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Il Significato Profondo di "Viaggio di Ritorno": Un'Esplorazione Artistica di Rodolfo Lacquaniti

“Piccoli frammenti di luce colorata” è una video opera che si inserisce nel progetto globale d'espressione artistica - perseguito da Rodolfo Lacquaniti - intitolato VIAGGIO DI RITORNO. Questo progetto accomuna esperienze creative eterogenee ma legate a un unico obiettivo, quello di sollecitare l'uomo a prendere coscienza della propria natura vitale e primordiale, liberata finalmente dalle angoscie e dalle sovrastrutture culturali imposte da un ambiguo concetto di civiltà.

Il Concetto di "Viaggio di Ritorno"

Come spiega lo stesso Lacquaniti, “Viaggio di ritorno parte dal super io per procedere in senso inverso verso la realtà del nostro codice genetico, alla scoperta dell'energia pura”. In altre parole, anche se il successo e una soddisfacente condizione sociale possono preludere ad una dimensione di apparente serenità ed appagamento, la vita dell'individuo moderno continua a dibattersi in uno stato di soggezione e sterile conformismo a modelli omologati che limita le sue aspirazioni ad un benessere reale.

Il viaggio di ritorno è quindi un viaggio necessario verso di sé che si alimenta di crescenti stati di consapevolezza: il riconoscimento di una sensibilità che trascende il faticoso tentativo di realizzarsi attraverso i beni materiali, e di conseguenza l'affrancamento dal concetto stereotipato di tecnologia e di progresso, che deve rappresentare non il fine ma il mezzo verso la riconquista di una esistenza nuovamente vergine e incorrotta.

L'Arte Come Testimonianza del Viaggio

Questo viaggio è testimoniato, nel lavoro artistico di Lacquaniti, da opere che rappresentano il residuo materiale della sua speculazione filosofica. Ad esempio, con le sue installazioni “povere”, perché tutte realizzate con materiali di scarto e di recupero, Lacquaniti fornisce di nuovi significati quegli oggetti che il ciclo produttivo ha escluso dalla comune concezione di pregio e di valore, opponendosi fermamente al pregiudizio che riconosce come utile solo ciò che è funzionale al processo di consumo.

Con le opere di videoarte, invece, l'artista non si limita a denunciare la sterilità di una cultura materiale che ha ormai pervaso tutta la civiltà occidentale, ma cerca di infrangere anche i miti legati alle culture più spiritualiste, come quelle orientali, che con i loro sistemi religiosi ingabbiano la coscienza e la conoscenza in orizzonti fideistici chiusi e repressivi.

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"Piccoli Frammenti di Luce Colorata": Un'Analisi

Per esempio, nel video “Piccoli frammenti di luce colorata” Lacquaniti fa scorrere sullo schermo, per venti minuti, in modo veloce e apparentemente disorganico e caotico, gran parte delle icone - positive e negative - che hanno composto l'immaginario mitico delle culture globalizzate: da Marilyn Monroe a Gandhi, da Che Guevara a Mussolini, da Madre Teresa a Pasolini. Icone proposte tutte insieme, con la stessa procedura veloce e caotica con la quale vengono prodotte dai mass media e recepite dai famelici consumatori - indifferentemente di prodotti industriali o di dogmi religiosi - odierni, in modo acritico e indifferenziato, privo di giudizio riflessivo e quindi di valore.

Di fronte a questa passività e anestesia generale, è lo stesso autore che tenta di stimolare l'arduo compito del giudizio: i fotogrammi della Statua della Libertà interrompono la sequenza delle icone a simboleggiare, per contrasto, la mancanza di libertà di un sistema saturo di immagini e informazioni superficiali e deformate. Un sistema in cui le vere immagini portatrici di significato e identità, per esempio quelle dedicate ai bambini o alla moglie, sembrano confondersi alle altre e amalgamarsi in una poltiglia visuale inconsistente e vacua.

