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Turismo Sessuale a Phuket: Statistiche, Leggi e Considerazioni Etiche

Luogo di grande libertà di costume e idee, la Thailandia è un Paese in cui gli incontri e la socialità avvengono molto facilmente. Ma altrettanto spesso potrete incontrare donne e uomini che offrono la propria compagnia in cambio di denaro. Ad ogni modo, occorre sapere che la libertà culturale propria del popolo thai, non condanna la prostituzione, né discrimina chi la esercita.

Il Fascino della Thailandia e la Prostituzione

I gusti sono soggettivi e personali, ma non è un segreto che le ragazze Thailandesi abbiano un fascino ammaliante. L’unicità della bellezza delle ragazze Tailandesi si deve all’incontro di molteplici etnie, anticamente insediatesi nel regno della Thailandia, proveniendo da Cina, Malesia, Laos, Cambogia e Mayanmar.

Tenete presente, pertanto, che potrete fare incontri molto vari, e imbattervi in persone seriamente interessate a una relazione. La maggior parte della popolazione thailandese, infatti, ha uno stile di vita sobrio, dei costumi pressoché occidentali, e predilige il matrimonio.

Statistiche sulla Prostituzione in Thailandia

Statistiche recenti circoscrivono comunque il fenomeno della prostituzione a circa 300 mila individui su una popolazione di quasi 70 milioni di abitanti. Il numero sarebbe, inoltre, in diminuzione, grazie ai costanti cambiamenti della società Thailandese.

Geografia del Turismo Sessuale

A differenza della zone turistiche più alla moda, in cui la movida notturna è trasgressiva, nella regione del nord (Ciang Mai, Udon Thani, Buri Ram, Surin) e in alcuni arcipelaghi incantati (Koh Chang su tutti!), il fenomeno della prostituzione è piuttosto raro. Per questo motivo, Bangkok è la meta preferita dai single in cerca di divertimento e avventure, grazie ai suoi quartieri a luci rosse (Patpong, Nana Plaza e Soi Cowboy), costellati di locali, nightclub e go-go bar. Lo staff di InnViaggi saprà consigliarvi al meglio, creando per voi un programma di viaggio per una vacanza orientata al divertimento, nella frizzante vita notturna di Bangkok e Pattaya.

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Lo Sfruttamento Sessuale e la Chiesa Cattolica

Lo sfruttamento sessuale e il Magistero della Chiesa cattolica. "Una piovra destabilizzante e rivoltante". L' "industria dell'intrattenimento". Bambine e bambini al mercato del sesso.

Intervista all'Avv. Marco Scarpati, Presidente di Ecpat (End Child Prostitution Pornografy and Traffiking in Children") Italia.

"Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, sarebbe meglio per lui che gli passassero al collo una mola da asino e lo buttassero in mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede di scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio di scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri". (Vangelo di Matteo, 9,42-50).

Il Caso del Kenya: Un Parallelo con la Thailandia?

Nonostante questo scenario, il Kenya rimane una delle mete preferite dei viaggiatori occidentali che praticano il turismo sessuale.

Abbiamo raggiunto a Nairobi, telefonicamente, Padre Franco Cellano - dopo un "inseguimento" di alcuni giorni, visto il suo girare di continuo nei campi profughi per assistere la popolazione - che da otto anni opera in Kenya ed è Superiore delle trentuno Missioni della Consolata presenti nel paese africano.

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Padre, come può descrivere la situazione del Kenya, che Lei ben conosce, rispetto al fenomeno del turismo sessuale? Ho fatto personalmente parte del Comitato italiano che tre anni ha approfondito questa questa questione, soprattutto relativamente a quel che avviene nelle città della costa, Malindi, Lamu, Mombasa. Sono stati "contati" 30.000 giovani, minori kenyoti - per la maggior parte sollecitati dai loro genitori, soprattutto bambine - usati per l'attività sessuale degli adulti. Da quello studio, risultava che l'abuso sessuale era praticato per il 38% da kenioti, per la restante parte dagli occidentali che praticavano il turismo di carattere sessuale: 18% italiani, 14% tedeschi, 12% svizzeri, 8% francesi.

