Il Grande Viaggio: Significato Profondo di un'Esperienza Trasformativa
Il viaggio ha rappresentato una parte essenziale della mia vita. Ho sempre viaggiato molto. Vedere posti nuovi e conoscere nuove persone mi entusiasma da sempre.
Viaggiare come Sinonimo di Libertà e Crescita
VIAGGIARE È PER ME SINONIMO DI LIBERTÀ, DI CRESCITA, DI ESPERIENZA, DI SCAMBIO E DI CURIOSITÀ. Viaggiare mi fa sentire viva e connessa con l’Universo, mi da la possibilità di crescere. Viaggiando ho scoperto cose di me che non sapevo e mi sono stupita di essere riuscita a scavare così tanto a fondo. Il viaggio più entusiasmante è stato proprio quello alla scoperta di Vittoria che sono certa non terminerà mai!
Viaggio spesso da sola, amo i silenzi, amo l’Oriente e l’energia che sento in quei posti. Sono innamorata di tutto ciò che può contribuire alla mia crescita personale a alla mia evoluzione. Gli insegnamenti più importanti li ho ricevuti da persone che non parlavano la mia stessa lingua. Sembra impossibile? La lingua del cuore è universale, credimi!
Da Fuga a Stacco: Cambiando la Prospettiva
Mi sono resa conto che durante la malattia il mio viaggiare era un tentativo di scappare dal mondo, dai problemi, dal dolore, dallo stress della vita quotidiana. Il problema è che quando torni anche dopo un lungo viaggio, i problemi sono sempre lì, ad aspettarti. Oggi partire è per me un modo per staccare, non più per scappare.
Viaggiare è parte integrante della mia vita, da ogni viaggio torno entusiasta, arricchita, determinata e felice di essere di nuovo a casa.
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Il Viaggio Interiore e la Guarigione
Insieme, ovunque tu sia! Sono guarita in un momento storico molto importante, caratterizzato da un’incredibile espansione dell’utilizzo di internet. Un internet che è fatto di interazione e condivisione, uno spazio virtuale che mette in collegamento milioni di persone in ogni parte del mondo. Grazie al web oggi posso aiutare tantissime persone anche a distanza e questo mi permette di rimanere in contatto con tutti senza rinunciare al viaggio e al mio lavoro.
Ogni limite se trasformato può diventare il tuo miglior talento. Questa frase la leggerai più volte su questo sito, perché in poche righe include tutto ciò che ho affrontato in questi anni, tutto quello che sono riuscita a realizzare lavorando su me stessa e amandomi in modo incondizionato. Non avrei mai pensato che la malattia potesse essere la mia migliore insegnante, posso solo ringraziarla per tutto quello che mi ha regalato. Oggi vedo il mondo con occhi completamenti diversi, sono concentrata e ringrazio per quel che di bello ho e quel che manca so che presto arriverà. Il limite che avevo sono riuscita a trasformarlo in una professione che amo moltissimo e mi da grandissime soddisfazioni, che mi fa sentire viva, utile, entusiasta e mi riempie il cuore di gioia.
Sei pronto ad intraprendere questo viaggio con me? Io e te insieme possiamo farcela.
Se hai bisogno di un aiuto, un supporto, una coach, o un semplice punto di riferimento per raggiungere i tuoi obiettivi, sono pronta ad aiutarti per risollevare la tua esistenza e a farti tornare un sorriso sincero, capace di esprimere felicità e leggerezza. Sono qui per te, perché so come ti senti e voglio aiutarti ad essere di nuovo libero.
L’amore incondizionato verso sè stessi, la forza e il coraggio per affrontare i mostri dentro di noi e la capacità di aprire la porta alla condivisione e al confronto reciproco, sono state le tre cose che mi hanno permesso di guarire dalla fibromialgia e diventare oggi una Life Coach qualificata e completa.
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Viaggiare in Africa: Un Atto Controcorrente
BUON VIAGGIO INTERIORE! Viaggiare non è solo uno spostamento fisicamente misurabile. È un percorso, una scelta che parte dal desiderio di essere, di scoprire e di trasformare il proprio punto di vista. C’è chi parte per dimenticare, chi per cercare, chi semplicemente perché non riesce a farne a meno. È la Wanderlust, come la chiamano i tedeschi: un desiderio irrefrenabile o un forte impulso di viaggiare ed esplorare il mondo, una spinta profonda verso l’altrove, che va oltre la semplice voglia di partire.
