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Militari Stranieri in Ucraina: Un'Analisi Dettagliata

In Ucraina, la presenza di una Legione Ucraina composta da combattenti occidentali volontari si sta consolidando. Questi volontari sono entrati a far parte del conflitto, spinti da diverse motivazioni e affrontando complesse questioni legali.

La Legione Ucraina e i Numeri dei Volontari Stranieri

L'Ucraina ha vantato che nella "Legione Ucraina", composta da stranieri i cui arruolamenti sono iniziati dopo l'avvio delle operazioni russe il 24 febbraio, si erano arruolati a fine marzo 12mila volontari, poi saliti a 20 mila. Questi numeri potrebbero essere esagerati nel nome della propaganda di guerra. Mosca, che chiama i volontari stranieri "mercenari", ha fornito numeri molto più limitati e precisi, ma pur sempre impossibili da verificare.

Secondo il ministero della Difesa russo, "il regime di Kiev ha attirato in Ucraina 6.824 mercenari stranieri da 63 paesi, soprattutto dalla Polonia (1.717), dagli USA (circa 1.500) e da Canada e Romania mentre fino a 300 combattenti sono arrivati dal Regno Unito e altrettanti dalla Georgia e 193 provengono dalle zone della Siria controllate dalla Turchia.

Tabella dei Volontari Stranieri in Ucraina (Stime Russe)

Paese Numero di Volontari (Stima)
Polonia 1.717
USA Circa 1.500
Canada Non specificato
Romania Non specificato
Regno Unito Fino a 300
Georgia Circa 300
Siria (zone controllate dalla Turchia) 193

Status Legale dei Combattenti Stranieri

La Russia considera questi combattenti come mercenari e ha dichiarato che non verrà concesso loro lo status di prigioniero di guerra in caso di cattura, minacciando di perseguirli come criminali. La cattura di alcuni di questi volontari potrebbe rivelare se si tratti solo di individui mossi da ideali o se vi siano anche consiglieri militari di nazioni NATO. Il 15 aprile, il parlamentare russo Andrei Klimov ha dichiarato: "Abbiamo già prigionieri tra il personale militare dei Paesi Nato, mostreremo tutto questo quando condurremo i processi e il mondo intero vedrà cosa davvero è successo".

Il 15 aprile la TASS ha riferito che "un attacco lanciato dalle forze missilistiche ha ucciso un'unità di mercenari di una compagnia militare privata polacca a Izyumske, nella regione di Kharkiv. Aiden Aslin e Shaun Pinner, i due volontari britannici catturati a Mariupol e arruolati nella 36a Brigata di fanteria di Marina, arresisi fra il 14 e il 16 aprile, sono stati mostrati come trofei il 19 aprile dalle telecamere della tv Rossija 1.

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In quell’occasione Pinner ha parlato a nome di entrambi chiedendo di essere liberati tramite lo scambio col politico ucraino filorusso Viktor Medvedchuk, agli arresti a Kiev da alcuni giorni perchè considerato un traditore. Aslin, 28 anni, originario di Newark, nel Nottinghamshire, era già stato volontario in Siria per combattere contro l’Isis nel 2015, per poi spostarsi nel 2018 in Ucraina e arruolarsi col nome di battaglia “Johnny”.

La Russia starebbe cercando di coinvolgere il Laos nella guerra in Ucraina. Con il pretesto della cooperazione umanitaria pare che Mosca sia pronta ad organizzare l'invio di un'unità combinata di ingegneri militari delle Forze armate popolari del Laos nell'oblast' russa di Kursk, presumibilmente per supportare le operazioni di sminamento.

Motivazioni dei Volontari

Imperativi morali ed etici hanno spinto un nutrito numero di volontari stranieri ad arruolarsi nelle settimane immediatamente successive all’inizio dell’invasione russa. Nessuno degli intervistati ha menzionato il denaro come causa (o concausa) della propria decisione di arruolarsi tra le file ucraine. Né l’ideologia di estrema destra né il fanatismo religioso figurano tra le cause principali che hanno spinto i volontari intervistati ad arruolarsi.

Per colmare questa lacuna, è utile esaminare i risultati di un progetto di ricerca non ancora pubblicato a cura di Naira Arutyunova e supervisionato da Marco Bocchese. Il progetto, unico nel suo genere, si basa su ventisei interviste strutturate condotte di persona o via Zoom con volontari stranieri provenienti da sedici paesi e quattro continenti. L’analisi delle motivazioni addotte comincia con gli imperativi etici e morali, pur declinati in modi diversi. Ben dieci intervistati hanno genericamente dichiarato che aiutare gli ucraini in prima persona è la cosa giusta da fare. Per altri cinque, militari di carriera, un soldato ha semplicemente il dovere di combattere nel contesto di un paese vittima di aggressione. Altri quattro hanno deciso di imbracciare le armi per difendere i civili inermi; altrettanti si sono convinti ad arruolarsi dopo aver visto in televisione o sui social media i video delle atrocità commesse dai soldati e paramilitari russi nei confronti della popolazione civile.

Agli imperativi etici e morali seguono i valori caratterizzanti il conflitto tra Ucraina e Russia. Per ben otto reclute, infatti, esso rappresenta lo scontro tra il modello di democrazia occidentale (e pacifica integrazione europea) da un lato e l’ambizione neoimperialista russa dall’altro. E che la Russia non sia un avversario qualsiasi agli occhi di molti interpellati risulta fin troppo chiaro dagli argomenti storici e geopolitici sollevati durante le interviste.

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Se la Russia è il nemico, per due legionari (entrambi di nazionalità georgiana) l’Ucraina è sia uno stato amico che un alleato fedele. Per cinque volontari, infatti, è semplicemente errato pensare che il conflitto in essere riguardi solamente i due paesi.

