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L'Evoluzione Storica del Turismo: Definizione e Sviluppo

La storia dei viaggi è vecchia come l'umanità. Spostamenti di individui o di gruppi da una località abituale di residenza verso altre località hanno da sempre caratterizzato la storia delle società umane. Generalmente i motivi di questi spostamenti erano di carattere commerciale o di carattere militare, sicché questo tipo di mobilità delle popolazioni si presentava quasi sempre come un mezzo per il raggiungimento di qualche fine e mai come un fine in se stesso.

Bisognerà attendere l'epoca moderna e la rivoluzione industriale perché si presentino spostamenti con uno specifico carattere di fine - perché, in altri termini, muoversi da una località a un'altra rappresenti un piacere in sé e sia desiderato come tale da strati sempre più ampi di popolazione.

Il turismo è quindi un fenomeno relativamente recente, un prodotto della modernità che nasce in conseguenza del combinarsi di diversi fattori, quali lo sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni, l'aumento del tempo libero disponibile e, naturalmente, il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie. Questo non vuol dire, però, che in passato, o addirittura nell'antichità, le esperienze turistiche fossero del tutto assenti.

Basti pensare al vero e proprio culto della villeggiatura e della vacanza nelle culture greca e romana e, nei secoli successivi, alla diffusione di residenze estive e invernali presso quasi tutte le aristocrazie europee. Sotto questo aspetto è anzi possibile cogliere il senso storico di una lunga evoluzione che, partendo dalle diverse forme di otium della civiltà romana e passando per i numerosi modelli di svago delle corti aristocratiche europee, giunge alle prime esperienze di viaggio altoborghesi tra il Settecento e l'Ottocento e, di qui, alle forme attuali del turismo di massa (v. Leed, 1992).

Qualcosa che nasce, quindi, come privilegio esclusivo delle famiglie regnanti si diffonde nel tempo alle corti aristocratiche, coinvolge poi la ricca borghesia europea e diventa, alla fine, fenomeno di massa, vale a dire esperienza comune di tutti gli strati sociali, almeno per quanto riguarda le società avanzate.

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Le Origini del Turismo Moderno

Le prime esperienze turistiche nel senso moderno del termine iniziano dunque nel Settecento, quando presso l'aristocrazia e l'alta borghesia europea si diffonde l'uso del 'viaggio' nei paesi mediterranei. Un viaggio generalmente molto lungo, grazie al quale intellettuali e giovani rampolli delle ricche famiglie inglesi, francesi e tedesche entravano in contatto con la cultura mediterranea e soprattutto col vasto patrimonio storico-artistico della classicità (v. De Seta, 1993; v. Brilli, 1990; v. Hersant, 1988).

Questo lungo viaggio, questo tour o grand tour - da cui appunto, il termine turismo - aveva quindi, a un tempo, finalità culturali e pedagogiche. "Da Goethe a Flaubert, da Byron a Stendhal, da Bacone a Nietzsche - scrive Costa (v., 1989, p. 69) - gli artisti sono venuti in pellegrinaggio culturale in Italia per apprezzarne il glorioso passato, indicando ai lettori gli itinerari da seguire".

Quanto, invece, all'aspetto educativo, il viaggio turistico era inteso come strumento essenziale per comprendere meglio i popoli visitati e le loro culture, per diventare, quindi, adulti e maturi. "In realtà - rileva ancora Costa - molti giovani dissipavano le loro risorse economiche in giochi d'azzardo, in abiti alla moda, in corteggiamenti amorosi, soprattutto se venivano in Francia e in Italia. Perciò l'Oxford Magazine [...] dà molto risalto alle lamentele dei genitori, che dichiaravano di non capire più il vocabolario e le maniere dei loro figli: l'editoriale del giugno 1770 osservava come in Inghilterra si aggirava un tipo di animale, sia maschio che femmina, il quale imitava la moda italiana, e perciò era soprannominato un Macaroni" (ibid., p.

Sono, dunque, questi ricchi viaggiatori europei del Settecento i primi turisti nel senso attuale del termine. Un'esperienza, come si è detto, certamente aristocratica e con forti venature romantiche, che si prolungerà per quasi tutto l'Ottocento per concludersi definitivamente alle soglie del Novecento, quando nuovi strati sociali, portatori di altre motivazioni, accederanno a questa particolare forma di impiego del tempo libero che è il turismo (v. Brendon, 1991).

L'Avvento del Turismo di Massa

"Quando anche i ceti medi e le classi lavoratrici - scrive Costa - hanno potuto beneficiare di tempo libero e di un surplus di reddito - storicamente, negli Stati Uniti con il New Deal di Roosevelt nel '32 e in Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale - il turismo di élite si è trasformato in turismo di massa" (v. Costa, 1989, p.

