Il Lungo Viaggio: Un'Analisi Approfondita dell'Opera di Leonardo Sciascia
Il lungo viaggio è un racconto emblematico di Leonardo Sciascia, incluso nella raccolta "Il mare colore del vino", pubblicata nel 1973. In poche pagine, l’autore siciliano riesce a condensare un dramma collettivo che ha segnato la storia dell’Italia meridionale: il fenomeno dell’emigrazione e la disperata ricerca di una vita migliore.
Contesto e Trama
Anni Cinquanta. In una notte buia un gruppo di poveri contadini siciliani si era dato appuntamento su un tratto di spiaggia deserta, arida e pietrosa situata tra Gela e Licata. Stavano, con le loro valige di cartone e i loro fagotti, su un tratto di spiaggia pietrosa, riparata da colline, tra Gela e Licata; vi erano arrivati all’imbrunire, ed erano partiti all’alba dai loro paesi; paesi interni, lontani dal mare, aggrumati nell’arida plaga del feudo.
Alcuni di loro non avevano nemmeno visto prima il mare e stavano realizzando il sogno di tutta la loro vita, ovvero andare in America, la meta simbolo della ricchezza e delle opportunità, ma per raggiungerla dovevano imbarcarsi clandestinamente nel cuore della notte e intraprendere un viaggio che sarebbe durato diversi giorni.
Hanno dovuto vendere tutti i loro oggetti di valore, i loro muli e asini, le loro abitazioni e i mobili per accumulare le 250 mila lire per il viaggio. Il signor Melfa, un uomo dal volto sincero e dalla parlantina facile che a quanto pare conosceva le difficoltà di questi contadini si era proposto di accompagnarli con il suo piroscafo. Alcuni di loro hanno pure chiesto in prestito soldi agli usurai, tanto chi più li avrebbe ritrovati una volta che si sarebbero stabiliti in America.
Si trattava di un viaggio lungo e anche rischioso in quanto illegale, pertanto doveva tutto essere effettuato nella massima segretezza. Si divertivano a immaginare le facce che avrebbero fatto gli usurai, per una volta anche loro vittime di una beffa, si vedevano già con le tasche piene di soldi e alcuni di loro hanno scritto lettere per i loro parenti americani da spedire una volta arrivati a destinazione così da farsi venire a prendere alla stazione di Trenton (città del New Jersey). Adesso c'era solamente di pazientare un po' e affidarsi alle capacità di navigazione del signor Melfa.
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Era ancora notte e uno degli uomini imbarcati aveva persino messo in dubbio che quella fosse l'America dal momento che non è facile orientarsi vedendo solo cielo e acqua, ma ci ha pensato il signor Melfa a sciogliere ogni dubbio facendo notare a tutti le luci delle città, l'aria diversa e un orizzonte che non avrebbero mai potuto aver visto prima. Tutti gli imbarcati cominciarono a prendere fiducia e saldarono il conto al signor Melfa, scesero dalla barca coi pochi bagagli che si erano portati e per la felicità si erano messi a cantare.
Il signor Melfa li aveva rimproverati perché lui era ancora lì e dovevano dargli almeno il tempo per andarsene, cosa che fecero. Dopo un po' alcuni stanchi di aspettare si misero in esplorazione e fecero alcuni passi, dapprima sentirono il lontananza il canto di un carrettiere come quelli che passano in Sicilia, poi giunsero in una strada asfaltata, certo, ma se la immaginavano più ampia e dritta, successivamente videro delle automobili Fiat. Qualcosa non tornava, l'America aveva molto in comune con la Sicilia e uno di loro provò a dare una spiegazione logica e disse che queste auto gli americani le regalano ai giovani per capriccio come in Sicilia si fa con le biciclette.
Incrociano anche la polizia in motocicletta, dalla quale si tennero ben nascosti in quanto adesso sono stranieri in terra straniera senza alcuna autorizzazione. Poi videro un segnale stradale con scritto "Santa Croce Camerina - Scoglitti", un nome di città che gli sembrava aver già sentito prima, forse ci sarà stato un suo zio pensò uno di loro, e poi in America le parole non si leggono così come si scrivono ribatté un altro.
Gli insulti fecero calare il silenzio nel gruppetto di contadini, dopo un po' quello che ricordava di aver già sentito il nome Santa Croce Camerina si ricordò che qualche tempo fa suo padre ci andò per la mietitura, e così si resero conto dell'amara verità e che non era il caso di avvertire i propri parenti americani perché erano sbarcati in...
Attraverso una narrazione essenziale e carica di tensione, Sciascia racconta la vicenda di un gruppo di contadini siciliani che, spinti dalla povertà, si affidano a un trafficante senza scrupoli per raggiungere clandestinamente l’America. Il viaggio, però, si rivela un inganno: dopo giorni di navigazione, i migranti scoprono di non aver mai lasciato la Sicilia. Questo epilogo beffardo trasforma l’illusione in disillusione, evidenziando la condizione di miseria e impotenza in cui versano i protagonisti.
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Personaggi e Temi
I protagonisti del racconto sono degli emigranti anonimi. Gli emigranti lasciano dietro di sé una terra che Sciascia definisce come «l’arida plaga del feudo», per raggiungere la terra dei sogni, spazio di abbondanza e luce. Durante il viaggio, gli emigranti intravedono la terra paradisiaca che sognano: dall’imbarcazione le luci delle città costiere degli Stati Uniti brillano nella notte raddolcita dalla brezza, ma una volta arrivati, l’ambiente gli appare simile a quello di casa.