Esempi di Volontari Stranieri

Ho incontrato Rook in Ucraina a luglio 2024, mentre si trovava con la sua unità militare nell’area intorno a Kharkiv, per combattere le truppe russe. In seguito, mi ha presentato Volture, anche lui arruolato nell’esercito ucraino e dislocato nel Donbass. Entrambi hanno lasciato gli Stati Uniti nel 2023 per andare ad arruolarsi in Ucraina.

Rook ha 32 anni e viene dal Colorado. Ha le braccia e le mani coperte di tatuaggi. Si è unito alla Legione Internazionale, 2° battaglione, un’unità militare creata nel 2022 su richiesta del presidente ucraino Zelensky e composta prevalentemente da volontari stranieri. Mi ha detto: «Fin dal 2014 ho seguito con interesse la situazione in Ucraina. Con il tempo è cresciuta in me la voglia di partire per arruolarmi e dare il mio contributo. Quando un mio caro amico ucraino, un civile, è stato ucciso dai russi, ho preso la mia decisione. Per me era diventata una questione personale». Rook non aveva nessuna esperienza militare, si è preparato da solo per quasi un anno, affrontando un addestramento militare personalizzato, con l’aiuto di alcuni suoi conoscenti che avevano servito nell’esercito statunitense. «Il mio paese ha svolto il ruolo di “polizia del mondo” per molto tempo, in questo momento storico sembra si stia tirando indietro. Io, come americano, ho deciso di fare la mia parte».

Volture ha il viso ricoperto da una folta barba, e viene dal Michigan. Mi chiede di oscurare il suo volto nelle fotografie, per non essere riconosciuto. Il suo percorso è stato simile a quello di Rook. Nel 2018 aveva tentato di arruolarsi nella Legione Straniera francese, senza successo, ma durante il processo di selezione, aveva conosciuto alcuni ragazzi ucraini: «Sono le persone più gentili e disponibili che abbia mai incontrato. Quando è scoppiata la guerra, ho visto numerosi video caricati online che mostravano uomini di mezza età arruolati nell’esercito ucraino e mandati al fronte. Questo mi ha fatto pensare che, al loro posto, avrei potuto esserci io. Ho deciso di fare la mia parte».

Considerazioni Legali sul Diritto Internazionale Umanitario

Le norme rilevanti ai nostri fini sono rinvenibili nella III Convenzione di Ginevra del 1949 (III CG), relativa al trattamento dei prigionieri di guerra, e nel I Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni del 1949 (I PA), adottato nel 1977 e relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali. Il DIU stabilisce che nei conflitti fra Stati soltanto i combattenti legittimi possano prendere parte attiva alle ostilità e che debbano, se catturati, godere dello status di PDG (I PA, Art. 43(2) e 44(1)).

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Chiunque non rientri nella categoria dei combattenti è invece un civile (I PA, Art. 50), che non può essere oggetto di violenza bellica e deve anzi essere protetto dagli effetti delle ostilità (I PA, Art. 51(1)). Esiste tuttavia un’ulteriore categoria cui i foreign fighters potrebbero essere ascritti, ossia quella dei “mercenari”. Quest’ultima è una figura cui il DIU non conferisce alcun diritto specifico, prevedendo anzi che un mercenario “non ha diritto allo statuto di combattente o di prigioniero di guerra” (I PA, Art. 47(1)).

La disposizione centrale è l’Art. 4 della III CG, che elenca i criteri da applicare per riconoscere lo status di PDG a un combattente catturato. La norma fa riferimento a diverse categorie di combattenti, ma rilevanti ai nostri fini sono quelle identificate ai paragrafi A.1 e A.2. Secondo il paragrafo A.1, hanno diritto ad essere riconosciuti come PDG “i membri delle forze armate di una Parte belligerante, come pure i membri delle milizie e dei corpi di volontari che fanno parte di queste forze armate”.

L’Art. 4A(2) si riferisce invece ai “membri delle altre milizie e degli altri corpi di volontari, compresi quelli dei movimenti di resistenza organizzati, appartenenti ad una Parte belligerante e che operano fuori o all’interno del loro proprio territorio”. Ai membri di tali milizie, tuttavia, sarà riconosciuto lo status di PDG solo se adempiono ad una serie di condizioni: 1. essere comandati da una persona responsabile dei propri subordinati; 2. portare un segno distintivo fisso e riconoscibile a distanza; 3. portare apertamente le armi; e 4. uniformarsi, nelle loro operazioni, alle leggi e agli usi della guerra.

L’Art. 47(2) stabilisce che vada riconosciuto come mercenario solo chi: a) sia appositamente reclutato, localmente o all’estero, per combattere in un conflitto armato; b) prenda di fatto parte diretta alle ostilità; c) sia spinto dal desiderio di ottenere un profitto personale, e a cui sia stata effettivamente promessa, da una Parte in conflitto o a suo nome, una remunerazione materiale nettamente superiore a quella promessa o corrisposta ai combattenti aventi rango e funzioni similari nelle forze armate di detta Parte; d) che non sia cittadino di una Parte in conflitto, né residente di un territorio controllato da una Parte in conflitto; e) che non sia membro delle forze armate di una Parte in conflitto; e f) che non sia stato inviato da uno Stato non Parte nel conflitto in missione ufficiale quale membro delle forze armate di detto Stato.

Dovendo applicare il quadro giuridico fin qui delineato alla situazione ucraina, va anzitutto richiamato che la formale incorporazione di armati stranieri nell’esercito ufficiale di uno Stato fa sì che gli stessi divengano combattenti legittimi.

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