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In questa evoluzione delle prime forme di turismo, il dato più importante da registrare è, quindi, il passaggio da un fenomeno tipicamente aristocratico, di élite, circoscritto ai settori privilegiati della popolazione, a un fenomeno di massa, esteso cioè a tutti gli strati sociali e di dimensioni quasi industriali. Ora, sarà proprio questo passaggio, questo cambiamento, ad attirare inizialmente l'attenzione degli studiosi, che evidenzieranno subito l'esistenza di un forte scarto qualitativo tra i due tipi di turismo.

Il contrasto tra le esperienze privilegiate dei viaggiatori romantici dell'Ottocento e i percorsi standardizzati e ripetitivi del turismo di massa era, in altri termini, troppo forte perché non si cogliesse questo scarto e, soprattutto, perché non se ne evidenziassero le profonde implicazioni qualitative (v.

È per questo motivo che le prime riflessioni sul turismo di massa sono decisamente critiche, se non addirittura apocalittiche. "Fino a tutti gli anni sessanta - scrive Savelli - la considerazione degli intellettuali per il turismo si presentava assai omogenea e giungeva alle medesime conclusioni pur riferendosi a paesi e contesti diversi e distanti. Le opere di Boorstin, di Morin, di Enzensberger, di Knebel, di Turner e Ash, riflettono un atteggiamento assai critico della cultura del tempo nei confronti dell'esperienza turistica e delle sue valenze culturali" (v. Savelli, 1988, p. 38).

In particolare, la negatività di questo tipo di esperienza veniva individuata nella sua 'inautenticità', nel senso che il turista in viaggio non vedrebbe il mondo così come esso è realmente, ma solo il mondo che è stato selezionato per lui dall'organizzazione turistica o predisposto accuratamente dalle stesse comunità locali; non vedrebbe quindi delle cose, naturali o culturali che siano, ma solo l'immagine di esse. È la teoria del sight seeing ('vedere le cose da vedere'), secondo cui, appunto, l'esperienza turistica sarebbe oggi profondamente alterata per il fatto di essere 'preconfezionata' (v. Burgelin, 1967).

"Nella fase in cui il turismo diventa un fenomeno di massa - scrive Savelli (v., 1988, p. 39) - l'elemento che serve di norma al viaggio è la sight, la cosa da vedere, classificata con una, due o tre stelle, secondo il suo valore. Il turista conosce l'oggetto come sight, vale a dire come elemento normalizzato, degno di essere assunto come obiettivo di un'esperienza turistica. La dominanza della sight, la traduzione in immagini delle cose e la loro normalizzazione reagiscono sulle cose stesse, riducendole alla condizione di museo, di orto botanico, di giardino zoologico.

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Questa valutazione negativa del turismo contemporaneo viene, però, lentamente smussata negli anni successivi dalle riflessioni di altri autori, soprattutto Morin e Burgelin, per essere poi quasi radicalmente capovolta dalle teorie di MacCannell e di Cohen. Per Morin (v., 1965), il fatto che il turista abbia a che fare con la sight non sarebbe di per sé un male, dato che anche questa versione alterata delle cose non ostacolerebbe quel percorso immaginario, di sogno e di fantasia, che è alla base della sua motivazione.

Anche l'irrealtà della sight, insomma, servirebbe al turista per evadere dalla routine della vita quotidiana. Per Burgelin (v., 1967), invece, il sight seeing sarebbe solo una delle modalità attraverso cui si compie l'esperienza turistica, ma non necessariamente la sola. Burgelin non esclude, infatti, che anche in presenza della sight il turista possa recuperare un rapporto autentico con l'oggetto, tramite uno sforzo che egli definisce come impregnazione e che gli consente appunto di cogliere il vero significato delle cose.

Così come colloca, accanto al turismo come processo di impregnazione, la possibilità di un turismo di scoperta, caratterizzato dall'interesse per tutto ciò che non è predeterminato dall'organizzazione turistica, e di un turismo di avventura, ancora più lontano dalle limitazioni della sight. Insomma, secondo Burgelin, non è detto che il turista debba necessariamente soccombere al sight seeing, potendo anche contare su forme alternative di esperienza turistica.

