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Oltre il Turismo: Alternative Sostenibili per un Futuro Consapevole

Negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, si è assistito a un aumento dell’interesse dei viaggiatori verso un tipo di turismo più sostenibile. Questo trend si riflette sia sulle modalità di trasporto, favorendo spostamenti più ecologici, sia su alloggi e destinazioni, per i quali prevalgono scelte più consapevoli. Quello sostenibile è un tipo di turismo che non solo riconosce la centralità delle comunità locali ospitanti, ma che si approccia al viaggio in maniera completamente responsabile, favorendo quindi spostamenti lenti e riducendo lo sfruttamento e l’inquinamento del territorio ospitante. Cresce quindi non solo la ricerca di alloggi locali, eco-sostenibili e a contatto con la comunità, ma anche attività di volontariato, oppure la scelta di destinazioni meno affollate e una forma di turismo più lento e responsabile.

Turismo sostenibile: una scelta consapevole

Che cosa sta alimentando questa sempre crescente ricerca per viaggi di turismo sostenibile? L’eccessivo utilizzo delle risorse sta portando un continuo degrado al nostro pianeta, e il turismo di massa ha un enorme impatto ambientale. La perdita di biodiversità, l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono solo alcune delle preoccupazioni che stanno spingendo i viaggiatori a cercare alternative sostenibili, oltre alla scelta consapevole di minimizzare l’impatto sull’ambiente.

Sempre più turisti oggi cercano contatto con le popolazioni locali, decidendo quindi di uscire dalla bolla prefabbricata dei resort all inclusive e visitare le località in maniera più autentica, informandosi anche su usi e costumi locali e tradizioni e rispettando questi valori. Aumentano così le prenotazioni presso strutture gestite da host locali e attività che si impegnano nel rispettare l’ecosistema.

Il cambiamento nelle scelte di viaggio, orientato verso un approccio più rispettoso dell’ambiente, testimonia una crescente consapevolezza dei viaggiatori. Eppure il turismo è ancora oggi pubblicamente percepito soprattutto per i suoi effetti benefici - più o meno presunti - e non anche per le potenziali conseguenze negative che può avere per l’ambiente, la società e gli esseri umani. Lo fa capire l’espressione del “petrolio d’Italia” ancora oggi molto spesso usata da opinionisti e politici locali e nazionali, con l’attuale ministra Daniela Santanchè che ne è diventata quasi una paladina, usando questa metafora in quasi ogni sua dichiarazione pubblica sul tema, forse senza rendersi conto che, nella contemporaneità che grida l’abbandono delle energie fossili, quella del petrolio suona come una metafora sbagliata e vetusta.

Quello del “turismo sostenibile” è infatti un concetto per lo più ingannevole: se è forse vero che singoli progetti turistici possono essere sostenibili, uno sviluppo sostenibile globale basato esclusivamente sul turismo è semplicemente impossibile per la natura “mondofaga” di questa attività, come la definisce Rudolphe Christin in Turismo di massa e usura del mondo (eleuthera, 2019). In sostanza, non c'è alternativa al turismo nel turismo, e per questo occorre partire dal ripensare completamente questa pratica, pur senza negarla.

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Ma seguendo l’allargamento di prospettiva proposto da Christin, si scopre che il turismo oggi è in realtà praticato solo dal 3,5% della popolazione mondiale, quella più ricca e privilegiata. E davanti al collasso ambientale in corso e rispetto ai problemi sempre più gravi di sovraffollamento e inabitabilità legati al troppo turismo, anche per questa ristretta fascia di persone - ovvero noi occidentali - occorre una riflessione politica collettiva sulla necessità di ridurre i comportamenti individuali indotti dal turismo.