Oggi, la situazione qual è? In tutto il paese, dal 2000 in avanti, il fenomeno è diventato molto consistente e coinvolge le situazioni di disagio, di marginalizzazione, di povertà. I "turisti" occidentali negli ultimi anni si sono "trasferiti": hanno preferito l'Africa, ed in particolare questo paese, rispetto ai paesi asiatici. Si sta sviluppando molto a Nairobi. In particolare, sono coinvolti giovani omossessuali che si prestano per mancanza di fondi per continuare negli studi o per acquisire un profilo professionale adeguato. Non lo fanno per sesso, perché hanno un rispetto ancestrale molto forte, ma per "racimolare" i 30-40-50 mila scellini per continuare gli studi e presentarsi in modo qualificato nel mondo del lavoro. Il fenomeno, in generale, sta crescendo moltissimo. Dappertutto. C'è anche l'aspetto delle donne occidentali che usano giovani africani avvenenti. Questo accade in molte città, Malindi, Mombasa, ma anche a Nairobi si sta diffondendo molto quest'aspetto.

Lo Stato che cosa fa? C'è una legge del '90, in cui si difendono i diritti dei bambini, ma lascia il tempo che trova, così come la legge del 2003 che stabilisce norme penali per chi favorisce la prostituzione. La polizia non intervine su questi fatti, perché la stessa polizia è la prima responsabile, perché è corrotta.

Il fenomeno è organizzato? C'è sicuramente alle spalle un'organizzazione o più organizzazioni che coinvolgono soprattutto bambine, anche se sono brave a nascondersi e a divenire invisibili.

La vostra opera di contrasto e di evangelizzazione come si svolge? Siamo tra le più antiche comunità missionarie del Kenya e attualmente, come lei sa, abbiamo 31 Missioni in questo paese. L'opera di evangelizzazione è rivolta soprattutto all'aspetto dei diritti delle persone, per il lavoro, per la casa, per la salute. Alcune delle quattordici Parrocchie che ci sono hanno condotto un'azione veramente approfondita rispetto al fenomeno di cui stiamo parlando. Devo dire, però, in generale, che l'opera di evangelizzazione e di contrasto è molto difficile, perché il fenomeno sfrutta la povertà e i bisogni di questa popolazione.

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Non posso fare a meno di chiederLe, in conclusione, qual è la situazione del paese rispetto alla crisi umanitaria. La Chiesa Cattolica ha lavorato fortemente e in silenzio in questi mesi di fronte alla tragedia dei 350.000 sfollati. Siamo nel totale 63 comunità religiose unite in questo lavoro, apostolico, di promozione della pace, di evangelizzazione.

La Posizione della Chiesa Cattolica sullo Sfruttamento Sessuale

La "Gaudium et Spes" così si esprime sullo sfruttamento sessuale: "Tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumane, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore".

Nel 2001, nel suo discorso ai rappresentanti del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Giovanni Paolo II affermò: "In questo inizio di millennio, salviamo l'uomo! Salviamolo tutti insieme! Spetta ai responsabili della società proteggere la specie umana, facendo sì che la scienza sia al servizio della persona, che l'uomo non sia un oggetto da sezionare, da comperare o vendere".

Anche nella Lettera Apostolica "Mulieris Dignitatem", Giovanni Paolo II parla di questo fenomeno, quando tratta della donna colta in adulterio e si appella alla responsabilità di coloro che commettono questo peccato, soprattutto dell'uomo, che in genere lascia sola la donna: "Gesù entra nella situazione concreta e storica della donna, situazione che è gravata dall'eredità del peccato. Questa eredità si esprime tra l'altro nel costume che discrimina la donna in favore dell'uomo ed è radicata anche dentro di lei. Da questo punto di vista, l'episodio della donna «sorpresa in adulterio» (cf. Gv 8, 3-11) sembra essere particolarmente eloquente. Alla fine Gesù le dice: «Non peccare più», ma prima egli provoca la consapevolezza del peccato negli uomini che l'accusano per lapidarla, manifestando così quella sua profonda capacità di vedere secondo verità le coscienze e le opere umane. Gesù sembra dire agli accusatori: questa donna con tutto il suo peccato non è forse anche, e prima di tutto, una conferma delle vostre trasgressioni, della vostra ingiustizia «maschile», dei vostri abusi? E' questa una verità valida per tutto il genere umano. Il fatto riportato nel Vangelo di Giovanni si può ripresentare in innumerevoli situazioni analoghe in ogni epoca della storia. Una donna viene lasciata sola, è esposta all'opinione pubblica con «il suo peccato», mentre dietro questo «suo» peccato si cela un uomo come peccatore, colpevole per il «peccato altrui», anzi corresponsabile di esso. Eppure, il suo peccato sfugge all'attenzione, passa in silenzio: appare non responsabile per il «peccato altrui»! A volte si fa addirittura accusatore, come nel caso descritto, dimenticando il proprio peccato. Quante volte, in modo simile, la donna paga per il proprio peccato (può darsi che sia lei, in certi casi, colpevole per il peccato dell'uomo come «peccato altrui»), ma paga lei, e paga da sola! Quante volte rimane abbandonata con la sua maternità, quando l'uomo, padre del bambino, non vuole accettarne la responsabilità? E accanto alle numerose «madri nubili» delle nostre società, bisogna prendere in considerazione anche tutte quelle che molto spesso, subendo varie pressioni, anche da parte dell'uomo colpevole, «si liberano» del bambino prima della nascita. «Si liberano»: ma a quale prezzo? L'odierna opinione pubblica tenta in diversi modi di «annullare» il male di questo peccato; normalmente, però, la coscienza della donna non riesce a dimenticare di aver tolto la vita al proprio figlio, perché essa non riesce a cancellare la disponibilità ad accogliere la vita, inscritta nel suo ethos dal «principio»....Perciò ciascun uomo deve guardare dentro di sé e vedere se colei che gli è affidata come sorella nella stessa umanità, come sposa, non sia diventata nel suo cuore oggetto di adulterio; se colei che, in vari modi, è il co-soggetto della sua esistenza nel mondo, non sia diventata per lui «oggetto»: oggetto di godimento, di sfruttamento." (n.14).