Teorie sull'Autenticità nel Turismo

L'intento di MacCannell (v., 1973), come si è detto, è, invece, di ribaltare la tesi del sight seeing, mostrando la possibilità di esperienze autentiche anche nei rigidi percorsi del viaggio organizzato (v. Savelli, 1988 e 1989). Se è vero, sostiene MacCannell, che il turista è alla ricerca di autenticità, è anche vero che questa ricerca è complessa e richiede l'esplorazione di tutto ciò che è attorno o dietro l'oggetto o il manufatto turistico, quindi la capacità di cogliere non solo quest'oggetto o manufatto, così come esso si presenta (vale a dire la scena, la front region, nel linguaggio di Goffman), ma anche il mondo intimo e riservato delle comunità ospitanti che organizzano l'offerta turistica (il retroscena o la back region), al quale il turista può avere accesso in gradi diversi.

Il turista, quindi, alla ricerca di esperienze autentiche deve percorrere i diversi stadi che vanno dalla 'scena' al 'retroscena', e questo percorso segnerebbe le diverse fasi della sua stessa maturità turistica. Risulta, quindi, evidente come nella teoria di MacCannell l'esperienza turistica venga concepita anche come esperienza educativa, pedagogica, nel senso, appunto, che il rapporto con l'autenticità, più che l'esito di singoli episodi di viaggio, di contatti più o meno occasionali con i beni turistici, sia piuttosto il frutto di un lungo lavoro di ricerca, che sarebbe anche, in qualche misura, ricerca di se stessi.

D'altronde, nella riflessione di MacCannell il tema dell'autenticità va sicuramente oltre la questione del turismo. "Egli assume la ricerca dell'autenticità - osserva Savelli (v., 1988, p. 46) - come una dimensione costante della vita sociale, che si manifesta in ogni suo aspetto, e asserisce anzi che, sotto questo profilo, il turismo viene ad assorbire alcune delle funzioni sociali già coperte dalla religione. Secondo lui la sopravvivenza della dimensione individuale nella società moderna è legata all'affermazione di un nuovo interesse per l'autenticità delle sue esperienze sociali. Così, lo stesso fenomeno del sight seeing viene considerato come una forma di rispetto rituale per la società".

Il turista, dunque, è per MacCannell (v., 1976) una persona morale, che egli definisce anche come "pellegrino della modernità". La sua ricerca di autenticità non sarebbe altro che l'esperienza del sacro tipica delle società tradizionali.

Scrive Costa (v., 1989, pp. 91-92), commentando il contributo di MacCannell: "Tanto il pellegrino quanto il turista hanno in comune l'esperienza dell'unicità di un luogo: entrambi credono che solo in un determinato territorio si verifichi l'apparizione irripetibile di un'immagine attraente in modo peculiare, singolare ed eccezionale. Come il pellegrino, il sightseer segue un itinerario standard, vaga da una città all'altra o da un museo a un parco naturale, fermandosi dentro i drammi umani, antichi e moderni. I popoli e i paesaggi formano un set pluralistico di attrazioni che è equivalente ai temi delle religioni politeistiche e alla proliferazione dei luoghi in cui sono apparsi i santi del cattolicesimo.

La teoria di MacCannell rovescia quindi la concezione, diffusa tra gli anni cinquanta e sessanta, di un turismo opaco e standardizzato e, per conseguenza, di un turista passivo e superficiale. Tuttavia essa è anche una teoria che solleva parecchie perplessità tra gli studiosi del settore, provocando un ampio dibattito (v. Costa, 1989, pp. 94-105) peraltro non ancora del tutto spento.

L'approccio di MacCannell verrà comunque ripreso negli anni successivi da Cohen (v. i contributi del 1979), che ne rielaborerà alcuni contenuti, attenuando soprattutto il tema della ricerca dell'autenticità e pervenendo così a una sistematizzazione originale dei diversi tipi di turismo. Cohen distingue, infatti, quattro tipi di situazioni turistiche, che possono essere così sintetizzati:

  • la situazione autentica, che è, a un tempo, oggettivamente reale e accettata come tale dai turisti, è la situazione che si incontra fuori dagli spazi turistici organizzati e dai percorsi tradizionali;
  • la situazione dell'autenticità rappresentata, in cui l'establishment turistico predispone la scena per il turista, ma in cui il turista non è cosciente di tale predisposizione, accettandola perciò come reale; è la situazione che MacCannell definisce come spazio turistico protetto, in cui l'establishment fa sforzi per mantenere il turista inconsapevole della manipolazione;
  • la situazione di rifiuto dell'autenticità, in cui si ha il ribaltamento di quella precedente; la scena è oggettivamente reale, ma il turista, che ha imparato a dubitare da precedenti esperienze di manipolazione, mette in dubbio la sua autenticità;
  • la situazione del turismo pianificato, in cui la scena è apertamente predisposta dall'organizzazione ospitante e in cui il turista è avvertito di tale predisposizione; si ha quello che MacCannell definisce come spazio palesemente turistico" (v. Savelli, 1988, p. 49).