Come propone Matteo Lupoli, un turismo che abbia una dimensione piccola, locale e a misura d’uomo, e che dunque non crei più problemi sociali e ambientali, richiede innanzitutto una riduzione degli orari lavorativi: ciò oltre a migliorare la produttività degli individui e renderli più felici, potrebbe ridurre gli impulsi agli spostamenti a grande distanza per le vacanze ed eviterebbe che queste siano concentrate negli stessi periodi e negli stessi luoghi. Per le amministrazioni locali, ciò non significherebbe più investire per attrarre grandi flussi di persone da lontano (con le conseguenti derive della monocoltura economica, dei grandi eventi, della speculazione edilizia e dei problemi abitativi), bensì per curare il proprio territorio e farlo vivere meglio a chi lo abita da dentro o da vicino.

Oltre il turismo. Dopo aver scandagliato in profondità le crescenti disuguaglianze dovute alla proliferazione incontrollata dei servizi di home sharing in Airbnb: città merce. L’ambizioso pamphlet di Gainsforth inizia con una serie di dati che mettono immediatamente a fuoco le criticità generate dalla consolidazione del paradigma dell’overtourism: dal 1950 al 2000, il numero di viaggiatori internazionali è aumentato vertiginosamente, passando da 25 a 674 milioni. I turisti, però, non si distribuiscono in maniera uniforme su tutto il pianeta: i primi dieci paesi per numero di arrivi internazionali assorbono il 46% dei visitatori mondiali, e i dieci successivi un altro 21%.

In un prezioso scritto contenuto nella raccolta City Killers. Le città turistiche si assomigliano sempre di più, perché perdono i tratti locali che le rendono uniche e particolari […] un fenomeno che avviene perché l’economia si specializza in unico settore, quello del turismo, a discapito delle varietà di funzioni urbane e di un commercio che serve in residenti. Le città entrano in competizione tra loro, adottano strategie di marketing territoriale identiche perché identico è il fine che perseguono, ossia quello di attirare turisti dotati di un’elevata capacità di spesa, conformandosi ai dettami della teoria neoliberista del trickle-down, secondo la quale i vantaggi garantiti ai ceti più abbienti, in modo graduale, dovrebbero tradursi in un beneficio per l’intera collettività. In realtà, l’esperienza quotidiana ha dimostrato come queste scelte finiscano puntualmente per produrre effetti antitetici rispetto ai risultati redistributivi che intenderebbero raggiungere: non solo la ricchezza non si redistribuisce verso il basso, ma chi abita i piani più infimi della piramide sociale viene fisicamente espulso.

È necessario, insomma, superare il falso mito secondo il quale la tanto sbandierata transizione ecologica potrà dispiegarsi senza intoppi in un orizzonte di libero mercato, semplicemente seguendo le direttrici della domanda e dell’offerta, adeguandosi agli obiettivi dell’accumulazione capitalistica in una logica win win win (buona per l’ambiente, per l’economia e per la società). Bisogna abbandonare questa visione per abbracciare una prospettiva radicalmente nuova, che ponga al centro i valori umani e ambientali e li contrapponga alle disuguaglianze sociali e a tutte le contraddizioni tipiche del modello di sviluppo dominante.

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Il progetto “Lab Village - Turismo, Cultura e Industrie Creative”, guidato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha scelto l’elemento acqua come protagonista di un esperimento sociale senza precedenti. Il primo laboratorio, avviato a Carmignano di Brenta, offre una prospettiva illuminante su quello che potrebbe essere il futuro del turismo consapevole. La collaborazione con il festival “La Giusta Distanza” introduce un altro elemento chiave: il cammino come dimensione privilegiata per riscoprire il territorio. Il progetto Lab Village non si limita alla sperimentazione locale. Il 28 settembre, in occasione della Giornata Mondiale dei Fiumi, tutti i laboratori confluiranno in un evento di presentazione che promette di fare il punto su un’estate di sperimentazione. La sfida ora è trasformare questi esperimenti in un modello sistemico, capace di influenzare le politiche turistiche nazionali e internazionali.

