venivano utilizzate per la decorticatura o sbramatura dell'orzo.
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