Come si vede chiaramente, Cohen accoglie lo schema di MacCannell della 'scena' e del 'retroscena', utilizzandolo però in chiave meno soggettiva, cosa che, come si diceva precedentemente, gli consente di attenuare il tema della ricerca di autenticità, dominante invece nell'approccio di MacCannell.

Osserva ancora Savelli che questa sistemazione di Cohen consente non solo di confrontare tipi diversi di turismo, ma anche di analizzare il modo in cui essi continuamente mutano. "Vi è un processo di transizione - scrive infatti Savelli (v., 1988, p. 49) - tra il primo e il secondo tipo di situazioni attraverso una diffusione dell''autenticità' predisposta ad hoc e una proliferazione di spazi turistici protetti. Ma c'è anche un complementare processo attraverso cui la relazione turistica viene riportata allo scoperto, attraverso una transizione tra il secondo e il quarto tipo di situazione turistica.

Le interpretazioni del turismo ora esaminate hanno tutte in comune l'accentuazione del carattere soggettivo di questo fenomeno. Più che spiegare il 'turismo', infatti, queste teorie considerano prevalentemente il 'turista' e, in particolare, le sue motivazioni, anche se talvolta, come ad esempio nel caso di MacCannell e di Cohen, si coglie lo sforzo di risalire dagli aspetti 'micro' - vale a dire individ...

Sviluppi Recenti e Turismo Sostenibile

L’era moderna ha segnato un’ulteriore evoluzione nel campo del turismo, caratterizzata dall’ascesa del turismo di massa e da significativi progressi tecnologici. L’introduzione del volo commerciale ha avuto un impatto rivoluzionario, rendendo possibili viaggi a lunga distanza in tempi molto più brevi. L’aviazione ha aperto nuove destinazioni in tutto il mondo, rendendo luoghi un tempo remoti e inaccessibili ora raggiungibili in poche ore.

In egual misura, il progresso tecnologico ha avuto un ruolo fondamentale anche nell’organizzazione e nella pianificazione dei viaggi. L’avvento di computer e Internet ha rivoluzionato il modo in cui i viaggi vengono ricercati, prenotati e condivisi.

Inoltre, il turismo di massa è stato influenzato da cambiamenti socioeconomici, come l’aumento del tempo libero e l’ascesa di una classe media globale con maggiore potere d’acquisto.

Tuttavia, l’era moderna ha anche portato sfide, come il sovraffollamento di destinazioni popolari e l’impatto ambientale del turismo. Il turismo sostenibile si sta affermando come un pilastro fondamentale per il futuro dei viaggi, affrontando le sfide ambientali, sociali ed economiche che il settore turistico incontra.

L’incremento del turismo sostenibile è guidato da una maggiore consapevolezza ambientale e dal desiderio dei viaggiatori di contribuire positivamente alle comunità locali. Ciò si manifesta in una predilezione per pratiche come il turismo ecologico, viaggi a basso impatto e il sostegno a strutture e operatori che aderiscono a politiche sostenibili.

Allo stesso tempo, la tecnologia svolge un ruolo essenziale nel modellare il futuro del turismo. Le innovazioni digitali aprono nuove vie per un turismo più sostenibile e personalizzato. App per il turismo sostenibile, ad esempio, possono indirizzare i viaggiatori verso opzioni di alloggio ecologiche o ristoranti che favoriscono prodotti locali.

Un altro aspetto cruciale del turismo sostenibile è la capacità di adattarsi e resistere ai cambiamenti climatici. Infine, il turismo sostenibile richiede un impegno congiunto da parte di governi, imprese e viaggiatori. Le politiche governative possono favorire pratiche sostenibili, mentre le aziende del settore turistico possono innovare offrendo prodotti e servizi più rispettosi dell’ambiente.

Dati Storici sul Turismo (1950-1995)

I seguenti dati mostrano l'evoluzione delle destinazioni turistiche principali nel mondo tra il 1950 e il 1995, secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO):

Destinazione Arrivi Turistici (Milioni)
Europa (1950) 16.8
America (USA+Canada) (1950) 4.7
Pacifico-Asia Minore (1950) 6.5
Africa (1950) 3.5
Medio Oriente (1950) 3.0
Europa (1975) 151.5
America (USA+Canada) (1975) 47.0
Europa (1985) 203.2
America (1985) 72.5
Africa (1985) 10.2
Pacifico-Asia Orientale (1985) 32.5
Medio Oriente (1985) 7.2
Europa (1995) 310.8

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