Leonardo da Vinci: Un Genio del Rinascimento Italiano
Leonardo da Vinci è uno dei più grandi geni della storia. Leonardo da Vinci, conosciuto probabilmente come uno dei più grandi geni italiani, è nato il 15 aprile del 1452 ad Archiano di Vinci.
Abbiamo diviso la sua straordinaria avventura in 4 capitoli, raccontati come un romanzo. Perfetti per chi studia l’italiano e ama le storie che affascinano, emozionano e insegnano.
Leonardo è cresciuto artisticamente in un ambiente dove si insegnava a concepire la figura umana, scolpita o dipinta, non immobile ma inserita nello spazio. Non si è limitato ad operare nel campo artistico ma ha spaziato in quasi tutti i campi dello scibile umano.
È morto ad Amboise il 2 maggio del 1519. Leonardo ha svolto la sua attività a cavallo di due secoli, il ‘400 e il ‘500, e proprio in questo sta la sua peculiarità: spesso gli è stato riconosciuto il merito di essere colui che, sintetizzando i caratteri della cultura quattrocentesca, ha posto le basi per una nuova impostazione nel Cinquecento, un secolo sconvolto da grandi avvenimenti religiosi e politici.
L'Infanzia e la Formazione di Leonardo
Il 15 aprile del 1452 il ricco e importante notaio toscano ser Antonio da Vinci annota la nascita del nipote Leonardo, figlio illegittimo di suo figlio, anch’esso notaio, ser Piero. La madre è una contadina di Anchiano, una donna troppo umile per poter essere ammessa in una famiglia di tale rango.
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Nella casa del nonno il piccolo Leonardo da Vinci trascorre la prima infanzia, per essere quindi affidato al padre che, successivamente alla sua nascita, sposa la nobile Albiera di Giovanni Amadori.
Firenze, 1470. Le strade profumano di pane appena sfornato, le botteghe sono un brulicare di voci e colori. Qui, tra le ombre dei palazzi rinascimentali, un ragazzo osserva il mondo con occhi diversi. Nel 1469 si è trasferito con il padre a Firenze, dove è diventato allievo del Verrocchio. A 14 anni entra nella bottega di Andrea del Verrocchio. È un ambiente vivo, pieno di odori di pigmenti e legno lavorato. Qui Leonardo impara l’arte della pittura, della scultura e persino le basi dell’ingegneria.
Verrocchio è pittore, scultore, intagliatore, architetto ma soprattutto gestisce la più grande e affermata bottega che si possa trovare sulle sponde dell’Arno, dalla quale transitano talenti del calibro di Sandro Botticelli e Domenico Ghirlandaio.
Il Contributo alle Opere del Verrocchio
Maestro Andrea è una guida rigorosa ma anche lungimirante tanto che non esita ad affidargli, al momento giusto, l’esecuzione di alcune figure nelle sue pale d’altare. È il caso del celebre dipinto con il Battesimo di Cristo che oggi si trova agli Uffizi, dove sulla sinistra appare il bellissimo angelo di Leonardo, dai capelli biondi e vaporosi, dai lineamenti dolci e morbidi così diversi rispetto alle linee incise e profonde che disegnano i volti tratteggiati dal suo maestro.
Il Periodo Milanese e le Grandi Opere
Nel 1482, Leonardo decide di lasciare Firenze. Sente il bisogno di nuovi stimoli e di una corte che sappia valorizzare il suo talento. Nel 1482, invitato da Ludovico Sforza, parte alla volta di Milano. Scrive una lettera a Ludovico il Moro, signore di Milano, offrendosi come ingegnere militare e architetto. A Milano Leonardo entra in un mondo in fermento. Ludovico gli offre quindi per diciotto anni considerazione, stabilità economica e possibilità di cimentarsi in qualunque campo.
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Per il Moro e la sua corte realizza architetture effimere per feste e banchetti, disegna costumi, progetta opere di ingegneria civile e sistemi di fortificazione, lavora ad un grande monumento equestre. Qui realizza il Cenacolo, dipinge la Vergine delle Rocce, e progetta strumenti da guerra, macchine volanti e ingranaggi mai visti prima.
L'Ultima Cena
Il grande dipinto murale (4,60 per 8,80 m) viene eseguito tra il 1495 e il 1497, per la committenza di Ludovico Sforza che già da alcuni anni si sta occupando di ristrutturare il convento domenicano di Santa Maria delle Grazie. Leonardo rappresenta un momento diverso della cena.
