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Serie A: Troppi Stranieri? Analisi e Statistiche sull'Impatto dei Calciatori Stranieri nel Campionato Italiano

Il 15 dicembre 1995 segna una data storica per il calcio europeo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea accolse le richieste del calciatore belga Jean-Marc Bosman, aprendo la strada a cambiamenti significativi nel mondo del calcio.

La Sentenza Bosman e le sue Conseguenze

Bosman contestava l'impossibilità di trasferirsi in un'altra squadra, in contrasto con l'articolo 39 del Trattato di Roma del 1957 sulla libera circolazione dei lavoratori. Un calciatore è ora considerato un lavoratore come gli altri e può circolare liberamente in tutta Europa, senza restrizioni relative alla nazionalità se appartenente a Paesi dell’Unione Europea. Di conseguenza, le varie Federazioni calcistiche non potevano più limitare il tetto di calciatori stranieri comunitari in campo.

La principale conseguenza della sentenza è stata quella di spingere molti giocatori a trasferirsi in campionati esteri, attratti principalmente da ingaggi più elevati. I campionati delle varie Federazioni europee hanno così perso progressivamente le proprie peculiarità: la presenza in campo di giocatori indigeni diventa l’eccezione, non la regola.

L'Aumento dei Calciatori Stranieri nei Campionati Europei

Ciò emerge in misura incontrovertibile analizzando l’andamento della quota dei giocatori stranieri rispetto al totale dal campionato 1992-1993 a quello più recente nei cinque campionati europei più importanti.

Campionato Quota percentuale di giocatori stranieri (1992-1993) Quota percentuale di giocatori stranieri (2023-2024)
Serie A 13,7% 59,1%
Premier League N/A 59,7%
La Liga N/A Circa 40%

Da valori relativamente modesti (il più basso si registra in Italia, nel campionato 1992-1993, con il 13,7%), tale quota aumenta progressivamente, in particolar modo, nel nostro Paese dal campionato 2006/2007 al 2017/2018; nel campionato appena trascorso, la serie A si posiziona al secondo posto (59,1%), di pochi decimali inferiore rispetto alla Premier League (59,7%), per numero di stranieri presenti nelle rose. Virtuosa appare invece la Liga con poco meno del 40% di stranieri schierati in campo durante il campionato 2023/2024.

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In questo contesto, il calciatore italiano di serie A sembra essere “una specie in lenta ma costante estinzione”.

Il Decreto Crescita e i suoi Effetti

Il Decreto crescita del 2019, noto come Decreto “rientro dei cervelli”, prevedendo forti agevolazioni di carattere fiscale (esenzione IRPEF fino al 70% a favore dei calciatori) e delle squadre di club, ha generato un’ulteriore spinta alla partecipazione di calciatori stranieri nel campionato di serie A. La principale finalità, secondo la normativa, era quella di attrarre giocatori di elevato valore incrementando in tal modo la competitività delle nostre squadre di club nelle principali competizioni europee e fornendo uno stimolo alla crescita dei giovani calciatori italiani.

L’eliminazione di tali agevolazioni a partire dall’inizio del 2024 ha generato un malcontento diffuso da parte soprattutto di molti club di serie A che, non potendo più contare su forti risparmi fiscali, hanno sottolineato il rischio legato a un possibile minor grado di attrattività del nostro campionato e alla conseguente perdita di competitività. Ma ciò corrisponde a verità? A livello europeo, al di là del “Triplete” vinto dall’Inter nel 2010, i risultati raggiunti sono stati alquanto modesti anche se deve registrarsi un parziale successo delle squadre italiane giunte alle finali delle tre competizioni europee (nessuna vinta) nel 2023 e di due finali europee nel 2024 (Europa League, vinta dall’Atalanta, e Conference League nuovamente persa dalla Fiorentina).

Analizzando invece i risultati dell’ultimo campionato, si può sostenere che un numero maggiore di calciatori stranieri nella rosa non sembra avere condotto a un miglioramento della performance della squadra; ciò può essere attribuibile anche agli stipendi relativamente bassi dei calciatori stranieri che giocano in Italia, a confronto soprattutto con l’Arabia, la Spagna e l’Inghilterra, che spingono pochi fuoriclasse a giocare nel nostro campionato.

Investimenti nei Vivai Giovanili: un Confronto Internazionale

Al riguardo, alcuni numeri dipingono un quadro impietoso: le squadre italiane in generale investono poco nei vivai; secondo una recente analisi di cui riportiamo alcuni estratti, “mediamente una società di serie A investe nel proprio vivaio una cifra che ruota attorno all’1% del proprio bilancio totale, mentre all’estero sono presenti realtà che investono annualmente una quota di bilancio stimata dal 5% al 10%: ad esempio, il Barcellona, per garantire la migliore qualità possibile alla gestione e allo sviluppo della propria cantera, spende mediamente quindici milioni di euro ogni anno, a fronte dei cinquanta spesi da tutte le società di Serie A insieme considerate.”

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Le ragioni di tali strategie non sono legate necessariamente agli effetti della sentenza Bosman quanto invece a precise “scelte commerciali e volontarie dei club italiani, attratti dal desiderio di vincere nel breve periodo attraverso l’acquisto di campioni stranieri già affermati. Diversamente, altri Paesi come Germania e Spagna hanno scelto di puntare e investire sulla formazione dei giovani nei vivai, adottando dei progetti a medio-lungo termine che si sono rivelati vincenti.”

Sulla base di uno studio del CIES Football Observatory Monthly, relativamente al secondo semestre del 2021, la quota percentuale di minuti giocati da giocatori tra i 15 e i 21 anni che hanno giocato per almeno tre stagioni nel vivaio sul totale dei minuti giocati dall’intera rosa, è sensibilmente più bassa in Italia (7,4%) a confronto con il campionato inglese e, soprattutto, con quello spagnolo.

Vi è, a nostro parere, un ulteriore dato sconfortante su cui occorrerebbe fare una profonda riflessione: l’elevata e crescente partecipazione di calciatori stranieri (il dato si riferisce al campionato 2023/2024) non riguarda solamente la Serie A ma anche, con valori decrescenti, le categorie inferiori e le squadre Primavera.

L'Impatto sui Giovani Talenti Italiani

L’elevata presenza di calciatori stranieri nelle squadre Primavera tende ovviamente a limitare l’utilizzo dei giovani calciatori italiani con effetti negativi sulle squadre nazionali giovanili e, nel lungo periodo, sulla nostra Nazionale.

Investire nei Vivai: Una Necessità per il Futuro del Calcio Italiano

Investire nei vivai giovanili diventa quindi un passo obbligato per dare maggiore solidità e garantire un futuro al calcio italiano sia a livello di club che di Nazionale; al di là però di maggiori risorse da investire occorrerebbe però modificare drasticamente la nostra filosofia.

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