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Nessuno è Normale Visto da Vicino: Il Pensiero Rivoluzionario di Franco Basaglia

“Visto da vicino nessuno è normale“. In questa battuta lapidaria è contenuto il pensiero rivoluzionario di Franco Basaglia, padre della legge 180, che chiuse per sempre i manicomi ed una lunga sequenza di orrori e torture. Una battaglia la sua lunga quasi vent’anni che ha trasformato l’Italia in un paese più civile.

Franco Basaglia: Un Rivoluzionario nella Psichiatria

Veneziano classe 1924, nato l’11 marzo, Franco Basaglia fu uno psichiatra che ha cambiato il modo di pensare al concetto di salute mentale. La fotografa milanese Carla Cerati lo ricorda con una bella “istantanea”: «l’ho visto più come un rivoluzionario che come un medico.. Era capace di togliersi calze e scarpe di fronte a tutti sul tappeto del salotto in casa di amici per provare un paio di calze che gli avevano appena regalato».

Dopo la seconda guerra mondiale entra nel Partito Socialista Italiano e si laurea. Specializzatosi nel 1953 in malattie nervose e mentali, nello stesso anno sposò la scrittrice Franca Ongaro (1928-2005), con la quale ebbe i figli Enrico e Alberta. Franca per lui fu non solo moglie, ma compagna di mille avventure.

Gli Inizi e l'Influenza Filosofica

Gli studi giovanili di Basaglia lo portarono a opporre la filosofia esistenzialista ai totalitarismi positivisti. Franco Basaglia, nato nel 1924 a Venezia, studiò lettere classiche al liceo e si laureò in medicina a Padova nel 1943. In questo periodo di studi, decisivo fu l’incontro con l’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre, che impronterà tutta la sua carriera psichiatrica successiva.

Lettore di Jaspers, Heidegger, Minkowski, Merleau-Ponty e altri ancora, Basaglia fu amico di Sartre, di cui era un grande estimatore. In uno dei loro incontri, il primo dei quali nel 1972, Franco ricorda a Sartre una sua frase che lo ha segnato: «Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte».

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Sartre aveva postulato l’uguaglianza degli esseri umani nella loro individualità, dunque una società paritaria; Lombroso invece aveva diviso la società gerarchicamente, in esseri umani di serie A ed esseri umani di serie B. L’antropologia criminale lombrosiana giustificò l’emarginazione e la discriminazione delle persone socialmente svantaggiate, che furono oggetto di internamenti non solo nelle carceri, ma anche nei manicomi, data la loro presunta instabilità o pericolosità.

Per decenni, la teoria positivista fu alla base di un metodo di epurazione sociale considerato normale, che consentiva, sulla base di giudizi sommari, di condannare all’internamento perenne persone innocenti o scomode. Chi non era giudicato adeguato all’ordinamento sociale imposto dall’autorità, doveva essere, in qualche modo, allontanato, isolato, neutralizzato, in modo che non potesse destabilizzare la sicurezza e l’equilibrio della società.

La Riforma Psichiatrica e la Legge 180

Con la legge n. 180 del 13 maggio del 1978, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori, meglio conosciuta come legge Basaglia, in quell’anno l’Italia assiste alla chiusura dei manicomi, il primo dei quali (dal greco manì-a, “pazzia” e komìon, “ospedale”) venne fondato dal medico francese Philippe Pinel (1745-1826) nel 1793, con l’intenzione di liberare i folli dalle prigioni, poiché il malato di mente non può essere equiparato al delinquente.

Dopo una specializzazione in Malattie nervose e mentali, conseguita nel 1953 a Padova, nel 1958 Basaglia ottenne la libera docenza in psichiatria. Tuttavia, non riuscirà mai a inserirsi nell’ambiente accademico, a causa della sua eterodossia rivoluzionaria. Decise invece di andare a lavorare sul campo, trasferendosi a Gorizia, dove ricoprì il ruolo di direttore del manicomio cittadino.