Il tema è tra i più trattati dai pittori di tutte le epoche e proprio a Firenze nel corso del ‘400 vengono realizzati due grandi affreschi con il medesimo soggetto: l’Ultima Cena di Andrea del Castagno nel refettorio di Santa Apollonia e quella di Domenico Ghirlandaio nel refettorio di Ognissanti, opere che sicuramente Leonardo da Vinci conosce e che deliberatamente non tiene in alcun conto quale riferimento per il suo dipinto.
Gli affreschi fiorentini, in linea con la tradizione, mostrano il momento dell’istituzione dell’Eucarestia. Leonardo da Vinci, innovatore e sperimentatore anche nei soggetti sacri, sceglie invece il momento in cui Cristo preannuncia il tradimento: «In verità, in verità vi dico “uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei suoi discepoli, quello da Gesù prediletto, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
I Gruppi di Apostoli
Leggendo la scena da sinistra incontriamo il gruppo composto da Bartolomeo, Giacomo minore e Andrea. Il primo si solleva in piedi e appoggia le mani sul tavolo con un gesto di sdegno talmente eloquente che sembra quasi di avvertire il rumore di quei palmi sbattuti sul piano. Anche gli altri due si sono alzati, Andrea si esprime anch’esso con le mani, sollevandole e rivolgendo i palmi allo spettatore, in segno di diniego e rifiuto. Pietro, il successore, il più anziano e autorevole, è più controllato, si china verso Giovanni, il più giovane e prediletto da Gesù, e quasi all’orecchio gli suggerisce di chiedere chi sia il traditore. Giovanni china il capo in una espressione mesta, gonfia di dolore e tristezza, la stessa che lo contraddistingue nei dipinti in cui, insieme a Maria resta, lui solo tra i discepoli, accanto alla croce. E il traditore, Giuda, è proprio in mezzo a loro.
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Incredulità, rifiuto e dolore si propagano anche sulla destra. Giacomo maggiore abbassa la testa e allarga le braccia, quasi a scacciare la rivelazione e a impedire ad altri di avvicinarsi a Cristo, in un istintivo gesto di protezione. Dietro di lui Tommaso, incredulo, punta il dito verso l’alto, ad interrogare, a chiedere ancora. La composizione si chiude con il gruppo di Matteo, Giuda Taddeo e Simone Zelota, che discutono tra loro con espressioni accigliate.
Il movimento e il raggruppamento degli apostoli isolano la figura di Cristo che al contrario degli altri è immobile, sereno, con le braccia aperte e distese, pronte ad accogliere la sua croce. Leonardo, com’è facile comprendere, si rifiuta di indicare la sua natura divina attraverso l’artificio dell’aureola. Anche lo spazio quindi gioca un ruolo fondamentale. L’ambiente semplice, spoglio conferisce per contrasto grandezza ai personaggi. La rigorosa prospettiva, scandita dal cassettonato del soffitto, dalle tappezzerie sulle pareti e dagli sguinci delle tre finestre conferisce unità e profondità all’insieme, nonostante le figure siano tutte disposte in primo piano. Questo capolavoro, tra i pochi che l’artista riesce a condurre a termine, suscita immediatamente l’ammirazione di quanti lo vedono. A tradire Leonardo è però la tecnica.
Il dipinto, realizzato a secco con un misto di tempera e olio, steso su una preparazione gessosa, deperisce molto rapidamente. Già nel 1517 si registrano notevoli danni e alla fine del secolo si eseguono disegni e copie temendo che l’opera possa essere persa per sempre. Numerosi interventi si sono susseguiti nel corso dei secoli, la maggior parte dei quali non è riuscita a restituire all’opera Il suo originario splendore.
La Vergine delle Rocce
È un grande dipinto a olio (1,99 per 1,22 m) eseguito in origine su tavola e successivamente trasferito su tela. È ancora un’opera del periodo milanese, il più prolifico di Leonardo, commissionata dalla confraternita dell’Immacolata Concezione che ha sede nella chiesa di San Francesco Grande (demolita nel 1806). La scena sacra, abitata da quattro personaggi, è totalmente immersa in un ambiente naturale.