In un mondo sempre più moderno, scandito dal rumore e dalla velocità, viaggiare in Africa rappresenta un atto controcorrente. Qui, si esplora un luogo dove il tempo si dilata e le priorità si ridefiniscono. Anche il più breve dei viaggi può aprire varchi inaspettati. Un incontro, un paesaggio, un silenzio condiviso diventano spazi di riflessione.
Incontri e Relazioni Autentiche
Viaggiare significa parlare con chi è diverso, accogliere la pluralità dei modelli culturali, lasciarsi interrogare da ciò che non si comprende subito. L’incontro con le comunità locali, come i San, i Maasai o gli Himba, mette in crisi le certezze e offre spazi di comprensione. Le relazioni che si instaurano sono autentiche, essenziali, spesso memorabili: bastano un tè caldo, un sorriso, una storia raccontata sotto le stelle.
Ogni viaggio breve o lungo in Africa è un invito al cambiamento, soprattutto interiore. Viaggiare è una strategia per lasciarsi andare e ottenere molto di più di ciò che ci aspettavamo: una consapevolezza rinnovata, una visione più ampia, la capacità di tornare al proprio mondo con occhi diversi. Ogni volta che si torna, qualcosa è cambiato.
Nel 2018 un articolo ha evidenziato come viaggiare sia un potente strumento di formazione. Utilizzare il viaggio come mezzo di crescita non è più una scelta per pochi, ma una tendenza sempre più diffusa.
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Il Tempo in Africa: Una Dimensione Diversa
In Africa, il tempo si percepisce in modo diverso. Un minuto può sembrare più lungo perché privo delle urgenze a cui siamo abituati. Ogni mezzo di trasporto, ogni attesa, ogni spostamento diventa parte integrante dell’esperienza. Ogni angolo dell’Africa offre esperienze capaci di lasciare un segno.
Namibia: le distese del deserto del Namib e i suoi silenzi infiniti aiutano a rallentare, osservare e riflettere. Il significato del viaggio non sta nelle mete raggiunte, ma nella qualità dello sguardo con cui affrontiamo il cammino.
Parti con Mokoro: lasciati guidare dalla curiosità, dalla voglia di esplorare, dal desiderio di trovare dentro e fuori di te nuove risposte. È una delle cose che ci affascinano di più, il viaggio.
Il Viaggio in Italia: Un Grand Tour nella Storia
Il viaggio in Italia ha radici lontanissime. Dal Medioevo, epoca cui l'itinerare fu estremamente congeniale, le strade d'Italia sono state battute da tanti pellegrini, poi da mercanti, da artisti, predicatori, studiosi, oltre che da banditi, nullafacenti e avventurieri, di cui sempre lo spazio è teatro. Il viaggio a Roma, in particolare, anche quando vennero meno i dominanti caratteri penitenziali, restò una tappa fondamentale nella vita di molti, nuovi viaggiatori, divenendo occasione mondana e, nel corso del XV secolo, viaggio laico ed erudito.
L'Evoluzione del Viaggio: Dal Medioevo al Grand Tour
A Roma si affiancarono presto città nuove: Milano, Venezia, Firenze, Bologna. Altre componenti vennero messe in evidenza sul versante culturale, della curiosità intellettuale e su quello psicologico. Ma, assorti nei libri devozionali o di conto, i viaggiatori spesso guardavano a stento ciò che li circondava e, se lo facevano, davano alla loro testimonianza un carattere pragmatico (un libro di conti, per esempio, che ci informa sulle merci e sui prezzi in vigore) o parziale (una raccolta di mirabilia, per esempio, da cui l'uomo medievale era incline a vedersi circondato): il dato numerico dei viaggiatori non corrisponde ad analogo dato informativo (anche senza voler badare ai pregi letterari delle relazioni).
Le lontane radici del viaggio in Italia, dunque, non hanno sempre prodotto la letteratura ragguardevole che i secoli XVII e XVIII avrebbero prodotto, e questo è il primo vistoso elemento che fa riflettere su un fenomeno che ebbe, a quella altezza cronologica, le proporzioni di una vera e propria moda. Fu quello infatti un momento in cui, nella storia della mentalità collettiva, il viaggio acquistò valore per le sue intrinseche proprietà. Indipendente dalla soddisfazione di questo o quel bisogno, si propose esso stesso come unico e solo fine, in nome di una curiosità fattasi più audace, in nome del sapere e della conoscenza da un lato e del piacere dell'evasione, del puro divertimento dall'altro.
