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La Rappresentante di Lista: Un Viaggio nel Significato e nell'Evoluzione Artistica

Ricordate l’emozione del trovarsi fisicamente ad un live, interfacciarsi per la prima volta con un progetto e rimanere ipnotizzati da quella magia? Questo è ciò che è successo a me - e a molti altri - con le esibizioni esplosive de La Rappresentante di Lista (citata spesso con l’acronimo LRDL). La band, portatrice di messaggi dall’ampio respiro in ambito sociale, nasce dalle due menti genuine di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina e quest’anno spegne dieci candeline.

I due danno il via “ufficialmente” al loro percorso musicale pubblicando nel 2014 il primo disco “per la (Via di casa)”. Nel 2015 esce con la formazione al completo Bu Bu Sad, ma con Go Go Diva del 2018 l’entrata nel panorama musicale non è in punta di piedi, ma alquanto rumorosa. Il 2020 ha spento i riflettori, tra i tanti, anche su La Rappresentante di Lista, che si è sempre nutrita della presenza del pubblico come pane quotidiano.

L'Esperienza di Sanremo e il Significato di "Amare"

Al momento stiamo vivendo un po’ di strascichi da Sanremo, come è normale che sia. Ci sono determinate cose che vanno ancora ad un ritmo sostenuto ed è una fortuna poter girare, fare interviste, promuovere quello che fai. È stata una tappa importante; è fuori dubbio che ci abbia permesso di raggiungere un pubblico più ampio. Con Sanremo, ti apri ad un contenitore generalista. Anche riguardo i nostri contenuti portati in una realtà mainstream, bisogna capire come mantenere la tua direzione.

“Amare” è il pezzo che avete portato al Festival di Sanremo 2021. Una sola parola, che racchiude il tema principale in un unico vocabolo, ma con un senso anche più esteso. L’aspetto interessante di “Amare” è non si tratta di una canzone d’amore propriamente detta. È un moto dell’anima e del corpo. Parte da uno sviluppo interno, da una situazione che ti porta giù, da quei buchi neri in cui si cade o quei vortici pericolosi in cui ci si annienta con le proprie mani.

Con un piccolissimo salto nel passato, il pezzo mi ha riportato a “Ti Amo (Nanana)” di Go Go Diva del 2018. In quella fase di scrittura, ci eravamo dati una sola regola: non avremmo mai usato la parola “amore” e neppure le sue declinazioni. C’è un punto in cui non ce l’abbiamo fatta e abbiamo dovuto sovvertire quella norma. La canzone “Un’Isola” si conclude con: “Chi se non tu che sei l’unico amore”.

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In Go Go Diva abbiamo fatto un altro passaggio. Avevamo voglia di parlare anche di relazioni che avevamo censurato fino a quel momento. L’amore era diventato quasi un ritornello “inutile”. Però, con Go Go Diva ci siamo detti che se avevamo necessità, dovevamo usarla, senza limiti. In quel caso, si parlava di una relazione in cui “Ti amo” si ripete talmente tante volte che - come diceva Dario - perde la sua carica, diventa svilente, una vocina che quasi prende in giro la stessa espressione.

Qui, “Amare” non è fermo, come un monumento a cui ci troviamo di fronte, è invece un’azione.

My Mamma: Un Album Ricco di Riferimenti e Significati

Il 5 marzo avete pubblicato My Mamma, tredici tracce piene di riferimenti. Partiamo da quello visivo con l’artista Manuela Di Pisa che omaggia il dipinto L’Origine du monde di Gustave Courbet. In quel caso la copertina vede Dario Mangiaracina e Veronica Lucchesi spogliarsi; invece, ora è mostrata la versione fluorescente di un nudo femminile. Sì, sembra che siamo andati a spargere quel colore che c’era nella scritta di Go Go Diva su tutta la tela!

C’è il pop, anche in termini di linguaggio visivo. C’è sicuramente il corpo, che ormai, per me, è un riferimento narrativo di scrittura. Ci rendiamo conto che ci serve il raccontare di come i nostri corpi pensano, vivono le relazioni, affrontano il dolore. Il corpo è sempre protagonista. My Mamma contiene numerosi concetti universalmente condivisibili.