In primo piano alcune rocce segnano il profilo di un burrone. Seduta sul prato si trova la Vergine che con atteggiamento protettivo e materno circonda con il braccio le spalle del piccolo Giovanni, accogliendolo sotto il suo mantello. L’altra mano è tesa in avanti, verso lo spettatore, con un eccezionale effetto di scorcio, accentuato anche dalla luce che proviene dall’alto e lascia in ombra il palmo. Sembra intenzionata a toccare la testa del figlio, posto poco più avanti. I due piccoli si guardando l’un l’altro. Giovannino è in ginocchio con le mani giunte in segno di venerazione e preghiera, Gesù risponde benedicendolo. Alle loro spalle ancora rocce, ricoperte da vegetazione, suggeriscono l’ingresso di una grotta. Solo in fondo a sinistra è visibile uno squarcio di cielo. Nessun personaggio emerge sulla linea dell’orizzonte.
La Gioconda
Dopo la caduta di Ludovico il Moro, Leonardo è costretto a lasciare Milano. Viaggia tra Mantova e Venezia, poi torna a Firenze. In questi anni Leonardo lavora alla Gioconda, il ritratto più famoso del mondo.
Leonardo tra il 1513 e il 1515 dipinge per Giuliano de’ Medici, suo protettore, il ritratto divenuto celebre. Viene raffigurata Isabella Gualandi, una gentildonna napoletana legata al de’ Medici. Stando alle notizie del Vasari, il dipinto è stato iniziato qualche anno prima come ritratto di Monna Lisa Gherardini, poi trasformato. Il dipinto mostra una giovane donna in posa al di qua di un parapetto e sullo sfondo un paesaggio. La figura ci viene proposta di tre quarti con il braccio sinistro poggiante su un bracciolo e il destro su quello di sinistra. Lo sguardo della donna è rivolto verso lo spettatore e sembra seguirlo accennando un sorriso. I tratti del viso risultano sfumati per impedire che si abbia un’immagine sicura e certa. Il paesaggio sullo sfondo è deserto e roccioso con la presenza di due laghi.
La Dama con l'Ermellino
Alla fine degli anni Ottanta risale il ritratto di Cecilia Gallerani (1473/1474-1536), giovane amante di Ludovico Sforza, nota come Dama con l’ermellino. La giovane viene ritratta all’età di quindici anni in posa contrapposta con lo sguardo e la testa rivolti verso destra. Indossa un abito vistoso in linea con la moda spagnola, da poco giunta a Milano. I capelli sono raccolti da un nastro e avvolti da un sottile velo legato sotto il mento. Le labbra sono sottili e gli occhi sono color nocciola che riprendono il colore di quelli dell’ermellino. La fanciulla stringe con la mano sinistra, appena accennata da tratto di colore, le zampe posteriori di un ermellino bianco. L’animale è raffigurato in posizione araldica rivolto verso di lei in ascolto. L’ermellino simboleggia la castità e riprende con il nome in greco, galé, il cognome della fanciulla.
Gli Ultimi Anni e l'Eredità
Nell’ultimo periodo della sua vita, Leonardo accetta l’invito del re di Francia, Francesco I. Passeggia nei giardini, racconta le sue invenzioni al re e riflette sulla sua vita. Ha lasciato incompiute molte opere, ma ha anche aperto strade nuove per l’arte e la scienza.
Il sogno milanese viene spazzato via dalla truppe francesi di Luigi XII che rivendica il possesso del ducato in quanto nipote di Valentina Visconti. Torna a Firenze nel 1503 e trova una città profondamente cambiata, i Medici sono caduti e la Repubblica pone agli artisti nuove sfide.
Il Gonfaloniere Pier Soderini affida la decorazione della Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Vecchio ai due astri del tempo, che devono celebrare su opposte pareti la gloria militare di Firenze. A Michelangelo il compito di raffigurare la battaglia di Cascina, vinta contro Pisa nel 1364, a Leonardo quello di eseguire la battaglia di Anghiari, vittoriosa sui milanesi nel 1440.
Il primo realizza alcuni cartoni ma interrompe il lavoro per recarsi a Roma (dove lo attende la cappella Sistina) Leonardo esegue alcuni disegni e inizia il trasferimento sulla parete. La sua voglia di sperimentare sempre lo spinge però a scegliere una tecnica quanto meno azzardata e nel giro di poco tempo il dipinto letteralmente si scioglie. Sembrava l’inizio di una stagione eroica per la pittura fiorentina invece si rivela una grande delusione.