Nell'Esortazione Apostolica "Ecclesia in Asia" si denuncia questo fenomeno, cosi esteso nell'Asia, soprattutto a causa del turismo sessuale: "La realtà del turismo richiede una speciale attenzione. "Il Sinodo ha manifestato una grande preoccupazione per le donne la cui situazione rimane un serio problema in Asia, dove la discriminazione e la violenza contro di loro avviene spesso tra le mura domestiche, nel luogo di lavoro e addirittura nel sistema legale. L'analfabetismo è particolarmente diffuso tra le donne, e molte sono trattate semplicemente come oggetti nell'ambito della prostituzione, del turismo e dell'industria del divertimento" (n.34).

Anche nella "Lettera alle donne", Giovanni Paolo II mostra la sua preoccupazione dinanzi al fenomeno dello sfruttamento sessuale della donna: "Guardando poi a uno degli aspetti più delicati della situazione femminile nel mondo, come non ricordare la lunga e umiliante storia - per quanto spesso « sotterranea » - di soprusi perpetrati nei confronti delle donne nel campo della sessualità? Alle soglie del terzo millennio, non possiamo restare impassibili e rassegnati di fronte a questo fenomeno. È ora di condannare con vigore, dando vita ad appropriati strumenti legislativi di difesa, le forme di violenza sessuale che non di rado hanno per oggetto le donne. In nome del rispetto della persona non possiamo altresì non denunciare la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità, inducendo anche ragazze in giovanissima età a cadere nei circuiti della corruzione e a prestarsi alla mercificazione del loro corpo"(n.5).

Il 15 maggio 2002, Giovanni Paolo II indirizzò una lettera all'Arcivescovo Jean-Louis Tauran, allora Segretario per i Rapporti con gli Stati, in occasione del Convegno Internazionale sul tema "Schiavitù del XXI secolo: la dimensione dei diritti umani nella tratta di persone", celebratosi il 15 e 16 maggio 2002 alla Pontificia Università Gregoriana, promosso dagli Ambasciatori accreditati presso la Santa Sede e dai Pontifici Consigli "Giustizia e Pace" e dei Migranti, in cui parteciparono i rappresentanti di 30 Paesi. Nella lettera del Papa, tra l'altro si leggeva: "La tratta di persone costituisce un oltraggio vergognoso alla dignità umana e una grave violazione dei diritti umani fondamentali. Il Concilio Vaticano II aveva già indicato che "la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose. Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore" (Gaudium et spes, n.27). Queste situazioni rappresentano un affronto ai valori fondamentali che condividono tutte le culture e tutti i popoli; valori radicati nella natura stessa della persona umana. La crescita allarmante della tratta di esseri umani è uno dei problemi politici, sociali ed economici urgenti legati al processo di globalizzazione; rappresenta una seria minaccia alla sicurezza delle nazioni ed è una questione di giustizia internazionale improrogabile. Questa conferenza evidenzia il crescente consenso internazionale riguardo al fatto che la tratta di esseri umani va affrontata promuovendo strumenti giuridici efficaci per arrestare questo iniquo commercio, punire coloro che ne traggono beneficio e contribuire alla riabilitazione delle sue vittime. La conferenza offre, al tempo stesso, una valida opportunità per compiere...

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