Marchi Italiani Acquisiti da Aziende Straniere: Un'Analisi Approfondita
Il Made in Italy fa gola alle aziende estere in diversi settori. Questa di Magneti Marelli è quindi solo l'ultima di una lunga sequela di operazioni che dimostrano come le eccellenze italiane sono molto appetibili. Dalla Perla, a Versace e Gucci per non parlare di Loro Piana e anche marchi di lusso meno raffinati come Puma, nel settore dell'abbigliamento. Basti pensare allo zucchero Eridania oppure ai gelati Motta. E anche le banche, come ad esempio Bnl e Cariparma, o le tlc: per lungo tempo è andata avanti la polemica sull'acquisizione di Telecom da parte della francese Vivendi.
Moda e Lusso: Un Settore Chiave
Lo shopping di eccellenze tricolori pare essere tutt'altro che insolito nel sempre più agguerrito mondo dell'abbigliamento. La prima azienda italiana ad essere acquisita è stata Fiorucci, la Maison di moda fondata a Milano da Elio Fiorucci nel 1967 che ha raggiunto il successo tra gli anni '70 e '80: è stata poi rilevata nel 1990 dalla Edwin International, società giapponese di abbigliamento. Il lusso piace molto al capitalismo cinese, e anche i francesi ce lo contendono.
Ad esempio gli yacht di Ferretti sono ora di proprietà di Shandong Heavy Industry-Weichai Group, e le collezioni di Krizia sono passate a Marisfrolg Fashion Co azienda leader sul mercato asiatico del pret-a'-porter di fascia alta. Il marchio d'eccellenza Lvmh, titolare di Loro Piana (nel 2013) e di Bulgari (nel 2011), è andato al fondo francese Kering che ha fatto man bassa di marchi, da Gucci a Bottega Veneta, da Pomellato a Dodo, da Sergio Rossi a Brioni passando anche a Richard Ginori.
Valentino è dal 2012 nelle mani di Mayhoola Investments (Qatar) e quel che resta di Gianfranco Ferrè di Paris Group (Dubai), mentre La Rinascente appartiene alla thailandese Central Group of Companies. In mani americane è invece Poltrona Frau, rilevata da Haworth. Ultimo caso eclatante, quello di Versace il cui brand è stato venduto allo stilista Michael Kors, lo scorso mese di settembre, per la bellezza di 2 miliardi di dollari.
La giapponese Itochu Corporation ha nel tempo acquistato anche altri marchi italiani come Mila Schon, Conbipel, Sergio Tacchini, Belfe e Lario, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferrè , Miss Sixty-Energie, Lumberjack e Valentino S.p.A. Quasi tutte queste aziende sono state poi rivendute sempre ad aziende straniere. Unica in controtendenza, in questo settore, un'operazione finanziaria in cui l'acquirente è stata un'impresa tricolore. La Moncler, azienda d'abbigliamento che produce in particolare capi invernali fondata da un imprenditore francese nel 1952 e famosa per i suoi 'piumini', è dal 2003 proprietà dell'imprenditore italiano Remo Ruffini.
Leggi anche: Analisi del progetto Treni Turistici Italiani
Tabella: Esempi di Marchi di Moda Italiani Acquisiti da Gruppi Stranieri
Marchio | Acquirente | Paese dell'Acquirente |
---|---|---|
Fiorucci | Edwin International | Giappone |
Ferretti (Yacht) | Shandong Heavy Industry-Weichai Group | Cina |
Krizia | Marisfrolg Fashion Co | Cina |
Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Dodo, Sergio Rossi, Brioni, Richard Ginori | Kering | Francia |
Loro Piana, Bulgari, Fendi, Emilio Pucci | LVMH | Francia |
Valentino | Mayhoola Investments | Qatar |
Gianfranco Ferrè | Paris Group | Dubai |
La Rinascente | Central Group of Companies | Thailandia |
Poltrona Frau | Haworth | USA |
Versace | Michael Kors | USA |
Alimentare: Un Settore Strategico
Lunga la lista delle case italiane dell'industria alimentare finite in mani straniere, a partire dal lontano 1993, quando gli svizzeri della Nestlè si comprarono il marchio Italgel (Gelati Motta, Antica Gelateria del Corso, La Valle degli Orti) ed il Gruppo Dolciario Italiano (Motta e Alemagna). Quest'ultimo è poi ritornato in mani italiane grazie alla Bauli di Verona. Attualmente Nestlè controlla l'ex Italgel insieme a surgelati e salse Buitoni. Il colosso elvetico possiede anche l'acqua minerale Sanpellegrino e controllate (Levissima, Recoaro, Vera, San Bernardo e Panna).
Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori sono proprietà di Lactalis, il Re del Camembert che si è comprato Parmalat nel luglio del 2011, mentre gli oli Cirio-Bertolli-De Rica sono stati presi nel 1993 da Unilever, che poi li ha ceduti nel 2008 alla spagnola Deoleo, già titolare di Carapelli, Sasso e Friol. A seguire, un altro pezzo di made in Italy nell'agroalimentare a passare sotto insegne francesi è stato Eridania Italia, società leader nel settore zucchero italiano.