Nel 1506 Leonardo è di nuovo a Milano, ospite del governatore francese Charles d’Amboise, quindi trascorre un periodo a Roma a seguito del papa Leone X, il fiorentino Giovanni de’ Medici, ma qui è sorta ormai la stella di Raffaello. Insieme al papa parte per Bologna per incontrare il nuovo re di Francia Francesco I che immediatamente lo invita alla sua corte e gli mette a disposizione il castello di Cloux ad Amboise. È il 1516 e Leonardo da Vinci non farà più ritorno in Italia.
Gli Altri Campi di Studio e le Invenzioni
Se dunque la carriera di Leonardo da Vinci si orienta alla pittura, ad essa non si limita però il suo interesse, la sua ansia di ricerca e di conoscenza. Mentre attende ai dipinti devozionali, si dedica alla musica e costruisce da solo i suoi strumenti, osserva i fenomeni naturali, studia il comportamento degli animali, degli uccelli in modo particolare, immagina opere di canalizzazione dei corsi d’acqua, progetta fortificazioni e macchine belliche.
Polimatia: Leonardo è noto come un "uomo rinascimentale" o un polimata, cioè una persona che eccelle in molteplici campi del sapere. Era pittore, scultore, architetto, ingegnere, anatomista, scienziato, musicista e molto altro.
Approccio scientifico: Leonardo è stato uno dei primi ad applicare un metodo scientifico sistematico nel suo lavoro. Ha studiato l'anatomia umana dissezionando cadaveri e ha realizzato dettagliate illustrazioni anatomiche.
Innovazioni tecnologiche: Leonardo ha creato invenzioni e progetti che erano avanti per il suo tempo, tra cui macchine volanti, carri armati, dispositivi idraulici e dispositivi meccanici.
Osservazione della natura: La sua curiosità scientifica e artistica lo ha spinto a osservare attentamente la natura.
Importanti sono stati gli studi di Leonardo sull’urbanistica: durante il periodo della peste a Milano ha elaborato un progetto di città ideale, che teneva conto dei problemi e delle esigenze cittadine. Per primo ha capito la necessità di decentrare la popolazione, che si ritrovava ammassata entro le mura, costretta in lugubri vicoli e abitazioni. Nel suo disegno il popolo risiedeva in campagna, mentre ai nobili era riservata la città, che aveva una pianta a scacchiera, senza mura, con una rete di canali per lo smaltimento dei rifiuti.
Leonardo Scrittore
Di Leonardo scrittore si trova una curiosa testimonianza nelle sue "Favole", una raccolta di brevi componimenti che, mescolando arguzia e dottrina, nascondono un serio ammonimento: la farfalla che attratta dallo splendore del lume si brucia, la scimmia che si innamora dell’uccellino e lo soffoca di baci, l’asino che addormentandosi sul ghiaccio lo fonde e annega. Tutti i componimenti sembrano ricordare la tragedia dell’ignoranza dell’uomo sulle leggi naturali.
Grande importanza ha per Leonardo il rapporto tra scienza e arte: partendo da una concezione quattrocentesca, Leonardo ha fatto della produzione artistica lo specchio della natura, che deve essere studiata e indagata a fondo per essere degnamente rappresentata. Partendo da questo aspetto si possono analizzare i suoi dipinti: con la tecnica dello sfumato, lo spazio acquista una profondità prospettica che egli stesso definisce "aerea", perché condizionata dal filtro dell’aria.
Il Trattato della Pittura
Gli anni milanesi sono senz’altro i più felici per Leonardo da Vinci, quelli in cui la sua fama travalica i confini della penisola italiana, in cui, senza pressioni, è libero di creare e disfare, osservare e riflettere. Sono anche gli anni in cui si fa più intensa la sua attività di teorico.
Il trattato leonardesco si inserisce pienamente nel dibattito rinascimentale sulle arti e costituisce una tappa importante della battaglia che, dal ‘400 in poi, gli artisti conducono per il riconoscimento del loro ruolo di intellettuali. L’arte figurativa, il disegno e le sue applicazioni in pittura, scultura e architettura sono infatti considerate attività ascrivibili alle arti meccaniche.
