Morte di un commesso viaggiatore: Un riassunto del film con Dustin Hoffman
Morte di un commesso viaggiatore è un film del 1985 diretto da Volker Schlöndorff, con Dustin Hoffman e Kate Reid nei ruoli principali.
La trama del film
Willy Loman è un commesso viaggiatore di 63 anni che ha dedicato la sua vita al lavoro, coltivando sogni di successo per sé e per i suoi figli, Biff e Hap. È su Biff, comunque, che proietta le proprie ambizioni. Willy cerca di dare ai propri figli un'immagine di sé ben diversa da quella reale.
Si descrive come un vincente, nella vita e nel lavoro, ma in realtà non è mai riuscito a realizzarsi riuscendo ad ogni modo a mantenere, con mille sacrifici, l'intera famiglia. Arrivato alla fine della propria carriera, sentendosi spremuto come un limone e buttato via, scopre il vuoto della sua vita, accorgendosi di valere piú da morto che da vivo.
Willy Loman, come detto, è un ormai anziano commesso viaggiatore, che fa fatica a svolgere le sue mansioni. La realtà delle cose un giorno gli si piazza violentemente davanti: durante uno dei suoi tanti viaggi di lavoro si rende conto di non essere più in grado di guidare. Disperato, se ne ritorna a casa.
Ad aspettarlo c’è sua moglie Linda e i due figli, Happy e Biff. Sebbene Linda si dimostri sempre molto affettuosa e comprensiva nei suoi confronti, i due figli per Willy sono una cocente delusione. Esattamente come il padre, non hanno successo nella vita in ambito personale e non riescono ad avere una stabilità lavorativa.
Leggi anche: "Fai Buon Viaggio": un'analisi dettagliata
Happy, infatti, sembra star percorrendo la stessa strada del padre e quindi compiere gli stessi suoi errori. Biff, al contrario, ripudia i valori trasmessi dal padre. Ripudia quindi il Sogno Americano. Ma anche lui, è un perdente, senza una famiglia e senza un lavoro fisso.
La situazione di Willy è poi peggiorata dalla presenza di una sofferenza mentale, che lo porta ad avere allucinazioni, attraverso cui vive nel passato. Vive cioè i giorni in cui era un uomo giovane, pieno di aspettative e con Happy e Biff poco più che bambini. Willy non riesce perciò a distinguere il passato dal presente, le allucinazioni dalla realtà.
Willy, con rammarico, prende infine coscienza del fatto che non può più essere un commesso viaggiatore. Con coraggio e umiltà chiede, quindi, al suo datore di lavoro un cambio di mansione. Gli chiede di poter essere un impiegato dell’azienda che lavori in ufficio. Ma il suo capo, sgarbatamente e con arroganza non accetta tale richiesta e, addirittura, lo licenzia.
Willy, affranto e disperato, giungerà così a una terribile decisione, per il bene della sua famiglia.
Il Sogno Americano secondo Arthur Miller
Morte di un commesso viaggiatore è, probabilmente, uno dei testi teatrali più famosi di Arthur Miller. La bellezza del capolavoro di Arthur Miller sta tutta qui: nel farci vedere, senza filtri, l’insensatezza del Sogno Americano, che ci fa perdere di vista i veri valori della vita.
Leggi anche: Il dramma di Willy Loman spiegato
Scritto in poche settimane, debuttò nel 1949 e da allora il successo di Morte di un commesso viaggiatore si ripete ad ogni replica. E il motivo della popolarità del testo di Arthur Miller (di cui sono state fatte svariate trasposizioni cinematografiche) risiede, a mio avviso, sul tema portante del testo: Il Sogno Americano.
Un sogno che, ancora oggi, non è finito. Gli Stati Uniti sono, infatti, ancora oggi la terra delle grandi opportunità. Tantissimi giovani europei vedono negli Stati Uniti d’America il luogo dove poter avere maggiori soddisfazioni in ambito lavorativo e aspirano a trasferirsi lì per avere una brillante carriera.
Nel corso degli anni, il Sogno Americano si è infatti adattato ai tempi, cambiando leggermente la sua fisionomia. Il Sogno Americano, negli anni cinquanta, era perciò l’ideale per cui, attraverso il duro lavoro, la determinazione e il coraggio è possibile raggiungere la prosperità economica. Un Sogno che, per le giovani famiglie americane del secondo dopoguerra, era quasi un diktat e un obbligo perseguire. Ed è qualcosa che Arthur Miller descrive benissimo!