In questa poltiglia, il cui carattere violento e ansioso è sottolineato e amplificato dal commento sonoro incalzante e ossessivo (la musica mai placida ed elegiaca dei Bonovo), Lacquaniti cerca di innestare germi di luce e di speranza, fornendo un'impronta soggettiva in grado di celebrare una diversa visione delle cose e una nuova dimensione percettiva.

Per far questo interviene sulle immagini delle icone, modificandole e stravolgendole nel tentativo di rendere visibile l'energia e la luce che gli trasmettono i personaggi raffigurati. In questo modo invita gli spettatori a percepirli in modo nuovo, a “sentirli” non passivamente attraverso uno sguardo collettivo e distratto, ma attivamente attraverso un giudizio personale e creativo. E così ci accorgiamo che nel video l'icona di kennedy esplode in mille scintille di luce, quella della Gioconda effonde una luminescenza profonda e continua, mentre la maschera tragica di Mussolini si dissolve in registri oscuri e regressivi.

Di più: nel suo insieme il video non è affatto cupo e tetro, ma quasi solare, e questo effetto è dato dalla reiterazione di continui inserti luminosi, siano essi originati da icastiche immagini di fiori colorati o da campiture di nebulosa cromaticità in cui non si riescono a riconoscere matrici organiche.

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Questi spazi di energia limpida e colorata rappresentano spazi di speranza, sollecitazioni a tornare a sperimentare in pienezza di sensi un mondo primordiale ed incorrotto. L'energia era già stata oggetto dell'indagine conoscitiva di Lacquaniti, per esempio nei video di “Energy”, in cui un corpo di bimba si muove liberamente nell'acqua, o nel video degli inquieti “Felini in gabbia”, ma con questa nuova opera l'analisi si fa più complessa e articolata, e l'autore cerca di qualificare non solo l'energia trasmessa dai corpi, ma anche quella dei luoghi fisici.

Percepiti in maniera personale e soggettiva, ambienti e architetture vengono affrancati dalla loro qualità oleografica e turistica, e restituiti alla fruizione sotto forma di puro impatto emozionale. Le immagini delle torri gemelle, delle moschee o del ponte di Brooklin, delle discariche o dei campi in fiore si depurano attraverso i filtri dell'inconscio e dell'empatia, e si risolvono in essenziali e primigenie macchie di colore.

Ecco, quell'indaco evanescente, che vibra e trasluce su una massa luminosa e pulsante non è semplice astrazione decorativa, ma una foto di New York sublimata dalla manipolazione creativa dell'artista. Quella velatura opalina è l'India e quel rassicurante e accogliente tono smeraldo è casa. Non è importante che si vedano palazzi e montagne, ma l'energia che riflettono nella mente di chi li sente e li ama.

Il Giardino "Viaggio di Ritorno" in Maremma

Nel cuore della Maremma toscana, tra il mare di Castiglione della Pescaia e l’entroterra grossetano, è incastonato un piccolo gioiello di arte ambientale dal quale ha preso il via un progetto destinato a far parlare di sé. Si chiama "Viaggio di ritorno" ed è un giardino di arte contemporanea ambientale realizzato dall’artista e bioarchitetto Rodolfo Lacquaniti con un chiaro scopo: dimostrare che, anche nell’arte, “nulla si distrugge, tutto si riusa”.

D’altronde, che l’arte sia uno dei mezzi per eccellenza attraverso cui sensibilizzare le persone nei confronti delle questioni ambientali è cosa nota come, del resto, lo è - alle volte - il suo impatto sull’ambiente. Lacquaniti ha deciso di andare in direzione ostinata e contraria rispetto al mainstream e di realizzare opere con materiali di scarto. Pneumatici, tubi, vecchi cd-rom, pezzi di macchine agricole: tutto al giardino "Viaggio di ritorno" diventa arte ed entra a far parte del concept di un’opera corale a cielo aperto, che già nel nome porta con sé un significato importante.

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Il "Viaggio di ritorno" che Lacquaniti ci racconta è quello verso le origini dell’umanità, una sorta di cammino a ritroso attraverso il quale prendere coscienza del fatto che molto di quello che si consuma nell’epoca contemporanea è superfluo e che dovremmo, tutte e tutti, adoperarci affinché un nuovo modo di produrre e consumare possa diventare realtà.