Attualmente la società, insieme alle italiane Saila, Dietorelle, Dietor e Galatine, fa parte del gruppo tedesco Katjes. Nemmeno la 'bionda' per eccellenza è stata ignorata: la Birra Peroni, comprendente i marchi Peroni e Nastro Azzurro, entra a fa parte del colosso sudafricano SABMiller plc, tra i più grandi produttori di birra al mondo. E 'addio' anche alla Star, proprietaria di diversi marchi come Pummarò, Sogni d'oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo, Risochef, Mellin, che è stata acquistata dalla spagnola Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen.
Finanza, Industria, Energia e Trasporti
Ha fatto molto 'gola' alla Francia. Risale al 2006, a seguito dell'annullamento dell'Opa di Unipol, l'acquisizione di Bnl da parte del gruppo Bnp Paribas. Poi nel 2007, a seguito della fusione tra Sanpaolo Imi e Banca Intesa, per motivi antitrust Intesa Sanpaolo cede il controllo delle banche al dettaglio Cariparma e Banca Popolare FriulAdria (654 sportelli in tutto) a Credit Agricole, già azionista della banca italiana fin dal 1990.
Altro 'caso': Generali nel 2007 accetta l'offerta di Groupama, socio del patto di Mediobanca, a sua volta azionista di maggioranza a Trieste (con il 15,8%), per l'acquisto del 100% di Nuova Tirrena per 1,25 miliardi di euro. E' stata in seguito la volta di Unicredit che ha venduto Pioneer ad Amundi per un valore di 3,5 miliardi di euro.
Leggi anche: Qatar: Info Visto Turistico
Segna il 'debutto' tedesco nel Made in Italy un'importante operazione e cioè l'acquisizione di Italcementi da parte di HeidelbergCement, con un'offerta da 1,66 miliardi di euro. Pirelli invece parla cinese: ChemChina è il nuovo socio forte del gruppo. Nell'ottobre 2014 la famiglia Merloni è uscita definitivamente dalla scena degli elettrodomestici: Whirlpool ha di fatto acquisito il 56% del gruppo di Fabriano salendo al 60,4%. A settembre 2016 la francese Suez è diventato il primo azionista privato dell'utility romana Acea fino al 23%: è così il primo socio privato di Acea, dietro al Comune che ha la maggioranza assoluta. Magneti Marelli passa oggi ai giapponesi di Calsonic Kansei per 6,2 miliardi di euro.
Parla francese Edison (Edf), e Saras è bilingue, controllata oltre che dai Moratti dai russi di Rosneft. Fuori da Piazza Affari, State Grid of China ha il 35% di Cdp Reti, la scatola in cui sono detenute le partecipazioni di controllo di Terna e Snam, e Shanghai Electric il 40% di Ansaldo Energia.
L'industria ferroviaria nazionale è oggi completamente in mani straniere. La Fiat Ferroviaria è controllata da Alstom dal 2000, mentre la Tibb (Tecnomasio-Brown Boveri) è passata prima sotto la Daimler Benz-AdTranz (1996) e poi sotto la canadese Bombardier (2001). AnsaldoBreda e il 40% di Ansaldo Sts è stata venduta alla giapponese Hitachi da parte di Finmeccanica. Sul fronte aerei, è lo sbarco di Etihad alla cloche di Alitalia e poi il fallimento della partnership cui abbiamo tutti assistito. Altro esempio è Piaggio Aerospace, produttrice di aerei, dal 2014 nelle mani del fondo sovrano arabo Mubadalae più significative sono state le vendite di: Ducati Motor Holding S.p.A. alla società Audi AG del Gruppo tedesco Volkswagen, che ha assorbito definitivamente l'azienda, e Lamborghini, anch'essa acquisita dal Gruppo tedesco della Volkswagen.
Cosa Accade Dopo un'Acquisizione?
In molti casi, la risposta è no: gli acquirenti esteri cercano proprio l’autenticità del prodotto italiano, il suo stile, la qualità artigianale e non hanno interesse a snaturarlo. Il primo interrogativo è se il prodotto finale cambi. Ci sono aziende che riescono a mantenere un’autonomia operativa forte, pur sotto capitale straniero. In un contesto di mercati aperti e globalizzati, l’afflusso di capitale estero può rappresentare un’occasione di rilancio per molte imprese italiane. Non tutte le acquisizioni sono un male.
Il vero nodo sta nella governance post-acquisizione: chi prende le decisioni? Chi stabilisce le priorità tra efficienza economica, qualità e tradizione? Se un prodotto è fatto in Italia, da manodopera locale, con materie prime italiane, può ancora dirsi “Made in Italy” anche se il proprietario è estero? Uno degli aspetti più discussi è il legame tra identità italiana e proprietà.
Leggi anche: Scopri i cantanti italiani e internazionali più famosi