Il lato spietato del Sogno Americano
Arthur Miller, con la storia di Willy Loman e della sua famiglia mette, appunto, in luce l’aspetto negativo del mitizzato Sogno Americano. Ne mette in risalto i meccanismi più spietati, secondo i quali se non riesci ad avere successo sei un “Signor Nessuno” che non vale niente.
Willy Loman infatti è il perfetto rappresentante della middle class dell’America degli anni 50: un impiegato senza particolari doti che, nel corso della sua vita lavorativa, non ha mai avuto nessun vero successo. Ha perso i migliori anni della sua vita a rincorrere il mito del Successo e del Denaro senza mai raggiungerlo veramente. Ora, sessantenne, si guarda indietro senza scorgere mai nessun traguardo raggiunto. Il suo passato è infatti una vita costellata da cambiali, mutui da pagare e debiti.
Leggi anche: "Morte di un commesso viaggiatore": breve analisi
Non riesce mai ad emergere dalla mediocrità caratterizzante la middle class americana, anche se ha davvero sempre sperato di poter diventare qualcuno, un giorno. Questa presa di coscienza, per Willy, è un duro colpo. Ma ne diventa veramente consapevole solo nel momento del licenziamento.
Di fronte alla richiesta di Willy di guardare anche ai valori dell’amicizia, della gratitudine, il datore di lavoro risponde molto cinicamente che Willy non deve prenderla sul personale e che si tratta solo di affari.
I valori materiali contro i valori morali
E così, attraverso la parabola discendente del suo protagonista, Arthur Miller mette in contrapposizione i valori materiali del sogno americano con i valori morali, quali l’amicizia, la famiglia, la gratitudine. E lo fa, facendoci conoscere il passato di Willy e della sua famiglia.
Arthur Miller, infatti attraverso l’espediente delle allucinazioni mentali del protagonista, ci fa vedere come era la vita del giovane Willy e della sua famiglia, quando Happy e Biff erano solo dei ragazzini. Willy era pieno di aspettative, sia per sé che per i suoi due figli. Accecato dal miraggio del Sogno Americano, in buona fede ha dato maggior peso ai beni materiali che ai valori famigliari. E questo aspetto ci viene messo davanti agli occhi proprio attraverso questi “flashback”, l’elemento cinematografico di tutto il testo teatrale di Miller.
Ma per essere un uomo di successo, si deve essere pronti a tutto. Anche ad agire disonestamente, se necessario, e a trattare gli altri come dei nemici. Ed esattamente così ha fatto, ad esempio, il fratello di Willy, Ben. Un uomo che è l’emblema vivente del Sogno Americano.
Willy, a causa della sua onestà e fermezza morale, invece non è mai riuscito a comportarsi come Ben e ormai sessantenne ne paga lo scotto. Se insegui il Sogno Americano e non lo raggiungi, allora tutto intorno a te diventa un incubo.
E’ proprio sotto questo punto di vista che, a mio avviso, Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller è dolorosamente attuale. La società di oggi, con i suoi ritmi rende il lavoro come qualcosa che assorbe completamente le nostre energie.
E il più delle volte rende difficoltoso il dedicarsi alla crescita e all’educazione dei figli, ad esempio. Lavoro e Famiglia diventano quindi due realtà difficilmente conciliabili, nella società odierna. E perciò, sempre più spesso, le persone si trovano di fronte ad una scelta: Carriera o Famiglia? Vien da sè, quindi, che è ancora oggi attuale la contrapposizione tra valori materiali e valori morali che Arthur Miller ci racconta con la storia di Willy Loman.
Dettagli sulla produzione
La data di uscita originale di Morte di un commesso viaggiatore è: 16 Agosto 1985 (USA). Le riprese del film si sono svolte in USA. Girato in: 35 mm. Proiettato in: 35 mm. Rapporto immagine: 4 :3. Colore: a colori. Formato audio: Mono.
Cast principale:
- Dustin Hoffman - Willy Loman
- Kate Reid - Linda Loman
- Stephen Lang - Happy Loman
- John Malkovich - Biff Loman
TAG: #Viaggi #Viaggiatore