Temi Esplorati nel Giardino

Nel giardino non mancano poi i grandi temi sociali, primi fra tutti la battaglia di genere e quella per una società più giusta e inclusiva. L’opera “L’arca”, realizzata con lamiere zincate, tubi delle serre, ancore marine, una finestre stalla del 1920 e il quadro elettrico di una nave, rappresenta, ad esempio, l’umanità alla deriva in mezzo al mare e ben racconta la tragedia che i migranti sulla rotta del Mediterraneo sono costretti a vivere per provare a sperare in un futuro migliore.

Ci sono poi, tra le altre, “Il ragno e la mutante”, “I cerchi magici”, “I guerrieri del vento”, “Barselona”, “La formica”, “900”. Tutte opere che fanno storia a sé ma che, se ben scrutate, formano un grande mosaico fatto di sentimenti positivi e insegnamenti di cui fare, collettivamente e personalmente, tesoro.

La Biennale dello Scarto

Il giardino si trova a Buriano, una piccola frazione del Comune di Castiglione della Pescaia e il suo ideatore ogni settimana ne apre le porte per consentire ai visitatori di immergersi in qualcosa di insolito e, allo stesso tempo, stupefacente.

Quest’anno, riflettori accesi anche sulla Biennale dello scarto. Nata a Venezia nel febbraio del 2018 da una provocazione dell’artista Rodolfo Lacquaniti lanciata contro l’arte che inquina e il comportamento ipocrita di molti artisti che sposano l’idea ecologista, ma poi producono opere fortemente impattanti. La Biennale dello scarto 2022/2024 mette al centro l’energia circolare, gli scarti e gli scartati, partendo da un presupposto semplice nella sua essenza: tutti abbiamo diritto a una seconda, terza o quarta possibilità.

Alla giornata inaugurale della biennale hanno preso parte rappresentanti delle istituzioni, economisti, scrittori, artisti, manager culturali, guide religiose, chef che si sono incontrati per ragionare insieme e confrontarsi su come fare fronte alla crisi climatica.

La Biennale sarà un viaggio tra il Comune di Grosseto e quello di Castiglione della Pescaia che vedrà l’installazione sul territorio maremmano di varie opere tra cui: Viandanti, Mutanti, Boati, Pallas, Gli Apple, I Cerchianti, Gli eterni, Gli infiniti, I fantasmagorici, I visionari, I sognatori, I mistici, I fluttuanti di luce la cui vita si ramifica, I viaggiatori, Gli eletti intrecciati di filamenti di luce, Gli illuminati perché l‘illumina l’unanime sole dell’esistenza, I Soli e dimenticati, I trasparenti inglobati in bozzoli di filamenti, I visitatori, I funamboli, Gli evanescenti.

La chiusura del percorso artistico è prevista per il mese di aprile del 2024 con una manifestazione in programma a Firenze. L’artista ha reso inoltre noto che il materiale raccolto nei due anni di lavoro diventerà un docu-film.

Di sicuro, si tratta di una delle perle rare che la terra di Maremma offre ai suoi visitatori e che apre uno spaccato sul mondo dell’arte destinato a far dibattere gli addetti ai lavori e non solo.

Un Viaggio tra gli Scarti: Il Messaggio di Lacquaniti

Per comprendere questo significato, bisogna prendersi il tempo, passeggiare in mezzo alle installazioni che spuntano tra gli olivi, i salici vitellini, i lecci e un poderoso frassino centenario. Passo dopo passo è come calarsi in una dimensione nuova che inizia dalla porta rossa accanto alla casa e prosegue fino alle ultime opere.

Nelle opere di Laquaniti c’è la storia dell’uomo, le sue conquiste, il progresso, sempre più veloce tanto da giungere in pochissimi anni a fare dell’intelligenza artificiale l’impalcatura su cui si reggono le regole del mondo. Regole evidentemente sbagliate, se è bastato un virus a minarne le fondamenta e a spingere l’uomo verso una nuova meta.