Partendo dagli studi di Sigmund Freud, Basaglia portò avanti una battaglia per un rapporto tra terapeuta e paziente basato sul dialogo e non sulla repressione. Sviluppò il suo pensiero anche in ambito politico e sociale, avvicinandosi alle teorie di Michel Foucault, mettendo in crisi l’istituzione psichiatrica, ragionando sulle forme di dominazione dell’uomo sull’uomo e svolgendo una riflessione sulla condizione delle categorie deboli della società: i malati di mente, i tossicodipendenti, le prostitute, gli immigrati, ovvero tutti i “fuori-norma”, gli “outsiders” della società di riferimento.

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La Comunità Terapeutica e l'Arte come Cura

Basaglia rispose alla questione sull’esclusione sociale dei malati mentali con un’idea pratica del tutto innovativa per l’ambiente medico-psichiatrico italiano dell’epoca: la comunità terapeutica. In una comunità terapeutica, i medici, gli operatori e i pazienti hanno pari dignità; i rapporti non sono più verticali, bensì orizzontali, ovvero, viene privilegiata la collaborazione tra pari, rifiutando un regime gerarchico di ordine ed esecuzione. Il malato non viene considerato come una “scoria” della società da espellere, bensì come risorsa da aiutare e recuperare. Basaglia mise in opera questo nuovo sistema nel manicomio di Gorizia e lo diresse per tutti gli anni Sessanta.

Nel 1971, Basaglia divenne direttore dell’ospedale psichiatrico di Trieste. È qui che mise in opera l’idea dei laboratori di artistici di pittura e teatro per i suoi pazienti: attraverso la produzione artistica, i malati riescono a rappresentare se stessi e il rapporto con l’altro, comunicano i propri disagi interiori e le insicurezze, ritrovano dunque un’identità e uno strumento per armonizzarsi con gli altri. I malati divennero produttori di arte, ma anche artigiani: nacque una cooperativa attraverso la quale i pazienti svolgevano lavori retribuiti ed utili per quella società che, matrigna, li aveva rifiutati e respinti.

Le Pubblicazioni e la Nascita di Psichiatria Democratica

Le due principali pubblicazioni di Franco Basaglia, utili per comprendere non solo la condizione dei malati mentali nei decenni centrali del Novecento, ma anche il pensiero sociopolitico dell’epoca attraverso le categorie opposte di normalità-anormalità, furono Che cos’è la psichiatria? (1967) e il grande successo editoriale L’istituzione negata. Rapporto da un ospedale psichiatrico (1968), in cui racconta la sua esperienza goriziana.

Nel 1973 fondò la società Psichiatria Democratica, per guidare una rifondazione degli approcci psichiatrici in Italia. Si fece così promotore del movimento antipsichiatrico nato in quel periodo in Inghilterra. Basaglia continuò a sostenere la sua battaglia finché nel 1977 poté annunciare l’imminente chiusura dell’ospedale psichiatrico di Trieste: quell’istituzione oppressiva non serviva più, ora che i suoi “prigionieri” erano stati liberati dal nuovo sistema curativo.

Il Significato di "Nessuno è Normale Visto da Vicino"

«Visto da vicino, nessuno è normale», ripeteva Franco Basaglia (1924-1980). Opponendosi alla rigida segregazione dei pazienti con disturbi psichici - che venivano stigmatizzati come “pazzi”, “maniaci”, “lunatici”… - e ai trattamenti disumani di cui erano vittime, chiedeva di considerarli non come esseri pericolosi e “diversi”, ma come persone in crisi, da conoscere nel loro contesto culturale, sociale ed ambientale specifico, per valorizzarne le qualità e reinserirle nelle attività lavorative e nei rapporti umani.