La natura è sempre il luogo ideale, dove ritrovare il proprio benessere e liberarsi dallo stress e dai ritmi della vita quotidiana. Viaggiare in modo sostenibile regala sempre emozioni straordinarie. Il turismo emozionale mette in connessione la parte più intima e profonda dell’animo dei viaggiatori, attraverso esperienze che coinvolgono le emozioni, l’immaginazione e i desideri più inconsci. La qualità dei servizi turistici offerti gioca un ruolo fondamentale nel turismo sostenibile.

Clima estivo, tempo di ferie: voglia di partire. Ma non a qualsiasi costo: oltre alla convenienza economica, per circa il 90% degli italiani la sostenibilità è diventato un parametro molto importante per scegliere le proprie vacanze. Certo, l’aspirazione ideale si scontra con tre ostacoli reali: il prezzo, la modalità di viaggio e la durata della trasferta. E con le contraddizioni ambientali indotte dall’impatto di 1 miliardo e mezzo di persone in giro ogni anno per viaggi di piacere. In ogni caso, ecco la fotografia di come le considerazioni socio-culturali ed ecologiche siano diventate parte delle valutazioni del turista italiano.

Secondo una recente indagine di Booking.com, realizzata su un campione di oltre 30.000 italiani alla ricerca di vacanze, l’impatto ambientale dei viaggi sembra essere diventato una priorità: per circa il 93% degli intervistati è importante viaggiare in modo sostenibile. Dall’aspirazione alla scelta, dato che circa un quarto degli italiani intende visitare una meta più vicina a casa per ridurre le proprie emissioni di carbonio. Oltre la maggioranza afferma di essere stata influenzata dalle notizie sui cambiamenti climatici. Anche per questo gli italiani sembrano attenti a preferire strutture ricettive e fornitori di trasporti che adottino scelte a basso impatto ambientale.

Nel sondaggio, realizzato da YouGov per conto della piattaforma di viaggi Omio, gli intervistati hanno inquadrato i tre ostacoli principali all’adozione di una scelta di viaggio eco-compatibile: il costo, la modalità e la durata dell’esperienza. Il primo limite è proprio di tanti elementi che riguardano la sostenibilità: un prezzo elevato, che rende le scelte eco-friendly un’opzione di nicchia. Il 41% degli intervistati vorrebbe infatti avere a disposizione alternative di viaggio sostenibili più economiche. È una delle storture più grandi della green economy: un costo troppo alto per piccole transizioni ecologiche a livello individuale. In secondo luogo, le opzioni di viaggi sostenibili sono ancora poco note: secondo il sondaggio, il 35% degli intervistati ha dichiarato una mancanza di informazioni sulle alternative di questo tipo. Opzioni di trasporto a basso impatto ambientale come l’autobus e il treno sono mezzi troppo lenti e meno flessibili di un’automobile, secondo un terzo degli intervistati.

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Così, ad esempio, si scopre che quasi uno su quattro tra gli intervistati cerca soluzioni sostenibili per alloggiare e che oltre un terzo sceglie di consumare quanto più possibile prodotti locali e a chilometro zero. Un altro dato, tratto dalla ricerca di Booking, mette in luce un aspetto di grande consapevolezza degli italiani sull’impatto delle proprie vacanze: il 30% degli intervistati intende viaggiare in bassa stagione per scongiurare il turismo di massa.

Nel 2016 Rafat Ali, Ceo della piattaforma di viaggi Skift, usò per la prima volta la parola “ overturism”. Entrata ufficialmente nei dizionari anglosassoni nel 2018, si definisce come un “potenziale pericolo per le destinazioni popolari in tutto il mondo, poiché le forze dinamiche che alimentano il turismo spesso infliggono conseguenze negative inevitabili se non vengono gestite bene”.