Persino quando leggono sui cartelli stradali i nomi di Santa Croce Camerina, persino quando scambiano due parole in italiano con un abitante del luogo e persino quando quest’uomo legittimamente li manda al diavolo in risposta alla loro richiesta di informazioni su come raggiungere Trenton, gli emigranti negano la realtà dei fatti. Solo attraverso i ricordi, uno di loro si rende conto che Santa Croce Camerina è un paesino della costa siciliana dove suo padre tanti anni prima aveva trovato lavoro durante una brutta annata nelle campagne.
Sciascia adotta il linguaggio semplice e popolare ed aggiunge anche gli insulti e le bestemmie per dare colore alla novella, per rallegrarla un po'. Contadini: sono poveri, ignoranti, credono nel sogno americano fino alla fine arrivando a negare anche l'evidenza. Signor Melfa: è il proprietario di un'imbarcazione ed è un abile truffatore perché conosce le sue vittime e li fa viaggiare e giungere a destinazione di notte, cosicché tutta l'operazione possa essere eseguita indisturbato.
Non preoccuoato tanto per il traffico di uomini (dal momento che non li fa andare oltre la Sicilia) quanto per il fatto che avrebbe perso il guadagno del raggiro se l'avessero scoperto e si sarebbe messo nei guai, perché i contadini saranno pure ignoranti ma hanno la forza fisica per menare qualcuno. Dall'aspetto viene descritto come un uomo onesto e sincero, inoltre viene definito un gran chiacchierone ed è grazie al suo linguaggio semplice e continuo che questi contadini affidano a lui tutti i loro risparmi, e per farsi rispettare usa di tanto in tanto delle bestemmie.
Temi Chiave
Il racconto affronta temi centrali della narrativa di Sciascia, come l’inganno, la fragilità delle speranze umane, il senso di immobilità sociale e l’ingiustizia. Uno dei temi centrali de "Il lungo viaggio" è l’emigrazione, fenomeno che ha segnato profondamente la storia della Sicilia e dell’Italia meridionale nel XX secolo.
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Nel periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, migliaia di italiani lasciarono la loro terra natia per cercare fortuna in America, in Argentina e in altre nazioni industrializzate. I protagonisti del racconto incarnano questa aspirazione collettiva: sono uomini e donne ridotti alla miseria, pronti a sacrificare tutto per un’opportunità. La loro determinazione nel lasciare la Sicilia è alimentata non solo dalla fame, ma anche da un sogno quasi mitico dell’America, vista come una terra di abbondanza e di riscatto sociale.
La speranza dei contadini viene tradita da un inganno crudele. Il trafficante che organizza la traversata non è altro che un truffatore, che approfitta della disperazione altrui per arricchirsi. Egli rappresenta una figura ricorrente nella storia delle migrazioni: l’intermediario senza scrupoli che vende illusioni, garantendo un passaggio sicuro in cambio di denaro.
Il culmine drammatico del racconto è la scoperta dell’inganno: i migranti sbarcano con entusiasmo, convinti di aver raggiunto l’America, solo per rendersi conto di essere ancora in Sicilia, nei pressi di Gela e Licata. Questo momento segna il passaggio dalla speranza alla disperazione. I protagonisti si ritrovano al punto di partenza, privati non solo dei loro risparmi, ma anche della loro dignità. Il lungo viaggio, anziché portarli verso una nuova vita, si conclude con un’amara presa di coscienza: la realtà è immutabile, e non esiste una via di fuga dalla miseria.
La loro delusione assume una dimensione esistenziale: non si tratta solo della perdita di un’opportunità economica, ma della distruzione di un sogno. Uno dei temi più ricorrenti nella narrativa di Sciascia è l’idea dell’impossibilità di cambiare il proprio destino. Ne "Il lungo viaggio", questa condizione è rappresentata in modo simbolico attraverso la beffa finale: i protagonisti percorrono un viaggio lungo e faticoso solo per ritrovarsi nello stesso luogo da cui erano partiti.
L’immobilità sociale è quindi uno degli elementi più significativi del racconto. Nonostante gli sforzi, la Sicilia sembra condannata a rimanere sempre uguale, con le stesse disuguaglianze, la stessa povertà e la stessa mancanza di opportunità. Questa visione pessimistica riflette una critica alla società italiana del tempo, incapace di offrire ai suoi cittadini alternative dignitose.
Simbolismo e Stile
Il racconto utilizza simboli potenti per rafforzare il suo messaggio. La barca fatiscente su cui viaggiano i protagonisti simboleggia la fragilità delle loro speranze. Il mare è un elemento chiave del racconto: rappresenta il confine tra la miseria e il sogno di una nuova vita, ma è anche il luogo della truffa e dell’inganno.
Sciascia utilizza uno stile asciutto ed essenziale, privo di enfasi retoriche. La narrazione è lineare, e il racconto procede con un ritmo implacabile, portando il lettore a condividere l’illusione dei protagonisti fino al momento della rivelazione finale. L’uso del discorso indiretto libero permette di entrare nella mente dei personaggi, facendo emergere le loro speranze e le loro emozioni senza bisogno di spiegazioni superflue.