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Alla base del cambio radicale di paradigma con cui si guardava ai matti, ci fu un singolo concetto, all’epoca rivoluzionario, spiegato in una domanda e in una risposta nel documentario della Rai, I giardini di Abele, del 1968. Il giornalista Sergio Zavoli chiede: «È interessato più al malato o alla malattia?». Basaglia risponde: «Non lo so e non lo sa nessuno. Bisogna avvicinarsi alla malattia e avvicinarsi soprattutto al malato».

La legge 180 - nota come legge Basaglia - ha fatto proprio questo, ha dato dignità e diritti a chi soffre di gravi disturbi psichiatrici. Il risultato più eclatante della legge è rappresentato dall’abolizione del manicomio, istituzione totale che annullava la persona e si rendeva un non-luogo, un deposito di stoccaggio di esseri difettosi agli occhi della collettività sana.

Eredità e Prospettive Attuali

La guerra di Basaglia contro l’esclusione sociale non sarà mai vinta finché, nelle nostre società, si darà adito a processi di discriminazione basati su pregiudizi e ignoranza. Leggere l’opera di Basaglia è importante non solo per medici e psichiatri, ma anche per ciascuno di noi, cittadini ed esseri umani, per imparare il vivere comunitario nonché i valori dell’empatia, del rispetto e della libertà umana.

Abilitare e fare riabilitazione di persone con problemi di salute mentale significa allora dar loro credito e investire nelle loro capacità: questa è stata la sfida che dal 2002 affronta la cooperativa sociale bresciana Clarabella agricola onlus. «La nostra filosofia storicamente è questa: dare dignità alla persona. E lo facciamo attraverso il lavoro che conferisce socialità e riconoscimento economico per le persone con disagi psichici».

Si può allora sostenere la tesi che il bar Jodok e i progetti di Olinda all’interno dell’ex manicomio Paolo Pini di Milano, la rivista Oltre il giardino e la Libera università del tempo ritrovato del San Martino di Como, ma anche il lavoro tra i vigneti e nel campo del turismo sostenibile di Clarabella, migliorano le condizioni di salute delle persone con malattie mentali. E lo fanno perché offrono loro l’opportunità di aspirare. Aspirare ad essere persone in grado di dare forma a una narrazione positiva rispetto alla propria esistenza. Donne e uomini in grado di definire la loro storia, di riconoscere una trama nelle cose che fanno, di superare i confini, di cambiare il quotidiano.

Basaglia stesso si chiedeva anzitutto se la pazzia fosse davvero una malattia, o non piuttosto «una delle misteriose e divine manifestazioni dell’uomo». Quanto alla normalità, «In natura - diceva il poliedrico Hermann Hesse - non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale».

Possiamo riassumere la sua vita nella parola libertà? Decisamente sì. «La libertà, forse - si legge sul sito Una parola al giorno, bellissima intuizione di due giovani fiorentini - , si avvicina etimologicamente al piacere: libare, libidine; e anche alla fratel...

La legge n. 833 del 1978 ha istituito il Servizio sanitario nazionale per cui si è tutti uguali quando ci si ammala. Quella legge di fine 1978 ha esteso e dato solidarietà universale anche alla norma promulgata qualche mese prima, precisamente il 13 maggio: la legge n. 180. Quell’anno memorabile, grazie alle leggi n. 833 e n. 180, l’Italia è stata capace di dare dignità a tutti, anche ai malati mentali.

Anno Evento Chiave
1793 Fondazione del primo manicomio da Philippe Pinel in Francia.
1943 Franco Basaglia si laurea in medicina a Padova.
1953 Basaglia si specializza in malattie nervose e mentali e sposa Franca Ongaro.
1961 Basaglia dirige l'Ospedale psichiatrico di Gorizia.
1968 Pubblicazione de "L'istituzione negata".
1971 Basaglia diventa direttore dell'ospedale psichiatrico di Trieste.
1973 Fondazione di Psichiatria Democratica.
1978 Approvazione della legge 180 e istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (legge 833).
1980 Morte di Franco Basaglia.

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