Fino a prima della crisi pandemica, il turismo impiegava oltre 300 milioni di persone nel mondo e componeva circa il 10% del Pil globale. Il problema è stato il tasso di crescita. Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, il turismo di massa era misurabile in qualche milione di persone, agli inizi degli anni Duemila si computava in circa 600 milioni: adesso sono oltre 1,4 miliardi gli esseri umani che ogni anno viaggiano per turismo e si stima cresceranno ad 1,8 entro il 2030. Si viaggia sempre di più grazie alle opzioni low cost: dai trasporti agli alloggi. Viaggiano molto i giovani: Millennials e ragazzi della generazione Z sono disposti a sacrificare molti acquisti di beni di consumo pur di visitare il mondo.

È chiaro che la crescita economica di quelli che un tempo erano paesi in via di sviluppo ha molto contribuito. All’inizio del Duemila, ad esempio, i cinesi che annualmente viaggiavano per turismo erano circa 10 milioni: nel 2018 il numero era schizzato a 150. Sono loro che spendono di più ogni anno nelle esperienze turistiche (circa 280 miliardi di dollari), seguiti dall’insieme di tedeschi, francesi e britannici (220) e statunitensi (144): gli italiani sono al decimo posto, con circa 10 miliardi. Il costo ambientale di questo giro d’affari è che il comparto turistico rappresenta circa l’8% delle emissioni globali di gas serra, con i trasporti, lo shopping e il cibo a costituire i contributi più importanti. E senza considerare lo stress idrico a carico dei luoghi turistici più gettonati.

Così molte grandi attrazioni turistiche sono corse ai ripari. Emblematico il caso di Venezia, dove dal 2021 le grandi navi non possono più raggiungere gli approdi più immaginifici della “Serenissima”. E per i turisti che sporcano, o saltano nei canali, sono previste multe da 25 a 500 euro. Ad Amsterdam sono state imposte limitazioni alla creazione di nuovi hotel in prossimità della Damrak. Nell’isola di Hvar, in Croazia, tre anni fa sono state introdotte sanzioni fino a 700 euro per chi beve in pubblico, in modo da scoraggiare la presenza di turisti ubriachi.

A volte, infatti, a parte l’impatto ambientale sorge una sorta di arroganza colonialista nel turista moderno: una mancanza di rispetto, dettata da un inconscio senso di impunità corrispondente al peso del portafoglio. Anche il rispetto per la cultura che si visita è un tema di sostenibilità: sociale, in questo caso, ma che inevitabilmente tocca anche quella ambientale quando l’arroganza diventa inciviltà. L’Associazione italiana turismo responsabile ha stilato un vademecum per ottimizzare il proprio impatto turistico. Ad esempio, è utile consumare cibi locali, rispettare il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti, evitare sprechi di energia e acqua (come il climatizzatore inutilmente in funzione), o muoversi a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Utile anche scegliere un alloggio non lontano dal luogo che si intende visitare - in modo da limitare gli spostamenti - oppure preferire strutture ricettive eco-friendly e rispettare le specie in via d’estinzione.

Infine, secondo Booking.com, il 74% dei viaggiatori italiani (il 59% nel mondo) vorrebbe lasciare i luoghi che visita perfino migliori di quando vi è arrivato. È la parafrasi di una massima di Baden Powell, fondatore dello scoutismo. Farlo, dipende da una sana dose di educazione e rispetto. Così, anche viaggiando, potremo lasciare “il mondo un posto migliore di come l’abbiamo trovato”.

Anche te ami viaggiare come me? Come tutte le storie d’amore più belle non esiste solo ricevere ma è importante anche saper dare. Questo mondo ogni giorno ci riempie con gli occhi e il cuore delle sue meraviglie e tutto ciò che ci chiede in cambio è un po’ più di rispetto e di amore. Io credo che sia assolutamente lecito e se anche te, come me, hai voglia di metterti in gioco e capire come fare per ridurre il tuo impatto ambientale anche quando viaggi, sei nel posto giusto.