Questa idea innovativa cominciò a diffondersi in Europa sul finire del XVI secolo e si incarnò nella voga del 'viaggio in Italia'. Il quale dunque, pur praticato da tempo, si configura come istituzione solo alla fine del secolo successivo, quando diventa la tappa privilegiata di un 'giro' che i giovani rampolli dell'aristocrazia europea, gli artisti, gli uomini di cultura, cominciano a intraprendere con regolarità. Il 'giro' presto diventa una moda e ad esso è assegnata anche una dicitura internazionale: il Grand Tour.
Il Grand Tour: Un Viaggio di Istruzione
Con questo nome si indicò il viaggio di istruzione, intrapreso dai rampolli delle case aristocratiche di tutta Europa, che aveva come fine la formazione del giovane gentiluomo attraverso il salutare esercizio del confronto. Il termine tour, che soppianta quello di travel o journey o voyage, chiarisce come la moda di questo viaggio si specifichi in un 'giro' - particolarmente lungo e ampio e senza soluzione di continuità, con partenza e arrivo nello stesso luogo - che può attraversare anche i paesi continentali ma ha come traguardo prediletto e irrinunciabile l'Italia.
Il Viaggio nella Poesia di Baudelaire
La pensava così Charles Baudelaire, il grande poeta parigino che ha dato avvio alla corrente del Simbolismo. Nella sua importante raccolta poetica, “Les Fleurs du mal”, Baudelaire dedica larga parte dei suoi versi al topos del viaggio, e il componimento che chiude la celebre raccolta è proprio incentrata su questo tema.
Imitiamo, orrore! una voce sul ponte: «Occhio! Strabilianti viaggiatori! del cipresso? Partire? restare? parti, se devi. il Tempo! Qualcuno, ahimè! e seducente: «Di qui! il Loto profumato! “O Morte, vecchio capitano, è tempo! Ci tedia questa terra, o Morte! discendere l’Ignoto nel trovarvi nel fondo, infine, il nuovo.
"Il Viaggio" di Baudelaire: Un'Analisi Profonda
“Il viaggio” di Charles Baudelaire è la poesia che chiude l’ultima sezione, intitolata “La morte”, dell’edizione del 1861 de “I Fiori del male”. Articolata in ben 8 parti di lunghezza diseguale, questa poesia è la quintessenza del senso ultimo della raccolta baudelairiana. Vediamo insieme perché.
Già dal titolo, veniamo proiettati in un universo caratterizzato da emozioni positive: il viaggio è, nella maggior parte dei casi o almeno nelle aspettative, un’esperienza bella, desiderabile e desiderata, un momento in cui ci si allontana dalla noiosa quotidianità per immergersi in una vita nuova, più rilassata, o semplicemente diversa. In effetti, l’immagine del ragazzo assetato di avventura che colleziona “mappe e stampe”, ci infonde ancora di più l’idea che questo sia un componimento tradizionale, incentrato sul viaggio in quanto tale. È andando avanti che ci accorgiamo di quanto i versi siano profondi e intendano parlare di un viaggio di ben altra entità.
Ed infatti, al ragazzo dall’“appetito smisurato”, alle “mappe”, alle “stampe”, ai desideri dei viaggiatori che “hanno la forma delle nuvole”, si sostituisce un lessico molto più intimo, con termini quali “anima”, “destino”, “speranza” … E quello che prima ci era sembrato un evento felice come il viaggio, si trasforma in qualcosa di negativo, in un diversivo, in un modo per sfuggire al destino.
Fra dialoghi, meditazioni, rivelazioni, il componimento ci regala un’altissima espressione della poesia di Baudelaire, e ci mostra il senso della raccolta stessa, che è anzitutto un viaggio poetico. Noi cerchiamo di sfuggire alla noia - lo spleen - e al tempo che passa utilizzando diversivi come il viaggio, senza sapere che anche la morte è un viaggio, quello supremo. Non possiamo sconfiggere il tempo e lo spleen, nostri nemici supremi.