Un dato interessante: il lavoro si apre con “Religiosamente”, passando per “Oh Ma Oh Pa”, e si chiude con “Mai Mamma”. La scaletta è un aspetto che scegliamo sempre alla fine, dopo aver lavorato ai brani singolarmente. Abbandonarsi, anche nel senso di allontanarsi da alcune certezze e allo stesso tempo lasciarsi andare ad altre possibilità, al cambiamento. È interessante che si possa leggere ugualmente un’evoluzione stessa all’interno di questa scaletta.

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La Rappresentanza e la Resistenza: Chiavi di Lettura del Progetto

Credo che significhi avere la possibilità di vedere delle cose che gli altri non vedono, ma non perché non ne abbiano le capacità, piuttosto perché sono presi da altro. Noi abbiamo scelto di fare questo nella vita. È un po’ come se usassimo le nostre esperienze personali per “provare delle cose”, da raccontare. Diamo un modo agli altri di riconoscersi in quello che viviamo. Dal teatro fino alla musica dal vivo, parliamo della mancanza perché l’abbiamo vissuta.

Forse è la prima volta che ci fanno questa domanda, ponendo l’attenzione sul termine “Rappresentante” e non “di Lista”. Penso che sia il nostro compito e quello di chiunque faccia arte, con una certa visione, rappresentare una direzione, una realtà possibile, così come anche una utopica. Quel famoso “mondo migliore” che cercavano nelle manifestazioni scolastiche, può ancora accadere, ci si può ancora sperare e spesso ce ne dimentichiamo.

Il pezzo più attuale del disco è “Resistere”, che fa intuire il modo in cui è nata tutta l’opera. È il coraggio di rialzarsi dopo una caduta e “resistere”, per l’appunto, ai tempi bui. Sicuramente dentro c’è in pieno tutto ciò che hai evidenziato, però c’è una sfumatura chiara quando l’abbiamo scritta. È bello, che ognuno riceva e inglobi una visione diversa. Come generazione, abbiamo sempre resistito, siamo cresciuti sotto questo diktat della resistenza. Non si tratta, ovviamente, di quella vissuta dai partigiani; è la resistenza alla crisi, alla precarietà, al nichilismo, al futuro incerto, alla depressione.

Nel gioco di parole che c’è, “R-Esistenza”, è come se la “resistenza 2.0” fosse l’esistenza. “La mia natura è resistere”. Bello, ma lo sarebbe ancora di più non essere costretti a farlo ed occuparsi della propria esistenza. Forse anche lo stesso nome La Rappresentante di Lista è nato, all’epoca, con lo scopo di dare una svolta. Esperimenti.

Be My Baby: Una Cover Elettropop che Conquista

La cover sanremese di Be my baby, firmata da La Rappresentante di Lista (Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina) con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra, arriva ora in streaming sulle migliori piattaforme musicali. Prodotta da Dario Mangiaracina e Cosmo, Be my baby nella sua versione del 2022, è un viaggio tra le note dell’elettropop italiano che rievoca il celebre brano della girl band The Ronettes, pubblicato nel 1963 e divenuto in pochissimo tempo, pietra miliare del rhythm and blues. Un ritornello che conquista al primo ascolto e che ben si presta a una rilettura in chiave ancora più pop come quella de LRDL.

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Il suo significato? Racconta di una ragazza e dell’incontro travolgente con il suo uomo, ma soprattutto della sua voglia di non lasciarselo mai più scappare.

Ecco quello che La Rappresentante di Lista ha raccontato ai microfoni di Rolling Stone in occasione della presentazione ufficiale di Be my baby che, con la sua release diventa parte integrante della tracklist di My Mamma, l’album uscito a marzo 2021. “Il viaggio di My Mamma è iniziato meno di un anno fa e ci ha portati in luoghi che non avremmo mai immaginato, da un piccolo studio a Palermo fino alla fine del mondo. Abbiamo scritto Ciao ciao col sorriso sugli occhi e ci sorprende ogni giorno di più. È indescrivibile per noi due vedere quello che sta accadendo in questi giorni. Vi assicuriamo che non è finita qui”.

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