Il turismo sostenibile è un modo di viaggiare più consapevole e responsabile. Ti è mai capitato di sentire persone durante un viaggio dire:” ma si non mi importa di quello che faccio tanto io qua non ci vivo”. Ecco il turismo sostenibile ha come obiettivo quello di rendere i viaggiatori più consapevoli delle loro azioni e delle loro scelte. La Terra è una e ovunque noi siamo è casa. Non è scontato poter viaggiare, è un privilegio, è una fortuna, e questo dobbiamo ricordarcelo ogni giorno. Gli eventi climatici degli ultimi decenni stanno dimostrando sempre di più che non è più possibile vivere come stiamo facendo, stiamo letteralmente prosciugando l’energia e le risorse di questo pianeta e se non vogliamo ritrovarci con dei disastri senza precedenti è sempre più importante attuare dei piccoli cambiamenti quotidiani per ridurre il nostro impatto ambientale come nella quotidianità così nel viaggio.

Oltre al turismo sostenibile esiste anche il turismo responsabile, ovvero una tipologia di turismo attenta all’impatto sociale ed etico. Uno degli aspetti più belli del viaggio è sicuramente la cultura e il contatto con le persone del luogo, questo ci permette di arricchirci emotivamente e di aprirci a nuovi modi di vivere, ma per farlo serve empatia, assenza di giudizio e rispetto per chi vive in maniera diversa rispetto a noi.

Il turismo di massa per contro, è quel turismo fatto di folle di persone, armate solo di telefono e macchina fotografica, che calpestano e rovinano splendidi luoghi senza alcun rispetto per ciò che fanno. Questo tipo di turismo causa inquinamento, devastazione della natura e disagio delle popolazioni locali, perché non c’è ricerca da parte di queste persone di comprendere una realtà, a loro è sufficiente scattare qualche foto e poi passare alla meta successiva. Il problema? Negli ultimi anni grazie alla nascita delle compagnie low cost, è sempre più semplice viaggiare infatti le persone che si muovono nel mondo sono arrivate ad essere più di 1,4 miliardi ogni anno, dato destinato a crescere.

1. L'organizzazione: si esatto la fase di organizzazione prima della partenza in questo caso ti sarà fondamentale, ti permetterà di evitare di perdere tempo e di incappare nelle classiche trappole per turisti. Infatti le scelte last minute sono sempre da evitare perché non ti daranno modo di informarti se quell’attività o esperienza che vorrai fare, sarà fatta nel pieno rispetto dell’ambiente e delle persone/ animali.

2. I mezzi di trasporto: lo sapevi per esempio che l’aereo è il mezzo più inquinante al mondo? Tu mi dirai:” sì ma io come mi sposto se voglio fare viaggi oltre oceano?” chiaramente per certi viaggi il volo intercontinentale sarà fondamentale, ma questo non ci preclude la possibilità di fare comunque del nostro meglio per ridurre il nostro impatto ambientale. Per esempio durante gli spostamenti interni possiamo fare la differenza. Escludi i voli interni e prediligi i mezzi via terra, il treno per esempio è il mezzo che inquina meno in assoluto, seguito dagli autobus, macchine e via dicendo. Questo ti permetterà di goderti il viaggio più lentamente e non solo manterrai il budget del viaggio più basso ma farai del bene anche al pianeta.

3. Utilizza prodotti solidi durante il tuo viaggio. Sappiamo benissimo quanto la plastica stia letteralmente distruggendo il pianeta e i nostri oceani, e credo che sia fondamentale soprattutto quando viaggiamo, ridurre al minimo i rifiuti che produciamo proprio per evitare di arrecare troppi danni al paese che stiamo visitando. Ogni paese utilizza diversi metodi di smaltimento dei rifiuti, e purtroppo in alcuni paesi quasi mancano del tutto. Per questo ti consiglio di prediligere i solidi. Sono estremamente comodi perché non avrai più il problema del peso e dei litri massimi consentiti in aereo, sono concentrati, quindi la qualità è molto più alta rispetto ai flaconi che contengono acqua e altre sostanze non naturali, infine non produrrai rifiuti.