Nella prima parte del trattato Leonardo da Vinci scioglie l’interrogativo se l’arte figurativa possa o meno essere considerata una scienza, cioè un’attività che coinvolge l’intelletto e non semplicemente un’abilità manuale. Attraverso una serie di passaggi dimostra che non solo si tratta di una forma speculativa ma che essa sia anche la più alta, raffinata e complessa. Che racchiuda in sé non solo capacità conoscitive ma anche creatrici.
Nel capitolo nono si legge come il pittore è signore d'ogni sorta di gente e di tutte le cose: «Il pittore è padrone di tutte le cose che possono cadere in pensiero all'uomo, perciocché s'egli ha desiderio di vedere bellezze che lo innamorino, egli è signore di generarle, e se vuol vedere cose mostruose che spaventino, o che sieno buffonesche e risibili, o veramente compassionevoli, ei n'è signore e creatore. E se vuol generare siti deserti, luoghi ombrosi o freschi ne' tempi caldi, esso li figura, e così luoghi caldi ne' tempi freddi. Se vuol valli, il simile; se vuole dalle alte cime di monti scoprire gran campagna, e se vuole dopo quelle vedere l'orizzonte del mare, egli n'è signore; e così pure se dalle basse valli vuol vedere gli alti monti, o dagli alti monti le basse valli e spiaggie.
La seconda parte affronta l’altra vexata quaestio del secolo, ovvero la preminenza delle arti. Una volta stabilito che l’arte figurativa è un prodotto del pensiero prima ancora che delle mani, resta da stabilire quale sia tra tutte le arti (liberali) quella più importante, la più completa. Per Leonardo si tratta senz’altro della pittura, superiore alla poesia, alla musica e alla scultura.
Corsi di Italiano alla Scuola Leonardo da Vinci
La Scuola Leonardo da Vinci è riconosciuta come sede d'esame DITALS. Il corso di formazione è tenuto tre volte all’anno nelle nostre sedi di Firenze, Milano e Roma, con il seguente programma: la didattica dell’italiano come lingua straniera (teoria e pratica), corso di fonetica, preparazione DITALS, esercitazioni e osservazione in classe.
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“Ho svolto il corso di preparazione all’esame Ditals nel gennaio 2012 e tuttora lo consiglio a chiunque mi chieda quale sia la strada migliore per arrivare realmente preparati all’esame. I contenuti trasmessi dai formatori e dal materiale a noi fornito erano chiari, efficaci e stimolanti, strutturati in modo tale da comprendere tutti i molti nodi cruciali dell’affascinante disciplina che è la didattica dell’italiano L2/LS.
Il metodo da subito adottato è di tipo comunicativo, nelle nostri classi tutti gli studenti parlano italiano fin dal primo giorno. La posizione della Scuola Leonardo da Vinci Firenze è centrale e strategica. La nostra scuola di Firenze occupa un edificio di tre piani con 15 aule spaziose, luminose e dotate di Wi-Fi.
La Scuola Leonardo da Vinci Firenze è certificata come scuola di qualità da ASILS ed è riconosciuta dalla Regione Toscana come centro di formazione. E’ convenzionata con l’Università per stranieri di Siena per i corsi di preparazione agli esami DITALS e CILS.
Parallelamente ai corsi di lingua italiana abbiamo creato vari programmi per conoscere al meglio la cultura e il patrimonio artistico italiano. La scuola di italiano per stranieri Scuola Leonardo da Vinci di Firenze ha sede nel centro storico di Firenze, a due passi dal Duomo, ben visibile da una delle sue aule, e in un palazzo rinascimentale risalente al XVI secolo. Molte delle 17 aule per i corsi di lingua italiana sono affrescate e spicca fra tutte l’aula magna, ove settimanalmente vengono proiettati film italiani, ove si può ammirare un affresco con le figure del sommo poeta Dante Alighieri con la sua amata, Beatrice.Dietro l’ampio front desk, situato al primo piano, c’è lo spazio riservato ad un internet point gratuito per i nostri studenti, mentre a pianterreno c’è la caffetteria, luogo di incontro e di relax.
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Allo stesso tempo offriamo anche lezioni online e collaboriamo con altri laboratori artigiani e scuole di Firenze per offrire una varietà di corsi ancora più ampia. I nostri corsi accolgono sia studenti principianti che avanzati e sono disponibili in tre formule:
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