«Lo scarto sta dietro ogni opera e si accomuna alla storia umana. Il giardino è nato perché volevo ridare vita agli oggetti che la società butta. L’arte non deve produrre inquinamento e non deve consumare risorse, ma deve essere a impatto zero - spiega Lacquaniti - deve essere “AAA+++” per usare un gergo “commerciale” e urbanistico. Ogni opera di questo giardino è frutto della ricerca di oggetti di scarto e del messaggio che lanciano: l’intuizione, l’ispirazione, il trip che improvvisamente esplode nella mia testa quando qualcosa mi colpisce. È come vedere una forma in un blocco di marmo.

Le installazioni di Rodolfo Lacquaniti create nel suo Giardino d’artista Parco d’arte Contemporaneo, rappresentano un punto di riflessione sulla società dei consumi. L'artista assembla materiale abbandonato: vecchie macchine agricole, frammenti metallici e lignei, residui di produzioni industriali, conferendo nuova vita e nuovo significato ad oggetti altrimenti relegati allo stato di scarto.

L’intero lavoro che prende il nome di “Viaggio di ritorno” è un’interessante occasione di confronto tra le nuove generazioni e il tema sempre più pregnante del riciclo e del consumo critico e cosciente.

Tutto ruota intorno al concetto di riuso: opere generate grazie all’assemblaggio e la lavorazione di oggetti, scarti, rifiuti, materiali giunti alla fase terminale del ciclo produttivo.

Scrive Paolo Campiglio storico dell’arte contemporanea: “Sono affascinato da The Garbage Revolution e da questi personaggi perché sono antichi e moderni insieme. Inoltre sono parte di noi,nel senso che contengono la nostra storia: ripropongono quegli oggetti che abbiamo posseduto per un certo periodo della nostra vita e poi abbiamo rifiutato come scarti, migliaia di oggetti che tutti i giorni rifiutiamo che non vediamo più.

Altri Giardini d'Artista in Toscana

I Giardini d’Artista sono luoghi incredibili in cui si può vivere dei momenti al limite del fiabesco. Il più famoso è indubbiamente Il Giardino dei Tarocchi, dell’artista francese Nikki de Saint Phalle, situato vicino a Capalbio. I lavori di realizzazione partirono nel 1979 e solo nel 1998 è stato aperto al pubblico.

Il Giardino di Daniel Spoerri è alle porte di Seggiano. Rimane aperto da Pasqua al 31 Ottobre, e da Novembre solo su prenotazione.

Giardino dei Tarocchi

La visita al giardino si snoda attraverso un sentiero pieno di inscrizioni dell’Artista che gira intorno alle statue. Alcune a dimensione naturale, altre enormi, tanto da poterle attraversare e salire sulle terrazze ricavate su alcune di esse. Una delle più grandi, completamente ricoperta all’interno di frammenti di specchi è stata la casa dell’artista e del marito sino alla loro morte.

Il Giardino è aperto da aprile a settembre tutti i giorni solo il pomeriggio fino al tramonto e negli altri periodi, gratuitamente, solo il primo sabato del mese al mattino. E’ un posto assolutamente adatto anche ai bambini che rimarranno estasiati dai colori e dalle forme sinuose delle statue.

Giardino di Daniel Spoerri

Alle pendici del monte Amiata il giardino di Daniel Spoerri ospita le sculture di circa 50 artisti contemporanei in un parco di 20 ettari, con una terrazza unica sul paese di Seggiano.

Il giardino è aperto al pubblico solo in alcuni specifici periodi dell’anno ed in alcuni giorni è necessario prenotare la visita guidata. E’ lo stesso Fuchs che in prima persona accompagna i visitatori alla scoperta delle sue opere.

Informazioni Utili

Le visite al giardino "Viaggio di ritorno" durano circa due ore, al costo di 15 euro per gli adulti e 10 per i ragazzi fino a 16 anni.

Giardino dei Tarocchi, loc.

Fondazione il Giardino di Daniel Spoerri, strada provinciale Pescina loc.

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