4. Prediligi strutture ecofriendly o guesthouse. Le realtà a basso impatto ambientale infatti utilizzano fonti di energia rinnovabile, cercano di ridurre gli sprechi di acqua e di cibo. Non solo scegliere queste strutture ti permetterà anche di supportare i piccoli business, spesso gestiti da una famiglia. Per contro le grandi catene alberghiere e i mega resort uguali in ogni parte del mondo, non solo non ti permetteranno di entrare davvero nel vivo di un paese, ma oltre ad avere impatti enormi sul territorio, non supporta il turismo locale, ma anzi spesso questi hotel vengono gestiti da società internazionali.

5. Scegli con cura il periodo in cui viaggiare.

6. Prediligi cibo locale piuttosto che il classico cibo internazionale.

7. Evita di comprare bottiglie di plastica.

8. Utilizza creme solari sostenibili. È stato dimostrato che ci sono tantissime creme protettive che inquinano l’ambiente e soprattutto gli oceani uccidendo tanti animali.

9. Utilizza un abbigliamento sostenibile e acquista souvenir etici. Potresti pensare che sia un aspetto non correlato al viaggio ma credo che non ci sia niente di più bello che sapere di viaggiare e indossare abiti sostenibili e a basso impatto ambientale. La moda è la quarta industria più inquinante al mondo e per questo è sempre più importante scegliere con cura i capi che acquistiamo. Quindi se stai pensando a dei regali o souvenir, ti invito a scegliere con cura gli acquisti che farai durante il tuo viaggio, scegliendo in maniera responsabile e consapevole.

10. Scegli prodotti per la cura della persona sostenibili. Per esempio se sei una ragazza, utilizza per il ciclo mestruale la coppetta o gli assorbenti lavabili o organici. Eviterai di produrre rifiuti plastici per quanto riguarda il tuo ciclo mestruale optando per soluzioni più sostenibili e zero waste. Allo stesso modo se sei un ragazzo, utilizza rasoi elettrici o riutilizzabili in alluminio. In generale non usare prodotti plastici usa e getta.

Negli ultimi anni la crescente concentrazione di visitatori in alcune destinazioni durante i periodi di alta stagione ha sollevato importanti sfide. Per affrontare queste sfide, molte amministrazioni stanno introducendo nuove misure e iniziative, come il biglietto di ingresso a Venezia, che ha attirato grande attenzione a livello globale. Trovare un equilibrio tra il valore economico del turismo e la necessità di preservare l’integrità ambientale, culturale e sociale delle destinazioni è una questione complessa.

L’intelligenza artificiale rappresenta uno degli strumenti più promettenti in questo ambito. In Trip.com stiamo lavorando attivamente su queste soluzioni. Ad esempio, il nostro assistente AI TripGenie aiuta i viaggiatori a pianificare itinerari più consapevoli, identificando mete meno affollate e incoraggiando soggiorni più lunghi. Un altro elemento fondamentale è valorizzare destinazioni meno conosciute e attrazioni locali al di fuori dei circuiti tradizionali.

Anche in Italia stiamo vedendo dei risultati promettenti. Nel 2024, alcune regioni italiane al di fuori delle rotte tradizionali, come Trentino-Alto Adige (+271%), Liguria (+230%) e Piemonte (+162%), hanno registrato una crescita a tripla cifra. Anche il tempo gioca un ruolo cruciale nella gestione dei flussi. Secondo il nostro ultimo Sustainable Travel Consumer Report, il 92% dei viaggiatori considera importante adottare pratiche sostenibili, ma molti non sanno come fare. Fornire informazioni trasparenti e strumenti come etichette chiare per identificare opzioni eco-friendly è fondamentale.

Il turismo può essere una forza positiva per il pianeta, ma richiede impegno e innovazione da parte di tutti gli attori del settore. Le piattaforme di viaggio possono svolgere un ruolo cruciale, collaborando con le autorità locali e i partner per promuovere un turismo responsabile e bilanciato.

Crescita del Turismo in Regioni Italiane (2024)

Regione Crescita
Trentino-Alto Adige +271%
Liguria +230%
Piemonte +162%

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